Capitolo 33: Il volatile
–Pronti? – chiede Floyd. – E... via!
Tiro un pugno, prendendo in pieno la mascella di Austin, che lo fa indietreggiare. Floyd urla facendomi ridere e distrarre, Austin mi fa cadere a terra e Floyd urla ancora di più. Mi alzo subito, probabilmente se non fosse per il fatto che non provo nessun dolore, non mi sarei alzata molto facilmente.
– Attenzione, cagnolino. I tuoi occhi stanno diventando stranamente cagneschi – scherzo io, prima di tirargli un altro cazzotto allo stomaco. Si abbassa gemendo, così ne approfitto e lo faccio cadere a terra. – Vinto! Un'altra volta! – urlo io ridendo. Aiuto Austin ad alzarsi. – Combatti come una ragazza, Austin.
– E tu combatti come una persona che non prova dolore – borbotta Austin tenendosi la pancia. – Vorrei ricordarti però che io sono molto più umano di te e-
Un cazzotto lo fa azzittire.
– Cazzo, Cassie! – tuona lui, prima di correre verso di me e farmi cadere come se ad una partita di rugby. Scoppio a ridere e, mentre sta per tirarmi un cazzotto, prendo il pugno di scatto e lo spingo via. Salgo sopra di lui e gli fermo le mani sopra la testa.
– Wooh! – urla Floyd ridendo. – E Cassie vince per la cinquantesima volta in un solo giorno.
Rido guardandolo, do un bacio sulla guancia ad Austin e mi alzo. – Vuoi una mano, femminuccia? – chiedo io sorridendogli.
– Vaffanculo – bofonchia il mio amico, alzandosi da solo. – Sei una macchina distruttiva.
– Già, lo sono – sogghigno io, avvicinandomi a lui e prendendolo sottobraccio. – Ma tu rimani sempre il ragazzo-lupo più figo. – Lo vedo arrossire e così rido dandogli un altro bacio sulla guancia.
– Non prenderti gioco dei poveri ragazzi, Cassie – scherza Floyd.
– Oh, tranquillo. Io e Austin...
– Ragazzi! – ci chiama Jeremy Ruterful uscendo dalla casa, sembra molto arrabbiato. Austin si distacca da me e abbassa lo sguardo, ha paura di lui e probabilmente pensa che Jeremy provi ancora qualcosa per me. – Che diavolo state facendo? Potete cercare di non ammazzarvi a vicenda?
Quando mi guarda, inizio a parlare. – Non ci stiamo ammazzando. Ci stiamo allenando, vero, Austin?
– Sì, ci stiamo allenando – mi fa eco lui guardando Jeremy. – Mi dispiace se vi abbiamo in qualche modo disturbati.
Rido, Austin che si piega al cospetto di Jeremy... chi lo avrebbe mai detto? – Come possiamo disturbarli...
– Veramente sì – ringhia Jeremy fulminandomi con lo sguardo. – Ci state disturbando. Cassie, solo perché in qualche modo adesso non senti più dolore non significa che gli altri lo devono provare solo per far alzare il tuo ego.
– Il mio ego? – chiedo io. – Ma tu che ne sai del mio ego?
– Lo vedo. Lo vediamo tutti. Quindi fai un favore a tutti, Austin compreso, e smettila di fare la grande donna guerriera. Vorrei ricordarti che siamo in lutto per la morte di un bambino che è stato ucciso sotto i tuoi occhi.
Rimango in silenzio per un po', continuando a guardarlo dritto negli occhi per sfidarlo, poi quando mi sono stufata rientro dentro senza nemmeno aggiungere una parola.
Busso alla porta di Louis ma, quando sento la voce di Louis, Jeremy mi gira di scatto. – Ti sei impazzita per caso? Cosa ti prende? Austin è viola per quante botte gli hai dato.
– Stavo solo cercando di addestrarlo come si deve, cosa che tu non stai facendo – dico io, tranquillamente. – Dovresti smetterla di cercare di fare il padre di famiglia. So quello che faccio e sono anche a conoscenza delle conseguenze. Ora, se vuoi scusarmi, devo parlare con Louis Dempson in privato.
– Louis Dempson non parla da solo con te – ringhia lui. – Abbiamo deciso che d'ora in poi tutte le varie richieste saranno discusse con entrambi, quindi ti conviene inventare un discorso pieno di forza persuasiva, perché io non mi farò convincere da te. Chissà perché, ma qualcosa mi dice che c'entra con il fatto della madre di Austin.
