chapter VIII • pigs on the wing, part II

ʸᵒᵘ ᵏᶰᵒʷ ᵗʰᵃᵗ ᴵ ᶜᵃʳᵉ ʷʰᵃᵗ ʰᵃᵖᵖᵉᶰˢ ᵗᵒ ʸᵒᵘ˒

ᵃᶰᵈ ᴵ ᵏᶰᵒʷ ᵗʰᵃᵗ ʸᵒᵘ ᶜᵃʳᵉ ᶠᵒʳ ᵐᵉ

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«quanto durerà ancora questo silenzio?»

Erano passate ore ed io non avevo fatto altro che rimuginare su quella stupida domanda che mi ero posta sui miei incubi, ero certa che dovesse esserci una risposta precisa, non poteva essere una coincidenza, non avrebbe avuto il ben che minimo senso.

Non solo avevo creato un distacco fisico sedendomi lontano dal posto in cui era lui, avevo anche costruito una barriera tra me e lui, rinchiudendo me stessa all'interno dei miei pensieri, escludendo anche la minima possibilità di ragionare insieme sul problema. Avrei potuto buttar giù quel muro invisibile in un istante se l'avessi voluto ma, non volevo farlo, volevo arrivare alla soluzione, volevo arrivarci da sola. Tuttavia, lui non sembrava essere della stessa idea, iniziò ad essere insistente, continuò a chiedermi se stessi bene, di interrompere quel silenzio in cui mi ero rifugiata, di parlare con lui.

«sto cercando di pensare» esclamai infastidita «se continui a farmi domande non riesco a concentrarmi»

«il tuo è proprio un brutto difetto» affermò giocherellando con uno dei suoi anelli «quando qualcosa ti turba allontani le persone rispondendo in malo modo. Poi ovviamente capirai di esserti comportata come una stronza e chiederai scusa»

«vuoi farmi credere di aver analizzato così bene il mio comportamento da poter giungere a questa conclusione?»

«te l'ho detto, sono bravo a capire come sono fatte le persone. Perciò, possiamo evitare di star qui a discutere e passare direttamente al momento in cui ragioniamo insieme?»

Sospirai. Eddie aveva ragione, comportarmi in quel modo non avrebbe portato a nulla se non degli stupidi sensi di colpa.

«continuo a pensarci, al fatto che Vecna ha attaccato Max...al fatto che ciò che accade nei miei incubi diventi realtà. Ci dev'essere un motivo, no? Mi rendo conto che è assurdo, ma pensare che si tratti di mere coincidenze lo è ancor di più» guardai Eddie, a differenza mia lui sembrava avere una qualche idea frullargli in testa «dimmi quello che pensi perché di questo passo rischio di impazzire veramente»

«e se Vecna avesse maledetto pure te e questi fossero solo dei segnali? Non voglio spaventarti ma, ora come ora, è l'unica cosa che riesco a pensare. Non sappiamo come agisce, magari anche Chrissy ha visto delle cose che non riusciva a spiegarsi...forse è questo che l'ha portata a cercare di comprare delle droghe pesanti...»

«quindi da un momento all'altro potrei sollevarmi in aria, fantastico»

La teoria di Eddie aveva senso. Mi ero scervellata tanto per trovare una chissà quale complicata motivazione e la risposta poteva essere così semplice. In fin dei conti, non c'era nulla a rendermi speciale, non ero la protagonista di un libro o di un film, ero solo parte di qualcosa di più grande di me, di tutti noi, ero una vittima come un'altra. Così semplice e scoraggiante, ma incredibilmente sensato.

«non intendevo dire questo...»

«lo so» mi alzai dal mio angolino e mi avvicinai a lui «dev'essere difficile per te, molto più di quanto lo sia per me. Max la conosco a mala pena e con Chrissy non ci ho nemmeno mai parlato, se io dovessi lasciarci le penne... beh, per me sarebbe semplicemente finita lì»

Era seduto sulla stessa cassa della sera in cui aveva raccontato quello che aveva visto accadere a Chrissy, aveva nuovamente quello sguardo preoccupato e spaventato. Mi si spezzava il cuore al pensiero

«hai visto morire Chrissy davanti ai tuoi occhi e ti hanno incolpato della sua morte, ti hanno costretto a scappare anche se eri innocente. Eddie, io posso solo lontanamente immaginare come ci si possa sentire e non ho la minima idea di cosa ti possa passare per la testa. Vedere una persona morire dev'essere traumatizzante, anche solo ipotizzare che possa succedere una seconda volta...» cercai disperatamente di guardarlo negli occhi, ma il suo sguardo era rivolto altrove. Appoggiai una mano sul suo ginocchio, scuotendolo leggermente come per fargli capire che io ero lì per lui in quel momento. «hai sopportato fin troppe volte il mio comportamento infantile in questi due giorni e hai cercato di farmi sentire al sicuro, libera di esprimere anche il più sciocco dei miei pensieri. Forse è il momento che sia tu aprirti con me, anche solo un pochino. Non sarò in grado di dirti come affrontare emotivamente quello che sta succedendo, però posso ascoltarti. Gli amici servono anche a questo, no? Sempre che tu mi consideri tale»

«cristo santo Lilith, tu non immagini nemmeno» posò le mani sulle mie guance e finalmente mi guardò negli occhi «tu sei molto più che...»

