La paura bussa alle nostre porte
Danger knockin' at my door
Don't come 'round here no more
I check the locks, shut the windows down
This monster's back in town
Verso le tre di sabato pomeriggio Lucy incontrò Percy all'ingresso del castello e insieme i due si incamminarono nel sentiero lungo il lato ovest della scuola, costeggiando il campo da Quidditch e conducendoli dritti sino all'ingresso di Hogsmeade.
Camminarono per quasi venti minuti ma, chiacchierando tutto il tempo e ammaliandosi nell'osservare la quiete del paesaggio attorno a loro, il tempo passò in fretta.
Come d'abitudine, Percy aveva esordito discutendo delle lezioni scolastiche e dei M.A.G.O. che avrebbe dovuto affrontare al termine di quell'anno. Il ragazzo non sembrava minimamente preoccupato per i suoi esami finali, anzi era fiducioso che i professori gli avrebbero riconosciuto l'impegno e le iniziative promosse a scuola durante quei sette anni.
Lucy cercava di seguire il discorso e di rendersi a sua volta partecipe alla conversazione, pur non riconoscendo gran parte delle cose a cui Percy faceva riferimento: aveva una vaga idea delle discipline affrontate a partire dal terzo anno e in che cosa consistessero i G.U.F.O. e i M.A.G.O. – Ginny gliene aveva parlato fino allo sfinimento –, ma tutto ciò le sembrava comunque molto distante dall'organizzazione delle scuole babbane a cui era stata abituata sin da quando era piccola.
Così era rimasta in religioso silenzio per buona parte della passeggiata, ma Percy non sembrava essersene troppo dispiaciuto: aveva continuato ad illustrarle le materie che avrebbe scelto per gli esami di fine anno e che gli avrebbero permesso di coronare il suo sogno, ovvero lavorare presso il Ministero della Magia.
"Mio padre vi lavora ed è sempre stato un modello per me. Non mi dispiacerebbe seguire le sue orme" aveva concluso il giovane Weasley con un sorriso di soddisfazione.
Lucy gli aveva rivolto dunque qualche parola di incoraggiamento, pur consapevole che il ragazzo non ne avesse veramente bisogno. Quando infine aveva rivolto lo sguardo verso il panorama davanti a lei, era rimasta sorpresa nel constatare che erano già arrivati.
L'ingresso del villaggio si stanziava davanti a loro, segnalato dalla presenza di un ampio cancello dietro il quale seguivano delle file di casette simili ai cottage inglesi; il tetto era di paglia, mentre le pareti erano costituite da mattoni a vista o strutture di legno, come le tipiche case di campagna presenti nell'entroterra del periodo pre-vittoriano.
Lucy volse lo sguardo attorno a sé, contemplando affascinata la via in cui si trovavano, costeggiata da negozi di ogni tipologia e dalle insegne dai colori più disparati. Quella visione le ricordò Diagon Alley e le ore trascorse in compagnia di Hagrid a fare acquisti; al pensiero di quanto tempo fosse passato da quel giorno, percepì un fervido sentimento di nostalgia.
"Benvenuta a Hogsmeade" annunciò Percy, lasciandole un lieve bacio a stampo sulla guancia da cui la ragazza non riuscì a sottrarsi.
"Questa è High Street?" domandò lei, memore dei racconti di Ginny sulla sua visita in compagnia di Neville.
"Si, la via dei negozi. Qui puoi trovare tutto ciò che cerchi, dai materiali scolastici ad un buonissimo sciroppo di ciliegia da Madama Piediburro. Da dove vorresti cominciare?"
Lucy fremeva all'idea di metter piede all'interno di qualche locanda, ma ancor di più nel rivedere con i propri occhi l'insegna del negozio di scherzi di Zonko; l'accaduto del lunedì precedente era ancora vivido all'interno della sua mente.
Tuttavia si dimostrò impassibile al giovane caposcuola e con un'alzata di spalle lo intimò a scegliere per primo e a condurla ovunque preferisse. Così i due si ritrovarono ben presto dentro al negozio di Scrivenshaft, dove Lucy rimase in paziente attesa che Percy andasse alla ricerca di una nuova piuma e calamaio per la scuola.
Seguirono poi il flusso di studenti che come loro si erano concessi qualche ora libera dai libri e dalle lezioni, per ritrovarsi dentro Mondomago, una piccola bottega alquanto rifornita di materiali magici di ogni genere, anche di seconda mano.