– Stanne fuori – mormoro io fulminandolo con lo sguardo. – O giuro su Dio che te ne pentirai, Jeremy Ruterful. Prova ad intralciarmi e ti succederà qualcosa di veramente grosso. Credimi, ormai non sono più nemmeno di cosa sono capace.
Si avvicina a me. – Non mi fai paura.
Mi avvicino ancora di più. – L'apparenza inganna, amore.
Rimane in silenzio e per fortuna Louis Dempson apre la porta. – Oh, siete voi! Chi dei due ha bussato alla porta?
Alzo la mano.
– Bene, Cassie. Entrate, così parliamo. Prima di tutto vorrei dirti quanto sono dispiaciuto per quello che vi è successo. Il destino sembra avercela con voi, ma vedo che sei andata avanti, Cassie. Ogni giorno ti alleni con quei due ragazzi e credo faccia bene a tutti, nonostante Jeremy pensi il contrario, ma sappiamo che Jeremy è un ragazzo molto geloso. Non è vero, Jeremy?
– Non si tratta di questo – borbotta Jeremy, sedendosi accanto a me. – Cassie li usa per sentirsi meglio. Dopo poco tempo, loro sono ricoperti di sangue e lividi, mentre lei è fresca come una rosa. Non gli insegna niente, se non a provare dolore in silenzio.
– Come hai detto tu, Louis, Jeremy a quanto pare è molto geloso. Non sto facendo niente di tutto ciò, ed entrambi i ragazzi accettano ogni giorno di combattere con me, di certo non sono i miei sottomessi. Ma non sono qua per questo, vorrei parlare con te Louis, in privato, senza Jeremy Ruterful.
– Ed io ho già detto alla signorina Cassie Moonic che questo non è possibile, non è vero, Louis? – chiede Jeremy sorridendo a Louis.
Quest'ultimo mi guarda in silenzio per un bel po' di tempo, così cerco di pensare alla madre di Austin, per cercare di fargli capire che questo discorso lo avevamo iniziato già un po' di tempo fa, e che Jeremy non era presente nemmeno l'ultima volta. Sospira. – Jeremy, per favore, potresti andare a vedere come stanno gli amici di Cassie? Portali in infermeria, se ce n'è bisogno.
– Cosa sono, un segretario per caso? – ringhia Jeremy. – Louis avevamo detto...
– Lo so, Jeremy. Ma si tratta di Cassie, e tutti sappiamo che sei troppo coinvolto sentimentalmente con lei per essere distaccato e assolutamente presente – lo interrompe Louis guardandolo con severità. Non vuole sentire altro.
– Mi stai sottovalutando, non è da te – continua Jeremy.
– Non ti sto affatto sottovalutando, Jeremy. Quello che provi per Cassie è veramente una cosa fuori dall'immaginabile. È un bellissimo sentimento ed è-
– Inutile – lo interrompo io. Guardo Jeremy, senza alcuna emozione. – Quello che provi per me è il sentimento più inutile di questa terra. – Louis mi chiama, ma lo lascio stare. Jeremy invece mi guarda attentamente. – Puoi benissimo farti un'altra vita. Incontra altre ragazze e vedi di smetterla di fare tutto ciò, ad un certo punto diventa pure imbarazzante trovarti dappertutto, mentre cerchi di trattenerti per non scoppiare di gelosia. Fatti una vita, Jeremy Ruterful.
– Farmi una vita, eh? – dice Jeremy con voce tremante. – Ma certo. Tranquilla, mi farò una vita il più presto possibile, con le persone che più ti odiano, solo per starti più lontano possibile. – Si alza dalla sedia, lancia un'occhiataccia a Louis e poi se ne va sbattendo la porta.
Faccio un sospiro profondo, sono preoccupata per me. Dovrei sentire dolore? Dovrei sentirmi dispiaciuta? Non lo sono. So quello che sto facendo, ma questa faccenda del dolore sta diventando più grande di me. È come un veleno e un antidoto al tempo stesso: non mi tocca più niente.
– Era proprio necessario? – chiede Louis. – Ho capito cosa stai cercando di fare, vuoi farti odiare da lui, solo perché così potrà avere una vita senza di te e quindi senza sofferenza. Ma quel ragazzo ti ama più della sua stessa vita, Cassie. Ha cercato di fare di tutto per salvarti, l'ha sempre fatto.
