Capitolo 10: Ribelle
Mi sveglio sentendo la porta chiudersi, apro gli occhi e per qualche secondo ringrazio Dio ritrovandomi in una stanza che conosco fin troppo bene: questo è l'Istituto. Sorrido, o meglio cerco di sorridere, ma mi rendo conto di essere un'altra volta nella testa di Jeremy Ruterful. Sbuffo mentalmente, fino a quando ogni muscolo di Jeremy si contrae, alzo lo sguardo e non vedo altro che Allison davanti alla porta. – Bentornato – lo saluta lei con una voce sexy, che davanti a me non ha mai usato, chissà perché.
Jeremy fa una risata nervosa, nella sua testa ci sono tante immagini in cui lei e lui sono i protagonisti, e vorrei solo allontanarmi dalla sua testa perché fa troppo male. – Veramente sono tornato ieri sera – borbotta lui guardandola con malizia.
– Sei di cattivo umore? – chiede lei avvicinandosi a letto con fare fin troppo tranquillo. – Se vuoi, te lo posso fare passare io – propone una volta sul letto, gattona come un bambino fin troppo sexy fino ad arrivare davanti a lui. Quando si mette a cavalcioni su di lui riesco a sentire ogni singola cosa che sente Jeremy, la cosa mi fa venire da rimettere.
– Allison – la chiama subito lui ridendo, mentre lei si posiziona in modo tale da allineare i loro corpi. Cerco di svegliarmi, provo ad urlare, a scappare, ma non ci riesco. Sto entrando nel panico, e finalmente Jeremy lo sente. – Allison, aspetta – sbotta lui spostandola accanto a lui. Si siede e posa una mano sul suo petto, gli occhi spalancati. – C'è qualcosa che non va.
– Ho notato – borbotta Allison lanciandogli occhiatacce. – Cos'hai?
– Il cuore mi batte troppo veloce, sento una strana sensazione – mormora lui con la fronte aggrottata, so che sta cercando di capire il motivo, elenca tante malattie improponibili, propone dei sentimenti che non hanno niente a che vedere con quello che prova realmente per Allison: niente.
– È perché ci sono qui io – risponde Allison mettendosi un'altra volta sopra di lui. Cerco di chiudere gli occhi ma proprio non ci riesco. È orribile vedere la faccia di Allison così vicina, così piena di amore da dare al ragazzo che amo.
– Allison, maledizione, fermati un attimo! – esclama Jeremy tenendole i polsi fermi. – Vattene – mi mormora lui chiudendo gli occhi. – Vattene e basta, nemmeno tu vuoi essere qui, quindi smettila di entrare nella mia testa. Mi sono veramente stancato di te.
– Cosa?! – chiede lei alzando la voce. – Stai scherzando, spero!
– Non sto dicendo a te – dice lui, poco interessato, continuando a tenere gli occhi chiusi. Vorrei rispondergli, dirgli quanto lei si senta troppo al centro del suo mondo, eppure c'è qualcosa che me lo impedisce. Quindi rimango in silenzio, non riuscendo a formulare nessuna parola dentro al corpo di Jeremy. Vorrei solo fargli capire quanto mi possa sentire in prigione ogni volta che mi ritrovo in un corpo che non è il mio. Vorrei andarmene, ma non è una cosa che dipende da me, purtroppo.
– Hai finito? – chiede lei con le sopracciglia alzate. Dall'espressione sembra proprio spazientita e molto probabilmente sta pensando che Jeremy potrebbe aver definitivamente perso la testa.
– Non lo so, credo di sì – sussurra lui aprendo gli occhi. Purtroppo però, riesco ancora a vedere gli occhi della ragazza che tanto sembra bramarlo, e la cosa mi fa sempre più male. – Che stavamo dicendo? – chiede lui a voce bassa e rauca.
Allison sogghigna e si toglie la vestaglia, per fargli vedere un completino che farebbe arrossire addirittura lui, cosa che succede. – Non stavamo dicendo niente. Però stavamo facendo qualcosa, lascia che ti schiarisca le idee – sussurra lei mettendosi di nuovo sopra di lui.
Mi sveglio un'altra volta di soprassalto, ho il viso bagnato e potrebbe essere sudore come lacrime, forse è meglio non indagare e lasciare stare. Scivolo giù dal letto e capisco subito che devo uscire, quindi mi vesto ed esco dalla mia camera. Come tutti i giorni, i mostri riempiono il salone, anche se oggi sembrano tutti molto più nervosi.
– Buongiorno – dico io cercando di sorridere il più possibile. Tutti si girano verso di me, come sempre, eppure oggi sembrano più timidi. Poso lo sguardo su Cole e capisco il perché tutti sembrino essere così nervosi: è furioso. – Che succede?
– Dimmelo tu – ringhia lui facendomi quasi rabbrividire dalla paura.
Rimango in silenzio per un po', guardo i demoni per cercare qualche indizio nei loro volti, ma non trovo nessuna risposta. Potrebbe essere furioso a causa del mio potere, dopo tutto quello che ha causato ieri sera, facendo quasi annegare tutte le persone là presenti. Non è colpa mia, questo lo dovrebbe sapere, dopotutto non riesco ancora a gestirlo. – È per il mio potere? Lo so, scusami se ho rovinato i tuoi piani, ma ancora non riesco a controllarlo bene e...
– Taci! – urla lui alzandosi di scatto dalla sedia e facendomi sobbalzare. – Non è per quello. Anche se sì, hai fatto male. Devi imparare a controllare quello schifo di potere che ti ritrovi – sputa lui, e devo mantenere tutto il controllo possibile per non farlo arrabbiare ancora di più, anche se è difficile, dopotutto ha appena insultato il mio potere. Lo stesso potere che era di mia madre. – Si tratta di mio fratello – aggiunge poi, e il mio cuore fa un balzo. Credo di essere sbiancata, perché la faccia di Cole si fa ancora più rossa dalla rabbia e la sua mano destra inizia a fumare. – Te lo sei fatto?
