Capitolo 8.
L'indomani mi svegliai abbastanza presto per studiare, ovviamente trovai il buongiorno di Martin e riuscii ad alzarmi con il sorriso e di buon umore. Scesi le scale canticchiando e trovando Eric sulla tavola della cucina a fare colazione. Mamma era uscita per fare delle commissioni ed io decisi di prepararmi una tisana ai frutti rossi sedendomi di fronte a mio fratello per berla.
"Buongiorno" disse sorridendomi.
"Buongiorno fratellone!" risposi.
"Posso sapere in quali altre mani ti lascio oltre a quelle di April?" mi chiese cercando di capire qualcosa in più.
"In mani tranquille non ti preoccupare, fidati della tua sorellina" risposi ammiccando.
"Posso stare tranquillo?"
"Puoi dormire a sogni tranquilli! Tu invece? Pronto per questa nuova esperienza?" risposi cercando di trasmettergli fiducia.
"Sì, anche se sarà un master molto impegnativo, però la cardiochirurgia è il campo in cui vorrei specializzarmi quindi non posso perdere assolutamente questa opportunità"
"Sono così fiera di te, il mio dottore!" esclamai contenta.
"Mi piacerebbe che tu mi accompagnassi all'aeroporto domani sera"
"Certo che lo farò puoi contare su di me!" appena finii di dire la frase, il mio cellulare si illuminò e mi accorsi che era Martin che mi stava chiamando.
Salii in camera mia e decisi di metterlo in viva voce mentre mi vestivo.
"Buongiorno bellissima!"
"Buongiorno" risposi impacciatamente non aspettandomi quell'aggettivo.
"Che ne dici se ci vediamo oggi? Voglio portarti in un posto"
"In realtà dovrei studiare, ma va bene in qualche modo mi organizzo" risposi contenta.
"Perfetto, ci incontriamo davanti al parco?"
"Va bene, a dopo, non vedo l'ora" dissi lasciandomi andare nel pronunciare le ultime parole.
Finii di vestirmi e mi misi subito a studiare anche se la mia testa era da tutt'altra parte, era da tempo che non mi sentivo in quel modo, così desiderata e così voluta, avevo le farfalle nello stomaco e vari film mentali presero il sopravvento. Arrivai all'ora di pranzo e mi accorsi di non aver studiato quasi nulla, dovevo darmi una regolata, anche perché in quel periodo non avrei potuto certo permettermi di rimanere indietro con lo studio. Pranzammo con mamma e poi la salutammo dispiaciuti, era tornata per davvero poco tempo, ma lavorando a quattro ore di auto da casa non poteva raggiungerci spesso. Papà non lo vedevamo da ancor più tempo, lui era un primario di cardiologia a Bruxelles e tornava giusto tre o quattro volte all'anno, ci mancava molto ma non potevamo fare diversamente. I nostri genitori ci hanno sempre insegnato che il lavoro viene prima di tutto e che va seguito e non lasciato mai indietro. Questa situazione mi è sempre pesata perché metteva in secondo piano la famiglia. Non passavamo mai tempo insieme come tutti, non a caso, i miei genitori divorziarono poco dopo il compimento del mio decimo compleanno. Per questo tengo così tanto a mio fratello, gli devo parte della mia infanzia e tutta la mia adolescenza, momenti belli e momenti meno belli, mi è sempre stato accanto. Fino al mio diciottesimo compleanno, eravamo stati affiancati da una tata, si chiamava Elisabeth. Lei vegliava su di noi e non ci faceva sentire mai soli e non ci faceva mancare mai nulla, sfornava sempre delle torte buonissime e grazie a lei devo la mia passione per le tisane. Una volta divenuta anche io maggiorenne però, sia mamma che papà decisero di renderci indipendenti, per loro era molto importante e solo così di conseguenza avremmo potuto essere perspicaci e competitivi nel mondo del lavoro, proprio come loro. Avevo deciso di seguire le orme di mamma sì, mi sarebbe piaciuto aprire il mio studio legale, ma vicino alla famiglia che mi sarei costruita e non chissà dove, mio fratello invece se ne sarebbe andato sicuramente, non volevo pensare a quando questo sarebbe successo, sarebbe stata una batosta troppo grossa per me.
Verso le quindici uscii e raggiunsi il luogo del mio incontro con Martin. Lui era già lì che mi aspettava e mi accolse con un gran sorriso, salii nella sua auto e mi baciò di nuovo.
"Allora sei pronta?" chiese contento.
"Pronta per cosa?" risposi cercando di capire a cosa si riferisse.
