☆19

Byeol

Quando, quella sera, seduta sul divano di Seonghwa mentre tutti quanti eravamo intorno al televisore intenti nel guardare un film, ricevetti un messaggio da quella persona, sentii il sangue gelarmi nelle vene.

«Tutto ok?»mi chiese Hongjoong che aveva la testa poggiata sulle mie gambe, rivolgendomi un sorriso al quale non riuscii a rispondere nemmeno.

«Si, tutto ok.»dissi allora passandogli per un attimo le dita tra le lunghe ciocche dei suoi capelli, per poi afferrare il cellulare e leggere cosa contenessero i suoi messaggi.

Non seppi per quale assurdo motivo avevo accettato di andare in quella maledetta discoteca. Per me poteva anche morire San, non me ne fregava un cazzo di lui, non dopo quello che era successo all'appuntamento con Hongjoong. Eppure, il pensiero che lui stesse male, mi fece avere una sensazione di scuotimento in tutto il corpo e rivolsi gli occhi sul ragazzo poggiato sulle mie gambe che continuava a guardare il film: mi sentii in colpa.

«Seonghwa?»richiamai il mio amico seduto accanto a me cercando di fare meno rumore possibile e solo in quel momento mi resi conto che gli altri tre nella stanza si erano addormentati, compreso Hongjoong.

«Che succede?»mi chiese allora mettendo in pausa il film, tanto nemmeno Yeosang e Jongho stavano più seguendo.

«Mi puoi accompagnare in discoteca?»gli domandai e l'attimo dopo avvertii i suoi occhi su di me.

«Per quale motivo?»domandò ancora e io non riuscii a rispondergli sinceramente. Se gli avessi detto la verità mi avrebbe dato per pazza, soprattutto dopo avergli raccontato cosa era successo al mio compleanno.

«Ti prego, fallo e basta. Domani ti spiegherò tutto.»promisi guardandolo finalmente negli occhi e notandoci preoccupazione nei suoi. Dopo qualche secondo di silenzio annuì apprensivo e si alzò dal divano. Io spostai la testa di Hongjoong dalle mie cosce con cautela e poi lo seguii fuori, entrando l'attimo dopo in macchina.

Cosa avrei fatto una volta arrivata lì? Avrei dovuto davvero mandarlo a fanculo e andarmene oppure sarei dovuta rimanere lì con lui? No, non se ne parlava proprio. Se stava così male sarebbe stato meglio riportarlo a casa sua e basta, anche se questo sarebbe significato chiedere al mio amico di dire qualcosa agli altri per pararmi il culo.

«Puoi dire agli altri una stronzata?»gli chiesi quando fummo davanti all'edificio da cui si sentiva la musica fino a fuori. Seonghwa mi guardò e potei capire bene che avesse intuito il motivo per cui gli avessi chiesto di accompagnarmi fino a lì.

«Fai attenzione, però.»mi rispose e io annuii non riuscendo però a prometterglielo. Dopotutto, sarebbe potuto finire in qualsiasi modo, quella serata.

Mi diressi verso l'entrata dove fortunatamente i bodyguard mi fecero entrare senza troppe storie e, una volta dentro, la musica mi riempì il cervello insieme all'odore dell'alcol e del fumo. Mi guardai attorno alla ricerca di qualcuno che riuscissi a riconoscere e iniziai a vagare per quel posto fino a quando, arrivata verso i tavoli prenotati, notai Yunho, il suo amico, in piedi mentre anche lui mi cercava con gli occhi.

Camminai allora verso di lui e, appena mi vide, vidi la tranquillità giungergli come se fino a quel momento non fosse stato in grado di respirare a causa dell'ansia.

«Sta peggio di prima, si è svegliato e continua a cercarti.»mi spiegò e io annuii girandogli attorno e guardando poi sul divanetto dove c'era lui. Aveva le braccia attorno alle gambe e la testa tra di esse. Sentivo i suoi lamenti anche sopra la musica e il mio nome quasi urlato mi fece venire i brividi.

«San...»dissi avvicinandomi al suo corpo e piegandomi alla sua altezza. Era seduto e raggomitolato su sè stesso, senza mostrarmi il viso.

