Capitolo 3






Arrivata l'ora di pranzo, Layla era decisa a compiere la sua prima mossa: aveva già comunicato a Kat e Jon di pranzare senza di lei, che aveva ben altro in mente.

Doveva sapere di più sul conto di quel ragazzo prima di andare direttamente a parlare con lui. Aveva preso in considerazione il farsi avanti e presentarsi quando lo aveva visto dirigersi verso la segreteria poco prima che la campanella segnasse l'inizio delle lezioni, ma un dubbio le era balenato in testa bloccandola: E se fosse stato il nuovo fidanzato di Judith?

Layla godeva di una certa popolarità a scuola, il suo carattere solare e spigliato l'aveva portata a farsi molti amici tra quelle mura, e Judith era una di queste. Certo, nessuno dei rapporti che aveva con i suoi compagni era neanche lontanamente paragonabile al legame che aveva con i suoi fidati Jon e Kat, ma ciò non toglieva nulla al rispetto che lei provava per ogni persona che faceva parte della sua vita, se pur in minima parte.
Non era il tipo di ragazza che si sarebbe inimicata qualcuno per un paio di pettorali scolpiti e, così, aveva deciso che avrebbe aspettato l'ora di pranzo per partire all'attacco su Judith e saperne di più.

La gemella solitamente restava sola a uno dei tavoli della mensa mentre Gerry, da bravo fratello maggiore di sette minuti quale era, faceva la fila per prendere il pranzo per sé e per lei.
Layla avrebbe sfruttato quel momento per parlarle e capirne di più su Occhi Verdi.

Entrata in sala mensa cominciò a far scorrere lo sguardo tra i tavolini bianchi e blu dello spoglio salone dalle pareti scure.
La sua attenzione fu presto catturata da Kat che, in fila per il pranzo, si sbracciava per richiamarla.

Quando Layla finalmente la notò, allargò le braccia e corrugò la fronte, per capire cos'aveva tanto da dimenarsi l'amica.
La sua perplessità fu subito ricacciata via dalle mani di Kat che cominciarono a indicare la porta in ferro che dava sul cortile della scuola.

Il caldo che avvolgeva Clearwater nove mesi su dodici spesso spingeva molti alunni a consumare i pasti fuori, alla ricerca di un po' di sollievo dall'afa e dall'umidità che regnavano sovrane in sala mensa.

Lay capì che il suo obiettivo era fuori e, dopo aver strizzato l'occhio a Kat per ringraziarla, si diresse verso l'uscita.

Raggiunto il pesante portone in ferro fece per afferrarne la maniglia, quando questa cominciò a ruotare da sola.
«Ciao, Lay!» La voce di Gerry la colse alla sprovvista: il ragazzo era in compagnia del Dio greco dagli occhi di smeraldo, lì, davanti a Layla che rimase per pochi istanti in uno stato quasi di trance.

«Gerry caro... ciao! Scusa, la porta si è aperta d'improvviso e mi hai-mi avete fatto prendere uno spavento!» gli disse scandendo ogni singola parola e portandosi una mano al petto. Per quanto ne sapeva, il nuovo arrivato poteva essere straniero, magari non parlava bene la loro lingua, e incontrare una ragazza così generosa da parlare lentamente in sua presenza l'avrebbe potuta aiutare a far colpo.

«Oh, no, scusami tu. Judith ha fame e ho aperto di fretta, non volevo spaventarti.» le rispose rivolgendole uno dei suoi sorrisi più cordiali. Le sue labbra si assottigliavano fino quasi a scomparire quando sorrideva, lasciando che due marcate fossette gli addolcissero la mascella squadrata, sbucando attraverso la barba castana e curata. Layla aveva perso il conto delle ragazze che aveva visto sospirare in quegli anni ogniqualvolta l'espressione gentile di Gerry si mostrava e il blu delle sue iridi brillava nonostante gli occhi si riducessero a due fessure.

«Ora, però, è meglio che mi muova, non voglio sentirla lamentarsi. Ci vediamo in giro, bella.» le disse portandosi una mano al viso, quasi le avesse sussurrato un segreto, strizzandole l'occhio subito dopo e congedandosi con un cenno del capo prima di rivolgersi al nuovo arrivato «Andiamo, Will.»

Layla si spinse indietro per permettere ai due di passare e guardare meglio Will. Contraccambiò il sorriso che Gerry le aveva rivolto mentre varcava la soglia cercando, subito dopo, di incrociare gli occhi verdi del compagno che gli stava dietro.

Will, però, continuò a seguire Gerry a testa alta, non degnandola neanche di uno sguardo.
Layla non si perse d'animo, non poteva abbandonare la sua missione così presto: constatato che la vista di Occhi Verdi era più che gradevole anche dal lato b, proseguì per la sua strada raggiungendo l'esterno.