"Ti porto alla spiaggia, lì il tramonto è bellissimo"
Partimmo e dopo poco più di un'ora arrivammo al luogo desiderato. Scendemmo e raggiungemmo la spiaggia mettendoci poi a sedere per terra sopra un bellissimo telo azzurro. Martin mi abbracciò e mi baciò più volte, stavo così bene e mi sentivo così al sicuro tra le sue braccia. Il sole iniziò a calare e ci accorgemmo di un gruppo di ragazzi che poco più in là giocava a beach volley. Martin mi prese la mano e mi strinse ancora più a se. Ad un certo punto arrivò una palla, doveva provenire da quel gruppetto. Si avvicinò a noi un ragazzo alto e biondo, seguito poi da uno che riconobbi al primo istante.
"Ma guarda te Scott! Pure qua ti trovo!" disse Matt ridendo.
"Lasciaci in pace Matt, torna nel tuo 'glorioso' mondo infame" rispose freddo.
"Ahah va bene vi lascio soli, ma attento al calar della sera, i rospetti escono dalla tana e la tua ragazza potrebbe confondersi" disse ridendo seguito dal ragazzo biondo. "Ciao bambolina" concluse riferendosi a me.
Martin era nero dalla rabbia, lo potei percepire da come iniziò a stringere la mia mano, forse anche troppo forte. Ebbe una reazione mai avuta prima ed io cercai di tranquillizzarlo.
"Martin calmati! Lascialo stare non capisce nulla!" dissi cercando di farlo calmare, ma nulla.
"Io giuro che lo uccido, non lo sopporto più e poi perché ti chiama bambolina?" mi chiese in modo molto nervoso.
"I-io non lo so, nemmeno lo conosco" cercai di giustificarmi.
"Andiamocene" si alzò ordinandomi di seguirlo.
Non dissi nulla e feci quello che disse, mi alzai e notai Matt che da poco più lontano aveva assistito a tutta la scena, rimase serio per poi distogliere lo sguardo. Montai in macchina di Martin e per metà viaggio ci fu il silenzio più totale. Poi ad un certo punto parlò.
"Scusami Emily, è solo che non lo sopporto, non sopporto la sua presenza e da piccolo me ne ha combinate di tutti i colori, ho una tale rabbia nei suoi confronti" disse in modo pacato, si era tranquillizzato.
"Non ti preoccupare, solo non stringermi più la mano in quel modo" dissi rimanendo sulle mie, non volevo che più nessuno mi toccasse ed anche una semplice stretta di mano più forte provocava in me una reazione esagerata.
"Scusami davvero, non era mia intenzione" rispose dispiaciuto.
"Che è successo realmente tra te e Matt?" chiesi cercando di cambiare argomento, di certo non gli avrei raccontato del mio vissuto, non ancora almeno.
"Siamo cresciuti insieme, eravamo molto amici e ci volevamo un gran bene, condividevamo tutto, giochi, risate e merende. Un giorno però ha bussato alla porta l'adolescenza e le nostre strade hanno iniziato a dividersi. Lui bello ed impossibile ed io timido ed impacciato, quando uscivamo ero sempre in disparte e se provavo ad approcciare con una ragazza ci si metteva sempre in mezzo lui, per questo non voglio che tu lo frequenti"
"Beh io quando decido di stare con una persona ci sto perché ci tengo veramente e mai nessuno potrà distrarmi da quella"
"E tu tieni a me?" disse rivolgendosi a me speranzoso.
"Certo che tengo a te, ovvio dobbiamo ancora conoscerci meglio ma sto bene al tuo fianco" risposi cercando di togliermi dalla testa la scena precedente.
Martin mi prese la mano che prima aveva stretto più forte del dovuto e la portò alla sua bocca ponendoci un dolce bacio. Si fermò lungo una scogliera, il sole era sul momento più bello della sua calata e ci baciammo per tutto il tempo. Forse avevo troppa paura del mio passato, ero rimasta sconvolta e qualsiasi minima cosa mi riportava a quel momento. Tutti potevano avere un momento di rabbia e considerando l'adolescenza che Matt aveva fatto passare a Martin, forse un po' lo capivo. Era impossibile resistere al fascino di Matt, e senz'altro tutte le ragazze che Martin provava a prendersi, venivamo automaticamente rubate da quello che in passato definiva il suo migliore amico. Forse aveva paura che anche io potessi fare quella fine, ma come avevo detto a lui, se decido di stare con una persona è perché ci voglio stare e non ho occhi per nessun altro, anche se Matt con quegli occhi azzurri come il mare, continuava a stregarmi.
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