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Quando cerchiamo di liberare Cate dalle paranoie su Ludo
e io finisco a fare giochi estivi con gente già conosciuta


Venerdì 17 luglio 2009

Però in un certo senso aveva ragione Matilde: lei e Cate, ultimamente, non c'entravano nulla l'una con l'altra. E a volte pensavo che nemmeno io centrassi molto con loro due, per ragioni diverse l'una dall'altra. Gli unici che sembravano essere sempre disposti a farmi una gran festa, quando andavo a trovarli erano quelli del gruppo di Mirkino, con cui passavo sempre più tempo, tanto da dare a lui l'idea che fossi interessata veramente a rimettermi con lui.

Che in effetti poteva anche essere un po' vero, ma non è questo l'argomento.

Sì, ok, nonostante quello che aveva combinato nei mesi precedenti, non mi dispiaceva essere quella che lui puntava, Mirkino fisicamente meritava! Ok, aveva il cervello del facocero, ma in estate certe cose contano molto meno che in inverno.

Venerdì, invece, Mirkino stava giocando uno stupido calcio sulla sabbia con i suoi amici e io ero andata a trovare Sophie al negozio, aspettando che finisse il turno, per poi andarcene a zonzo con l'Agne che tanto la Bea era in punizione.

Quella vicenda di Ashley non è che le turbasse, ma le schifava, specialmente Sophy che di cose dai vecchi se ne era sentite dire troppe, sempre sfoggiando il sorriso che i suoi le avevano chiesto di sfoggiare mentre serviva i clienti.

«Sai cosa deve fare Cate? Intanto deve mollare Ludo se la lascia così triste. Stupida io che li ho fatti mettere assieme» aveva detto, «E poi, per farle dimenticare queste stupidaggini dei vecchi, le troviamo uno bonazzo di, che ne so, quindici, sedici, anche diciassette dai.»

«Trovalo anche a me allora» avevo detto per ridere.

«Ma tu hai Mirkino tuo» aveva detto, allusiva.

«Non stiamo assieme.»

«Pensa se ci stavate, assieme» si era messa a ridere apertamente.

«Comunque non ero io l'argomento! Era la Cate.»

«Vabbè tranquilla che la Cate la portiamo fuori qualche sera e vedrai. Con le foto che posta, forse non ha nemmeno bisogno di noi.»

L'avevo guardata un po' interrogativa e così lei mi aveva fatto vedere le ultime due foto che la nostra comune amica aveva postato su Badoo. Una delle due veniva dalla serie con il costume arancione, l'altra era in bagno da sola, si riprendeva dal basso e aveva addosso un altro costume di quelli del set: pareva quasi tettona grazie a quell'inquadratura studiata all'inverosimile per sembrare naturale. Poi avevo capito che aveva aggiunto materiale dentro il reggiseno, e inquadrandolo da sotto quasi non si notava per chi la conosceva.

Non sapevo se sorridere o essere sconvolta.


Sabato 18 luglio 2009

Quello stesso sabato la Sophy aveva insistito per trascinarci a una "cosina niente male".

Metto il virgolettato perchè viene da un suo messaggio, che uno può pensare boh, Mirabilandia? Aquafan?

No: festa in spiaggia in un bagno.

«Tu Cate mettiti uno di quei costumini da zoccola che posti su Badoo» aveva aggiunto, maliziosamente, riferendosi alla mia amica.

Per essere sicure che lo facesse, eravamo andate a casa sua e l'avevamo obbligata a un outfit che batteva in aggressività quello della comunione con il pushup e le labbra botulinate.

Sì, sì, ok, non erano botulinate, era una mia impressione, certo.

Ma poi, vedendo lei e la Sophy, e soprattutto la Bea avevo pensato che avrei fatto la figura della bimbetta. Presa da parte la nostra caposquadra, le avevo fatto presente le mie ansie di sembrare io la meno adatta alla festa, e lei con un gran sorriso aveva detto «Tranquilla, ti presto qualcosa di mio.»

Tranquilla, che con un un bikini a triangoli neri con inserti viola e una mutandina nera più piccola di un tovagliolo da bar, cosa mai potrebbe andare storto quando hai tredici anni e mezzo?

Sophy non sembrava per nulla preoccupata. Grazie alle sue foto da testimonial del negozio di abbigliamento dei suoi, era conosciuta da parecchie persone. Parecchi maschi, per essere precise. Lei teneva tutti a cordiale distanza e buttava in mezzo sempre la Cate, che cercava di fare resistenza dicendo che era fidanzata.

«Ma che ti frega, sei a una festa, mica te lo devi sposare Ludo!» insisteva con l'altra che si ritraeva.

Non capivo se la Sophy lo facesse per darle realmente modo di pensare a altro rispetto a tutte le paranoie che aveva, o se sadicamente la spingesse avanti a colpi di età falsa e sorrisi a labbra rossettate, per metterla in ridicolo. Per darle una lezione "memorabile" sull'avere a che fare con gli adulti, dopo le rivelazioni sulle opinioni di Cate riguardo all'uomo di Ashley.

Alla fine, uno che l'aveva convinta lo aveva trovato. Era un ragazzo che aveva dichiarato diciassette anni. Un fisico da toro e il per nulla camuffato interesse per le ragazze fisicamente minute, «Ma con la testa da adulte.»

Pensavo che Cate mollasse e ci andasse, perché quello come maniere non era uno che stava molto sulle sue e tutto gli si poteva dire tranne che fosse "infantile". Nello stesso tempo temevo quel momento, perchè sistemata Cate, sarebbe stato il mio turno.