Pensai che per tutto quel tempo non avesse fatto altro che aspettare che fossi io a chiedergli di aprirsi con me, tuttavia prima che potesse continuare a parlare fu interrotto da un forte rumore proveniente dall'esterno.

«cos'è stato?»

Eddie tolse le mani dalla mia faccia e si affrettò a controllare dalla finestra cosa potesse essere la causa di quel baccano.

«cazzo, dobbiamo andarcene» raccolse velocemente le nostre cose da terra e le lanciò all'interno della barca «Jason e i suoi amichetti della squadra di basket sono qui»

«tu vai, io invento qualcosa per prendere tempo» la reazione di Eddie mi aveva provocato agitazione ed io non riuscivo a ragionare lucidamente in condizioni di stress, cercai comunque di rimanere il più calma possibile ripetendo il piano che avevo ideato «vado lì e li faccio parlare per un po' e tu scappi»

«no, no, no» ripeté per ben tre volte, afferrò il mio braccio e mi trascinò vicino all'imbarcazione «non ti lascio qui con quei matti»

«potrebbe essere la cosa più sicura da fare, ascoltami Eddie!»

«ascoltami tu per una volta!» si sforzò di mantenere un tono abbastanza basso per non farsi sentire dai ragazzi che gli davano la caccia. Dopo aver sciolto i nodi che tenevano la barca ormeggiata nella rimessa, si avvicinò per alzare il cappuccio della felpa che indossavo «tu non conosci le persone di Hawkins, io sì. Se intuiscono che stai cercando di aiutarmi a scappare potrebbero farti di tutto, anche se hai un bel faccino, perciò dammi retta, non devono sapere chi mi sta aiutando»

Non insistetti oltre, sarebbe stata solo una perdita di tempo, salimmo sulla barca e prendemmo un remo a testa. Riuscimmo a sincronizzare i movimenti dei due remi piuttosto in fretta da evitare di ritrovarci a far girare su se stessa la barca, ma non abbastanza da allontanarci prima che quei ragazzi potessero notare la nostra presenza.

«ehi svitato! Dove credi di andare?»

«cazzo» Eddie si spostò sul retro della piccola imbarcazione e provò a far partire il motore che sembrava non volerne sapere proprio di fare il suo lavoro «non voltarti e continua a remare!»

«è quello che sto facendo» dissi quasi urlando. Mai nella vita mi sarei immaginata che remare potesse essere così difficile, per quanta forza mettessi nei miei movimenti, avevo l'impressione di non star avanzando nemmeno un po' «se fai dondolare la barca in questo modo finiremo per farci un bagno!»

Nel bel mezzo del panico generale, mi voltai per vedere come fosse la situazione alle mie spalle, vidi i due ragazzi levarsi le scarpe e le giacche, correndo subito in acqua per raggiungerci. Era già una circostanza parecchio brutta e sembrava poter solo peggiorare, non mi rimaneva che confessare ad Eddie una cosa che avrei dovuto fargli sapere prima che salissimo su quella barca.

«penso che questo sia il momento giusto per dirti che io non so nuotare»

«tu cosa? Lilith che cazzo, c'è almeno una cosa che sai fare?»

«sono brava a sparare stronzate, ma non credo che possa essere utile adesso. Forse lo sarebbe stato prima se avessi provato a distrarli!»

Imprecando, Eddie mi sfilò di mano uno dei remi e iniziò ad agitarlo per spaventare i due ragazzi che ci stavano alle calcagna. Una mossa disperata ma apparentemente efficace.

«andiamo, l'abbiamo quasi preso!» Jason, che era più vicino a noi, richiamò l'amico che si era immobilizzato qualche metro più indietro ma quest'ultimo non reagì minimamente «ehi Patrick...»

