XII
Era un pomeriggio estivo quando successe ciò che nessuno al castello avrebbe mai dimenticato.
Il giorno prima Giselle ci aveva fatto le carte e, cosa folle che avrei scoperto solo dopo anni, aveva visto bene.
-Per te Viola vedo un amore futuro, questa è la carta degli amanti, ma è capovolta, vuol dire che sarà contrastato...non temere, cara, non vuol dire nulla di orribile, poi la papessa...intelligenza, studierai, Viola, ti verrà offerta una possibilità di studio...e infine il carro...significa gloria, eppure...c'è qualcosa di strano in questo carro...una gloria amara- e mentre parlava sembrava quasi in trance.
-Ora tocca a te, Charlotte- mischiò le carte e tagliò il mazzo, quindi ne mise tre dinanzi a noi -la torre...superbia, presunzione, è questa la base da cui parti, ma non solo, avrai un incontro inaspettato, ma finirà male, il matto, carta ambigua, rappresenta sia l'ingenuità sia la follia, forse...forse avrai un bambino...sì, l'ingenuità può riferirsi a questo, poi la voglia di libertà, te ne andrai di qua, andrai a vivere lontano, molto lontano....la ruota della fortuna...tornerai, sì, tornerai qua...tu appartieni al castello...il fato ha già scritto tutto, morirai qua-
Io e Lotte, sedute sul grande divano della sala, avevamo discusso e riso di quello che ci aveva predetto Giselle.
Ricordo bene che avevamo passato la mattina a studiare, a tradurre un testo in latino di Plinio il Giovane che parlava dell'eruzione del Vesuvio, lo ricordo precisamente. Nel primo pomeriggio io e Lotte scendemmo al villaggio per fare compere. Era un'occasione lieta, seppur io temessi d'incontrare Ricky. Quel giorno però Lotte sembrava un po' meno gioiosa del solito, quasi pensierosa. Aveva dormito poco e aveva delle occhiaie livide che sul suo viso non avevo mai visto.
-Che incubi hai avuto?- le chiesi mentre passeggiavamo.
-Non so, non ricordo...c'era dell'acqua, ricordo solo questo-
-Ieri siamo state al lago, forse è stato quello-
-Non so, l'unica cosa che ricordo è il terrore...e il freddo, faceva tanto freddo-
-Era solo un brutto sogno-
Lotte non mi rispose, c'era qualcosa che non mi piaceva, qualcosa che non riuscivo a comprendere, solo molto tempo più tardi capii che cos'era quel qualcosa: Lotte aveva paura, moriva dalla paura.
Tornammo al castello senza aver finito gli acquisti, lo stato emotivo di Charlotte non ci permise di andare troppo in giro e poi iniziavo anch'io ad avere una brutta sensazione, come di qualcosa che mi stringesse la gola, facendomi quasi soffocare. Percorremmo l'ultimo tratto di strada con il cuore in gola, fianco a fianco, come a sostenerci a vicenda.
La prima cosa che vedemmo quando arrivammo al castello fu mia madre, pallidissima, tremante, che piangeva. Lolò poco più in là andava avanti indietro, senza fare nulla. Fu lei la prima a vederci. Si fermò e ci corse incontro. Aveva il viso paonazzo e aveva perso tutta la compostezza guadagnata con tanta fatica in quegli anni, ricordo ancora che indossava un abito rosso che all'epoca mi parve tremendamente fuori luogo senza sapere il perché.
-Ragazze, andate su, presto- mi prese per il braccio e cercò di spingermi verso l'ingresso del castello, ma Lotte, come una furia, si frappose tra noi.
-Cosa succede?- chiese.
-Charlotte, tesoro, vai di sopra- disse Lolò, cercando con lo sguardo un mio aiuto...ma io non l'avrei aiutata.
-Ti prego, Lolò- dissi con voce dolce -dicci cosa sta succedendo-
E potei assistere alla lotta che avveniva in lei, nel suo sguardo scuro e brillante, i lineamenti che si contraevano leggermente, dire o non dire...alla fine fu mia madre a intervenire.
-Rientra pure, Loredana...ragazze, voi restate- e il suo sguardo si posò su Lotte, uno sguardo cupo e compassionevole. In quell'attimo compresi e ricordai quando tanto tempo prima mia zia ci aveva detto che un giorno il lago l'avrebbe presa.
-Charlotte, piccola, vieni con me- mia madre la prese delicatamente per la vita e la condusse con sé. Lotte non oppose resistenza, mia madre era l'unica persona alla quale mia cugina non rispondeva mai male.
Restai immobile, il cuore in gola, e attesi. Le potevo vedere a qualche metro da me, due figure immobili e snelle, bellissime...parevano quasi madre e figlia, eppure non provai né invidia né gelosia, no, perché sapevo che Lotte stava affrontando uno dei momenti peggiori di tutta la sua vita. Alla fine vidi mia madre che l'abbracciava e Charlotte che si abbandonava in quell'abbraccio. Bellissima nel suo dolore.