In seguito Lucy si avvicinò alla vetrina di Mielandia, il rinomato negozio di dolci in cui aveva sognato di metter piede per lungo tempo. Ciononostante, Percy non desiderò fermarvisi, ma condusse la giovane sino alla sala di tè di Madama Piediburro.
Ricordando ciò che Romilda le aveva raccontato su quel posto – il cosiddetto "rifiugio delle coppie felici" –, Lucy dovette trattenere un conato di vomito e fingersi intrepida a metter piede all'interno di quel locale addobbato con fiori e petali di rosa, candele alla menta che fluttuavano a pochi centimetri dal soffitto e tendine ricamate di pizzo.
Percy al contrario era al settimo cielo; un tremolio alle mani lo aveva colto impreparato nel momento in cui aveva fatto il suo ingresso all'interno del negozio, per poi tenere la porta aperta alla ragazza lì con lui, cercando di rendersi quanto più galante possibile.
Un timido rossore gli si era formato sulle guance, probabilmente per l'aria gelida che sferzava all'esterno, oppure per lo stato di agitazione in cui era entrato da quando si erano avvicinati alla sala da tè, dove aveva già programmato di portare la giovane.
I due presero dunque posto ad uno dei tavoli liberi nella sala, un po' in disparte rispetto agli altri; accanto a loro una finestra si apriva su una delle piccole diramazioni collegate alla via principale del villaggio, dove i residenti avevano già iniziato ad esporre le decorazioni in vista di Halloween.
"Potremmo fare qualcosa per Halloween" esordì il giovane, appoggiando il proprio cappotto sulla panca dove sedeva e facendo lo stesso con quello della ragazza.
"Cos'hai in mente?" domandò lei senza troppa emozione. Dubitava che Percy condividesse i suoi metodi di festeggiare una delle feste più belle dell'anno, come rimanere per ore nascosta all'interno del sottoscala della villetta a Privet Drive in attesa che Dudley tornasse dalle sue visite alle case vicine per fare dolcetto e scherzetto, per poi sbucare fuori dal nulla con una maschera da zombie e farlo morire di paura.
Una volta era persino riuscita a fargliela fare sotto e ne aveva riso per settimane, la stessa quantità di tempo che aveva trascorso in punizione.
"Potremmo andare a cena e poi fare una passeggiata" propose Percy, rivolgendole un sorriso enfatico.
Lucy annuì appena, certa che alla prima occasione avrebbe cercato la scusa perfetta che non prendere parte a quella serata. Ginny sarebbe rimasta sicuramente in compagnia di Neville, ma magari avrebbe potuto contare su Romilda o Fred.
"Buongiorno miei bei giovinciuoli! Cosa posso portarvi?"
Quella voce energica li colse di sorpresa, facendoli sobbalzare entrambi sui loro posti.
Alzando lo sguardo alla sua destra, Lucy si ritrovò faccia a faccia con una donna di mezza età dagli abiti tanto stravaganti quanto i suoi modi di fare dinamici; vestiva una tunica turchese a balze e ai piedi portava dei tacchi giallo canarino. I capelli erano ricci e molto voluminosi e sicuramente sarebbero ricaduti disordinatamente sulla sua profonda scollatura se la donna non li avesse raccolti in un'acconciatura stramba e alquanto giovanile, così da mettere anche in mostra il suo petto prorompente.
In mano stringeva un taccuino dove prendeva le ordinazioni, tramite una piuma affilata che stringeva tra le dita affusolate, le cui unghie erano state decorate con uno smalto dello stesso colore dell'abito.
"Madama Piediburro, quanto tempo!" esclamò Percy, rivolgendo un cenno di saluto alla donna che solo in quel momento sembrò riconoscerlo.
"Mio bel Percival, puoi ben dirlo! Saranno anni che non ti vedevo mettere piede qui. L'ultima volta era con quella, vediamo come si chiama... Salandra?"
"Sandra, si... ecco, ormai non ci frequentiamo più" ammise Percy con un sussurro, rivolgendo qualche occhiata colma d'imbarazzo alla ragazza di fronte a lui, che al contrario non stava prestando la minima attenzione alla conversazione.