Judith era seduta ad uno dei piccoli tavoli in legno che stavano al confine tra il curato prato inglese del cortile e la fitta boscaglia che si diramava fino alle colline di West Clearwater.
Layla la raggiunse a passo spedito, sistemandosi la giacchetta in jeans che indossava e sfoggiando il suo miglior sorriso.

«Judy, ciao! Ti trovo in forma. Allora, che mi racconti di nuovo?» le disse soffocandola con un fin troppo caloroso abbraccio.

«Ciao, Layla. T-ti ringrazio, anche io ti t-trovo bene. Tutto al solito, e tu?» balbettò, più per la stretta morsa della compagna che per altro.

Layla allentò la presa su di lei, concedendole a mala pena il tempo di finire la frase prima di tornare a parlare a raffica:
«Ok, Judy, non sono brava con i convenevoli. Tu mi piaci, e ti voglio bene, e voglio essere sincera. Quel gran figo che stava con voi stamattina -Will mi è parso di capire- insomma... è off limits? Perché se ci stai uscendo tu giuro neanche lo guardo più.»

Judith non riuscì a trattenere una risata per il comico monologo che l'amica le aveva appena riservato mentre si sedeva a cavalcioni sulla panca in legno consumato, affiancandosi a lei.

«William, sì, si chiama così.» le rispose ricomponendosi e assumendo un tono più tranquillo «È nostro cugino ed è venuto a vivere da noi. Per quanto mi riguarda hai via libera.»

«Cugino? Ma, dimmi, avete almeno qualcuno brutto in famiglia?» Judith sgranò gli occhi davanti a quella domanda, restando di sasso «Non so, magari qualcuno basso, o con un po' di pancetta... orecchie a sventola? Denti storti?Almeno qualche naso pronunciato? Insomma, non fraintendermi, ma tu e tuo fratello siete praticamente l'esempio vivente che la perfezione esiste. Tuo padre e tua madre che sembrano usciti da una copertina di Vanity Fair, e... e... ed è meglio che io non continui. Sto esagerando. Ti sei offesa? Ho parlato troppo. Lo so, lo so, sono una merda. Ma, ma...» Layla continuò a parlare fino a che Judith non riprese finalmente a sbattere le palpebre.
La ragazza portò la testa indietro cominciando a ridere a crepapelle mentre batteva le mani.

«Io ti adoro.» disse a Layla allungandole una mano sulla spalla «Figurati se mi offendo dopo tutto questo tempo. Quanti anni sono che mi rifili la storia "li voglio io i capelli d'oro"? Sta tranquilla, Lay, ormai ti conosco. Promettimi solo che ci andrai piano con Will, fallo ambientare un po' prima di travolgerlo con la tua parlantina.»

«Io ci vado piano solo se tu prometti di far finta che questa conversazione non è mai avvenuta.» la mora strizzò l'occhio a Judith che annuì divertita «Ora vado, altrimenti rischio di far digiuno. E ricorda: noi non ci siamo parlate.»

Layla si alzò dalla tavola muovendo le mani davanti al volto per mimare il gesto di un mago che cerca di far comparire un coniglio dal cilindro.
Tornò a dar le spalle all'amica non prima di averle lanciato un ultimo ghigno divertito prontamente contraccambiato e, quasi saltellando, raggiunse nuovamente l'ingresso della mensa.

Quando mise la mano sulla maniglia fu costretta a sollevare anche l'altra e a premerla contro il freddo metallo della porta per sorreggersi.
Un dolore acuto, come una scossa elettrica, le aveva trafitto la testa, obbligandola a strizzare gli occhi per sopportare quella breve ma pungente tortura.

Riuscì a riprendersi, senza neanche accorgersene: si guardò fugacemente attorno, nella speranza che nessuno avesse notato il suo insolito mancamento.
Spinse finalmente la maniglia verso il basso tirando la porta a sé e riuscendo a vedere l'interno della sala mensa.

Gerry e Will intenti a parlare tra loro mentre, vassoi alla mano, camminavano verso di lei, furono l'ultima cosa che riuscì a vedere, prima di stramazzare al suolo.

Il dolore alla testa era tornato, più intenso di prima: fitte fortissime le bruciavano il cervello, come se mille coltelli le stessero trapassando il cuoio capelluto fino a insidiarsi in profondità più e più volte.

Le mani erano istintivamente finite attorno alla chioma nera, come se potessero proteggerla da quello strazio, mentre le gambe erano cedute sotto il suo peso costringendola ad accasciarsi.






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