– Non sono qua per parlare di Jeremy – rispondo io. – La madre di Austin. È giunta l'ora di andarla a prendere. Austin continua a chiedermi informazioni, sono stanca di mentirgli. Cercherò di mandare un messaggio a Cole Ruterful. Sicuramente mi chiederà d'incontrarci, ma vorrà vedere sicuramente Austin e questo non va bene. Soprattutto perché vedrà sua madre intrappolata non so come, e ancora non è stato addestrato accuratamente, il ché significa che non si sa ancora controllare. Ci dovrò essere io con lui, per forza.
– Sembra che tu abbia già pianificato tutto – esclama Louis alzando le mani al cielo. – A cosa ti servo quindi io? – chiede avvicinandosi a me unendo le sue mani.
– Mi devi dare il via libera – rispondo io. – Devo sapere che tu stai dalla mia parte, che non mi intralcerai, che mi farai fare le cose a modo mio.
Scuote la testa ridendo. – Perché, ti fermeresti se ti dicessi di no? – chiede lui.
Faccio una smorfia. – Purtroppo per te, no. Ti rispetto, davvero! Ma quella donna è come una seconda mamma per me, non posso aspettare ancora.
Ride, spettinandosi i capelli. – Vai, Cassie. Non so veramente più come fermarti. Che cosa devo dirti? A quanto pare, questa volta il destino ha scelto una Whitesun veramente troppo determinata. – Ride. – Che posso dire? Non conoscono vie di mezzo.
Faccio un mezzo sorriso e mi alzo. – Grazie, Louis. Cercherò di contattare Cole Ruterful, in qualche modo. Forse dovrò prendere una macchina, per te va bene? – Fa spallucce. – Bene. Ciao.
Esco dall'ufficio di Louis Dempson e corro nella stanza di Andrew per parlargli del mio nuovo piano. Busso alla porta e apro subito, e mi rendo conto di aver fatto un errore. Trovo Caroline e Andrew a letto, lei sopra di lui mentre si baciano in biancheria intima. – Oh, merda – borbotto io scioccata. – Scusatemi, scusatemi – dico ridendo. – Non perdete tempo. – Scoppio a ridere ancora di più. – Oh, mio Dio. Scusatemi. Emh... Andrew, ho bisogno di te, quindi se entro cinque minuti non esci vestito e pronto, entrerò un'altra volta e mi metterò sul letto vicino a voi.
– Vaffanculo, Cassie! – esclama Andrew. – Esci dalla mia camera!
– Ci conto, Andrew. Sto a quattro minuti e cinquanta secondi – rispondo io continuando a ridere. Chiudo la porta, trattenendomi dal ridere ancora di più. – Austin! – urlo io, vedendolo camminare verso la mia camera, sembra arrabbiato. – Che succede? Vieni qua, dobbiamo parlare.
– Prima io – ringhia lui venendo davanti a me. – Quello stronzo di Jeremy si sta portando a letto una ragazza. L'ha presa e l'ha baciata davanti a tutti come se niente fosse e quella c'è stata subito. Ti rendi conto? Tu sei qua a... Che stai facendo, a proposito?
Rimango in silenzio, per un po' di tempo cercando di analizzare la faccenda. – Oh, ha fatto in fretta vedo – borbotto io, mettendomi indietro i capelli, leggermente infastidita. – Stai tranquillo, Austin. Sono stata io a dirgli di farlo. – Fa per chiedermi il perché, ma lo anticipo. – È inutile che stia male per me, sta diventando veramente ridicolo, così gli ho detto di farsi una vita. Comunque, ti ho chiamato perché devi sapere che adesso mi metterò in contatto con Cole Ruterful per riprenderci tua madre. Molto probabilmente mi chiederà di vederci e vorrà vedere anche te, ma devi stare tranquillo. Tua madre molto probabilmente sarà ferita e devi rimanere lucido, Austin. Se farai qualcosa di avventato finirà male e non potrò aiutarti. È chiaro?
– Sì, è chiaro. Quando andiamo?
– Ancora non lo so. Sto aspettando che Andrew si rivesti per... – Proprio in quel momento la porta si spalanca ed Andrew esce con i capelli spettinati e gli occhi ridotti a fessura. Gli sorrido. – Buongiorno, bellezza! Mi dispiace aver disturbato il tuo sesso mattutino, ma mi servi per una cosa molto importante. Louis ha già dato il consenso, quindi ora manchi solo tu.