Sussulto un'altra volta e divento viola dalla vergogna. – Cosa? – chiedo io, balbettando come non mai. – Quando?
– Ieri sera! – tuona Cole. Non dico niente, cerco di mantenere il controllo e di non entrare nel panico, anche se sembra un po' troppo tardi. Le parole viaggiano nella mia testa senza permesso e non hanno nemmeno senso. Si mescolano tra loro formando frasi senza senso. – Rispondimi! – urla lui tirando il tavolino di vetro che è posto vicino a lui. Mi riparo dalle schegge, che stanno volando, con le braccia. – Tu credi veramente che io sia così stupido? – chiede, avvicinandosi pericolosamente a me. Rimango immobile per non farlo infuriare ancora di più, anche se quando fa così, non riesco veramente più a muovere un singolo muscolo: sono troppo spaventata. – Credi veramente che io sia così stupido da non farti seguire quando c'è mio fratello di mezzo? – chiede lui prendendomi il viso con una mano e stringendo la presa. – Quindi, adesso rispondimi. Hai fatto sesso con mio fratello in quel bagno?
– No – mormoro io, con voce tremolante.
Cole piega un po' la testa di lato, fissandomi. Questi sono i momenti che mi fanno più paura, quando mi guarda con questi occhi pieni di rancore, rabbia, cattiveria e pazzia. Perché diventa ancora più imprevedibile, non so più come prenderlo e come parlargli. – No? – chiede lui, quindi scuoto la testa guardandolo dritto negli occhi. – Ne sei sicura?
– Assolutamente sì – sussurro io con le lacrime agli occhi. – Non farei mai una cosa del genere.
– Non faresti mai sesso con qualcuno dentro un bagno, o non faresti sesso con lui quando stai con me? – chiede lui. Mi sta mettendo alla prova, vuole di nuovo imporre il possesso su di me, sul mio corpo e sulla mia anima. Ma non gli appartiene niente di tutto ciò, io non appartengo né a lui né a suo fratello.
So che dovrei dargli ragione, dirgli che non potrei mai fare una cosa del genere a lui, però è una cosa troppo importante per me. – Non sono quel tipo di ragazza. Nonostante questo però, Cole, ne abbiamo già discusso: io non sto insieme a te – rispondo tornando in me.
Fa un sorriso forzato, ma si vede che sta morendo dalla voglia di bruciarmi viva. I mostri sono rimasti fermi sui loro divani e ci stanno guardando, impassibili. – Non stai insieme a me? – mi fa eco Cole. Annuisco, un po' incerta, e così mi sorride ancora di più. – E allora che ci fai qua?
Per qualche secondo mi sento quasi ferita. Mi sta mettendo in discussione solo perché sono presenti tutti questi demoni? È sempre stato molto diffidente nei miei confronti, nei confronti delle persone. Nonostante questo, però, ha sempre saputo la vera ragione della mia presenza: protezione. Mi ha sempre protetto dalle persone esterne, da tutta quella gente che mi vuole fare del male. Il problema forse è: mi dovrei proteggere anche da lui? Assolutamente sì. – È quello che mi sto chiedendo da un mese, fidati – ringhio quindi, guardandolo negli occhi, perché mi rifiuto di farmi trattare in questo modo da lui solo perché gli sono debitrice.
Scoppia a ridere, nervoso, allontanandosi da me e so che lo sta facendo perché tra un po' scoppierà. – Allora vattene. E non farti più vedere – ringhia lui.
Indietreggio e, solo quando penso che non mi possa fare del male, mi giro del tutto e apro la porta. Appena sono fuori dal cottage, scendo le scale, quando sento qualcuno prendermi per la maglietta e scagliarmi contro il muro del cottage. Faccio un paio di passi per cercare di stabilizzarmi, purtroppo però cado a terra senza capirlo veramente, in uno stato confusionale dovuto alla botta.
Apro gli occhi, ancora più confusa, e incontro subito gli occhi di Cole. Afferra un'altra volta la mia maglietta e mi appoggia al muro. Attorno a noi sta andando tutto a fuoco. – Ti ho dato tutto – ringhia Cole. – E tu mi ripaghi così?!
Non riesco a parlare, la sua voce rimbomba ed echeggia dentro la mia testa. Cerco di non chiudere gli occhi, ma è praticamente impossibile dopo una botta del genere. La mia mente continua ad offuscarsi sempre di più e capisco sempre di meno. Cole sta parlando, però non riesco a capire una singola parola, dal momento che essere sembrano scontrarsi l'una con l'altra. Poi mi spinge sulle scale ed io riesco a scendere senza perdere l'equilibrio e cadere. Mi giro verso Cole, non capendo cosa vuole che faccia, ma quando mi lancia un'occhiataccia e poi torna dentro il cottage, chiudendo la porta, capisco che me ne devo andare.
Sono ore che vago nel bosco senza una meta, mi rendo conto un po' troppo tardi di essermi completamente persa. Poso la mano sul fodero della mia spada e subito mi sento meglio al contatto della mia spada. Mi sdraio appoggiando la schiena sul tronco di un albero e chiudo gli occhi, stanca. La reazione di Cole mi ha spaventato molto e la botta è stata veramente forte. Mi aspettavo una reazione da parte sua, ma non così eccessiva.
Un urlo di una ragazza interrompe il mio piccolo pisolino, sono costretta ad aprire gli occhi, e ben presto tutto il sonno e la stanchezza scompaiono. Mi alzo di scatto e passo il mio sguardo da Ivy a... a Jeremy. – Che ci fate qua?! E perché ti metti a urlare in questo modo?!
