2. Riflessioni e congetture
Torniamo al quartier generale del CBI a fine pomeriggio.
Mi lascio cadere pesantemente sulla mia sedia, sentendo la stanchezza delle ore passate tra scene del crimine e interrogatori informali.
Intorno a me, la squadra si muove in silenzio; c’è una tensione palpabile nell’aria, quella che compare sempre quando un nuovo caso è appena iniziato e ogni piccolo dettaglio sembra aprire cento nuove domande.
Wayne è alla sua scrivania, intento a esaminare il rapporto preliminare del medico legale, con le sopracciglia aggrottate e un’espressione che conosco bene: concentrato, ma nervoso.
Sa che abbiamo un nuovo caso complicato tra le mani, e so anche che ci tiene particolarmente a dimostrare il proprio valore, specialmente a me, sua sorella.
Il suo istinto protettivo è sempre attivo, ed è una di quelle cose che adoro e che odio contemporaneamente.
Lisbon entra poco dopo, seguita da Jane che, come al solito, sembra aver già capito tutto e si limita a sorridere, misterioso e compiaciuto.
È una delle sue caratteristiche più frustranti: quell’aria di chi ha un segreto che non rivelerà fino a quando non gli farà comodo.
“Okay, mettiamo insieme quello che sappiamo finora” dice Lisbon, chiudendo la porta dietro di sé e prendendo posizione al centro della stanza “La vittima, Laura Morris, trentacinque anni, viveva da sola in una casa ben curata in un quartiere tranquillo. Trovata morta nel suo soggiorno, con un livido sul collo e nessun segno di difesa. Non è stato trovato nulla che indichi una lotta.”
“Quindi, o conosceva l’assassino” interloquisce Rigsby “oppure non aveva nessun motivo di credere che fosse in pericolo.”
Jane si accomoda con nonchalance sul bordo della mia scrivania, incrociando le braccia “O, più semplicemente, era troppo sicura di sé” mormora, con il suo solito tono enigmatico.
Lo guardo di traverso “Vuoi dire che si è fidata della persona sbagliata?”
Jane sorride “Non sempre chi è in pericolo sa di esserlo, T/n. E comunque, ci sono molti modi di uccidere senza essere notati.”
Lisbon sospira, interrompendo il nostro piccolo scambio “Restiamo concentrati. C’è qualcosa di molto strano in questo caso, e mi piacerebbe che ci concentrassimo sui fatti concreti, almeno per ora.”
Lisbon ci passa delle copie del rapporto preliminare, e ci immergiamo nella lettura.
Ogni dettaglio è importante in questa fase, ogni parola può nascondere un indizio.
È come cercare di risolvere un puzzle senza sapere quale sia l’immagine finale.
Mentre leggo, però, non posso fare a meno di tornare col pensiero a quel biglietto trovato sulla scena del crimine:
“Ti aspetto stasera. C.”
Due parole apparentemente innocenti, ma la sensazione che mi hanno lasciato è tutt’altro che banale.
“Questo biglietto… ‘C’ potrebbe essere un amante, un’amica, qualcuno di intimo per Laura” rifletto ad alta voce “Se così fosse, allora potrebbe essere la persona che ha incontrato quella sera.”
Rigsby solleva lo sguardo “Già, ma l’unica cosa che sappiamo per certo è che qualcuno ha ricevuto un pacco da un fattorino. Potrebbe essere proprio questo ‘C’, oppure il nostro uomo nervoso. Forse era semplicemente qualcuno che cercava di mantenere un basso profilo, o qualcuno che Laura stessa stava aiutando”
Jane ridacchia piano “Che teoria dolce. Ma T/n ha ragione: C potrebbe essere una persona di cui si fidava. E proprio per questo, la domanda è: perché quel biglietto è rimasto lì?”
Cho interviene, pragmatico come sempre “Forse perché Laura non è riuscita a riceverlo, o perché la persona che doveva incontrare l’ha trovata già morta. Magari chi l’ha uccisa non è collegato al biglietto.”
