Che il gioco abbia inizio!
Era mattina, il sole illuminava completamente la mia stanza, la quale era al secondo piano, dallo stile rustico come il resto della casa; nonostante fosse una giornata così bella e serena, mi sentivo tormentata dall'angoscia e dall'inquietudine. Avevo già finito di prepararmi e mi trovavo davanti al comodino, posto al lato sinistro del letto, con in mano ancora il biglietto, indecisa su come comportarmi in proposito. Mi sentivo al sicuro, comunque, sentendo mia madre camminare per casa intenta a distribuire gli indumenti puliti nelle rispettive camere.
<< Mettili nell'armadio>> dissi sentendo qualcuno salire le scale ed aprire la porta, che si trovava dietro di me, dando per scontato che fosse mia madre.
I passi però non si diressero verso l'armadio, che era alla mia destra, bensì verso di me. Due mani delicate e forti allo stesso tempo mi massaggiarono la testa per poi passare al collo e ancora sempre più giù fino ai fianchi. Non è mia madre! - mi ripetevo. Il mio corpo era rigido come una lastra di marmo, la paura mi aveva paralizzato e non riuscivo a fare altro che chiudere gli occhi. In quel silenzio terrificante riuscivo a sentire solo il battito impazzito del mio cuore. Decisi di raccogliere tutto il coraggio di cui potevo disporre in quel momento e con fatica mi girai indietreggiando e lanciandomi contro il muro riuscendo ad emettere un flebile sussurro. Ero senza parole e senza fiato, sentivo le gambe tremare e sul punto di cedere. La vista si annebbiò per qualche secondo e quando la riacquistai del tutto non riuscii a credere ai miei occhi.
<< Damon come ti permetti?! Sei impazzito?! >> gridai con tutto il fiato che avevo, arrabbiata ma allo stesso tempo sollevata che non fosse il mittente del biglietto anche se cominciavo ad avere qualche dubbio.
<< Non capisco perchè ti agiti tanto! >> disse con un sorriso stavolta più sadico che compiaciuto << Ammettilo, ti fa piacere la mia presenza>> mi disse con uno sguardo complice in attesa di un mio ricambio.
<< Quindi sei venuto qui solo per deliziarmi della tua presenza?>> dissi con ironia e astio.
<< No, Andromeda mi ha chiesto di darti un passaggio in macchina, aveva bisogno che arrivassi prima a scuola>>
<< Quindi adesso ti aspetti che vada con te in macchina? No, grazie vado in bicicletta!>>
Presi lo zaino da terra e senza neanche guardarlo scesi le scale dirigendomi verso la porta principale.
<< Des! Non essere maleducata!>> disse mia madre<< Non andrai con nessuna bicicletta, l'ho sempre pensato che tuo padre ti vizia troppo>>
Vedere mia madre dalla parte di Damon che scendeva le scale trionfante era davvero troppo; lui si avvicinò a me porgendomi il braccio ed io non ebbi altra scelta che assecondarlo, perlomeno davanti gli occhi vigili di mia madre.
<< Si può sapere cosa vuoi da me? Mi segui, mi fissi e adesso ti permetti ad entrare a casa mia!>> gli dissi appena entrati nella sua macchina, una decappottabile nera.
Lui si limitò a sorridere, destando in me ancora più sospetti. Alla fine arrivammo tardi e scoprii da Melania che Andromeda non si era presentata a scuola; così confidai tutte le mie preoccupazioni, durante la ricreazione,riguardo Damon quando fu lei ad interrompermi.
<< Des, ti è caduto questo>> disse tenendo un biglietto in mano.
<< No! Dammelo! Non leggerlo!>> urlai strappandoglielo dalle mani.
<< Cosa dovrei leggere? E' tutto bianco, ti senti bene? Perchè ti spaventa così tanto?> mi chiese a sua volta allarmata.
Nel controllarlo notai con sgomento che la scritta era scomparsa. Sospettai di Damon pensando che fosse stato lui l'artefice di quello scherzo fin dal principio. Decisi di andare a scontrarmi con lui quando sentii urlare il mio nome da Melania che prese ad ansimare violentemente senza riuscire a respirare. Disperatamente cercai aiuto, al mio ritorno la trovai accasciata a terra e vidi la sua testa diventare così rossa che sembrava stesse davvero per scoppiare. Arrivò l'ambulanza ed io consapevole che non mi avrebbero permesso di stare con lei mi allontanai senza destare sospetti ed uscii dalla scuola attraverso la scala d'emergenza correndo come mai avevo fatto prima.
<< Vi prego fatemi salire!>> gridai a coloro che guidavano il mezzo<< Sono sua sorella, ha solo me, la sua famiglia non c'è al momento!>> conclusi riuscendo a far sembrare credibile la mia bugia.
Dopo molte ore di attesa e dopo aver parlato con i medici chiamai Andromeda.
<< Andromeda, ho bisogno che tu venga in ospedale>> dissi con la voce rotta dal pianto<< Melania sta morendo, i medici non ne comprendono le cause>>
<< Non posso venire adesso, sono occupata, verrò domani promesso>> disse <<finiscila Da...>> disse infine ridendo sicuramente con qualcuno.
<< Ho bisogno di te , adesso, Melania ha bisogno di te, potrebbe morire anche stanotte! dissi con una rabbia tale da rompere un armadietto con un calcio<< Chi c'è lì con te? E' Damon non è vero?! Da quando lo frequenti non ti riconosco più! Penso sia meglio che tu non venga proprio!>>
Dicendo così chiusi la chiamata e forse anche un'amicizia. Uscii dall'ospedale per prendere una boccata d'aria e lì ripensai al biglietto rifiutando categoricamente che potesse essere legato in qualche modo al malessere improvviso di Melania. Distrattamente lo presi dalla tasca destra e nell'osservarlo notai che non era più bianco. C'era scritto sopra qualcosa:
"Non hai rispettato le regole.... preparati a soffrire" .
Improvvisamente sentii una fitta lancinante al cuore talmente forte da non poter respirare. Debole e amareggiata strappai il biglietto buttandolo via. La mia vista si annebbiava mentre una figura ignota si avvicinava verso di me. Riuscii a spostarmi di qualche passo, dopodiche l'oscurità.
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