– Ma che hai fatto alla faccia?! Siamo venuti fino a qua perché volevo parlare con te, così ho costretto Jeremy a venire per farvi parlare e chiarire. Questa faccenda si sta facendo sempre più complessa, è ora che finisca, devi tornare a casa – risponde Ivy con gli occhi ancora spalancati, continua a guardarmi la faccia in un modo un po' inquietante, quindi devo per forza avere qualcosa che non va e, dal dolore che provo, deve trattarsi di qualcosa di veramente brutto.
– Ed io come un cretino mi sono fatto trascinare in questo maledetto bosco – borbotta Jeremy, schiacciando qualcosa sotto i suoi piedi. – Dovreste sapere tutte e due che è pericoloso girovagare in questo modo per il bosco. Non si scherza su certe cose.
– Oh, non fare il fifone, Jeremy! – esclama lei lanciandogli un'occhiataccia, e lui le risponde con la stessa moneta. – Cassie, hai bisogno di noi. Cos'è che non capisci? Non puoi stare insieme a quel matto e non diventare esattamente come lui. Tu non puoi capire quanto facciano paura i suoi pensieri, soprattutto quando sono rivolti verso te!
– Credimi, lei è l'unica che non ha bisogno di aiuto – risponde freddamente Jeremy, senza nemmeno rivolgermi un'occhiata. Vuole veramente fare finta che ieri sera non sia successo niente, ma perché? Ha ragione Allison: il vecchio Jeremy se n'è andato. Eppure so che potrei benissimo farlo riemergere, non sarebbe la prima volta dopotutto. Ma non posso. Se lui è felice, allora va bene. Io non potrei dargli niente, ora come ora, anzi forse non potrò mai dargli più niente.
– Non è vero – mormora Ivy guardandomi, con un'espressione da bambina viziata. – Non è vero! – ripete ad alta voce guardando male Jeremy. – Ma non la vedi?! Sta male e...
– Ivy! – tuono io, lei sussulta e si gira verso di me, interdetta. – Sto bene.
– No, non stai bene! Chi ti ha fatto quei tagli sul viso? – urla lei indicandomi la faccia.
Mi tocco immediatamente il viso, incredula. Pensavo di avere più lividi sparsi per il volto, ma a quanto pare si tratta di veri e propri tagli. Passando delicatamente le dita su quello che immagino sia il sangue secco, mi torna in mente tutto quello che è successo sta mattina e la stanchezza torna a farsi viva. Alzo lo sguardo prima su Ivy e poi su Jeremy, non so bene cosa dire eppure la domanda mi esce senza preavviso: – Quanti sono?
– Un po' – risponde gentilmente Ivy. – Cos'è successo, Cassie? Sembra che qualcuno ti abbia appena tirato un oggetto di vetro e poi ti abbia sbattuto contro qualche superficie molto dura. E quel qualcuno può essere solo Cole.
A quanto pare, quindi, non sono riuscita a proteggermi dalle schegge del tavolino di vetro. Chiudo gli occhi, gli sguardi insistenti di Jeremy e Ivy non fanno altro che peggiorare la situazione, mi sembra di stare per scoppiare. Non posso permetterlo, soprattutto davanti a loro. – Non mi va di parlarne – mormoro io, guardando a terra. – Devo andare da Austin.
Jeremy sbuffa roteando gli occhi. – Possiamo farla finita con questa scena melodrammatica? – chiede Jeremy, annoiato. Sembra non volermi nemmeno guardarmi, e da una parte lo capisco, ma l'altra si sta chiedendo "perché?". – Io ho altro da fare.
– Come per esempio? – replica Ivy girandosi verso di lui, seccata. – Smettila, Jeremy. Sei ridicolo. Fai finta che non te ne importi più niente di Cassie, quando si vede lontano un chilometro che stai soffrendo per lei! Ti manca, e lo sai. È per questo che ce l'hai tanto con lei. L'hanno capito addirittura i più stupidi dell'Istituto, e tu ancora non ci sei arrivato. Apri gli occhi, maledizione.
– Ivy, non fare la finta psicanalista, questo ruolo non ti si addice per niente. E, se proprio lo vuoi sapere, sono venuto fino a qua solo per te. Non ho intenzione di lasciarti andare in giro da sola in questo bosco. Devono solo provare a toccarti, a quel punto se la dovranno vedere con me – bofonchia Jeremy, sembra irritato da questo cambio di argomento.
Ivy diventa più bianca in faccia, lo guarda negli occhi e non ci vuole molto a capire che sta cercando di leggergli nella mente cosa vuole dire. Non che ci voglia una laurea, poiché sembra avergli appena fatto una dichiarazione d'amore. Un anno fa sembravano sopportarsi a malapena, molto probabilmente era tutto dovuto al fatto che lei si fosse messa insieme al migliore amico di Jeremy e, insicuro com'è nei riguardi delle relazioni, potrebbe benissimo aver pensato che lei li avesse allontanati. Guardarli adesso, mentre cercano di comunicare con lo sguardo, sembrano due persone completamente diverse. Sin dall'ultima volta che ero tornata la loro sintonia era palpabile, ma non era niente a che vedere con quella di adesso. Così tanto che mi sento di troppo. Io, anima gemella di Jeremy, mi sento di troppo.
– Io... devo andare a... – inizio, ma sono costretta a fermarmi quando sento una sorta di fischio. I sensi diventano sempre più amplificati e, nel giro di pochi secondi, mi abbasso vedendo qualcosa sfrecciarmi davanti. Quando alzo lo sguardo, riesco a identificare il tutto: si tratta di una freccia conficcata nel tronco dove io ero praticamente appoggiata. Mi giro verso Jeremy e Ivy con la bocca spalancata, faccio per chiedere spiegazioni, ma sento subito altri fischi dovuti alla velocità in cui sono scoccate le frecce, una di esse mi passa proprio accanto e so che, se non fossi preparata a tutto ciò, ora sarei già morta.