«San, sono qui.»aggiunsi quando notai che nemmeno sentendo la mia voce si stava calmando, probabilmente nemmeno mi aveva sentito dato che aveva continuato a dire il mio nome. Gli presi la testa con le mani e lo costrinsi ad alzarla dalle gambe per guardarmi.

Dopo qualche tentativo riuscii nel mio intento e, quando lo guardai, vidi le lacrime sul suo viso corrergli fino al collo, cosa che mi spezzò il cuore. Nonostante fosse stato uno stronzo con me non volevo che stesse così male per causa mia.

«Byeol?»mi chiamò e io annuii poggiandogli una mano sul viso e carezzandogli la pelle umida per il sudore e per il pianto. Lui chiuse gli occhi beandosi delle mie carezze e non riuscii a trattenere un sorriso. Mi resi conto solo in quel momento che era la prima volta che mi chiamava col mio nome e non con il mio cognome.

«Andiamo a casa, ok?»gli dissi guardandolo e lui annuì a quella proposta. Gli presi il braccio e lo aiutai ad alzarsi e una volta in piedi lanciai un'occhiata a Yunho facendogli capire di essere riuscito nel mio intento.

«Vado a cercare Wooyoung, lo riporto a casa. Solo che credo che dovrai rimanere anche tu...»mi informò e io annuii dato che già me lo ero aspettato. Mi voltai verso il rosso, il quale continuava a guardarmi insistente e io gli sorrisi, cosa a cui anche lui rispose con un sorriso. Gli feci cenno di seguirmi e, quando lo feci, lui contro ogni mia aspettativa mi prese la mano, facendo intrecciare le nostre dita. A quel movimento sentii le farfalle nello stomaco e cercai di scacciare via quella sensazione: non sarei dovuta nemmeno essere lì quella sera, figuriamoci sentirsi così.

Lo tirai verso l'uscita del locale e, una volta fuori, l'aria fresca mi colpì in pieno viso ma quello non fu l'unica cosa ad arrivarmi in pieno.

«È lei che è entrata senza pagare...»sentii in lontananza e notai una delle due guardie di prima parlare con qualcuno che non conoscevo. Sgranai gli occhi quando vidi che si stavano rivolgendo a me e di conseguenza strinsi la mano di San il quale, nonostante sembrasse che non capisse nulla, mi guardò e disse:

«Scappiamo!»

Una volta detta quella parola iniziammo a correre via lontano da loro, sempre mano per la mano, mentre sentivo con chiarezza i passi di un uomo dietro di noi. Mi sentivo tirata da San il quale, anche in quella condizione, era comunque più veloce di me e stava davanti al mio corpo, correndo come un pazzo.

«Merda!»urlai quasi quando non sentii più il respiro dentro di me, iniziando anche a rallentare per la stanchezza. Il rosso si voltò verso di me e guardò se ci fosse ancora qualcuno dietro di noi e, una volta svoltato un angolo, mi tirò dentro ad un vicolo in cui non c'era altro che secchi della spazzatura.

Non capii il motivo per cui mi avevano lasciato entrare se poi si erano messi a seguirmi come se avessi ucciso qualcuno ma in quel momento nemmeno me lo chiesi, semplicemente appoggiai la schiena alla parete dietro la mia e presi di nuovo a respirare cercando di riprendermi da quella corsa.

«Eravamo a tanto così da farci prendere.»dissi col fiato corto e poi San davanti a me scoppiò a ridere. Lo guardai e notai la pelle imperlata dal sudore che rifletteva sotto la luce del lampione accanto al vicolo e notai quanto fosse bello in quel momento. Eravamo davvero vicini dato che quella stradina era strettissima e riuscivo a sentire il suo respiro pesante sulla pelle. Ciò mi provocava i brividi in tutto il corpo, cosa che era strana dato che eravamo in piena estate e faceva caldissimo.

«Grazie.»mormorò ad un certo punto e sentii il mio cuore bloccarsi a quella parola. Capii a cosa si stesse riferendo e, quando lo guardai in viso, notai anche un leggero rossore sulle sue gote, probabilmente dato dal fatto che fosse tutta la sera che mi chiamava e che piangeva a causa della mia mancanza.

