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"E stai un po' ferma. Starai bene" disse la madre di Benedetto, mentre le metteva l'ombretto in viso.
Nonostanta le l'ennesima volta che le dicesse che non mi piace truccarmi, lei continuava ad insistere che dovrei valorizzarmi e che sono una così bella ragazza.
"Come ti sembra?" Disse la donna più anziana, girando lo specchio.
Beneedetto avrebbe tanto voluto dire che la ragazza che lo osservava fosse belle e che ci uscirei volentieri, ma invece vedo un mostro con le forme troppo ampie. Porto la mano sul mio petto, sentendo la piattezza e trattenendo il disagio che sto provando.
"È decente" disse il ragazzo sforzandosi di fare un sorriso.
"Visto? Vedrai che stare con una persona non di mai arnese come Giuseppe ti farà bene"
"Certo, come ha messo a posto te" pensò, mordendomi la lingua per evitare un ceffone.
Tornando in camera a prendere il suo zaino, gli mentre in sottofondo i suoi che stanno facendo l'ennesima duscissione. Se uno sconosciuto guardasse la sua stanza e poi lui, saprebbe subito con che tipo di persona ha a che fare. Raccolse un libro che è caduto a terra e si guardò  un ultima volta allo specchio.
Tutto quello che poteva vedere era qualcosa che non era lui, con i lineamenti troppi paffuti e un petto troppo arrotondato, che gli faceva venire da vomitare. Chissà se la sua match gli avrebbe buttato i binder come aveva.
Una volta usciti, dovettero fare a piedi, poiché essendo lui non più con un compagno non aveva accesso ai mezzi pubblici che passavano di là.

"Come sto mamma?" Chiese Alessandro, anche se sapeva già quall'è la risposta. Gli piaceva semplicemente sentirmela dire.
"Stai benissimo tesoro, un vero principe azzurro" dice lei, con sguardo orgoglioso.
Il ragazzo ricco, mentre finiva di sistemarsi i capelli e getto uno sguardo alla fila di persone che sembravano nervose. Erano alla loro prima match, non come lui che aveva già avuto la sua accoppiata.
Lui invece si sentiva abbastanza tranquillo, perché finalmente potrò di nuovo avere una match e poter lasciarmi alle spalle la situazione con Elisa e la macchia sulla mia reputazione.
Entro nella sala dove c'è il computer della match e le ragazze. Vedo che molte lo stessero guardando con gli occhi luccicanti, speranzose di sere scelte dal computer e poter star con quello che pareva un principe azzurro.
Lo schermo inizio a lampeggiare, mentre l'algoritmo faceva una scelta tra le varie ragazze speranzose nella stanza.
E dopo alcuni minuti nello  schermo  vide.... Alessia Donati?
Cosa? Loro? No, ci doveva essere un errore. Eppure sullo schermo c'èra proprio quell'immagine. Si volto verso la sua match, che anche loro stanno guardando lo schermo increduli. Quando però incrociarono lo sguardo con ilsuo  si induris velocemente, prima di uscire.
Tornandi dalla sua famiglia, li vide che sta ancora sbraitando contro uno dei controllori.
"Il computer non sbaglia mai, mi dispiace, ma è così. Mettetevi il cuore in pace" dissero, anche se sembrano anche loro a disagio.
Dall'altra parte della stanza la famiglia di Akessua sembrava  appena aver vinto alla lotteria, visto quanto sembravano euforici. O meglio, i genitori. Loro non mi sembravo così felici.
Questo gli punge ho lo nell'orgoglio, pensando a quante ragazze darebbero la vita per poter essere al suo posto. Dovrebbe essere anche lei felice invece di essere incazzata e lamentarsi contro la società, rovinando anche la faccia della sua famiglia e chiudendosi anche a diversi servizi.
Ma la ragazza restava immobile e fredda.

"Si può sapere perché hai saltato le lezioni di coppie?" Chiese  la madre di Benedetto una sera, sempre in tono severo. Erano passati alcuni giorni dalla scelta, e Benedetto aveva evitato come la peste il suo nuovo fidanzato.
"Le ho già fatte, a che mi serve andarci per sentire le stesse cose?"ribatte il ragazzo, con gli occhi rivolti al cielo.  Le lezioni di coppia erano corsi che le match appena fatte facevano per legare in teoria, ma in realtà erano solo piccole attività e questionari dove non insegnava nulla di effettivamente utile
"Ma sono obbligatore per legare con..."
"Legare con qualcuno che ogni volta che mi guarda sembra sempre schifiltoso e si crede Dio sceso in terra ?"disse con voce dura, mentre se ne andava.
Probabilmente ai suoi occhi si starò esagerando, ma a me non importa. A differenza loro io conosco quel tizio e stare con un amico delle guardie non era nel suo stile. Certo, era un uomo molto carino, ma il modo in cui si atettava non gli piace.

