VI - Saturno che divora i suoi figli/Francisco Goya

È tutto buio; non vedo niente e mi sento il corpo pervadere da un senso di panico. Dove sono capitato? C'è qualcuno qui? Sento dei rumori. Mi fermo; tasto con la mano dietro di me e c'è una parete, mi ci spingo contro e resto immobile, quasi come paralizzato.

La frequenza respiratoria aumenta, comincio a sudare, mi tremano le mani. Sento il cuore tamburellarmi nel petto come se volesse perforarlo per uscire fuori.

Cosa mi succede?
Perché sto così male?
Adesso sì che capisco mio padre e pensare che l'ho sempre criticato per i suoi attacchi di panico.
Fino ad ora non sapevo nemmeno cosa fosse, adesso ne sto avendo uno e sono solo non c'è nessuno con me ad aiutarmi.
Aspetta! Com'era quella cosa che ripeteva sempre mio padre?
Ah sì!
Sono in uno spazio aperto e luminoso!
Sono in uno spazio aperto e luminoso!
Sembra funzionare, mi sento più disteso.
Almeno riesco a spostarmi da qui e posso vedere cosa mi aspetta e cosa sono questi rumori che tanto mi hanno spaventato.

Comincio a sentirmi molto meglio e avanzo un passo alla volta dritto davanti a me, da uno spiraglio vedo una fievole luce gialla e decido di recarmi lì per scoprire cosa o chi c'è dietro quella porta.

Allungo la mano verso la maniglia e la tiro piano in avanti; la stanza è poco illuminata ma è meglio così perché quello che mi ritrovo davanti è davvero uno spettacolo raccapricciante. Un uomo robusto, dai lunghi capelli grigi lisci, gli occhi neri sbarrati e la bocca spalancata enorme che prende a morsi qualcosa; il suo viso è contratto.

Lui mi vede e mi guarda.
《Ciao ragazzo, vieni mangia con me, sarai stanco e affamato》

《Fame no ma sono molto stanco, credo che accetterò la sua proposta di sedermi》

《Benissimo siediti》
dice lui con in mano un altro pezzo di carne che prende a morsi.

Mi siedo e lui fa segno nel piatto, scuoto la testa; mi piace molto la carne ma preferisco quella animale, di maiale, quella bovina, di cavallo, d'asino, insomma tutta la carne animale ma a me sembra di riconoscere in quel pezzo un busto umano; è piccolo, sembra un neonato. Cerco di frenare un conato di vomito.

Che schifezza è mai questa?
Cosa dovrebbe insegnarmi questo?
Perché non c'è nessuno ad aiutarmi?
Mi hanno lasciato solo e come faccio a uscire da qua dentro?
Ho evitato al falso Van Gogh di prendermi con sé e ora resterò per sempre con uno che mangia corpi di neonati.
La mia mente brulica di pensieri.

《Scusi, posso sapere il suo nome?》
Mi gioco anche questa carta, magari se so come si chiama, posso capire perché sono qui.

《Certo ragazzo, io sono Saturno!》

《Saturno? Il Dio Saturno? Quello del mito che per non farsi rubare il potere dai figli li mangia appena nati?》

《Sì proprio quello, vuoi favorire?》
Mi chiede con un ghigno beffardo sulle labbra.

《No grazie mille come se avessi accettato!》

Lui continua a guardarmi come se quello strano fossi io; per lui mangiare i suoi figli è una cosa normale. Credo però che la storia vera sia un'altra, forse legata allo scambio generazionale o ancora peggio che si riferisca alla nostra società malata, perché di certo non è sana però non lo so non riesco ancora ad interpretare il messaggio.

Resto ancora un po' seduto. Mi sento stanco vorrei dormire ma visto che il caro Saturno è impegnato ancora a mangiare i suoi figli ne approfitto per smammare. Non vorrei che una volta finiti loro si accanisca su di me e mi mangiasse.

《Signor Saturno io andrei, mi sono riposato abbastanza; grazie mille per l'ospitalità!》
Mi alzo e vado alla porta questa volta poco sicuro di quello che devo dire.

《Sei ancora qui? Non dovevi andartene? Non l'hai capito eh? È stato cattivo a mandarti qui, quasi nessuno capisce cosa ho da dire. Tutti si soffermano sul mito che accompagna la mia storia e nessuno pensa ad altre opzioni. Tu invece non ti sei fermato lì e stai pensando altre applicazioni. Siccome se resti qui io sarò costretto a mangiarti e non credo che lo meriti ti dico di pensare bene all' insegnamento che ho da tramandare!》

Lo guardo e torno a pensare a cosa dire, includo anche le sue parole, poi mi colpisce un lampo di genio grazie alle sue parole sul fatto che se resto è costretto a mangiarmi.

《La condizione umana nei tempi moderni è troppo rivolta allo scontro generazionale, razziale e alla tecnologia. Dobbiamo concentrarci sulle cose importanti della vita, i sentimenti, i valori. Dobbiamo prendere esempio dagli errori del passato e non ripeterli. Altrimenti il passato vincerà sul presente e sul futuro》

Sento il rumore del lucchetto e tiro un sospiro di sollievo, spingo la porta in avanti e...


Angolo dell'autore:

Spero che questa nuova storia possa piacervi.

È la prima volta che mi addentro in un racconto del genere, perciò vi chiedo clemenza.

Anche il quinto insegnamento è stato imparato e il nostro protagonista è stato ancora una volta abbastanza fortunato.
Come avrete visto il Dio Saturno non era propriamente un amico, anzi se fosse rimasto lì lo avrebbe mangiato come da con i suoi figli. Tutto questo per farci capire che in molti campi è stato meglio il passato che il futuro.
Secondo voi Roberto arriverà sano e salvo alla fine del labirinto?
Cosa succederà nel prossimo?
Non ci resta che scoprirlo andando avanti con la lettura.

Fatemi sapere se vi piace attraverso ⭐ e commenti.

Grazie mille per l'attenzione.

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