"Lo vedo bene!" esclamò la proprietaria del locale, focalizzandosi sulla giovane grifondoro che in quel momento desiderò solo aver portato con sé il suo mantello dell'invisibilità per sparire da lì.
"Allora, penso che potremmo ordinare" continuò Percy, richiamando l'attenzione della donna su di lui.
"Certo, certo! Posso portarvi dello sciroppo di ciliegia e della torta di melassa? L'ho preparata proprio questa mattina"
"Direi che è perfetto" rispose il caposcuola, rivolgendole un'espressione grata.
Lei allora li salutò e si allontanò dal tavolo, sparendo dietro l'ingresso della cucina.
"Devi scusarla, Madama Piediburro è sempre stata un po'..." cominciò Percy, ma non riuscì a terminare la frase, incapace di trovare l'aggettivo adatto per far comprendere alla giovane la scena a cui aveva appena assistito.
Lei tuttavia sorrise, intimandolo a lasciar perdere. Avrebbero potuto godersi qualche fetta di torta e poi fare ritorno al castello, così da concludere a dovere quel piacevole pomeriggio.
Quando Madama Piediburro fece ritorno con i loro ordini, i due la ringraziarono nuovamente e si avventarono sul dolce. La torta era davvero buona, niente a che vedere con quella offerta a scuola, ma Lucy non riuscì comunque a gustarsela serenamente. Ogni qualvolta ne staccasse un pezzo con la forchetta, ripensava a George e al piano che aveva architettato prima di ricorrere all'idea dei Vermicoli tra le coperte.
Cercò di trattenere una risata, ma Percy si accorse comunque del suo cambio d'umore e le domandò spiegazioni.
"Era uno scherzo che avevo pensato per George", iniziò a spiegare lei tra una risata e l'altra, "a lui piace moltissimo questa torta e ci avrei infilato dentro alcune caramelle mou mollelingua, così da evitare che parlasse per il resto della giornata"
Percy rimase in ascolto, ma con un'espressione più seria che mai.
"E perché mai ti sarebbe venuta in mente una cosa così sgradevole?"
"Per vendicarmi della pergamena sul professor Vitious. Alla fine però ho optato per mettergli dei Vermicoli tra le coperte, anche se purtroppo il piano non ha funzionato"
"Hai rubato dei Vermicoli?"
"Si, dalla serra di Erbologia. Poi li ho rimessi al loro posto, ovviamente. Non volevo che quelle viscide creature andassero in giro per la sala comune"
Mentre continuava a raccontare l'accaduto riuscendo sempre meno a nascondere il proprio divertimento, Percy la osservava con uno sguardo esterrefatto e da qualche minuto non aveva più osato toccare gli avanzi di torta ancora presenti nel suo piatto.
Quando Lucy terminò il racconto e volse lo sguardo verso quello del giovane, si accorse infine di aver osato raccontagli un po' troppo sulle sue disavventure al castello – o meglio ancora, sulle sue malefatte.
"Ti rendi conto che saresti potuta finire in punizione?" esclamò allora lui, il cui volto era ormai paonazzo di rabbia.
"Andiamo, Percy! Era un semplice scherzo" continuò lei, senza smettere di sorridere. Lo sguardo riprovevole del caposcuola però la riportò alla realtà e l'espressione della ragazza si fece più seria che mai non appena intese che Percy faceva sul serio.
"Pensavo fossi molto più matura di così, non che ti mettessi a seguire a ruota quegli indisciplinati dei miei fratelli"
A quelle parole, Lucy abbandonò la forchetta che stringeva tra le mani, che ricadde nel piatto con un suono lampante che giunse all'orecchio di tutti i presenti.
"Non osare parlare così di Fred e George" sentenziò lei, scandendo ogni singola parola.
In tutta risposta, Percy sogghignò facendo innervosire ancora di più la ragazza.
"Allora è davvero come diceva Penelope... hai un debole per quei due ribelli"
"Quindi ora ascolti Penelope?"
"È con loro che sei andata alla Stamberga Strillante?"
A quella domanda Lucy rivolse al giovane uno sguardo stupefatto: "Da chi l'hai saputo?"
"Non ha importanza. Voglio solo sapere se è vero"
"Si, sono andata con loro"
Percy abbassò lo sguardo verso il suo piatto, scuotendo la testa.
"Lo sapevo che eri esattamente come loro"
"Con questo cosa vorresti dire?"