Non risposi a quel ringraziamento, semplicemente scrollai le spalle e sorrisi leggermente. Sembrava si fosse ripreso da quando ero arrivata io e ciò mi fece sentire onorata, anche se non avrei dovuto. Non avrei dovuto essere lì, non avrei dovuto lasciare Hongjoong e non avrei dovuto sentirmi così. Eppure stava succedendo.

Rimanemmo a fissarci, con gli occhi incastrati gli uni negli altri e, tutto ad un tratto, si avvicinò a me, mettendo le mani ai lati della mia testa e la fronte sulla mia. Mi strinsi alla parete su cui ero poggiata e chiusi gli occhi, quando sentii le sue labbra sfiorare leggermente le mie.

«Mi dispiace...»disse e, in poco le nostre bocche furono di nuovo unite. Il suo sapore era proprio come me lo ricordavo, champagne e quello che credevo fosse di una canna. Non pensavo però che un sapore del genere potesse piacermi così tanto.

Spostò le mani sulla mia vita, stringendola fra le dita mentre le mie andarono dietro la sua nuca, tenendola il più possibile vicino a me. Fu come se in quel momento entrambi sentimmo lo stesso bisogno che in quel caso era quello di appartenerci.

Mi carezzò i fianchi e poi mi circondò la schiena, facendo su e giù con le mani fino ad arrivare a toccarmi il sedere. Quando accadde mi feci in avanti col bacino, andando a scontrarmi col suo e, a quel movimento, mi morse il labbro inferiore e mi tirò verso di lui. Risposi a quel gesto stringendo le sue ciocche di capelli in due pugni e poi anche lui strinse il mio sedere tra le mani.

L'attimo dopo si abbassò di poco e mi mise le mani sotto alle cosce, tirandomi poi su e prendendomi in braccio. Avvolsi le gambe attorno al suo bacino e mi trovai stretta tra il suo corpo e il muro dietro di me.

Il bacio che ci stavamo dando divenne famelico e anche io presi a suggergli le labbra quando riuscivo, dato che le nostre lingue la maggior parte delle volte erano troppo impegnate a carezzarsi e ad esplorare la bocca dell'altro.

Mise poi la testa nell'incavo del mio collo e iniziò a lasciarmi dei morsi e dei baci su alcuni pezzi di pelle, alchè buttai la testa all'indietro e sospirai a tutte quelle attenzioni che mi stava dando.

Con un gesto rapido scambiò le posizioni e si attaccò alla parete, per poi lasciarsi scivolare per terra con ancora me in braccio, adesso a cavalcioni sul suo bacino.

«È sporco...»sussurrai mentre era ancora impegnato a torturarmi sulla gola, leccandomi e baciandomi fin dove riusciva.

«Non mi interessa.»disse semplicemente prima di riprendermi a baciarmi, infilandomi la lingua tra le labbra e facendola correre tra esse.

Poi la sua mano si spostò dal mio sedere al mio stomaco, dove sfiorò la zip e il bottone dei pantaloncini che stavo indossando. E, in quell'esatto istante, mi ritornarono in mente le scene della sera del mio compleanno, in cui quella mano mi aveva dato così tanto fastidio. Invece, in quel momento, volevo sentirla su di me, sulla mia pelle, il prima possibile.

Mi sfiorò di nuovo il bordo del pantalocino per poi prendere a dedicarsi al bottone e alla zip, litigandoci per poco. Quando poi fu aperto, non perse nemmeno un secondo ad abbassare le dita al loro interno, carezzandomi il pube da sopra lo slip.

🔞

La infilò sempre più in basso fino ad arrivare alla mia parte più intima, a cui io sospirai rumorosamente nel suo orecchio.

«San...»mugolai quando fece per spostarmi le mutandine con le dita per toccarmi ma, sentendomi dire il suo nome, tolse la mano. Non capii il motivo di quel gesto all'inizio ma, quando parlò, riuscii ad arrivarci.

«Vuoi che mi fermi?»mi chiese e il mio cuore perse un battito a quelle parole. Al contrario della prima volta, si era curato di chiedermelo e quel fatto mi fece stare ancora meglio e più in eccitazione di quanto fossi già.