– Vaffanculo, Cassie – ripete Andrew.
– Esattamente – dico io, dandogli una pacca sulla schiena. – Iniziamo col piede giusto vedo. Allora! Tutto quello che devi fare è portarmi qua il volatile di Cole Ruterful.
– Cole Ruterful ha un volatile? – chiede Austin.
– Non è questa la domanda giusta, lupo mannaro. Secondo te, stronza che non sei altro, come faccio io a portarti un uccello se non ho niente che mi colleghi a lui? – lo interrompe Andrew.
– Cole Ruterful ha un piccione? – ripete Austin.
– Bene. Allora dimmi cosa ti serve per farti portare qua quel maledetto volatile – rispondo io, senza dare altre spiegazioni al mio migliore amico.
– Una piuma, per esempio – ringhia lui. – Ma qualcosa mi dice che non ce l'hai quindi... che ne dici di un tuo ricordino con quel bellissimo uccello? Non sarà niente, forse ti sentirai stordita per un po' di tempo, ma almeno avrò un contatto con quel bellissimo piccolo uccello, di quel maledettissimo Cole Ruterful, e così potrò tornare a letto da quello schianto di ragazza, che credo sia diventata la mia ragazza.
– Oh, da come vi baciavate sembravate molto intimi – scherzo io, Andrew mi spinge e così scoppio a ridere. – Va bene, hai ragione. Comunque, va bene. Vada per il ricordo allora. Vuoi fare prima il tuo sesso mattutino e poi vieni da me? Ti avverto però, che da me non avrai niente di tutto ciò.
– Vaffanculo, Cassie – dice Andrew.
– Sei sempre così premuroso, Andrew caro – rispondo io sorridendogli. – Va bene. Andiamo subito in camera mia e facciamo quello che non vedi l'ora di fare: uno dei tuoi meravigliosi incantesimi. Spero che farete scintille lo stesso dopo che avrai usato un bel po' del tuo potere da grande mago.
– Vaff...
– Si, l'hai già detto più o meno quattro volte – lo fermo io prendendolo e trascinandolo verso la mia camera. – E comunque, Austin, non è affatto un piccione, ma ci somiglia molto. Non sono molto brava a capire la razza degli uccelli...
Noto immediatamente Jeremy entrare nella sua camera, accompagnato da una ragazza dai capelli chiari. Non fa caso a me, e forse è meglio così. Qualcosa dentro di me sembra farmi male, fino a non farmi respirare, ma dopo pochi secondi non sento neanche più l'acido della gelosia. Non c'è più traccia di niente, dentro di me.
Faccio un sospiro profondo e sorrido ai due ragazzi davanti a me. – Bene, stavamo dicendo? Entrate e parliamo. Vieni, Andrew, prendi tutti i ricordi che vuoi.
***
– Ecco fatto – mormora Andrew togliendo le mani dalla mia testa. – Come ti senti? Oh, attenta! – esclama lui prendendomi praticamente in braccio. – Ti gira la testa, non è così? – Annuisco. – Forse dovresti riposare. Se vuoi ti portiamo il pranzo qua.
– E fare in modo che Jeremy pensi che sto male per colpa sua? Mai – ringhio io, alzandomi dal letto e togliendo le mani di Andrew dal mio corpo. – Sto bene. Ho solo bisogno di mangiare. – Mi metto le scarpe e vado nella sala pranzo dove tutti stanno già a tavolo.
– Stavamo iniziando a preoccuparci – esclama Louis, facendo alzare lo sguardo a Jeremy. – Tutto bene? Hai fatto quello che dovevi fare?
Mi siedo accanto a Scott. – Ci sto lavorando – rispondo io sorridendogli, lancio un'occhiata a Jeremy perché so che sta morendo di curiosità. – Questa sera dovrebbe arrivare – aggiungo, continuando a guardare Jeremy invece di Louis. – Farò in modo che il messaggio gli arrivi forte e chiaro.
– Bene – ribatte Louis, dopo avermi letto nella mente. – Non esagerare però. Ti vedo fin troppo pallida, non ti devo ricordare che sei più debole degli altri, vero?
– Non mi fermerò per questo – ringhio io, iniziando a mangiare insieme agli altri. – Scott, possiamo parlare, per piacere?