Solo più tardi mi venne detto esattamente quello che era successo. Mia madre aveva cercato Giselle e non l'aveva trovata. Subito si era impensierita sapendo che la sorella non usciva dal castello ormai da molti anni, così lei e Lolò si erano messe a cercarla ovunque. Non l'avevano trovata, ma avevano visto qualcosa galleggiare nel lago: un nastro per capelli neri, uguale a quello che Giselle indossava quella mattina...e poi sicuramente anche mia madre conosceva la predizione sulla sua morte e quanto mia zia fosse certa che si sarebbe avverata.
Lotte non volle parlare con me di ciò che era accaduto, non pianse neppure, ma potevo leggere il dolore nel sguardo...ed ero certa che in parte ciò fosse dovuto al fatto che non si era mai comportata molto bene con la madre.
Per anni le sarebbe capitato di svegliarsi in piena notte, urlando e scalciando. L'incubo era sempre lo stesso: vedeva Giselle, con la carnagione stranamente verdastra, sott'acqua, i capelli che le galleggiavano intorno, incatenata da lunghe alghe che non le permettevano di risalire.
-Mi allungo, provo ad afferrarla, a tirarla su, mi sembra quasi di riuscirci, ogni volta sono più vicina...e poi non riesco mai a tirarla su, non ci riesco mai...credo che questo incubo terminerà quando finalmente ce la farò-
E ancora una volta la Grigia Malinconia prese possesso di lei. Fu la finestra aperta a svegliarmi, ricordo il freddo, tanto freddo da avere le ossa gelate...e il ticchettio della pioggia che cadeva. Mi misi seduta nel letto, quindi scesi, scalza, in camicia da notte, sulle pietre gelide. Il letto di Lotte era vuoto. La cercai con lo sguardo e finalmente la vidi, illuminata da un fulmine. Era in piedi dinnanzi alla finestra spalancata, le tende che si gonfiavano come pallidi fantasmi intono a lei, i lunghi capelli biondi che le volavano intorno mossi dal vento, anche la camicia da notte si allargava come se avesse vita propria. Le gambe parevano magre e tremavano.
-Lotte- la chiamai.
Lei non rispose, anzi, appoggiò le mani sul davanzale e, in un tremendo attimo, mi lanciai in avanti capendo che stava avvenendo ciò che avevo sempre temuto. L'afferrai per la vita e la tirai indietro.
-Lasciami andare, Viola, ti prego, lasciami andare-
-No- urlai io, mentre un tuono faceva tremare il castello.
-Ti prego, non posso più vivere così, lasciami andare, lasciami andare- si divincolò.
Un fulmine squarciò il cielo scuro illuminando il volto sconvolto di Lotte. La trattenni con tutte le mie forze, ben sapendo di essere più esile di lei e meno forte, ma riuscii comunque a impedirle di lanciarsi...la forza della disperazione. Alla fine Lotte si lasciò cadere e io corsi a chiudere la finestra. Eravamo entrambe completamente bagnate dalla pioggia. Mi lasciai scivolare al fianco di mia cugina e la fissai senza dire nulla, mentre un altro tuono ruggiva. Alla fine parlò.
-Non le ho mai dimostrato che le volevo bene-
-Lei lo sapeva-
-No, non lo sapeva...la verità è che ho sempre pensato che fosse un po' strana...non era una madre normale, come la tua-
Senza dire nulla l'abbracciai. Ci addormentammo così, per terra, abbracciate. Quando il giorno dopo Lolò aprì la porta restò sorpresa.
-Signorine- urlò -vi sembra il caso di dormire per terra come delle svergognate?-
Oh, come ridemmo io e Lotte di quella scena, di Lolò che andava avanti e indietro urlando che eravamo la sua disperazione, che lei, una donna di così grande bontà, doveva proprio aver fatto qualcosa di male per meritarci. Tanto urlò che arrivò mia madre.
-Cosa succede?- chiese, pallida e spettinata, ancora in camicia da notte.
-Nulla, duchessa- fu la veloce risposta di Lolò che ci avrebbe difese fino alla morte -stavamo scherzando-
Mia madre annuì. -Va bene, ma...- e poi vide Lotte ridere e sorrise -continuate pure-
C'è qualcuno che dice che da quel giorno si è aggiunto un nuovo fantasma, in molti sostengono infatti di aver visto una donna uscire dal lago, la pelle gonfia, lo sguardo vitreo. Se incontra qualcuno gli chiede se vuole che lei gli predica il futuro. Dicono che riesca davvero a indovinare il futuro, che ora che ha sorpassato la soglia che la divideva dal mondo dei morti finalmente riesca a vedere oltre la nebbia che avvolge la realtà.
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