Passarono alcune ore prima che la donna entrasse nella stanza del ragazzo senza bussare.
"Ascolta, i genitori di Alessandro mi hanno proposto che tu passassi le vacanze di Natale da loro per sistemare un po' le cose"
Benedetto perse un battito,"Dovrei andare da loro?"
"Veramente pensavano che tu e Alessandro passaste le vacanze in una loro casa da soli. Così da potervi conoscere un po' meglio"
"Perché dovrei?" Disse Benedetto, prima di beccarsi uno schiaffo.
"Alessia, smettila di fare i capricci. Sei sotto la mia tutela e già abbiamo la reputazione rovinata, non peggiorare le cose"disse la donna, andandosene.

"Allora, che ne pensi?"
"Non male" disse Bendetto, pronunciando le prime parole da quando erano partiti dalla città. Per quanto potesse negarlo, la tenuta della famiglia di Alessandro viene guardata con invidia già dai ricchi, una villetta a tre piani con tanto di piscina circondata da una foresta..
Una volta dentro,  si  si toglie velocemente i vestiti e i cappelli, passandosi una mano tra i capelli cortissimi. Era strano per Alessandro che fosse lui quello con i capelli lunghi e legati, mentre lei aveva i capelli corti.
"Il letto di sopra è il mio. Non voglio dormire insieme" dissero, mentre.
Faccio le spallucce, in fondo anche Calipso inizialmente non voleva dormire con lui inizialmente. Aveva dovuto aspettare molto tempo
Disfate entrambi le valigie, sistemando in modo ordinato i vestiti e i vari oggetti necessari, prima di scendere. Ma mentre Alessandro ripassava le attività che aveva voglia di fare con loro quella sera, vide che stavamo parlando al telefono con un altra persona.
"Già guarda, sono proprio contento di dover restare qui un mese e avere solo queste gonne e top" li sento dire, con voce acida.
Si metto dietro la porta ad origliare, qualcosa gli dice che è importante per lui sentire la discussione.
"Lo so, Michele che è solo un mese, ma comunque stare con quel coglione.... Vabbè, ciao" dice, interrompendo la chiamata. A quel punto si fece avanti.
"Chi era al telefono?"
"Non sono affari tuoi, non siamo una coppia"
"Veramente lo siamo, sei tu che continui a voler fare l'acida"
"Ah, quindi dovrei essere contento di riprovarmi con te?" Chiesero. Perché continuano ad usare il maschile?" Pensò Alessandro.
"Mi fai impazzire"
"Non sei costretto a stare qui, sai?"
"Beh, siamo stati scelti e..."
"E anche se fosse? Cosa ti costringe a restare qui con me? Perché sei così codardo da restare con una persona che non ami solo perché è stata scelta da un cazzo di computer e non da te? Persona che tra altro non conosci nemmeno"
"E tu perché devi per forza fare questa vostra ridicola crociata contro un sistema che funziona e che voi state semplicemente facendo casino inutilmente, visto che un sacco di coppie sono state scelte così e sono felici? E smettila di lamentarti perché non vuoi vestirti come una ragazza dovrebbe, non sei mica lesbica"
Il silenzio cade tra di loro, ma poi loro mi passano davanti, dandogli una spallata, "comunque sono gay, lesbica si usa per le ragazze"aggiunse alla fine, in tono velenoso.
Sarebbero stati lunghi giorni.