– Correte! – urla Ivy. Non me lo faccio ripetere due volte, mi alzo e inizio a correre più veloce che mai. So di avere alla mia destra Jeremy, riesco a sentire i battiti del suo cuore e alcune sue emozioni, e sento la sua presenza a destra. Prendo la mano di Ivy, che ci sta dietro, e la trascino proprio davanti a me, così da farle prendere vantaggio. So che non posso fare molto, dopotutto lei è più alta di me e se volessero, la potrebbero prendere in piena testa, ma almeno le sto proteggendo gli altri organi vitali.
– Di qua! – esclama Jeremy prendendo il mio braccio e trascinandomi via. Riesco a prendere la mano di Ivy all'ultimo momento e la trascino insieme a noi. Jeremy ci fa girare a destra e per pochi secondi penso che non ce la faremo mai, perché vedo tutte le frecce passarmi davanti. Decido quindi di abbassarmi e di far chinare anche Ivy, che credo sia sotto shock.
Attraversiamo la foresta senza guardarci dietro, Jeremy ci fa cambiare direzione così da far perdere le tracce a chiunque ci stia seguendo. A un certo punto però dei mostri si dispongono proprio davanti a noi cadendo dagli alberi. Siamo costretti a fermarci di scatto, non ci penso due volte: prendo Ivy e la metto dietro di me per proteggerla, visto che nessuno sta scoccando più alcuna freccia.
Riesco a sentire la mia mente collegarsi lentamente a quella di Jeremy. Posso sentire le sue teorie su come fare a combatterli e quali demoni siano, su cosa dire e cosa non dire. – Che cosa volete? – chiede freddamente guardando con intensità i demoni davanti a noi.
– La ragazza – rispondo tutti in coro con una voce gracchiante. Stringo Ivy dietro di me, per paura di lasciarmela scappare. – La Whitesun.
– Ma che novità – bofonchia Jeremy lanciandomi un'occhiataccia. – E perché mai?
– La fine è vicina. Lei deve essere prima a morire – rispondono all'unisono. Sono tutti grigi, tranne qualche capello nero qua e là, gli occhi sono scuri ma non riesco a intravedere bene il colore, ed hanno una pancia che ti fa pensare agli uomini che hanno seri problemi con l'alcol.
– Ho capito chi siete – dico io guardandoli uno ad uno, senza paura. – Vi ho visto ieri sera. State della parte di Alan.
Tutti iniziano a ridere, dandomi la conferma di quello che ho appena detto. – Alan ha ragione. Tu morire – risponde uno di loro. – Tu no speciale. Tu morire.
Jeremy inizia a trattenere una risata, fino a quando non scoppia a ridere, ottenendo l'attenzione di tutti i demoni, i quali iniziano a guardarlo con aria interrogativa. – "Tu morire, tu no speciale" – ripete Jeremy con voce robotica. – Oh, cari miei, Alan avrebbe dovuto darvi lezioni di lingua, perché fate veramente pena – aggiunge prima di scoppiare a ridere un'altra volta. – Sì, insomma... Uno non vi prenderà mai sul serio se continuerete a parlare in questo modo!
Tutti i demoni sembrano capire dopo pochi secondi, si guardano negli occhi ed iniziano a correre urlando come matti.
Jeremy sospira, tutto il nervosismo che faceva tendere il suo corpo scompare. – Finalmente un po' di divertimento! – esclama andando all'attacco.
Pochi secondi dopo sono costretta a seguirlo, brandendo la spada. Un mostro sta avanzando verso di me, prendendomi in pieno. È così pesante che mi scaraventa a terra senza nemmeno un po' di aria nei polmoni. Mi sorride e si lecca le labbra grigie con la lingua biforcuta, aggrotto la fronte solo per farlo distrarre e poi gli tiro un calcio. Il demone indietreggia un po', incredulo, e così ne approfitto e mi alzo. So che Jeremy sta venendo ad aiutarmi, perciò sorrido al mostro, il quale ha un'aria interrogativa, peccato che la sua faccia esploda pochi secondi dopo.
– Concentrati, ragazzina – ringhia Jeremy. Come sempre, tende a fare l'insegnante della situazione, ma ha ragione: devo concentrarmi o perderò anche con questi demoni così grossi ma così stupidi. Lo guardo comunque in cagnesco, ma poi corro verso un altro demone lasciandomi Jeremy alle spalle. Esso si sta guardando intorno, non sapendo dove attaccare, mi servo del suo svantaggio per ucciderlo subito, prendendo al primo colpo il suo cuore.
Qualcosa, però, mi prende da dietro e mi alza da terra, capisco subito che si tratta di un mostro sentendo la sua pancia gonfia. Mi divincolo per un po' di tempo, poco dopo, però mi fermo capendo che non mi lascerà andare; faccio un respiro profondo e gli tiro una ginocchiata in piena faccia.
– Ooh! Ahi! – urla il mostro lasciandomi cadere a terra. Preparata a questo tipo di cadute, riesco a rimanere in piedi e cerco subito di infliggerlo, quando vedo che anche lui ha una spada. Cerca di prendermi, peccato per lui che io sia troppo piccola – e quindi veloce – per non scansarmi immediatamente. Ci prova ancora e ancora, e riesco a parare con la mia spada, fino a quando decido di mettere in atto una delle mosse che mi ha insegnato Harry e il mostro cade a terra. Gli metto un piede sulla pancia per farlo stare fermo e poi lo uccido.
