Non lasciarmi
C'era il più completo silenzio. L'unico rumore che Levi avvertiva era il battito incessante del suo cuore. Sembrava stare per sfondare la cassa toracica.
La gente attorno a lui gridava, c'erano ambulanze e sirene della polizia.
Ma lui non avvertiva alcun suono, era tutto ovattato.
Eren, dove sei? Non riesco a trovarti.
Perché non sei qui, con me? Non voglio perderti.
L'edificio era crollato per via di un incendio. Quando era scoppiato, Levi si trovava nella hall dell'hotel.
Appena aveva capito perché tutti stessero scappando, il suo primo pensiero era stato Eren.
Salvare Eren.
Ma non ci era riuscito.
Era subito corso in camera, correndo per le scale, scansando le altre persone che andavano nel senso opposto.
Non lo aveva trovato.
Aveva cercato dappertutto, fino a quando dei pompieri non lo avevano trascinato via a forza. Aveva opposto resistenza fino alla fine, e appena lo avevano lasciato, ormai giunti vicino ad una ambulanza, era tornato velocemente indietro.
Eren, dove sei? Ho paura.
Per la prima volta da quando sono nato, ho paura.
Perché prima di conoscerti non avevo niente. Adesso sei tutto il mio mondo, l'unico motivo per cui mi trovo qui, su questa Terra.
In te ho riposto tutte le mie speranze, la speranza di una vita felice.
Di un futuro insieme.
E ora ho paura, paura che tu possa non avercela fatta.
Paura di essere solo.
Paura di non poter più andare avanti, perché il tuo sorriso era l'unica cosa capace di infondermi calore e di dare un senso alla mia vita.
Combatti, Eren! Se non lotterai, non riuscirai a tornare da me.
Combatti! Ho bisogno di te.
Un poliziotto lo afferrò di nuovo. Gli diceva cose che Levi non riusciva a capire. Vedeva le sue labbra muoversi, ma non lo ascoltava. Tutta la sua attenzione era rivolta a quella porta.
Quella dannata porta da cui continuavano a uscire persone che non erano lui.
Poi, improvvisamente, lo vide.
Sdraiato su un lettino, alcuni medici lo stavano portando via.
Portavano via da lui il suo Eren.
Le gambe gli facevano male da quanto le stava sforzando, ma scattò verso l'ambulanza.
Spintonò una dottoressa per poter salire, e finalmente si sedette al suo fianco, sfinito.
Alcune voci gli chiedevano perché fosse lì, altre gli dicevano di andarsene, altre di rispondere ad alcune domande. Alcune discutevano sullo stato di salute di suo marito.
Lo guardò. Forse non avrebbe dovuto.
C'era sangue, molto.
Tra i capelli, sui vestiti. Ne usciva un'infinità dalla ferita che aveva sull'addome.
Sfiorò con la mano la sua spalla destra, fino ad arrivare al gomito. Dopo, non vi era nulla.
Portò la mano ad accarezzargli il viso. Eren aprì gli occhi. I suoi bellissimi occhi verdi, così luminosi. Anche in quel momento non avevano perso la loro luce. Le labbra del suo amato si inarcarono in un dolce sorriso, capace di donargli quella forza che solo lui riusciva ad alimentare.
-Le... vi...
-Eren...
-St...stai be...?
-Sì, sì sto bene. Ora che ti ho vicino sì.
Si sforzò di sorridergli, anche se sentiva il cuore dilaniato. I suoi occhi erano umidi, ma trattenne le lacrime, chinandosi per dargli un piccolo bacio sulle labbra.
-Le... Levi...
Degli infermieri stavano tentando di bloccare la fuoriuscita di sangue dal fianco, mentre la dottoressa che Levi aveva spinto via si occupava del braccio del suo amato.
Un'infermiera stava cercando di trattenere i singhiozzi, mentre lo medicava e faceva finta di ignorare i due.
-Non sforzati, amore. Sono qui, resterò sempre qui, accanto a te.
-Le...vi... Io ti...
-Lo so, tesoro. Anch'io.
-Ti amo.
-Ti amo tanto anch'io. Siamo arrivati, sta tranquillo. Andrà tutto bene, piccolo.
-Sc... scusami.
-Ssh, non è colpa tua. Andrà tutto bene, starai bene. Quando ti sveglierai sarà tutto finito.
Stavano percorrendo i corridoi dell'ospedale. Levi teneva il passo con gli infermieri, anche se le sue gambe tremavano e non riuscivano più a sostenere il suo peso. La sua mano stretta in quella di Eren.
-Levi... As...aspetta...mi.
-Sì, Eren.
Lasciò la presa. Erano entrati in sala operatoria.
Sì, Eren. Ti aspetterò.
Crollò sulle ginocchia. Appoggiò i palmi delle mani per terra.
Non lasciarmi. Non azzardarti a farlo! Sei la cosa più bella che mi sia mai successa. Ti prego, non abbandonarmi.
Trattenne il fiato.
Ti aspetterò.
