60.
Berlino, Giugno 1932
Leonhard ricordava perfettamente quel corridoio al sesto piano, così vivido nonostante i fumi del sonno.
Doveva essere un pomeriggio, sì, quando iniziava a lamentare le prime penurie e a chiedersi quanto ancora avrebbe potuto vivere in quel limbo di Bohème fingendo che andasse tutto bene. Ormai la sua permanenza lì dipendeva dall'ambasciata britannica e dalla sua permanenza dipendeva un altro, piccolo, dannatamente insignificante dettaglio...
Mentre attendeva appoggiato alla balaustra, sentì le porte dell'ascensore aprirsi e immediatamente si voltò. «Charlie, buonasera...»
«Leonhard...» L'inglese si avvicinò alla porta della suite 674, indugiò per un attimo prima di girare la chiave. «...vogliate scusarmi.»
«Vogliate scusarmi voi, Sir» tagliò corto Leo, reprimendo il dolore di quel tu mancato. «Sono stato rude, l'altro giorno in piscina. Per questo mi evitate?»
Charlie evitò di mostrare il suo imbarazzo. «Io... vorrei parlarvi ancora, solo... non ora. Quando mi sentirò meno imbranato, sì.»
«Certo, Charles, vi capisco...»
La porta si chiuse prima che potesse dir altro.
Leonhard entrò nella sua camera, la 675, e si appoggiò al muro, sperando di poter avvertire attraverso la parete qualche battito di cuore, un semplice sospiro. Qualcosa che gli dicesse "Sono qui, aspetto solo te."
Dannazione, se ci era cascato, se lo desiderava, se si sentiva attrarre a ogni sguardo innocentemente scambiato di sfuggita. Ricordava quanto avesse fretta, quanto improvvisamente dentro gli montasse la paura di perderlo prima ancora che tutto cominciasse. Ricordava come lo aveva cercato e s'era finto sorpreso di trovarsi insieme a un tavolo, di potersi sedere uno accanto all'altro. Ricordava l'egoistica idea di provocarlo in qualche maniera, solo per riuscire ad averlo di nuovo per sé, come in quei pochi attimi passati al riparo dei caldi vapori là sotto.
E ricordava dove tutto quello li aveva portati, a 5000 metri sopra le acque della Manica e stesi sulla costa francese, umidi e ansimanti.
«Ma ne è valsa la pena» gli bisbigliava Charlie quando lo abbracciava tra le lenzuola e lasciava camminare le dita fra le ampie scapole e il collo, «Ne è davvero valsa la pena.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top