Benedetto quella mattina non riusciva  proprio a dormire, nonostante siano solo le sei del mattino, la rabbia che provava mi ha fatto passare il sonno. Aveva bisogno di aria fresca, quindi si mise il capotto ed uscì. Era un intera settimana che stavano in  quel posto e già Benedetto voleva tornarsene a casa. Lui e Alessandro si erano ignorati dopo quella litigata, vedendosi solo per i pasti. Lui cercava di fare conversazione, ma erano tutti argomenti che o non capiva o sembrano i modi per rimorchiare di un ... simp? Si, quel termine arcaico era perfetto.
La fredda aria della mattina lo svegliò un po', mentre camminava verso la foresta. Avrebbe voluto addentrarsindi più, ma non poteva  farlo troppo perché non conosca la zona e  perdersi era l'ultima cosa che voleva.
Alla fine arrivo dove c'è una pietra piatta e ci mise sopra un tappetino per la yoga, osservando il paesaggio. La neve era ancora a fiocchi, trasformando il posto in un paradiso invernale.
"Ti godi la vista migliore della mia?" Dice la voce di Alessandro, che doveva essere arrivato a passo di gatto visto che non era stato udito.
Non si giro nemmeno, troppo preso a cambiare posizione e non interrompere il processo di rilassamento. "Come fai a non attorcigliarti tutto?" Chiese  poi l'albero, con uno sguardo incuriosito.
"Non eri tu quello sportivo?"chiese Benedetto, mentre apriva un occhio.
"Si, ma di atletica. Ogni volta che facevo yoga o cadevo o mi facevo male"ammise, sempre guardando i suoi movimenti.
"Dai, è facile. Una volta imparato" disse, mentre gli faceva vedere come si faceva una delle pose più semplici.
Lui tentò di imitarlo, ma cade malamente nella neve, facendo ridere il ragazzo.
Ma non appena la risata uscì dalle sue labbra una palla di neve lo colpì alla testa.
"Perdonami, ma era troppo provocante questa situazione" ammise Alessandro, volendo vedere se l'altro si sarebbe arrabbiato.
Ma al posto di arrabbiarsi raccolse un altra palla di neve.
"Hai paura di rovinarti i vestiti o vuoi combattere con me?" Chiese, con un sorrisetto provocatore.
"Paura io? Solo dei pesci"
"Sul serio?" Chiese il ragazzo, con il sopracciglio alzato.
"Ma li hai mai visti? Quegli occhi fissi e sporgenti me li sogno la notte" ammise Alessandro, suscitando una risatina in Benedetto.
"Ha molto senso"

"Come ci si sente ad essere così ricchi?" Chiese quella sera a  cena , rompendo il ghiaccio. Avevano passato almeno sei ore a giocare nella neve che entrambi una volta tornati alla tenuta abbiamo scoperto che era già l'una. Nessuno dei due aveva particolarmente fame o stanchezza stranamente, quindi i loro piatti, che contenevano biscotti,  erano rimasti quasi intoccati.
"Non c'è male, non devi correre dietro alle bollette. Al massimo devi pensare alla noia" risponde, mentre posava la tazza di cioccolata calda. Domenico non l'aveva presa, optando invece per del caffè.
"E voi invece? Come stare? I tuoi genitiri sembravano molto contenti di vedermi accoppiato a te"
"I miei vogliono solo salire di rango, fottesega chi è. E vogliono anche mi metta la testa a posto con il matrimonio" dico, facendo un espressione di disgusto.
Alessandro stette in silenzio per qualche minuto, prima che dicesse "Ascolta, ho deo vestiti che non uso più.... Li vuoi provare?"
Il mio sguardo si insospettisce "perché mi stai facendo questa proposta?"
"Ascolta, dovremmo stare qui altre due settiman e non voglio che ci guardiamo in cagnesco per il tempo restante. Tanto vale che troviamo dei terreni comuni"
Onesto
"okay. Ma ti tengo d'occhio" disse Benedetto, con un luccichio negli occhi.

La settimana successiva, seppur non esattamente come nei film romantici, è comunque un passo avanti. Benedetto e Alessandro non si ci ignoravano più ne litigavano, ma nemmeno avevano tutta sta gran confidenza. Meno male che erano lontani dagli occhi della gente, altrimenti sarebbe stato un bel guaio.
Beh.... Come sei finito in questo situazione?" Chiese una sera Alessandro, mentre i due guardavano la televisione.
Loro si girano versodi lui , guardandolo ancora con quegli occhi circospetti.
"Perché lo vuoi sapere?"
"Beh, tutti sanno cosa è successo con me.... Ma con te invece?" Chiese Alessandro, ritrovandosi per la prima volta senza altri argomenti.
"Ma la spiegazione ufficiale la conosci. Il mio accoppiamento è sparito e non è più tornato"
"Però voglio sapere la tua." insistette.
Benedetto a quelle parole posarono la ciotola di patatine che stavano mangiando e, dopo un silenzio di qualche secondo, dissero con voce piccola "Legittima difesa...."
"Cosa?"
"L'ho ucciso io"
Per un attimo l'altro rimase in silenzio, troppo scioccato per parlare.
"Ma si diceva scomparso" balbetto Alessandro.
"È quello che dicono... ma è stato un incidente."
Lui continuo a non capire e Bendetto decise di approfondire.
"Una notte ero uscito di casa per andare a fare casino, ma una volta tornato ci fu un litigio terribile. Durante la lotta è caduto dall' balcone." Spiegarono, in tono apatico e stanco.
Una cosa del genere sarebbe stata  segnalata e il ragazzo sarebbe stato condannato senza processo, ma prima che lui potesse dire qualcosa Benedetto disse "Ora c'è ci penso.... Tu non hai nulla da nascondere?"
Alessandro a quel punto comprese che forse doveva vuotare il sacco, se non altro per completezza. Quelle vacanze stavano scoprendo troppi altarini. "Non è stata lei a tradire me.... L'ho fatta allontanare con una accusa falsa. Odiavo il fatto che non si comportasse come volevo io e invece di stare con me volesse uscire e stare con altre persone. Ma sto iniziando a pentirmene e non solo perché vengo guardato male per essere single" ammise Alessandro. Prima era lui ad essere incazzato, adesso perché il suo volto bruciava di vergogna?
"Sai.... Non riesco del tutto a comprendere le tue motivazioni di lotta" disse di nuovo dopo una pausa, con voce piccola e timida. Benedetto si girò, con un sopracciglio alzato. Non capiva se sia delusione o altro.
"... ma devo ammettere che tu hai dei punti...... e che Benedetto è un nome migliore di Alessia" aggiunse in fretta, tastando il suolo.
Dopo alcuni interminabili minuti, lui sorride, "Il fatto che tu lo ammetta è già un inizio. É in effetti anche tu hai alcune ragioni"".
Sembrava che lo avesse detto a malincuore, mai nei loro occhi si poteva vedere anche qualcos'altro.