Quando Percy riportò la sua attenzione su di lei, i suoi occhi si erano ormai fatti lucidi.
"Voglio dire che non saremmo mai dovuti venire qui"
"Se è per questo, sono della stessa opinione"
I due si alzarono in contemporanea e, dopo aver lasciato i galeoni necessari a pagare il loro pasto sopra al tavolo e aver rivolto un rapido saluto a Madama Piediburro – che di tutta risposta rivolse ai ragazzi uno sguardo esterrefatto – i due si avviarono fuori del locale, questa volta procedendo a mezzo metro di distanza l'uno dall'altro.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, finché, una volta giunti nei dintorni del castello, Percy non si bloccò nel bel mezzo del sentiero, costringendo la ragazza a voltarsi verso di lui.
"Ti sei presa gioco di me fino a questo momento?" le domandò, con un tono di voce che sembrava quasi implorarla di non rivelargli quella che era la tanto temuta verità.
"No" mentì lei, ma lui sembrò crederci, "provavo qualcosa per te"
Percy abbassò lo sguardo, rimuginando su quell'improvvisa rivelazione, mentre Lucy si fece coraggio e continuò ad avanzare verso la scuola. Senza che lei lo sapesse, sarebbe passato lungo tempo prima che i due riuscissero a rivolgersi nuovamente la parola.
Giunta all'interno del castello, Lucy rabbrividì per il freddo e si allietò di quel dolce tepore che dominava i corridoi e le stanze della scuola.
Il pensiero di Percy tutto solo nel giardino esterno la turbò improvvisamente, ma non ebbe il coraggio di tornare indietro e rischiare di rivelare qualcosa di rischioso. Percy cercava risposte, ma era lei quella a non potergliene dare.
In compenso, continuava a farsi domande rispetto alla successione degli eventi di quel pomeriggio: cos'era andato storto? Avrebbe dovuto comportarsi diversamente?
Una voce squillante interruppe tuttavia il suo flusso di pensieri: Ginny avanzava nella sua direzione, con Romilda, Demelza, Neville, Lee e alcuni studenti del primo anno che la seguivano a ruota.
"Lucy! Finalmente sei tornata!" esclamò l'amica avvolgendola in un abbraccio.
La giovane si divincolò stranita nel momento in cui si accorse delle espressioni di terrore che delineavano i volti dei presenti.
"Che succede?" domandò all'amica, notando solo allora che anche lei sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
"Silente ha chiesto di riunire tutti nella Sala Grande. Gira voce che alcuni seguaci di Tu-Sai-Chi siano scappati da Azkaban!"
Alla rivelazione dell'amica, tutti i presenti reagirono con un sussulto; Lucy continuò a guardarsi intorno cercando di capacitarsi della notizia, ma non ebbe troppo tempo per rimuginarvi. Dopo neanche un paio di minuti da quando aveva messo piede all'interno del castello, la ragazza venne accompagnata nella Sala Grande dal resto dei compagni e si sorprese nel constatare che ormai gran parte della scuola si trovava lì.
Vi era un'agitazione generale fomentata dalle voci che circolavano tra gli studenti delle varie casate; molti si confrontavano sulle informazioni ricevute da qualche compagno, mentre altri sedevano al proprio tavolo senza spiaccicare parola.
Il forte brusio sembrò interrompersi per qualche istante quando Lucy mise piede all'interno della sala; alcuni sguardi si voltarono nella sua direzione, ma quando la giovane s'immerse all'interno della coltre di studenti grifondoro sparendo dalla visuale, tutti tornarono alle proprie faccende.
Lucy seguì Lee in mezzo alla folla, mentre il ragazzo si dirigeva verso i suoi due compagni di stanza; i gemelli Weasley si erano allontanati dalla confusione creatasi attorno alla loro tavolata e sostavano lungo la parete della sala, con la schiena appoggiata al muro, ad osservare il panico dilagato nel giro di pochi minuti dall'annuncio.
Una volta riunitisi, i gemelli salutarono l'amico e Fred si soffermò a chiacchierare con lui sulle voci che aveva udito fino a quel momento.
Quando Lucy sopraggiunse a sua volta, George si voltò verso di lei dimenticando la conversazione tra Lee ed il fratello.
"Ho provato a cercarti prima, ma non ti ho vista" disse soltanto, dopo averle rivolto un semplice cenno di saluto.
