PROLOGO⚘


Norha🩰

15 marzo 2016

"Cosa stai dicendo?!" Mi grida il mio ragazzo, mentre siamo sulla sua auto, se così lo posso considerare, visto la reazione che sta avendo.
"Hai sentito bene, sono incinta!"
"Non è possibile, sei piccola Norha"
"Quando lo facevamo non ero piccola? È successo, non siamo stati attenti"

"Tu sei matta, hai quattordici anni, io diciotto, domani vieni con me, ti porto ad abortire. Non voglio tutto questo, no." Non credo a quello che stanno sentendo le mie orecchie, le lacrime mi rigano il volto senza fermarsi.
"Tra qualche mese devi fare il musical, diventerai grassa, non potrai ballare più. Devi abortire hai capito?"

Mi si avvicina tanto da farmi paura, non riesco a dire una parola, io non voglio abortire, non voglio!

"Adesso ti porto a casa, non dire nulla alla tua famiglia, tanto domani il problema non ci sarà più" il problema? Ma che razza di persona è? Mi tocco la pancia, se ha scelto me io lo amerò.

"Io lo tengo"
"Cosa?" Dice fermando l'auto di scatto
"Hai capito bene, con o senza di te io lo tengo."
"Scendi"
Perché?"
"Io non ne voglio sapere niente, né di te né di quella cosa"
"Quella cosa è tuo figlio!"
"È finita scendi..."

Lo guardo dritto negli occhi, tutto l'amore che diceva di provare, si è trasformato in odio, disprezzo. Esco da quella macchina distrutta, mi ha disintegrata. "Ti amo, sei tutta la mia vita" questo mi diceva fino a qualche giorno fa. Adesso mi ha lasciata con un dolore al cuore, sento che mi sta per esplodere.

Dopo un'ora di strada arrivo finalmente a casa, prendo le chiavi dalla mia borsa, le infilo nella serratura della porta ed entro. Mi volto per posare la giacca nell'attaccapanni e vedo il mio riflesso nello specchio, che si trova all'ingresso. Ho tutto il mascara colato, praticamente ho tutta la faccia nera per via del pianto.

"Norha sei tu?" Ora tocca dirlo anche a miei genitori.
"Mamma..."
"Tesoro che succede?"
"Mamma io..." Scoppio a piangere ancora una volta, non voglio dare questa delusione alla mia famiglia.
"Robert..." chiama mio padre preoccupata, mi sento quasi di svenire, mi aggrappo a mia madre
"Madelyn, cara che succede?"
"Non lo so, Norha sta male"
"Vieni tesoro" mi fanno sedere sul divano del salotto, mia madre mi porge un bicchiere d'acqua, devo dirglielo!

"Piccola che è successo? Hai litigato con il tuo ragazzo?"
"Si mamma, ci siamo lasciati"
"Perché?"
"Mamma, papà...Io...Sono incinta"

Non parlano, mi guardano con...Non capisco cosa provano sinceramente, io mi sento morire.

"Dite qualcosa per favore..." mia madre si mette a piangere, sicuramente per la delusione che gli sto dando.
"Lui che ha detto?"
"Non ne vuole sapere niente, mamma"
Finalmente mi abbraccia, ne avevo tanto bisogno.
"Non puoi portare questa gravidanza avanti, cosa dirà la gente!?"
"Papà, pensi a quello che dirà la gente? E a me chi ci pensa?!"

Cosa dirà la gente? La prima cosa che mi dice è queste? Non m'importa quello che penserà la gente, non m'importa nulla, so di essere piccola, fra quattro mesi faccio quindici anni, non sono abbastanza matura. Ma sono decisa, io porterò questa gravidanza avanti, con o senza l'aiuto di nessuno.

"Io non abortisco, è chiaro? Se non volete starmi vicino andrò via, mi troverò un lavoro, ma nessuno prenderà decisioni al riguardo, se il padre non vuole prendersi le sue responsabilità, io farò da madre e da padre!"

"Se non abortirai io non sarò più tuo padre" altra pugnalata.
"Robert" lo ammonisce mia madre.

Salgo in camera mia di corsa, sento le urla provenire dal piano di sotto, l'unica cosa che non volevo era farli litigare.

Prendo un borsone e metto dei vestiti, se io e mio figlio non siamo accettati andremo via da questa casa.

"Norha dove vai?"
"Vado via mamma"
"Cosa stai dicendo, questa è casa tua!"
"Ho abbastanza soldi per cavarmela fino a quando partorirò, lavorerò, me la caverò..." mi fermo perché le lacrime prendono il sopravvento.
"Scusatemi se vi ho deluso, non sono la figlia che meritate" dico piangendo.
"Prendi queste chiavi" mia mamma mi dà un mazzo di chiavi con su scritto dependance. In tutto ciò mio padre non parla.

Dentro al grande giardino abbiamo un dependance che usiamo per gli ospiti, è molto bella, contiene una camera da letto, un grande bagno e una camera che usiamo come ripostiglio, entrando c'è la zona cucina a penisola che funge anche da tavolo e insieme il salone. Passerò la notte qui, sperando che mio padre si calmi.

Il giorno seguente mi alzo in preda a un attacco di nausea, corro in bagno e vomito tutto quello che ho in corpo. Mi lavo i denti e vado in cucina a bere un po' di succo.