Ma quando si erano fatte le undici, la mia cara amica si era sottratta al palestrato ed era sparita mandandomi un messaggio in cui diceva che preferiva andare a casa. Io e Sophy avevamo girato un po' per la festa ma lei amava troppo interagire con i tipi che le si facevano davanti a ogni passo. Io, certi sguardi mi ero un po' stufata di sentirmeli addosso in quella concentrazione così alta, e avevo deciso a mia volta di ritornare un po' sui miei passi. Tanto con lei c'erano ancora la Bea e l'Agne. Non era certo da sola.

Avevo mandato un messaggio a Mirkino ma non l'aveva nemmeno visualizzato. Nel ritornarmene a piedi verso la bici, avevo incontrato il gruppetto di Diego e in mezzo, una ragazza che avevo individuato come Viola. Lei, appena mi aveva vista, aveva fatto ampi gesti, richiamandomi verso di loro.

«Chia, oh, che fai in giro? Dai vieni!»

«Ciao!» l'avevo salutata, poi più piano «Ma Ash e Luna?»

«Luna mi sa che ha trovato un tipo, stasera è irreperibile. Ash... ha detto che non le andava di fare 'ste uscite.»

Tra le righe avevo capito che intendeva "uscite con tipi così piccoli". Beh, contenta lei, contenti tutti. I ragazzi avevano scolato un paio di bottiglie che credo fossero avanzi di frigobar di casa, assieme a diverse lattine di coca.

«Il cocapetrus fa schifo Chià, non berlo mai!» aveva riso Viola, subito presa in giro dagli altri che le imputavano il fatto di non reggere nulla.

Non era ubriaca, era appena appena allegra, e il mio arrivo aveva dato modo ai ragazzi di arrivare a dove sognavano di arrivare già da un po'.

«Gioco della bottiglia?»

Il silenzio successivo non era stato imbarazzato, quanto carico di speranze. Ancora sfoggiavo il pezzo sopra del costume e mi sentivo addosso i loro occhi, ma non era come alla festa: quegli sguardi mi sembravano, come dire? ragionevoli. Era gente della mia età, in fondo. Così, per togliere tutti dalla graticola avevo detto che per me andava bene. Viola mi aveva messo un braccio attorno alle spalle e aveva urlato «Stasera limonata!» destando una eccitata ilarità in tutti gli altri.

Che spasso la mezz'ora successiva, passata sul selciato di uno stabilimento balneare lì a poca distanza: avevo baciato tutti. Nel senso che quattro o cinque li avevo baciati perchè erano capitati con la bottiglia, e gli altri li avevo baciati per non farli sentire gli sfigati della serata. La maggior parte dei baci erano stati deludenti, con i ragazzi rigidi come pali della luce, labbra secche e aliti terribili, ma mi andava di svagarmi dopo aver fatto un bilancio della serata: Sophy che non mi cagava, Matilde a casa a leggere, Cate a casa a ascoltate deprimenza emo, Ash a casa a chattare con una specie di zio porco.

Poi però si era fatto veramente tardissimo e già supponevo che «Mia mamma mi ammazza di legnate!»

«Tranquilla Chia, ti accompagno e mi prendo la colpa. S'è forata la bici, guarda!» e aveva alzato una camera d'aria dal cestino.

«E questa dove l'hai presa?»

«La tengo qui come scusa, se qualcuno dice qualcosa, zac! Camera d'aria forata, ho le prove!» s'era messa a ridacchiare.

Quando eravamo a tre isolati da casa, si era fermata.

«Tutto a posto?» le avevo chiesto, «Non ti si sarà mica forata davvero la bici?»

«No, no, è intera» aveva risposto frettolosamente, «Ma non va bene.»

«Che succede?»

«No, a posto» aveva poi detto, ancora più frettolosamente, e si era messa a pedalare «A posto, andiamo o tua mamma picchia anche me.»

«Viola, frena» mi ero imposta, «E dimmi cosa c'è.»

«Niente Chia, un periodo di merda.»

«Ma mi pareva che ti fossi divertita stasera.»

«Non tanto» aveva detto, un po' titubante.

«Ma potevi dirlo. Smettevamo quel gioco idiota se non ti andava.»

«No, no, non è quello. È che, cazzo, Chia, io... cioè, tu hai baciato tutti.»

«Sì, in effetti» avevo ridacchiato con un po' di consapevolezza, «Ho un po' zoccoleggiato.»

«No, non è quello» aveva replicato, guardandosi le infradito, «È che, beh, non hai proprio baciato tutti.»

«Ma in verità ho proprio baciato tutt- oh.»

Immediatamente i nostri sguardi erano rimasti incastrati.

«Non ce la faccio, non ce la faccio, penso sempre a quello, sono rimasta in pineta, Chia, scusa sono una idiota, scusami!» aveva detto con gli occhi lucidi.

Ma io ero carica come il Giappone, avevo fatto un semicerchio con la bici, mi ero affiancata a lei e mi ero sporta, lasciandole un bacio e accarezzandole una ciocca di capelli. Avevo sentito le sue labbra schiudersi leggermente, e per una frazione di secondo avevo avuto l'impulso di capire cosa sarebbe successo se. Ma mi ero ritirata tranquillamente, in buon ordine.

«Viola, non sei idiota, stasera ti do tutti i baci che vuoi.»

Ma lei aveva farfugliato che uno forse bastava, e che forse era il caso di andare veramente a casa.

(Per inciso, mia mamma mi aveva tirato una ciabatta)


Cosa avevo imparato fino al 18 luglio: che puoi anche avere la camera d'aria forata come tattica, ma le ciabatte volano lo stesso

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