Leaves


Ellie adorava i giorni in cui si fermavano a fare il bucato, in cui controllavano e pulivano le armi, facevano l'inventario del cibo che avevano ancora da parte, e soprattutto in cui facevano il bagno. Non c'era mai tempo, durante i lunghi giorni di cammino, per lavarsi in modo più approfondito che una semplice sciacquata del viso di primo mattino, sempre che avessero acqua a sufficienza.

Il torrente in cui avevano lavato i panni era gelido, ma Ellie non aveva protestato fino a che non si era dovuta immergere completamente per grattare via lo sporco di una settimana.

"È gelido!! Joel, dobbiamo per forza immergerci completamente?" si era lamentata lei.

Joel dava le spalle al torrente e teneva in braccio il fucile. Facevano sempre a turni, in modo che qualcuno restasse sempre di vedetta.

"Sta zitta e lavati, ragazzina. Se non parli sono sicuro che risparmierai le energie" aveva risposto, senza voltarsi.

"Ma è davvero troppo freddo! Mi congelerò i piedi e tu dovrai portarmi sulle spalle fino a Jackson, perché li perderò. L'ibernazione è un problema reale, sai".

"Allora infilaci subito la testa, congelata dovresti smettere di parlare, immagino".

"Che stronzo! Vediamo quando dovrai lavarti tu, se ti piacerà avere le palle di ghiaccio. Magari ci darò un colpetto e ti cadranno, e si romperanno in tanti piccoli pezzetti".

"Piantala".

Ellie si rassegnò e si immerse del tutto. Essere nuda così vicino a Joel era una sensazione elettrizzante, anche se sapeva che lui non si sarebbe voltato. Forse. O forse no? Comunque le piaceva immaginarlo. Magari avrebbe potuto sbirciare solo un attimo.

Tutti i maschi amano vedere una ragazza nuda, giusto? Anche se magrolina e piatta come me. Accidenti, come vorrei avere le tette.

Ellie si accovacciò su una pietra e si strofinò addosso il sapone. Aveva ancora un po' di shampoo, rubato in un hotel in cui avevano passato una notte ormai... settimane prima? Era difficile tenere il conto. Si sciacquò rabbrividendo, ma stando attenta a togliere tutta la schiuma. Detestava quando le rimaneva addosso il sapone, perché la pelle le prudeva e le sembrava di non essersi mai davvero lavata.

Aveva conservato come sempre degli shorts e una canottiera sportivi, che usava solo per il giorno del bucato. Li infilò e corse verso Joel a piedi nudi.

Joel avrebbe voluto che lei fosse più vestita. Non era facile ignorare quanto sembrasse praticamente adulta, se poteva vedere le forme del suo corpo. Acerbo di sicuro, ma era scattante, forte, agile. Con i capelli bagnati, gli occhi scintillanti di chissà quale pensiero malizioso e con le gambe e le braccia nude assomigliava a una ninfa, giovane e piena di vita.

Il seno piccolo che tanto preoccupava Ellie era la parte di lei che Joel cercava di evitare del tutto di guardare: più di ogni altra cosa, era quello che la rendeva inequivocabilmente una donna.

Cristo, Ellie. Perché non sei più grande di un paio d'anni? O più piccola. Sarebbe molto più facile in entrambi i casi.

"Ti do il cambio" aveva detto lei, semplicemente.

Ellie prendeva sempre sul serio i suoi doveri quando si trattava di fare da sentinella, o quando doveva coprirlo mentre entravano in un posto al chiuso. Era ansiosa di fare al meglio ogni compito che Joel le assegnava, e di dimostrarsi una valido aiutante.

Joel le lasciò il fucile e andò al ruscello.

Ellie aveva camminato fischiettando per un po', tenendo gli occhi fissi a cercare qualunque tipo di movimento. Joel non era riuscito a riconoscere il motivetto, anche se suonava familiare in qualche modo.

"Hey Joel? Come vanno le palle?".

"Non sono sicuro che siano più al loro posto, l'acqua è ghiacciata".

Ellie scoppiò in una risata argentina e spontanea, un suono che, volente o nolente, era rinfrancante anche per Joel. Quella ragazzina era davvero piena di sorprese, e benchè spesso non gli desse tregua con le sue continue domande sul suo passato, costringendolo a volte ad andare con la mente in posti che avrebbe preferito dimenticare, comunque lo manteneva più vivo di quanto non fosse stato da lunghissimo tempo. Per anni, dopo lo scoppio della pandemia, Joel era stato tenuto in vita solo dalla presenza di Tommy e la preoccupazione di sopravvivere, nonostante tutto. Adesso che quella ragazzina era entrata nella sua vita si rendeva conto di quanto fosse diverso. Ellie lo stuzzicava, lo prendeva in giro, era infinitamente curiosa ma allo stesso tempo era piena di risorse, forte, pronta ad imparare e desiderosa di aiutare. Non era certo un'adolescente qualunque.

Si era rivestito anche lui, con dei pantaloni di una vecchia tuta sbiadita e una maglietta che un tempo doveva essere stata nera.

Aveva iniziato a soffiare un po' di vento. I vestiti stesi ad asciugare sull'erba si sarebbero asciugati in fretta. Meglio così.

"Possiamo stenderci un po' sull'erba, sotto agli alberi?".

"Fallo pure. Io mi siederò a pulire le armi. Ricordati, tieni sempre una pistola a portata di mano".

"Come sempre, Joel".

Ellie era stesa a pancia in su, a guardare il vento che passava tra le foglie degli alberi. Si muovevano pigramente, lasciando filtrare una luce tinta di verde, e chiazze di sole che tremolavano appena. Joel aveva posizionato il fucile e il revolver su di una pietra piatta, e aveva iniziato a smontarli. Aveva lavorato per un po' in silenzio, godendo del vento tiepido di quella mattina di fine ottobre.

"Joel?"

"Mh-mh?" aveva mugugnato, in risposta.

"Puoi guardare una cosa?".

"Sto lavorando, ragazzina".

"Solo un attimo".

Joel sospirò. Non sarebbe riuscito a finire di fare nulla se non le avesse dato retta, perché lei avrebbe iniziato a parlare e non gli avrebbe dato tregua. Tanto valeva togliersi il pensiero.

Si voltò verso di lei, ancora sdraiata a guardare con il naso in sù. Il sole le carezzava le guance lentigginose, e sembrava una creatura dei boschi forse ancor più di prima.

Indicò le fronde con un dito.

"Hai visto? Le corone degli alberi non si toccano".

"E con questo?".

"Perché non si toccano? Ci hai mai pensato?"

"Non ne ho idea. Probabilmente i rami a contatto si spezzano".

"Nooo Joel! Che noia! E se invece le chiome fossero timide?".

Joel ridacchiò, poi si andò a sedere accanto a lei.

"Ma che ti salta in mente... Gli alberi non possono..."

"Non lo puoi sapere! Non hai mai parlato con un albero".

"Nemmeno tu se è per questo".

"Mettiti giù e guarda bene. Non ce n'è uno che intrecci i rami con un altro albero".

Joel accomodò la testa sulle dita incrociate, e vagò per qualche istante con lo sguardo verso le fronde degli alberi.

"Hai ragione, sono proprio tutti separati" concesse.

"Hai visto? Sono alberi timidi".

Lui sorrise, senza rispondere.

Gli alberi, dall'alto, guardarono i due umani stesi ai loro piedi, vicini ma senza sfiorarsi.



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