Mi giro di scatto sentendo le imprecazioni di Ivy, due demoni la stanno tenendo ferma e uno la sta per uccidere con una spada. Guardo in fretta Jeremy, che è indaffarato a parare dei colpi di spada con due demoni, e decido di andare da Ivy. Corro verso i due demoni, però quello che non mi da le spalle se ne accorge, sgrana gli occhi ed esclama: – Attento! – Quindi l'altro mostro si gira e dopo pochissimo tempo mi ritrovo a pochi centimetri da terra e con la sua mano sudicia che tiene stretto il mio collo. Lo guardo negli occhi, rendendomi conto che è dello stesso colore dei miei, e mi lascio sfuggire la spada, che cade a terra. Porto entrambe le mani sulle sue, sono molto più grandi delle mie ma nonostante questo riesco ad afferrargli il mignolo per cercare di tirarlo verso l'esterno e romperlo, mentre l'ossigeno sembra essere troppo poco e Ivy continua ad urlare il mio nome. Esso inizia a ululare come una specie di cane malato, e lascia la presa. Cado a terra facendomi male alla caviglia sinistra, inizio a tossire ma devo assolutamente raggiungere la mia spada e la sto per prendere quando il mostro non mi tira un calcio allo stomaco, facendomi sdraiare completamente a terra. Continua a tirarmi calci, più passa il tempo e più il dolore diventa forte, mentre riesce a spostarmi quasi di metro in metro ad ogni calcio. La mia spada ormai sembra lontanissima dalla mia portata.
– Cassie! – urla Jeremy. Il mostro sta per tirarmi un altro calcio e, proprio quando penso che non riuscirò a sopportarne un altro, esplode. Prendo un respiro profondo e cerco di alzarmi, ma Jeremy mi aiuta e mi ritrovo in piedi in pochissimi secondi. Mi guarda per pochi secondi, come a cercare di capire se sto bene, e poi va ad attaccare un altro mostro.
Dopo aver preso un ultimo respiro profondo, mi faccio coraggio e corro verso il mostro che continua a tenere ferma Ivy. Per fortuna sta di spalle, quindi ci metto pochissimo a ucciderlo. Appena Ivy cade a terra l'aiuto ad alzarsi e le metto indietro alcune ciocche di capelli ribelli, sorridendole. – Grazie – mi sussurra prima di andare ad aiutare Jeremy con l'ultimo demone.
Jeremy indietreggia fino a quando non ci troviamo uno accanto all'altra e Ivy lo segue mettendosi esattamente accanto a lui. – Bé – borbotta Jeremy, con ancora il fiatone, – è stato divertente.
– Sei matto?! – sbotta Ivy girandosi verso di lui. – Io e Cassie stavamo per morire!
– Oh, come sei melodrammatica oggi! – esclama Jeremy sorridendole. La sua espressione però sembra cambiare immediatamente, trattiene il respiro guardando qualcosa dietro di me. – Cassie, attenta! – urla, in preda al panico.
Sconvolta, non faccio in tempo a girarmi che mi ritrovo qualcosa attraversarmi completamente la pancia. Abbasso lo sguardo, all'inizio non sento niente, è solo quando intravedo la punta della freccia fuoriuscire dalla mia pancia che inizio a sentire il dolore lancinante. Guardo Jeremy con le lacrime agli occhi, lui sembra stia per svenire per quant'è bianco, ma ben presto sono io a sentire la terra sotto la guancia fredda, capendo di essere appena caduta. Qualcuno sembra prendermi in braccio e riesco solo a intravedere Jeremy che urla. Sbatto più volte le palpebre, un po' perché non riesco a vedere bene e un po' perché spero che in questo modo la mia testa faccia un po' di chiarezza, ma sembra tutto inutile. La persona che mi tiene in braccio scompare, molto probabilmente esplode, e sono pronta a sentire di nuovo il freddo quasi rassicurante della terra bagnata, quando mi ritrovo nelle braccia di Jeremy.
– Che cosa facciamo? – urla Ivy, sembra stare per piangere.
– Ok, ok – mormora Jeremy, febbrile. – Cassie, adesso ti tolgo questa freccia, va bene? – chiede Jeremy, sto per rispondere di no, quando sento la freccia muoversi dentro di me. Per alcuni secondi il dolore sembra troppo, così tanto che sto per perdere conoscenza, ma poco dopo riesco a respirare, segno che Jeremy è riuscire ad estrarre quel'intruso dentro di me. Ad un certo punto però mi sento come.. imprigionata, ma libera. So che sto andando da qualche parte, ma non so dove.
– Che cosa sta succedendo? – urla Ivy avvicinandosi ancora di più a me. Prova a toccarmi, eppure la sua mano mi sorpassa.
– No. Cosa? No, no, no – mormora Jeremy, di nuovo in preda al panico. I suoi sono sbarrati e blu come il mare. – Cassie? No, no, no. No, per favore – urla lui cercando di afferrarmi, inutilmente.
Tutto d'un tratto non mi ritrovo più nel bosco, Jeremy ed Ivy non ci sono più e le loro voci si fanno sempre più lontane. Poi il buio m'invade.
Cadere nel buio è una cosa orribile, l'ho già provato un paio di volte mentre gli Anziani ci portavano negli Istituto, ma questa volta fa paura. Fa paura perché non ho nessun altro accanto, mentre di solito avevo Jeremy che mi prendeva sempre prima di atterrare. Questa volta invece sono da sola e cado a terra con un boato. Cerco di alzarmi, rendendomi così conto che mi hanno già legato, in modo tale da non farmi muovere o, peggio, scappare.