«No.»risposi e lui allora riattaccò la bocca alla mia e infilò di nuovo la mano, questa volta dentro anche gli slip. Arrivò subito a toccarmi proprio dove lo volevo e a carezzarmi lentamente, facendomi stringere ancora di più a lui e muovere di conseguenza contro il suo bacino, da cui sentivo bene come anche lui era duro sotto di me.

Continuò a muovere le dita sopra la mia pelle più sensibile e, tutto ad un tratto, sentii la prima falange farsi strada al mio interno, facendomi aprire la bocca e sospirare.

«Sei così bagnata per me...»mormorò sulle mie labbra e io gemetti alle sue parole mentre mi infilò del tutto l'indice dentro di me. Lo spinse quasi del tutto per poi infilare anche il secondo dito, provocandomi quasi un urlo di gola.

«Urla quanto vuoi, piccola, voglio sentirti.»aggiunse e io inizialmente cercai di trattenermi ma poi quando ricordai che in realtà eravamo dentro ad un vicolo nei pressi di una discoteca, capii che il rumore non sarebbe nemmeno stato sentito da nessuno.

Allora urlai nel sentire le sue dita sforbiciare al mio interno, facendo su e giù ad un movimento lento o veloce a seconda di quello che voleva lui. Presi anche a muovere i fianchi per andargli incontro e, dopo alcuni secondi, portai la mano sul cavallo dei suoi pantaloni, prendendo a tastarglielo e a stringerglielo in diversi punti.

«Cazzo...»mormorò allora poggiando la testa sulla parete e a quel punto fui io ad avvicinare il viso al suo collo, prendendo a lasciargli baci e morsi dove potevo. Notai che da una parte aveva la pelle cosparsa da piccole lentiggini e, nel vederle, non potei non trovarle carine.

Mi staccai soltanto quando anche un terzo dito mi penetrò e allora mi misi in posizione eretta continuando a saltellare sulle sue dita e avvertii una sensazione che mi stava portando allo sfinimento, sapevo che presto sarei venuta.

La sua mano andò a posizionarsi sul mio viso e l'altra, per un attimo, sulla mia, trascinandola nei suoi pantaloni prima di riportarla al mio interno. Presi in mano la sua erezione e iniziai a palparla e gemetti quando mi sfiorò il mio punto debole. Allungò la mano sulla mia bocca e mi infilò il pollice all'interno, allora io presi a leccarlo e a succhiarlo, mugolando su di esso e ascoltando anche i suoi mormorii.

«Continua, t-ti prego...»mi disse e, con quelle ultime parole, riuscii a venire sulle sue dita col suo nome sulle labbra. Continuai a muovermi fino a quando fui pienamente soddisfatta e dopo qualche attimo anche la mia mano fu piena del suo seme.

🔞

La tolsi dai suoi pantaloni mentre lui rimase fermo, cercando di riprendere fiato. Mi appoggiai al suo petto, da cui riuscii ad avvertire il battito accelerato del suo cuore, beandomi di quel suono. Respirai profondamente più e più volte, per poi tornare sul suo viso e attaccare la mia fronte alla sua.

Non pensai a nulla tranne che a lui e a come mi aveva fatta sentire e, al solo ripensarlo, mi sentii pronta per un secondo round ma anche ad andare a dormire da qualche parte, basta che in sua compagnia.

«Dobbiamo andare da Yunho.»lo informai mentre iniziavo a spostarmi e lui tolse la mano dal mio interno, provocandomi una sensazione di vuoto. La sua presenza, nonostante non fosse durata molto, già mi mancava. Si portò le tre dita alle labbra e le leccò avidamente sotto ai miei occhi e, nel vederlo, avevo di nuovo voglia di averlo al mio interno.

Però, nonostante quella visione fosse così eccitante, mi alzai dalle sue gambe, ignorando il dolore ai miei muscoli delle cosce, e poi gli porsi la mano, che afferrò l'attimo dopo rialzandosi.

«Andiamo.»disse semplicemente senza lasciarmi la presa, per poi uscire dal vicolo e incamminarci verso l'entrata della discoteca, dove la macchina di Yunho ci aspettava.

Ehm, ecco, si...un po' unexpected, ma preparatevi anche al prossimo💀

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