Lucy si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, indecisa se rivelargli la verità su ciò che l'aveva tenuta impegnata fino a quel momento.
"Sono stata ad Hogsmeade con Percy" ammise poco dopo, cogliendo una nota di delusione negli occhi del ragazzo, che tuttavia lui cercò di celare.
"Divertita?"
"Meglio che tu non me lo chieda" sussurrò, sbuffando sonoramente.
George sembrò allora illuminarsi e non poté che scoppiare a ridere davanti alla reazione dell'amica: "Tipico. Spero almeno ti sia piaciuta Mielandia"
"Non ci siamo andati"
A quelle parole, George strabuzzò gli occhi.
"Non hai visto Mielandia?"
Lucy scosse il capo, ribadendo la risposta di poco prima.
"Assurdo" concluse allora il gemello, alzando gli occhi al cielo.
Lucy scoppiò a ridere a sua volta, per poi appoggiarsi con le spalle al muro come aveva fatto lui.
"Allora, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo qui?"
"A quanto pare qualche scagnozzo di Mister Oscurità ha deciso di andarsi a fare una passeggiata ieri notte" scherzò lui.
"Si sa già di chi si tratta?"
"Certo che sì, li stanno già cercando. Ma dubito li troveranno presto"
Lucy sospirò lievemente, per poi spostare lo sguardo in giro per la sala: non appena i suoi occhi si fermarono sulla figura di Percy e la giovane realizzò che il caposcuola aveva infine messo piede all'interno del castello, si sentì subito più serena, anche se quel sentimento durò poco. Quando i loro sguardi si incrociarono, Lucy vi lesse moltissima rabbia e delusione da parte del ragazzo nel riscontrare che, per l'ennesima volta, si trovava in compagnia di Fred e George.
L'istinto la fece muovere di qualche centimetro lontano dal gemello, a cui tuttavia non passò inosservata questa sua reazione e allontanò immediatamente la spalla dalla sua.
Pochi istanti più tardi, l'interno corpo docenti fece il suo ingresso all'interno della Sala Grande e il brusio di colpo si ammutolì.
Silente avanzava per primo, seguito dalla McGranitt e da Piton, sui cui volti si poteva leggere a delicatezza e tensione del momento.
Tutti i professori presero posto alla tavolata a loro riservata e gli studenti li imitarono riunendosi nelle loro singole casate.
Solo Silente rimase in piedi, dinanzi il suo leggio. Lucy poté giurare di non averlo mai visto in quelle condizioni: il suo volto anziano sembrava scavato da timori e preoccupazioni, le labbra disegnavano una linea sottile e gli occhi erano ridotti a due fessure.
Il preside di Hogwarts si sistemò gli occhiali sulla punta del naso prima di prendere parola e comunicare all'intera scuola quelli che erano i fatti accaduti all'interno del Mondo Magico che presto li avrebbero coinvolti direttamente.
"Mi duole dovervi riunire qui prima di cena, per di più portando tali notizie. Una voce dal Ministero della Magia mi ha riportato quanto avuto luogo la scorsa notte: un gruppo di seguaci del Signore Oscuro è riuscito a sfuggire dalle celle di Azkaban ed ora non è stato ancora individuato"
Nonostante la gravità di quelle parole, Lucy constatò che nessuno degli studenti nella sala osò aprire bocca ed interrompere il discorso del preside; tutti lo ascoltavano col fiato sospeso, nell'attesa che il professore desse delle informazioni più precise e qualche parola di conforto per i fatti appena accaduti.
"Mi è già stato comunicato che un incaricato del Ministro della Magia verrà inviato in ciascuna scuola di magia del paese, così da tutelarne il normale svolgimento delle lezioni e al tempo stesso tenerci informati sulle vicende esterne.
Inoltre, d'ora in poi qui al castello saranno presenti anche altri ospiti un po' particolari.
Per garantire la sicurezza di voi tutti e non dare ai fuggitivi alcuna via di scampo che comporti un loro eventuale avvicinamento alla scuola, verranno disposti dei dissennatori a controllo di questa"
A quel punto la folla di studenti lasciò andare un grido d'orrore e le parole del preside vennero sovrastate da quelle delle centinaia di ragazzi che, in preda al panico, avevano cominciato a discutere tra di loro sull'assurdità di quella decisione.