Non riesco a vedere, il buio mi circonda. Un brivido mi attraversa tutta la schiena quando sento qualcuno sogghignare. Poco dopo, qualcosa mi pizzica sul collo facendomi urlare, questo alimenta solo le risate delle persone o dei demoni che sono a pochi passi da me, ma anche la mia rabbia. Inizio a cercare un modo per slegarmi, mi muovo cercando di rompere quella che mi sembra una corda, eppure quella cosa che prima mi ha pizzicato sul collo inizia a salire e capisco che si tratta di una lingua di un rettile. – Slegatemi! – tuono io. Continuano a ridere e questo mi fa solo sentire più a disagio e in preda al panico. – Slegatemi e vediamo se continuate a ridere, codardi!
– Puoi anche continuare per quanto mi riguarda, Whitesun. Il tuo spettacolino sta rendendo tutto molto più bello e divertente – risponde una voce, credo di non averla mai sentita in vita mia e da una parte mi sento meglio, perché non riuscirei a sopportare qualche altro tradimento, ma dall'altra parte mi da solo la conferma che ho troppi nemici.
– Quindi, che avete intenzione di fare? Uccidermi? – chiedo io. Il rettile mi pizzica un'altra volta, era una cosa che mi aspettavo, quindi riesco a mordermi la lingua e non urlare.
– Sì, anche se vedendoti qua, mentre ti torturiamo... Credo sia molto più gratificante della morte. Non c'è cosa più bella che vederti soffrire, Whitesun – risponde sempre quella voce, non credo sia di un uomo.
– Anche a me piacerebbe vederti soffrire – ringhio io. Quel maledetto rettile mi morde più forte, rendendo impossibile il mio obiettivo di non urlare. Il fatto che non riesca a vedere niente, nemmeno il luogo dove mi trovo, non fa altro che peggiorare tutto. Tutto d'un tratto mi sento stritolare e cerco di chiedere aiuto, in preda al panico, ma non riesco nemmeno a respirare, figuriamoci a parlare. Sussulto sentendo qualcosa di caldo schizzarmi tutto il viso e cerco di ritrarmi d'istinto, ma sono ancora legata. Quando sento che la stretta del rettile è completamente scomparsa, e che quindi il rettile è morto, qualcuno mi posa una mano sul polso. Sto per scoppiare a piangere, sembra che tutto quello che c'è di brutto non abbia fine. Sono così stufa di avere paura e di combattere in continuazione, vorrei solo un po' di pace.
– Stai ferma! – sbotta Jeremy bloccandomi i polsi per impedirmi di dibattermi.
Mi fermo di scatto, senza fiato. – Jeremy? – chiedo, senza fiato.
– E chi altro sennò? – borbotta lui. – Stavo per chiederti se avessi sentito una voce simile alla mia, ma poi mi sono dovuto fermare. – Fa una risata priva di sarcasmo. – Sai com'è, ho un fratello e convivi con lui.
Mi siedo e tutto si fa più nitido, finalmente riesco a vedere un'altra volta. Mi siedo sentendo uno strano peso sullo stomaco, molto probabilmente si tratta di senso di colpa. L'ho lasciato per la seconda volta e mi sono rifugiata nel fratello. Mi avrà anche ferito andando a letto con Paige, ma forse io l'ho ferito di più scappando dal fratello. Sono una vigliacca, so che adesso il mio scopo è un altro, ma la mia prima intenzione era semplicemente quella di scappare e di andare da Cole. Non c'erano altri obiettivi. – Non capisco perché continui a fare tutte queste scenate. Sembra che tutto ti scivoli addosso, poi però fai queste battute – bofonchio io, rossa in viso, facendo finta di togliermi la polvere dal giacchetto.
– Io lo chiamo "orgoglio". Forse dovresti uscirci, ogni tanto – risponde lui con nonchalance. Mi sta dando della poco di buono? Non lo so, forse. Per il momento però non riesco nemmeno a guardarlo, mi sento troppo a disagio e credo lui sappia benissimo del male che mi sta procurando. Solo ieri sera ci siamo baciati, ed oggi quasi si dichiara per la mia migliore amica. – Ivy sta bene. Pensava veramente che l'avrei lasciata venire qua, da te, quindi ho deciso di venire qua, al suo posto.
– Sono cambiata, sai? Ormai tutto quello che ha a che fare con l'amore non mi sembra più così importante, anzi non ci penso più a queste cose – rispondo io. Alzo lo sguardo ed incontro subito i suoi occhi, che ora come ora sono blu. Riesco subito a capire che la mia risposta acida ha toccato un punto, e non è l'orgoglio. – Comunque – aggiungo, – spero che Isaac non ci rimanga troppo male quando scoprirà la verità su di te.
– Non c'è niente da scoprire, Ivy ed io ci siamo solo avvicinati più del previsto, ma non credo che stiamo parlando dello stesso amore – ribatte lui, facendomi ridere. – Ieri sera allora avevo ragione: stai diventando proprio come lui, e sai una cosa? Non voglio nemmeno sapere perché ti ha fatto quello che ti ha fatto.
Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male. – Se è per questo, non te l'avrei detto lo stesso – ringhio io. – E ti ho già detto che non m'interessa quello che pensi di me.
Jeremy ridacchia. – Ah, sì? – chiede lui. – E da quando? Da quando stavi cercando di non flirtare con me, oppure da quando mi stavi baciando in un modo non del tutto innocente? – continua guardandomi dritta negli occhi. Sa benissimo l'effetto che mi fa ogni volta, la parte peggiore è che a volte sembra usarlo contro di me, come se lui fosse in qualche modo immune al potere che anch'io dovrei avere su di lui.
