Capitolo 11
Il tono di Layla, a metà tra lo spaventato e l'accusatorio, ammutolì William che rimase, per interminabili secondi, con il viso rivolto a lei mentre i suoi occhi vagavano in ogni direzione pur di non incrociarne lo sguardo accigliato.
«È meglio che vada.» sussurrò sospirando, premendo con forza sull'acceleratore e abbandonando la ragazza sul ciglio della strada.
Quando svoltò, uscendo finalmente dalla visuale di lei, prese a battere con entrambe le mani chiuse a pugno sul volante, imprecando contro se stesso per la stoltezza delle sue parole.
Sfrecciava a velocità sempre più elevata per le strade, fortunatamente deserte, mordicchiandosi le dita della mano sinistra fino a farsi male, per costringersi a pensare a quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
Infilò la mano nella tasca della felpa e tirò fuori il telefono, scorrendo velocemente la rubrica fino a raggiungere il numero di Judith.
Gli squilli rimbombarono per tutta l'auto a causa del volume alto impostato dal vivavoce; quando William stava per chiudere la chiamata la ragazza si decise a rispondere.
«Sei con Gerry?» esordì senza neanche salutarlo.
«Sto andando alla festa. Sei andata via?» domandò sorpreso Will, svoltando a un semaforo, ignorandone la luce rossa.
«Ho raggiunto papà, non potevo permettergli di proseguire da solo. Recupera in fretta Gerry, il piano è cambiato.»
Il ragazzo si lasciò sfuggire una smorfia preoccupata, mordendosi il labbro inferiore prima di riuscire a replicare: «Dimmi che lo avete preso.»
«No, ci è scappato.» Un altro colpo sul volante fu assestato da Will dopo l'affermazione dispiaciuta di Judith, che non ricevendo risposta continuò a parlare con voce bassa: «Tornerà, William, e lo prenderemo. Gerry ti spiegherà tutto. Io e papà stiamo setacciando i boschi, ma dubito che riusciremo a concludere qualcosa stanotte. Ci vediamo a casa.»
Will recuperò con foga il telefono dal cruscotto, chiudendo la chiamata con Judith, senza concederle una risposta, e bloccando lo schermo prima di ricacciarselo in tasca.
Il piede premeva costantemente sull'acceleratore e procedendo spedito per le buie vie di Clearwater, non poté fare a meno di pensare a Layla.
A causa sua, il loro piano era saltato e si era ritrovato ad improvvisare assieme agli altri per cercare di non immischiarla troppo nella loro caccia. Avrebbe dovuto essere solo una semplice esca, nulla di più, ma qualcosa era andato storto e neanche Killian, con la sua esperienza centenaria, era riuscito a manipolare la sua mente costringendo il gruppo a dividersi per non destare troppo i sospetti della ragazza.
Con una sola parola, Will aveva rovinato tutta la messa in scena che erano riusciti a mettere in piedi in pochi minuti, attirando fin troppo l'attenzione di Layla su di sé, cosa che nessuno aveva previsto.
Era nervoso, sentiva il bisogno di sfogare la propria rabbia, ma il pensiero del nuovo piano, a cui Judith aveva accennato, riuscì in parte a placarlo.
Non poteva di certo dare troppe colpe a Layla: la sua situazione era già troppo critica di suo e non aver messo in conto un eventuale fallimento di Killian era stato solo un loro errore.
Raggiunse la villa dei Rohan, lasciando l'auto in doppia fila ansioso di raggiungere Gerry.
Calpestò velocemente le pietre piatte incastonate nel prato inglese che collegavano il cancelletto d'ingresso con la porta principale della casa, completamente spalancata.
Le voci delle decine di adolescenti che affollavano la stanza e i gridolini e le risate che echeggiavano fra le mura lo costrinsero ad assottigliare gli occhi per cercare di concentrarsi e scorgere la figura di Gerry.
Non gli era mai piaciuto stare in posti troppo affollati, il caos lo confondeva mandandolo letteralmente in tilt, e quelli come lui non potevano mai permettersi di perdere il controllo, sopratutto se in presenza di così tante persone.
Mentre si faceva largo tra gli studenti, costretto a ricorrere a qualche veloce spallata a destra e a manca per poter proseguire, avvertì uno strano profumo impadronirsi prepotentemente delle sue narici.
Conosceva bene quell'odore, lo stesso che era rimasto intriso nella sua auto da quando Layla vi era entrata e che l'aveva costretto a sfrecciare coi finestrini abbassati fino a lì.
Per ognuno di loro quel profumo era come una droga, riusciva a penetrare fin dentro la testa risvegliando anche le anime più assopite, assumendo le fragranze più care, appetibili e sensuali, a seconda del naso che lo recepiva.