– Se sei qua per parlarmi di nuovo di Floyd, la risposta è no – borbotta lui, fingendo di essere interessato alla zuppa che sta mangiando. – Ellie, domani ci dobbiamo allenare.
La ragazza annuisce, ma mi guarda preoccupata.
Poco dopo aver mangiato, Andrew viene da me e mi sussurra all'orecchio: – Cassie, il piccione è arrivato. Sta sbattendo ovunque. Hai bisogno di qualcos'altro?
Sorrido guardando Louis e, non appena si accorge di questo, gli annuisco. – Con permesso – dico, alzandomi dalla sedia in fretta e furia. Lancio un'occhiata a Jeremy, il quale continua a lanciarmi occhiate di fuoco. – Grazie, Andrew – mormoro dandogli una pacca sulla schiena, mentre me ne vado in camera mia.
Entro ed il volatile mi viene subito addosso, facendomi sbattere contro la porta. – Volatile schifoso – ringhio io, avanzando verso il comodino.
Afferro il pezzo di carta, dove ho scritto di voler parlare con Cole Ruterful, per riavere indietro la madre di Austin. Ho firmato col mio nome, non si sa mai.
– Vieni qua, stupido volatile – digrigno i denti. – Sei qua per servire Cole Ruterful. Devi dargli questo biglietto. – L'uccello si ferma sulla mia spalla e così riesco a infilare il biglietto dentro il suo collarino. – Ecco fatto – borbotto io, andando verso la finestra. – E ora vai da lui.
Apro la finestra e sfreccia via.
Esco dalla mia camera con il cuore pieno di gioia, e torno nella sala pranzo. Poso le mani sulle spalle di Austin, facendolo sussultare. Per un secondo, vorrei davvero sentire il suo calore sulle mie mani ed il tessuto della sua stupida maglietta. – È ora di allenarsi, piccolo.
– Dovrai essere prontissimo, Austin – esclamo io. – Devi mantenere la calma, è chiaro? – Alzo i pugni, pronta a colpirlo. – Mi hai capito, Austin?
– Sì.
– Mi dispiace – borbotto io.
– Per cosa? – chiede lui, aggrottando la fronte.
– Per questo – rispondo io, prima di dargli un calcio in piena faccia. Austin urla e cade a terra. – Mi dispiace, Austin. Mi dispiace. – Gli metto un piede sul collo e così tossisce e si dimena, in cerca di aria. – Sai cosa succederà quando saremo là? Tua madre sarà là, e ti guarderà e capirà sempre di meno. Cole cercherà di prenderti e se non ci riuscirà con le buone, cercherà di farlo con le cattive. Indovina? Se non ci riuscirà con le cattive, userà me per arrivare a te. Devi pensare solo a tua madre e a te. Cole Ruterful non mi farebbe mai del male, ma ti farà credere il contrario. È chiaro, Austin?
– Io non ti lascio là, con quello – ringhia lui, cercando di respirare.
– Risposta sbagliata, Austin – borbotto io, prima di dargli un pugno sullo zigomo. – Dimmi cosa farai, Austin. Dimmi che penserai a tua madre e a te. Cole ed io avevamo una storia, non mi farà mai del male e riuscirò sempre - sempre - a tornare. Non posso dire lo stesso di te e di tua madre. È chiaro?
– Mi è chiaro che stai andando fuori di testa – abbaia lui, aprendo gli occhi.
– Oh, ma guarda, occhi da lupo! – esclamo io, prima di dargli un altro pugno. – Hai capito quello che ti ho detto, lupo mannaro? – ringhio dandogli un calcio. – Tua madre sarà ridotta uno straccio e tu cosa farai? Cercherai di proteggermi? Oh, Austin, questo è il modo per perderla definitivamente. Sai come ti guarderà? Come un ragazzo che non sarà mai in grado di proteggerla.
– Smettila! – tuona Austin, trasformandosi in lupo. Mi morde il braccio, ma non sento niente. Vedo solo il sangue, è grazie a questo che capisco dove mi ha morso. Gli do un calcio così forte da farlo indietreggiare.
– Ascoltami! – tuono io. – Torna in te. Puoi combattere anche da umano. Se ti trasformi, gli fai capire cosa ti tocca e cosa no. Lo useranno contro di te!
Mi attacca un'altra volta, buttandomi a terra.
– Stupido lupo mannaro, stupido! – ringhio io, dandogli un cazzotto in pieno stomaco. – Torna in te, Austin, o giuro su Dio che non ti porterò con me.