– Smettila. Come hai detto ieri, ci siamo fatti prendere troppo la mano. Sei un bel ragazzo e lo sai anche tu, non c'è bisogno di dirti che sono solo una ragazzina e che, a volte, ho bisogno di un po' di svago – borbotto io. Questo è il suo punto debole: la sua bellezza. Tutti l'hanno sempre visto come il bel ragazzo, nessuno ha mai cercato di scavare più infondo, non più di tanto almeno. Faccio un passo e mi sento sprofondare. So che è per il veleno che mi ha iniettato quel maledetto rettile, nonostante questo prendo un respiro profondo e continuo a camminare. Però adesso sento proprio la terra mancarmi sotto i piedi... e non è per il veleno.
Urlo così forte che a malapena riconosco la mia voce, mentre sprofondo nel buco nero. – Cassie! Stai bene? Riesci a capire dove ti trovi? – urla Jeremy, cerca di afferrarmi, inutilmente.
Oggi non è proprio giornata. È la seconda volta in un giorno che sprofondo nell'oscurità. Dopo un tonfo, mi ritrovo sott'acqua e, quando apro gli occhi, capisco che si tratta di un pozzo. Vado in superficie e riesco ancora a sentire le urla di Jeremy. – Sto bene – urlo io per farmi sentire, eppure guardando i pizzichi del rettile non mi sembra più così vero. – Mi trovo in un pozzo, credo – borbotto guardandomi intorno. Qualcosa mi sfiora il piede facendomi sobbalzare. – C'è qualcosa! – grido, prima di abbassarmi e ispezionare l'acqua. Non vedo niente, l'acqua è scura, poi, però delle ciocche di capelli sembrano viaggiare nell'acqua e mi sento rabbrividire. Dovrei cercare di capire di cosa si tratta, ma proprio non ce la faccio, quindi mi giro e... Ingoio acqua mista a terra, mentre il mio cuore fa un balzo. Cerco di urlare, eppure non faccio altro che ingoiare altra acqua, e spero che non ci siano anche ciocche di capelli, ma non credo di esserne sicura. Riemergo completamente e la mia bocca è già aperta, ora l'urlo si può sentire.
– Cassie – urla Jeremy. – Che succede? Cassie!
Mi allontano dal corpo, che ora galleggia, e mi attacco alla roccia sporca di melma. – Fammi uscire da qua – rispondo io. Inizio a piangere per la frustrazione, per la paura, per il cuore spezzato, per tutto. – Per favore...
– Usa il tuo potere, non riesco a trovare niente per farti uscire – replica Jeremy, dalla voce si può capire che è preoccupato.
Mi guardo intorno e capisco: se riuscirò a far muovere l'acqua velocemente e quasi violentemente, potrei uscire anch'io. Con me però uscirà anche il corpo, quindi sicuramente lo dovrò rivedere. Prendo un respiro profondo e, concentrandomi, quasi mi sembra di ordinare all'acqua di alzarsi, di muoversi e di uscire dal pozzo. In poco tempo mi ritrovo fuori, appena tocco la terra, le mie gambe sembrano tremare e cado a terra, stanca.
– Cassie? – mi chiama Jeremy, indeciso, ma è lontano da me. – Ma... Dannazione! Che cos'è? – sbotta allontanandosi subito dal corpo.
– Ti presento il motivo per cui ho dato di matto – borbotto io alzandomi da terra. – Comunque, se non l'avessi ancora capito, è un corpo. Morto.
– Mi piacevi di più là sotto. Eri più simpatica – bofonchia Jeremy continuando a guardare il corpo, per cercare di capire la causa della morte. Non è molto difficile capirlo però: un'umana nel bosco è già più in pericolo di noi, sicuramente si sarà spaventata e sarà caduta dentro il pozzo, battendo la testa. Sicuramente dovranno aggiornare Louis Dempson dell'accaduto, ma l'unica cosa che potranno fare è dare un'adeguata sepoltura alla povera ragazza.
– Tu invece sei più simpatico quando rimani in silenzio – brontolo io.
– Avrei dovuto lasciarti là sotto e scappare – replica lui scuotendo la testa.
– Se è per questo, ho fatto tutto da sola – ringhio io iniziando a seguirlo. Mi ero dimenticata cosa significasse seguirlo: un suo passo equivale a tre dei miei. – Sei inutile come un... – continuo, rossa dalla rabbia, ma riesco a fermarmi quando capisco di star esagerando. Questo ragazzo mi porta all'esasperazione.
– Oh, no! Ti prego, continua ad insultarmi. Questo mi fa capire solo quanto in verità tenga a me – sogghigna lui guardando avanti a sé, trattandomi come una ragazza qualunque, come una sua conquista qualunque.
– Non sei simpatico – ringhio io. – Dovresti solo rimanere... – Mi fermo di scatto vedendo Cole, faccio un passo indietro con il cuore a mille. Tutto quello che mi ha fatto solo questa mattina riaffiora, e con esso anche la paura.
– Ma che bella sorpresa. Ciao, fratellino – sogghigna Cole. Passa il suo sguardo freddo su di me e non riesco a non rabbrividire. – Cassie... – mi saluta facendo un cenno, mentre tutti i miei muscoli iniziano a tremare e le ferite sembrano riaprirsi sotto il suo sguardo.
– Vorrei poter dire lo stesso, fratellino – ringhia Jeremy, ormai privo di sarcasmo.
– Ho sentito che avevano rapito Cassie, così l'ho fatta rintracciare – cambia discorso Cole continuando a guardarmi freddamente. Deglutisco e cerco di tenere lo sguardo fermo su di lui, senza fargli capire che ho di nuovo paura di lui.
– Mi ero dimenticato dei tuoi atteggiamenti da stalker – dice Jeremy, la sua voce è completamente fredda e priva di alcuna emozione. Non ti fa capire niente. Cole lo guarda e gli fa un piccolo sorriso, ricordandomi soltanto che hanno la dentatura uguale.