«qualcosa non va» dissi quasi in un sussurro, rendendomi conto che non poteva essere effettivamente il risultato di quel che Eddie stava facendo per tentare di allontanarli

Il ragazzo sparì sott'acqua, come se una forza maggiore l'avesse trascinato verso il basso, rimanemmo tutti e tre col fiato sospeso finché, d'un tratto, riemerse e si sollevò in aria. Con la coda dell'occhio vidi Eddie indietreggiare fino a perdere l'equilibrio, dopodiché cadde in acqua facendo traballare tutta la barca che non si ribaltò per miracolo.

Accadde tutto così in fretta che restai destabilizzata, faticavo a credere che ciò che avevo appena visto coi miei stessi occhi potesse essere reale. Il corpo del ragazzo cadde in acqua e lo persi completamente di vista. Nonostante la tragedia che aveva appena avuto luogo, non c'era tempo da perdere, aiutai Eddie a risalire e iniziammo a remare, approfittando dello shock momentaneo di Jason per fuggire lontano da lui. Sapevo perfettamente che servirsi della morte di un ragazzo per riuscire a scappare era moralmente scorretto, ma continuavo a ripetermi che quella fosse l'unica cosa che potessimo fare, volevo convincere me stessa che non ero una cattiva persona, che lo stavo facendo per aiutare un'innocente.

Con non poca fatica, raggiungemmo la riva opposta del Lovers Lake. Eddie saltò giù dalla barca e mi tese la mano per rendermi più semplice posare i piedi a terra senza bagnarmi le scarpe. Camminammo per diversi metri nel bosco, mano nella mano, senza spiccicare una parola. Eravamo entrambi consapevoli che non ci fosse nulla che potessimo dire per convincerci di aver agito nella maniera più corretta possibile; c'eravamo comportati come due codardi, eravamo scappati per proteggere noi stessi. Perciò, un gesto così banale come tenerci per mano, era diventato il nostro modo per sapere che non eravamo soli, che c'eravamo l'un per l'altra. Tuttavia, non potevo evitare di domandarmi per quanto ancora ciò sarebbe stato possibile; se la teoria di Eddie secondo cui i miei incubi non erano altro che segnali della maledizione era corretta, quanto sarebbe passato prima che anch'io facessi la stessa fine di Patrick e Chrissy?

«qui dovremmo essere al sicuro per un po'»

Alzai lo sguardo da terra e davanti a noi nel buio della notte vidi una grande roccia dalla forma simile a quella di un teschio. Quasi rimpiangevo il tempo passato nella rimessa, per quanto fosse malmessa, lì eravamo almeno in un posto asciutto e senza tutto quel fango che mi aveva già sporcato tutte le scarpe. Ma poco importava delle mie scarpe, a preoccuparmi era Eddie, per quanto fosse primavera, la notte era ancora fredda e lui l'avrebbe passata coi vestiti zuppi e i capelli gocciolanti.

Probabilmente convinto che avessimo entrambi ritrovato la calma, fece per lasciare la mia mano ma io, invece che imitare il suo gesto, strinsi di più la sua.

«che succede?» chiese

«quello che è appena successo... Jason era veramente convinto che fosse opera tua»

«quel ragazzo non brilla d'intelligenza, per di più il suo giudizio è offuscato dall'odio. Chrissy era la sua ragazza e tutti pensano che sia stato io ad ucciderla, probabilmente vorrebbe ammazzarmi con le sue stesse mani»

«e pensi che la gente di questa città cambierà idea se dimostriamo che è un essere di un altro mondo a uccidere gli adolescenti? Non ci crederà mai nessuno, anche se avessimo la più evidente delle prove. Per questa città tu sarai sempre il capro espiatorio» non riuscii più a trattenermi, iniziai a sputare quella che non era altro che la cruda verità, senza mezzi termini, senza il minimo tatto. «se tu rimani a Hawkins, sarai per sempre l'assassino di Chrissy»

«credi non lo sappia? Pensano che io sia un pazzo psicopatico a capo di una setta solo perché mi piacciono il metal e un innocuo gioco di ruolo. Non sono stupido»

«allora lascia la città, scappiamo» afferrai con entrambe le mani le maniche della sua giacca di pelle bagnata «vieni con me a Boston. Questo genere di notizie rimane solo sui canali locali, a Boston nessuno saprà nulla, potresti vivere una vita tranquilla»

«Lilith...»

«l'idea che tu debba vivere scappando in continuazione, la detesto ma finché rimarrai a Hawkins sarà così. Ti prego Eddie, non devi necessariamente venire con me a Boston, non ti sto chiedendo di rimanere con me, ti sto chiedendo di andartene da questa città per vivere una vita normale»

Eddie non disse nulla, si limitò ad abbozzare un sorriso. Ed io capii che, per quanto l'avessi pregato di lasciare la città, lui non l'avrebbe fatto. 

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