– Ti odio! – urla Austin, tornando in sé. – Ti odio. È colpa tua se adesso sono qua. È colpa tua se sono quello che sono. È colpa tua se mia madre è stata rapita da quello psicopatico. Ti odio. – Spunta il sangue ed entra dentro casa, sbattendo la porta.
– Austin, torna qua! – tuono io, infuriata. – Cazzo! – esclamo dando un pugno al primo albero che incontro. – Non posso portarlo – dico, sapendo che dietro di me c'è Louis. – Non è pronto, lo vedi?
– Forse, ma non hai altra scelta – risponde lui, posando una mano sulla mia spalla: la posso vedere con la coda dell'occhio. – Cole vuole lui. Forse a te non farà del male, ma non gli interessi tu adesso. Vuole Austin e di certo non darà sua madre indietro, come se niente fosse.
– Quel figlio di puttana me la pagherà. Per la madre di Austin, per tutti noi, per Christian.
– Sei troppo arrabbiata adesso e sei stanca. Vai a riposarti.
– Non ho bisogno di riposarmi. Ho bisogno di allenare Austin, quindi ti prego, fai in modo di portarlo qua, oppure lo faccio io con le cattive.
Sento i suoi passi farsi sempre più lontani e so che sta andando a chiamare Austin. Devo mantenere la calma, Louis ha ragione.
– Non tornerà – annuncia una voce che riconosco troppo bene. Mi giro ed i miei occhi incontrano subito quelli di Ivy, mi sorride coi suoi capelli rossi al vento. – Ma guarda un po' chi si vede! Mi hanno detto che sei diventata ancora più cattiva, è così?
Rido e cerco di mantenere la mia voce vitrea, nonostante le lacrime agli occhi. – Sì, purtroppo per te è vero. Ma tranquilla, alcuni mi chiamano Bad Ass. Così ho sentito almeno – mento io, facendo spallucce. – Bel soprannome, non credi?
Ivy scoppia a ridere. – Sto via per poco tempo ed ecco che succede il finimondo. Proprio non riesci a vivere senza di me, eh?
– Oh, che ci vuoi fare? Sono innamorata di te dal primo momento in cui ti ho visto. È stato amore a prima vista, spero sia la stessa cosa per te – scherzo io.
– Direi proprio di si – risponde lei ridendo. Mi abbraccia e vorrei davvero tanto sentire le sue braccia stringermi. Il petto mi fa male per il desiderio disperato che ho di sentire l'abbraccio della mia migliore amica. – Davvero, è bello rivederti.
La stringo a me anche se non sento niente, e molto probabilmente nemmeno lei. – Anche tu, ma è inutile che mi abbracci. Tu non senti me, tanto quanto io non sento te.
Si distacca da me e mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio. – Non sai che il contatto fisico non è tutto? Puoi comunque ricordare la sensazione che provavi quando ti abbracciavo.
Faccio una smorfia. – Odio non provare niente.
– Lo so, lo vedo. Dovresti smetterla di farti del male da sola, sai? – borbotta lei. – Mio padre mi ha raccontato tutto. Quindi hai intenzione d'incontrare Cole Ruterful un'altra volta?
– Se questo servirà a riavere indietro la madre di Austin, sì.
– Va bene, lo capisco. Solo... devi stare attenta. Quel figlio di puttana, come l'hai chiamato tu poco fa, è fissato con te. Lo sai, è inquietante. Potrebbe comunque rivolerti indietro e tu dirai di si, perché stiamo parlando di te, e la storia ricomincerà daccapo. Quindi, per favore, sta' attenta. Sai di cosa è capace quel tipo. Non andate da soli, non ce la potete fare.
– Non è possibile, lo sai – rispondo io.
– Fai andare qualcun altro allora! – esclama lei. A volte, sapere che ha così paura di perdermi mi lusinga e mi fa sentire male allo stesso momento. Forse ho veramente una nuova migliore amica e questo mi fa sentire veramente incolpa. Iris era la mia migliore amica.
– Non posso, Ivy. Di certo non accetterà di vedere Louis Dempson, o qualcun altro! Io e lui abbiamo un passato, un qualcosa che forse ci potrebbe legare un'altra volta ed è questo che lo spinge ad accettare.
– Quindi sei sicura che accetterà?
– Sì, sono sicura.
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