Per William era l'aroma fresco e frizzante delle candide fresie che sua sorella coltivava nella serra; l'odore dolciastro, pungente e malinconico che la pioggia risvegliava a contatto con i campi attorno a casa sua; la brezza calda e tostata che inalava prima di bere il caffè del mattino e il profumo di una donna rimasto impresso nel suo cuscino dopo una notte di passione.
Mille sfumature gli stimolavano l'olfatto, intensificando tutti gli altri sensi e arrivando alla sua testa come un solo, penetrante, crudele e intenso profumo: il profumo della morte.
Sollevò la testa, per capire da dove provenisse, quando un improvviso tocco caldo sulla sua spalla lo distrasse.
«Ciao.» lo assalì una voce poco familiare «Dov'è finita Layla?»
Ancora rintontito per il baccano e per la tentazione che continuava ad aleggiare vicina alle sue narici, William impiegò qualche secondo prima di riconoscere gli occhi smeraldino di Kat che lo scrutavano in cerca di risposte.
«L'ho accompagnata a casa.»
La risposta secca non fermò la rossa che, insoddisfatta, afferrò nuovamente il ragazzo per una spalla prima che potesse allontanarsi.
«Come sta? Ti ha detto qualcosa di strano? Scusami, ma sono preoccupata e...»
«Mi è sembrato si fosse calmata e le ho consigliato di dormire.» la interruppe, voltandosi verso di lei e avvicinandosi, per permetterle di sentire meglio quello che le diceva «Senti, era spaesata e spaventata. Non so dirti con esattezza cosa le sia successo, ma per stasera è meglio lasciarla sola con i suoi pensieri. Stalle vicino domani e ora prova a goderti questo putiferio.»
Kat contraccambiò il sorriso comprensivo che William le aveva rivolto, annuendo silenziosamente e congedandosi con un veloce occhiolino d'intesa.
«Aspetta! Kat, giusto?» Questa volta fu il ragazzo ad allungare una mano sulla spalla della rossa, invitandola a voltarsi e continuando a parlare solo quando l'attenzione di lei fu di nuovo sua «Hai visto Gerry, per caso?»
«Una decina di minuti fa era di là in cucina con una tipa, magari è ancora lì. Salutamelo, quando lo trovi, e grazie per esserti preso cura di Lay.»
William si sentì una merda quando le iridi di Kat sorrisero dolcemente assieme al suo volto, evidenziando la gratitudine sincera che la ragazza gli aveva espresso.
Imbarazzato, si limitò a risponderle mimando un "sì" con la testa, tornando a darle le spalle e incamminandosi verso la porta, a destra delle scale, che lei gli aveva indicato.
Non poté far a meno di pensare alla reazione, tutt'altro che cortese, che Kat gli avrebbe riservato se avesse saputo la verità su quello che era stato il reale ruolo, che lei e i due compagni, avevano inconsciamente interpretato in quella serata.
Girò la testa e scorse la sua chioma rossa che ondeggiava a ritmo col suo corpo mentre raggiungeva Jonathan che, con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate sul petto, attendeva l'amica e gli aggiornamenti su Layla.
Nel vedere i due che sorridevano l'un l'altra, provò un'insolita empatia nei confronti di Layla, ripensando alla tristezza che si era disegnata sul suo volto quando i suoi amici avevano contraddetto ogni sua parola. Provò per la prima volta ad immedesimarsi nei panni della ragazza, chiedendosi se magari sarebbe stato meglio raccontarle la verità, spiegarle che gli sguardi compassionevoli di Jon e Kat erano dovuti solo ai pensieri che Killian aveva impiantato nelle loro teste.
Avrebbe voluto opporsi quando Judith aveva proposto di seguire i ragazzi al lago, origliando una conversazione nel bagno del liceo tra le due compagne, ma l'unica cosa di cui dovevano curarsi era sfruttare quell'occasione per catturare l'individuo che da giorni seminava il panico per la contea e che aveva messo gli occhi su Layla.
Con Katharine e Jonathan addormentati, per Judith era stato facile trasportare velocemente i due ragazzi fino all'auto, ma nessuno aveva immaginato che i poteri di Killian fossero così prematuramente inefficaci sulla mente di Layla; fu così che in fretta avevano rielaborato una nuova e più rischiosa soluzione, conducendo i due, ancora privi di sensi, alla festa dei fratelli Rohan e manipolando i ricordi dei presenti affinché nessuno avesse mai potuto credere a Layla e a quelli che sarebbero sembrati solo dei vaneggiamenti.
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