"Tesoro"
"Mamma"
"Come stai?"
"Non so dirti quello che provo"
"Gli passerà, sei sua figlia, è solo arrabbiato. Thomas ti ha chiamata?"
"Mi ha bloccato ovunque, è stato abbastanza chiaro ieri. Ma non m'importa, io ce la posso fare"
"Siediti che preparo la colazione"

****

11 luglio 2016

Sono passati quattro mesi, vivo ancora nella dependance, anche se speravo gli passasse, mio padre non mi parla più. Oggi è il mio compleanno, mamma mi ha fatto una piccola torta per me e lei, in questi mesi sono rimasta sola, tutte le mie amiche o almeno credevo che lo fossero, non mi hanno cercata. Non mi venissero a dire che non sono uscite, vedo le storie su Instagram, credo si siano fatte un gruppo whatsapp dove ovviamente non c'è posto per me. Sono uscita solo poche volte perché la gente mi guarda male, ogni volta che passo li sento bisbigliare, il pancino pur essendo piccolo si nota ormai. Alla gente piace solo parlare, non sanno che con quello che dicono possono ferire, io non mi pento della mia scelta, ma ogni tanto mi nascondo solo per non essere additata come la puttanella, così venivo chiamata a scuola.

Per fortuna adesso è finita, solo al pensiero di tornarci mi viene da piangere, a settembre la pancia sarà ancora più evidente.

"Ecco, sta passando la puttana"
"Che vergogna, a quest'età con il pancione"
"Se teneva le gambe chiuse tutto questo non sarebbe successo"

Queste sono solo poche delle frasi che sentivo, passavo le ore chiusa in bagno a piangere.

Esco solo per le visite, se non fosse per mio fratello che ogni tanto torna dall'università, starei tutto il giorno chiusa a guardare vecchi film con mamma. Thomas è sparito dalla mia vita, non si è fatto sentire, so per certo che sta con un'altra a cui rovinerà la vita. L'unica cosa buona di cui dovrebbe andare fiero cresce dentro di me.

Con i soldi che avevo messo da parte con tutte le gare vinte, ho allestito la stanza della dependance che prima serviva da ripostiglio, ho fatto la camera per il mio piccolo. Mio fratello mi ha aiutato a dipingere, è venuta su una bella stanza, dove passo le sere a fantasticare su come sarà crescere mio figlio.

Esco fuori in giardino perché sento delle urla.

"Devi accompagnarla tu Robert, io non posso!"
"Io non vado da nessuna parte"

"Non fare il bambino" urla mia madre, questa situazione mi fa molto male, non voglio che litigano.

"Basta, prenderò un taxi" dico.
"No, andrai con tuo padre" dice rivolta a me
"Hai l'ecografia tra mezz'ora" poi si volta arrabbiata verso mio padre.

"Come stai Norha?"

"Bene dottoressa"

"Perfetto, distenditi" la ginecologa mette il gel che ogni volta sembra più freddo. Mio padre è seduto in disparte, non è per niente interessato.

"Procede tutto bene, sentiamo il battito" ogni volta è sempre una grande emozione. Mio padre appena sente il suono del battito alza finalmente la testa, guarda dritto nel monitor e scoppia a piangere. Non sembrano lacrime di delusione... Si è emozionato.

"Si vede il sesso, lo vuoi sapere?"
"Certo!" dico felicissima di saperlo.
"È un maschietto, come lo chiamerai?"

"Jordan" alle mie parole mio padre si commuove ancora, è il nome di mio nonno che è venuto a mancare prima che io nascessi, mio padre era molto legato a lui.

Una volta usciti mio padre mi abbraccia piangendo

"Scusa amore mio, ti prego perdonami" lo stringo forte, mi era mancato tantissimo. Si abbassa e mi tocca la pancia.
"Sarò io il tuo papà, amore di nonno"

****

12 dicembre 2016

È lunedì, esco dalla mia dependance per entrare a casa dai miei, devo chiedere a mamma se mi accompagna a fare un po' di spesa.

Mamma e papà sono in salotto che guardano la tv, è da stamattina che sento delle fitte al basso ventre, infatti non sono andata a scuola oggi, anche se da quando è iniziata ho frequentato poco.

"Norha stai bene? Sei strana in volto"
"Si papà, ho solo delle piccole fitte!"
"Che succede?"
"Sono più forti, mamma"
"Robert portiamola in ospedale"

Dopo mezz'ora siamo in ospedale e i dolori sono aumentati, mi hanno visitata e sono dilatata di un centimetro, mi hanno detto che potranno passare ore o addirittura giorni. Sono solo le sedici e sto impazzendo dal dolore.

Finalmente decidono di ricoverarmi, indosso la vestaglia e assieme a papà faccio delle passeggiate per il corridoio, ma il dolore non mi fa nemmeno respirare, sento le gambe lente, e la schiena scoppiare.

"Mamma mi sono fatta la pipì addosso"
"No, hai rotto le membrane"

Corre a chiamare i dottori che mi portano subito in sala parto, accompagnata da mia madre.
Mi preparano perché ci siamo quasi

"Dottore mi viene da spingere"
"Non adesso, appena arriva la contrazione spingi e trattieni più che puoi!"

Forza Norha, ce la puoi fare, ecco che arriva una contrazione forte e inizio a spingere.

Dopo varie spinte si intravede la testa

"Ha i capelli castani come te" dice mia madre emozionata.

"Ci sei quasi, l'ultima spinta"

"Eccolo!" senti che mi si svuota la pancia. Subito dopo il suono più bello che potessi mai sentire, il suo pianto. Me lo mettono sul petto e finalmente i nostri occhi si incrociano.

"Sei stata bravissima amore!" dice mia madre, mi metto a piangere, non ci credo che è mio, è bellissimo!
"Benvenuto al mondo Jordan!"

Spazio scrittore

Questo è il prologo della mia nuova storia. Spero che vi piaccia. Se vi va lasciate un commento o una stella, facendomi sapere se vi piace. Baci ladywriter ❤

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