You are the sun and the light

Faceva fottutamente caldo quel tardo pomeriggio: sul bus che l'avrebbe riportato a casa molto probabilmente l'aria condizionata era rotta. Roba da pazzi, si disse il riccio mentre il veicolo viaggiava tranquillamente verso la periferia. Socchiuse gli occhi e un rivolo di sudore scese dalla sua tempia, carezzandogli il viso con dolcezza e scendendo giù, sul collo niveo e perfetto. Aveva molto sonno, voleva tanto tornare dai suoi genitori perché ogni pomeriggio sentiva un po' la loro mancanza, quando faceva compagnia alla signora Meadows subito dopo la scuola. Non era certo un obbligo che la vecchia gli aveva propinato, ma come ogni ragazzino alla sua età non vedeva l'ora di gustarsi la sua cena a casa.

Quanta innocenza a quell'età.

Harry vide attraverso le palpebre una luce accecante che le illuminò di un rosso brillante, così le aprì lievemente e osservò una strana cometa dorata attraversare il cielo serale. Arcuò le sopracciglia quando la vide incrinarsi sempre di più e spalancò le labbra per cacciare un urlo strozzato quando questa si schiantò contro un quartiere non troppo lontano dalla strada che stavano percorrendo. La collisione fece tremare la terra e Harry si avvinghiò con forza alla sua cartella scolastica, come se quella fosse la sua unica certezza, un'ancora sicura. Un alto polverone si alzò dalla zona colpita e il riccio vide il fuoco inglobare ogni cosa sul proprio cammino. Inevitabilmente cominciò a piangere perché aveva paura e perché voleva tornare a casa, come ogni sera.

Perché a casa si è sempre al sicuro.

Tremò e scosso dai singulti udì una donna imprecare come un demonio. Tra i passeggeri era scoppiato il caos, vide un vecchio seduto sul sedile in plastica portarsi le ginocchia al petto e affondarci il capo, tremando da capo a piedi. Una ragazzina della sua stessa scuola -era in orchestra, lui ne era certo- che stava tornando dalle prove cominciò a urlare e a strattonarsi con furia i capelli, le lacrime che le scorrevano lungo le guance.

Harry si voltò e in mezzo alle genti sconvolte, spaventate e angosciate vide un signore completamente immobile: era sulla cinquantina e aveva pochi capelli, grigi e untuosi. Egli sbatté le palpebre un paio di volte e guardò fuori dai finestrini con gli occhi sgranati e rossi, le labbra gonfie semiaperte. In qualche modo era diverso dalle altre persone, era sconvolto come loro ma non reagiva nello stesso modo.
Quando incontrò lo sguardo del ragazzino un sorrise folle gli dipinse il viso e cominciò a parlare da solo, gli angoli delle labbra che si alzavano tramutando il sorriso in una smorfia che faceva accapponare la pelle. D'improvviso si voltò verso il finestrino e scoppiò in una risata roca, profonda. Bambinesca? Molto probabile. In lui c'era qualcosa che non andava.

Si alzò traballando e molte persone lo guardarono, inconsapevoli di quello che sarebbe accaduto: egli si avvicinò a Harry e gli carezzò con affetto i ricci scuri, mormorando fra se e se. Il ragazzino stava per aprire bocca quando l'uomo strinse la presa su alcune ciocche di capelli, facendogli spostare il capo contro una pistola. "Piccolo pulcino... piccolo fiorellino" sussurrò dolcemente, la voce traboccante di devozione . Attorno a loro i passeggeri erano ancora più sconvolti poichè su quel bus c'era un pazzo, armato per giunta. Non avrebbero avuto alcuno scampo. "Non preoccuparti Paul, andremo al lago di cui ti parlavo sempre. Tu però devi fare il bravo, lo farai?" chiese l'uomo facendo alzare Harry sotto gli occhi dei presenti. Si avvicinarono cautamente al posto del conducente mentre ognuno in cuor proprio urlava di terrore: fuori da lì c'era un mondo irriconoscibile. Pareva di essere in un sogno, in un paese talmente surreale e spaventoso da morire dal desiderio di risvegliarsi.

Harry rilasciò un lamento quando lo sconosciuto battè il pugno con strana delicatezza contro il vetro della cabina "Mi scusi?". Una giovane donna guidava con lo sguardo perso nella strada: era stanca, spaventata da quello che era accaduto e il bambino si chiese come mai stesse ancora guidando il veicolo, perchè fermarsi e fuggire a lui sembrava una cosa molto più saggia. Erano quasi arrivati però, infatti dalla fermata successiva era possibile raggiungere la casa del riccio, dopo aver attraversato un ponticello e un paio di stradine asfaltate. Harry sussultò quando l'uomo sparò contro il separatore, distruggendolo "MI SCUSI?" gridò il pazzo, il viso rosso di rabbia e le vene del collo evidenti. L'anziano scoppiò in lacrime e cominciò a piagnucolare, le rughe e l'espressione che lo rendevano vecchio di miliardi di anni. La ragazza lo guardò sconvolta, il bus fermo dopo lo sparo in mezzo alla strada intrafficata "Io e mio figlio vorremmo andare al lago Blau, si trova un po' più a est di questo quartiere, potrebbe portarci là?" domandò cortesemente stringendo la spalla di Harry. Parlava con tranquillità, come se lui e la ragazza si conoscessero da tempo.
La biondina rispose con un semplice "-Io non..." prima di ritrovarsi tre pallottole piantate in fronte. Il sangue schizzò sul viso e sui vestiti del bambino che gridò con tutto il fiato che aveva, gli occhi che bruciavano e il petto che si stringeva. Era orribile, sbagliato. Lo sconosciuto la buttò sul pavimento del veicolo come se lei non fosse mai stata nessuno, niente di importante. Harry gridò più forte e giurò di aver sentito le sue corde vocali sfregiarsi irrimediabilmente. Non voleva più neanche vedere una scena simile, voleva morire piuttosto che vivere in un mondo composto da persone come l'assassino dallo sguardo amorevole.