Dopo un mese, la fine delle vacanze arrivò.
Alessandro avrebbe voluto dire che sarebbero tornati follemente innamorati e finalmente potessero essere la coppia che lui desiderava, ma nel profondo sapeva che non era così. Avevano qualche punto in comune.
Benedetto e lui non si stavano dicendo niente mentre viaggiavano su quella macchina, e avrebbero continuato a non dirsi nulla se non avessero visto del fumo salire dalla città.
"Che diavolo?"ebbero il tempo di pensare entrambi prima che la radio desse risposta alle loro domande.
C'era una rivolta, le strade erano in subbuglio.
"Dobbiamo tornare indietro, i miei genitori verranno a portarci lontano"disse Alessandro, sperando che Benedetto fosse d'accordo. Ma invece l'altro sembrava... Indeciso?
"... non posso... io voglio combattere.. questa è la causa per cui sto lottando" dice Benedetto, con voce tremante. Nei loro occhi si vedeva che c'è un esitazione.
Erano davvero.... Indecisi per lui?
Una parte di Alessandro vorrebbe prenderli tra le mie braccie e baciarli, ma in altra.... Loro ci tengono a questo. Non ho il diritto
"Vai."
"Cosa?" Disse, con un espressione stupito.
"Questo é l'occasione che aspettavi da tempo, sarei egoista a negartela. Scendi pure"
Ma prima di scendere dalla macchina lui afferró il polso e lo  tirò a sé, baciandolo.
Per un attimo rimango senza fiato, prima che Bendettto si mettesse a correre. Rimase per un attimo a guardarli svanire tra la folla, prima che svanisse ne, buono.

Per quanto sia ormai dicembre, Benedetto non riusciva  proprio a girare con qualcosa di più pesante di un giaccone, non so perché, forse per il fuoco che proveniva  dai cantieri.
Molti edifici erano ancora distrutti e alcune infrastrutture fuori uso, ma stavano pian piano raggiungendo una sorta di normalità. O meglio, una normalità senza il governo. Molte persone continuavano a dire che si stava meglio prima, ma sono una piccola minoranza rispetto a chi a tirarono un sospiro di sollievo, quindi anche loro se ne andranno "tranne la nostalgia"
Non sapeva che fine abbia fatto Alessandro, da quando si erano  separati quella notte non aveva più avuto sue notizie, non importa quante volte abbia provato a chiamarlo.
"Avrà sicuramente cambiato pagina, trasferito in una nuova nazione e trovato una moglie che può dargli la normalità che tu non puoi dargli" mi dico più volte, ma comunque non riesco a levarmi il pensiero.
Sono così perso nei miei pensieri che non mi accorgo che una persona mi ha toccato più volte la spalla.
"Mi hai sorpres, i capelli corti e la barba non ti stanno male" disse una voce. Una voce molto familiare. E un viso molto familiare.
"Dove cazzo sei stato?"
"Ho avuto un po' di problemi a contattarti. E pensavo che non volessi più avere a che fare con me" ammise Alessandro, abbassando lo sguardo.
Benedetto  a quelle parole sorrise, sollevato di non essere stato dimenticato.
"Ti va di cenare insieme? Non ho potuto fare la spesa e pensavo di cenare fuori" propose l'ex ribelle.
"Mi piacerebbe"

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