L'unico suono che avvertiva era il ticchettio dell'orologio.
Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc.
Minuti, ore, giorni.
Aveva trascorso due settimane lì, al suo capezzale.
Ad aspettarlo.
C'erano stati undici feriti e tre morti.
Oltre ad Eren.
Avevano bloccato quasi subito l'emorragia. Per il braccio era stato più complicato.
L'intervento per reimpiantargli il braccio era andato a buon fine. Per loro fortuna, in meno di un'ora erano arrivati nell'ospedale in cui c'era la migliore equipe di microchirurgia. Dopo quattro ore avevano ristabilito la circolazione.
Erano ormai passate due settimane, e non c'erano state complicazioni di sorta.
Un anno di fisioterapia, dicevano. Ce l'avrebbe fatta.
Il peggio era passato.
Eren ora dormiva, accanto a lui. Levi osservava la sua espressione rilassata.
Aveva passato gli ultimi giorni costantemente incollato a suo marito. Stava attento ad ogni suo movimento, sempre allerta.
Non era riuscito a proteggerlo, era colpa sua. Se solo non lo avesse lasciato solo... Se solo fosse stato più attento... Tutto quello non sarebbe successo. Eren ora starebbe bene. Avrebbe ancora il suo braccio, e non quella stupida protesi.
Appoggiò il capo sul suo petto, ascoltando i battiti del suo cuore. Quanto aveva temuto di non poterlo più fare...
Soffocò un grido. Pianse.
Per la prima volta in vita sua, lasciò che le lacrime solcassero il suo viso. Le aveva troppo a lungo trattenute, ne aveva bisogno.
Percepì una mano accarezzargli i capelli e sollevò lo sguardo, incontrando quello di Eren.
-Amore, non preoccuparti. Sto bene. Davvero. - e gli asciugò le guance col pollice. Levi accostò maggiormente il volto al suo palmo, in una tacita richiesta di una carezza. Provava il bisogno di avvertire il suo calore, in quel momento più che mai.
-Mi hai spaventato. - la voce era ferma, dura.
-Mi dispiace.
-Tanto.
-Lo so.
-Perché non mi hai raggiunto subito? Perché hai fatto scendere prima tutti gli altri? E tu sei rimasto là, in mezzo alle macerie, e una parete ti è caduta addosso?!- adesso stava urlando.
-Perché?! Rispondimi! Dovevi scappare, invece hai fatto l'eroe. Brutto idiota! Io non... - la voce si era incrinata per il pianto.
Eren lo avvicinò a sè, e Levi gli gettò le braccia al collo, alla ricerca di maggiore contatto. Gli era mancato, molto. Troppo.
Voleva sentirlo vicino, il più vicino possibile. Aveva avuto paura di perderlo per sempre.
Si guardarono negli occhi. Levi iniziò a stringerlo a sè ed a baciargli il volto. Fronte, guance, naso, labbra. Con disperazione, fino a quando non si calmò. Si fermò, e a quel punto Eren lo baciò con passione.
Anche lui aveva sentito la sua mancanza. In quei giorni Levi era stato assente, totalmente preoccupato per lui. Finalmente la situazione si era tranquillizzata, e tutto poteva tornare come prima.
Eren privò suo marito di ogni indumento, e l'altro lo aiutò a spogliarsi. Fecero l'amore per il resto della giornata, per ritrovare la loro vecchia serenità.
Levi si era addormentato col volto sepolto nell'incavo del collo di Eren. Il suo corpo era sopra quello di suo marito, mentre lo avvolgeva nell'abbraccio in cui entrambi erano stati accompagnati nel sonno.
Sentì le dita del ragazzo percorrere la sua schiena, creando disegni solo a lui noti. Gli lasciò un piccolo bacio appena sotto l'orecchio.
-Mmh... Buongiorno, amore.
-Buongiorno. - un altro piccolo bacio.
-Levi...
-Dimmi.
-Secondo te posso mettermi un braccio bionico?
-Come?
-Sì, così posso controllarlo col pensiero.
-Non ne ho idea. Possiamo informarci.
-Grande. Non vedo l'ora.
Rise contro la sua spalla. Non aveva perso il suo entusiasmo da bambino, persino dopo quello che gli era successo.
Era rimasto il suo Eren.
Coraggioso, dolce, altruista, fiducioso.
La sua speranza.
Non sapeva quanto L'altro gli fosse grato per tutto quello che aveva fatto. Per come gli era rimasto accanto, nonostante tutto. Per essersi preso cura di lui, anche quando gli diceva che non era necessario.
Per l'amore che gli donava. Il suo Levi.
La sua forza.
Qualsiasi cosa fosse accaduta, l'avrebbero affrontata insieme.
Le loro mani si intrecciarono sotto le lenzuola, in un gesto spontaneo per entrambi. Per infondersi forza e speranza, in una stretta che non si sarebbe mai sciolta.
~~~•~~~
Dedicata a _selenewhite_, che mi ha chiesto di scrivere una storia ispirandomi all'immagine che ho messo come copertina. 💘
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