"Paul, piccolino, vai a sederti" ordinò. Harry rimase a guardarla: non era vecchia, chissà che non fosse sposata. Non rimaneva molto di lei. Un giovane dai capelli rossi stava chiamando la madre al cellulare, ma le sue parole arrivavano ovattate alle orecchie del bambino. "PAUL, NON FARMI INCAZZARE. VAI A SEDERTI!" gli parò la pistola contro il petto, gli occhi pieni di un qualcosa di malato. Il bambino indietreggiò e si sedette accanto a un ventenne -probabilmente un universitario- di colore dagli occhi ricolmi di lacrime. Si chiese se quella donna avesse avuto qualcuno ad aspettarla.Cosa ne era stato della loro città? Chi era stato a ridurla in quello stato? Lui era un assassino?

In un certo senso vide la sua città con occhi diversi quando attraversarono il quartiere colpito dalla cometa.

Il fuoco divampava e rendeva il mondo una stella bellissima. Pareva fosse esplosa una biblioteca poichè centinaia di fogli volavano per l'aria stracolma di fumo. Il mondo era un folle, pieno di grida. Quelle persone che correvano in preda al terrore erano la reincarnazione vivente del dolore, della disperazione e delle urla notturne che seguivano ogni incubo.
Uomini dai fucili lucidi sparavano senza un'apparente motivo contro le genti sconvolte, il sangue ovunque.
Caddero altre comete e un'esplosione unita a dei colpi di fucile spaccarono alcuni vetri del bus, facendo udire a Harry ogni singola voce del quartiere.
Si scordò il suo nome quando si accorse che i botti che facevano tremare la terra andavano a tempo.
Si chiese se quei sobbalzi che il veicolo faceva erano causati da eventuali buche o da i corpi delle persone che investivano. Lui non era un assassino.
Desiderò che qualcuno lo stringesse fra le braccia, magari sua madre. Sì, avrebbe decisamente voluto morire fra le braccia di sua madre.
Un vecchio corse verso di loro, cercando di infilare un braccio nell'apertura formatasi da un'esplosione nel finestrino vicino al ragazzino. Non riuscì a farlo perchè il suo collo venne tempestato da proiettili e la testa si staccò dal corpo sotto gli occhi del riccio. Il sangue impregnava il vetro e ricordò vagamente il suo nome, sfumato in mezzo a tutto quel rosso. Si chiese se per caso il vecchio avesse detto "Help me!" o "Harry!", ma poi una smorfia comparve sul suo volto.
Ancora un momento desiderò di morire, magari al posto di quel pover'uomo. Sentì l'odore del sangue che gli penetrava nelle ossa, nelle narici. Arrivava al cuore e alla mente.
Dio Santo, cosa ne avevano fatto del mondo gli uomini?

Si accorse subito che quando l'universitario si era alzato era per andare ad affrontare l'uomo folle che guidava quel trabiccolo della morte. Schizzò in piedi in fretta ma un capogiro lo costrinse ad avvinghiarsi al palo accanto al sedile. Alcuni passeggeri erano morti, le armi che avevano avuto la meglio sui vetri del piccolo veicolo: ancora una volta Harry sentì di non appartenere al suo corpo.
Si avvicinò ai due uomini, la vista sfuocata. Li vide azzuffarsi con furia e un altro mancamento lo costrinse a reggersi al vetro dello sportello, tagliandosi profondamente la mano.
Quando udì lo sparo seppe che il ragazzo era morto, lui che aveva provato a ribellarsi. Che non voleva morire così.

Ma ormai erano arrivati al lago di Blau.

Il bus si schiantò contro la superficie d'acqua e questa sfondò definitivamente i vetri del veicolo. Lo sconosciuto sorrise dolcemente a Harry prima di essere investito da una pioggia di vetro e dal liquido gelido. Il ragazzino venne scaraventato contro il palo e l'ultima cosa che pensò prima di concludere la sua vecchia vita fu il viso dell'uomo. Si disse che nessuno si meritava di ricevere un sorriso così traboccante di devozione da un folle d'amore.

Quando si risvegliò era stretto fra le braccia di un ragazzo non troppo più grande di lui: aveva i capelli lisci e chiari. La prima cosa che catturò l'attenzione del ragazzino furono le sue lunghe ciglia, folte e castane. La coperta avvolta attorno al suo corpo lo riscaldava, questo è vero, ma l'unico calore che sentiva proveniva dalla persona che più di ogni altra cosa quel giorno bramava. Si strinse con forza a Louis Tomlinson, mentre lui osservava la loro città bruciare.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top