– Pensavo mi avessi cacciato – mormoro io guardando per terra, rossa in viso.
Cole ricomincia a fissarmi ed il suo sorriso si addolcisce. – Mi servi tanto quanto io servo a te, piccola – replica lui avvicinandosi a me. I miei muscoli sembrano irrigidirsi ancora di più, a mano a mano che si fa più vicino. Mi accarezza la guancia e non riesco a non fare un passo indietro, gli lancio un'occhiataccia per fargli capire che non ci deve più provare. Sospira guardandomi quasi con malinconia e dice: – Oh, bé... credo proprio che dovrò conquistare un'altra volta la tua fiducia.
Sì, certo, perché prima mi fidavo di lui. È impossibile fidarsi di Cole Ruterful. Non riesco a non guardare Jeremy, ma la sua indifferenza non fa altro che alimentare le mie lacrime. Non riesco a capirlo, ma credo che questo sia proprio il suo scopo. Quando però si accorge che lo sto guardando, serra la mascella e distoglie lo sguardo. È impotente tanto quanto me, contro suo fratello.
– Cosa c'è, piccola? – chiede Cole avvicinandosi a me, si ferma a guardarmi le punture che ormai sembrano essere verdognole. Non credo sia un buon segno. – Ti hanno morso... – mormora prendendo il mio braccio. – Quanti sono?
– Tre – risponde immediatamente Jeremy.
La mascella di Cole si contrae e le sue labbra sembrano avere uno spasmo. – Forse dovresti andare da Ivy. Ti sta aspettando praticamente accanto al nostro cottage – dice Cole digrignando i denti. Direi che Jeremy è molto più bravo a nascondere le emozioni e i sentimenti. L'affermazione di Cole sembra preoccupare Jeremy, il quale spalanca gli occhi. – Già, la tua nuova fiamma potrebbe essere attaccata da un momento all'altro, dopotutto sta davanti casa mia – sogghigna Cole.
– Non provare a farle del male – ringhio io spingendo Cole, ma mi prende i capelli e li stringe facendomi avvicinare a lui.
È furioso. – Con calma, Cassie – dice a bassa voce Cole.
Guardo Jeremy, so che sta per tirare un pugno, ma lo fermo. – Jeremy. Vai da lei. Corri – lo imploro io. Diventa ancora più bianco in faccia, mi guarda per alcuni secondi, indeciso sul da farsi, e poi scappa con il cellulare in mano.
– Vedo che non ci ha messo tanto a rimpiazzarti – sogghigna Cole. Non lo sopporto più, forse è per questo che quando lo sguardo gli sputo in faccia. Si allontana subito da me, schifato e mi guarda con il volto che si sfigura a causa della rabbia che sta provando. – Bene. Non posso dire lo stesso di te, a quanto pare – ringhia lui.
Non dico niente, non ho bisogno di dire niente, il mio sguardo dice già tutto. Ora che il panico è quasi scomparso, riesco a controllare ogni parte del mio corpo, quindi brandisco la spada e gli sferro subito un colpo. Lo sento gridare, alimentando la mia adrenalina, e decido di non fermarmi. Questa volta andrò dritta al cuore, questa volta devo porre fine a tutto. Qualcuno però mi prende da dietro e riesce addirittura ad alzarmi da terra, così lancio un urlo ed inizio a divincolarmi. Cole ne approfitta e si alza da terra, il suo braccio ed alcuni tagli profondi sul petto segnano metà della mia vittoria, i suoi vestiti sono madidi di sangue ed è tutto suo. Si avvicina a me, mentre continuo a tirare calci per farmi mettere a terra, e riesce ad afferrare le mie gambe al volo.
– Lasciami! – urlo io. – Sei un mostro! Devi morire! Lasciami andare!
– Mi dispiace, piccola, ma quando ti ho detto che avevo bisogno di te non era tanto per dire, e non è un bisogno affettivo – ribatte lui. Fa segno al suo mostro di lasciarmi andare ed esso prende la spada dalla mia mano e mi lascia andare. Quando tocco per terra, cerco subito di sottrarmi anche dalla presa di Cole. Negli ultimi mesi gli insegnamenti per i combattimenti a corpo a corpo mi sono serviti molto, eppure lui riesce a parare ogni mio colpo. È morto più veloce, nonostante io sia più piccola di statura, ed ovviamente molto più forte. Quando mi afferra da dietro, per fortuna, ho ancora le braccia libere, così gli do una gomitata e mi lascia andare perdendo l'equilibrio e cadendo a terra. Inizio a riempirlo di calci, non riesco più a fermarmi, deve pagare per tutto il male che ha procurato. Il suo mostro però mi prende e questa volta non mi tiene stretta, mi gira di scatto, sorprendendomi, e quando vedo qualcosa luccicare tra le sue mani capisco che non posso fare più niente: si tratta di un coltello.
– No! – urlo io, più forte che posso. Non riesco nemmeno provare a prendere il pugnale, che il mio fiato si mozza. Il pugnale è dritto verso il mio cuore. Guardo il mostro negli occhi e mi rendo conto che è uno di quelli con i tentacoli, uno di quelli che mi stava simpatico. Ha un nome, Cole glie l'ha dato, ma adesso non mi viene in mente. Il dolore è veramente troppo. Mi accascio a terra e riesco a sentire ogni singola cosa: il sangue fuoriuscire dal mio corpo e l'intruso dentro di me, proprio dritto al cuore. Cerco di respirare, so che non ci riesco anche perché sono in preda al panico, quindi cerco di tranquillizzarmi, ma ben presto sono costretta a chiudere gli occhi.
Ormai sono calma. Proprio come vuoi tu, Cole.
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