III - Madre e Figlio/Osvaldo Ballerio
Roberto
Mi ritrovo davanti a un paesaggio straordinario; tutt'intorno a me c'è una distesa erbosa, un prato verde mescolato a grano e paglia.
In lontananza vedo un uomo che conduce due buoi bianchi, con un giogo che trascinano un carretto grande pieno di paglia.
Mi sposto più avanti e lì davanti a me vedo lei, una donna dai lunghi capelli nero corvino, ricci coperti da una bandana e indossa un abito rosso fin sotto il seno e da lì ai piedi davanti è beige, dietro invece è blu.
In braccio a lei c'è un bambino, suo figlio, le somiglia molto sia in fattezze che in colori; gli legge qualcosa, ma non riesco a sentire così continuo a camminare finché non gli arrivo davanti e il piccolo mi vede e corre verso di me.
《Vieni, senti anche tu la favola》
mi incoraggia a sedermi e ad ascoltare.
《Giovanni non infastidire il ragazzo, avrà il suo da fare》
《Mamma non lo sto disturbando, non vedi che è nuovo? Lo accolgo》
《Sì signora, non si preoccupi suo figlio non disturba affatto》
dico alla donna e visto che è una bella giornata di sole caldo, mi stendo per terra con un filo di paglia in bocca.
La donna riprende a raccontare la storia e insieme a suo figlio ascolto anch'io, ritorno indietro con la mente a quando avevo la sua età - non più di sei anni. A quando stare con tua madre e tuo padre è un vero tesoro nella vita e qualunque cosa fai con loro è fantastico e grandioso.
《Allora ti piace questa storia?》
Mi chiede lui.
《Oh sì, mia madre la leggeva sempre anche a me alla tua età sai?》
《Bello e adesso non te la racconta più?》
《No, adesso sono grande per le favole》
《Anch'io sarò grande, ma non smetterò mai di stare con mamma e papà e di farmi leggere le favole》
Le sue parole mi fanno riflettere e tornare indietro a quando la pensavo come lui e sgridavo mio padre perché pensava troppo al lavoro e trascurava me e mia sorella per non parlare di mia madre.
Adesso mi rendo conto che anch'io ultimamente trascuro la mia famiglia con un'unica differenza: mio padre almeno mancava a causa del lavoro, io invece si può dire che non so nemmeno cosa significa, visto che l'ultimo impiego svolto è stato a sedici anni e andavo ancora a scuola.
Passo una bella giornata divertente e rilassante con questa famiglia. Comincia a far buio e saluto tutti.
Un senso di vuoto e apprensione mi coglie improvvisamente.
Chissà se il passare del tempo qui è come fuori, se così fosse sono fuori tempo massimo per riuscire ad ottenere un altro appuntamento con Giulia. Suo padre di sicuro non si fiderà più di me.
Giulia, la mia piccola donna con la quale vorrei trascorrere tutta la vita.
Mi starà pensando?
Le mancherò?
Sarà preoccupata?
È possibile che io, alla mia età, possa riuscire ad amare così tanto una persona che quando non è al mio fianco mi sento mancare qualcosa di veramente importante?
La amo troppo, non posso perderla così.
Devo assolutamente uscire da qui e tornare alla mia vita.
Penso mentre passeggio dritto davanti a me, lentamente senza una meta certa, improvvisamente, come per incanto mi appare dinnanzi un ponte e a pochi passi un cancello di metallo chiuso; è impossibile aggirarlo, provo a tirare il lucchetto, ma non si muove allora capisco che quella è la porta da aprire con uno degli insegnamenti recepiti.
《Non si deve mai togliere il tempo da dedicare alle persone importanti che fanno parte della nostra vita!》
Detto questo sento un rumore di serratura, provo a spostare il lucchetto, apro il cancello e lo oltrepasso. È di nuovo giorno e...
Angolo dell'autore:
Spero che questa nuova storia possa piacervi.
È la prima volta che mi addentro in un racconto del genere, perciò vi chiedo clemenza.
Bèh, direi che col secondo insegnamento da capire dai quadri è stato abbastanza fortunato.
Secondo voi il nostro protagonista avrà sempre qualcuno ad aiutarlo?
Sarà sempre così semplice capire cosa può insegnarti un quadro?
Cosa succederà nel prossimo quadro?
Non ci resta che scoprirlo andando avanti con la lettura.
Fatemi sapere se vi piace attraverso ⭐ e commenti.
Grazie mille per l'attenzione.
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