“Troppo semplice, Cho” ribatte Jane, senza guardarlo “Troppo lineare. In questi casi, è il mistero che fa la differenza, e io credo che quel biglietto abbia un valore. Forse C è arrivato lì per trovarla… ma non è mai riuscito a parlarle.”
Lisbon si massaggia le tempie.
So che sta cercando di mantenere la calma, ma Jane e le sue teorie possono essere un peso “Ok, allora mettiamo da parte il biglietto per un attimo. Abbiamo anche l’informazione del miele di lusso nel frigorifero. Potrebbe non significare nulla, ma potrebbe anche essere un dettaglio interessante.”
Rigsby annuisce “Ho fatto una rapida ricerca sul produttore. È una piccola azienda locale, produce miele di alta qualità, difficile da reperire nei negozi comuni. Non è il tipo di prodotto che una persona qualsiasi compra.”
“Esatto,” dice Jane, con aria trionfante “E questo ci dice due cose: Laura aveva un certo gusto, o qualcuno le aveva regalato quel miele come un segno d’affetto. Entrambe le cose ci riportano a qualcuno di vicino a lei.”
Lisbon si siede, guardando ciascuno di noi “Ok, questa è la lista delle priorità: primo, dobbiamo identificare chi è C, cosa rappresenta per Laura, e se è direttamente collegato alla sua morte. Secondo, indaghiamo sul fattorino. Se questo misterioso uomo nervoso è stato visto alla porta, potrebbe essere collegato. E infine, analizziamo i suoi contatti personali e i recenti movimenti finanziari. Dobbiamo capire chi erano le persone nella sua vita.”
Guardo Lisbon, cercando di contenere una risata ironica “Non ci facciamo mancare nulla, eh?”
Lei mi sorride “Non hai mai fatto un’indagine semplice, T/n, quindi immaginati un caso senza complicazioni. Sarebbe un miracolo” Mi colpisce con una pacca sulla spalla e ritorna ai suoi appunti.
Jane si alza e si avvicina alla finestra, come perso nei suoi pensieri “Ci sono troppi pezzi che non combaciano, ma questo è normale, all’inizio” dice, quasi tra sé e sé.
Poi, si volta verso di noi “Dobbiamo essere pronti a seguire qualunque pista, anche se sembra irrilevante. Le vite delle persone non si muovono su binari lineari.”
Rigsby scuote la testa “Non ti preoccupare, Jane, lo sappiamo. Ma quello che non capisco è perché Laura avrebbe lasciato così tante tracce, se avesse voluto mantenere un segreto.”
Jane sorride in risposta, come se la sua mente avesse già trovato una risposta “Forse perché non credeva di avere segreti. Oppure, perché pensava che i suoi segreti fossero al sicuro. E a volte, ciò che non si vede è più rivelatore di quello che appare.”
Cho prende appunti in silenzio, come sempre, senza mostrare emozione, ma i suoi occhi sono attenti.
È una delle cose che ammiro di lui: osserva, ascolta, e parla solo quando ha qualcosa di significativo da dire.
Lisbon sbuffa “Jane, lasciaci un po' di realismo. Abbiamo una donna morta, un biglietto, un uomo misterioso e un barattolo di miele. Se iniziamo a vedere fantasmi, non finiremo più.”
Jane alza le mani, come per arrendersi “D’accordo, capo. Ma non sottovalutate l’intuizione.”
Io scuoto la testa, sorrido tra me e me.
Lo conosco abbastanza da sapere che, nonostante tutto, ha probabilmente ragione.
Jane è un enigma, eppure ogni tanto trovo una sorta di conforto nei suoi metodi assurdi.
Sa sempre come gettare un raggio di luce su qualcosa che nessun altro vede.
Rigsby mi lancia uno sguardo, e so cosa sta pensando.
Anche lui è preoccupato, lo vedo nel modo in cui serra la mascella, lo stesso modo che aveva quando eravamo bambini e si agitava per ogni mio nuovo interesse.
Lisbon ci fa cenno di concentrarci “Va bene, abbiamo i nostri compiti. E ricordatevi di rimanere cauti: troppe teorie, nessun risultato concreto. Ecco, mettetevi in moto e cerchiamo di risolvere questo caso senza drammi.”
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