Lucy approfittò di quella temporanea interruzione per rivolgersi a George: "Che cosa sono i dissennatori?"
George le rivolse un'espressione amara: "Sono delle creature oscure a guardia delle carceri di Azkaban. In passato venivano anche utilizzati per togliere la vita ai condannati a morte"
Lucy sussultò e il suo volto si trasformò in una smorfia d'orrore; prima che potesse continuare il discorso però, il preside richiamò il silenzio in tutta la sala e ciascuno studente tacque d'improvviso.
"Vorrei dunque invitarvi a non allontanarvi, per quanto possibile, dal castello. Come ben sapete, i dissennatori sono creature senz'anima o sentimenti, a cui poco importa chi si trovano davanti. Per cui vi chiedo di fare molta attenzione e di tenervene alla larga"
Alcuni ragazzi ripresero a parlottare con i loro vicini, ma la maggior parte di loro era bloccata dall'agitazione e rimase in assoluto silenzio ad ascoltare le parole del preside.
"Ora vi devo chiedere un favore molto importante", riprese Silente, "riguarda tutti voi, nessuno escluso, perché di fatto facciamo tutti parte di questa scuola e dobbiamo impegnarci per sostenerla. Ho bisogno che manteniate la calma e siate coraggiosi: fatevi forza a vicenda, così che nessuno si senta solo in un tale momento di tensione. Noi professori saremo a vostra totale disposizioni nel caso in cui abbiate bisogno di sostegno e le vostre famiglie sono state tutte informate degli avvenimenti"
A quel punto Lucy udì qualche studente sospirare di sollievo e l'umore all'interno della sala cambiò notevolmente.
Silente ringraziò tutti per l'attenzione e annunciò che a breve sarebbe iniziato l'ultimo pasto della giornata; molti di loro approfittarono dunque dell'interruzione per una veloce sosta al bagno, mentre Lucy rimase in compagnia dei gemelli a parlare di quanto appena successo.
"Pensate che sia vero?", domandò Ginny non appena si fu unita al gruppo in compagnia di Neville, "Tu-Sai-Chi sta per tornare?"
"È già qui" ribatté Lucy, incutendo timore in tutti i presenti. "Sta riunendo i suoi seguaci"
"Lo hai visto?" le chiese George, con una nota di stupore nella voce.
"Si, una sera. Non ho riconosciuto nessuno degli individui insieme a lui, ma avevano tutti l'aria di conoscersi da lungo tempo"
"Saranno gli stessi che l'hanno sostenuto nella prima guerra magica" intervenne Neville.
"È vero" confermò Fred, lanciando un'occhiata veloce al fratello che terminò la frase per lui.
"Nostro padre dice sempre che nessuno di loro in realtà se n'è mai andato. Si sono nascosti per tutto questo tempo in attesa del suo ritorno"
Ginny fu colta da un fremito e si aggrappò al braccio del fidanzato.
"Ora basta parlare di queste cose" li interruppe Lee, giunto in quell'istante, "parliamo invece dei pronostici per la prossima partita di Quidditch, che ne dite?"
Il gruppo allora riprese a parlare degli argomenti più disparati, godendosi la serata in piacevole compagnia. Mentre banchettavano armoniosamente con le numerose portare preparate dagli elfi della cucina, George notò che la ragazza seduta al suo fianco era particolarmente silenziosa, così di premonì di tirarle una lieve gomitata.
Lucy si destò immediatamente e rivolse al gemello uno sguardo torvo.
"Scusa, mi sembravi un po' giù"
"Sono solo molto stanca"
George le rivolse un sorriso amareggiato: "Che ne dici di una bella scorpacciata di dolci questa sera? Io e Fred abbiamo ancora qualche nostra creazione da farti provare"
In quel momento Ginny, che era rimasta in ascolto della conversazione tra il fratello e l'amica, rivolse a George un'espressione indispettita.
"Non ti permetterò di avvelenare la mia compagna di stanza o di farla tornare a letto con un orecchio più lungo del braccio!"
Lucy sorrise appena alle parole della rossa, mentre George scoppiò a ridere.
"Non ti preoccupare sorellina, ci andrò piano con lei"
Detto ciò, il gemello si rivolse nuovamente alla giovane grifondoro, che ora sembrava aver ripreso il suo solito buon umore: "Allora, ci stai?"
"Puoi contarci"
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