Capitolo 11
«Ti ha dato di volta il cervello?» Tommaso mi attacca con una nota di disprezzo e incredulità nella voce, e mentre lui avanza d'istinto io indietreggio.
«Non...» ansimo. «Non pensavo che...»
«Non pensavi cosa?!» M'incalza lui, avvicinandosi sempre di più.
Ad ogni suo passo io ne faccio uno dietro di me, ma dopo poco trovo la parete di una delle cappelle del cimitero e mi costringo a poggiarvi contro la schiena. Non so più che dire, perché Tommaso sembra furioso e io sono confusa sia per questo sia per l'incontro con mia zia e per tutte le cose che mi ha detto.
«Pensavi di cavartela così? Sì, ti è andata bene stavolta, ma non puoi sapere cosa ci sia nella testa di quella megera!» Ancora pochi passi e mi raggiunge, stagliandosi a pochi centimetri da me e costringendomi a inclinare in alto la testa per guardarlo. «Non so come abbia fatto a risparmiarti! Di sicuro avrà in mente qualcosa di peggio.»
«È... Andata bene.» Mormoro a un passo da lui, schiacciata tra il suo corpo e la parete. Posso sentire il suo respiro affannato, ma so che ogni cosa in lui non è vera. Adesso so qual è il suo problema, e il motivo di tanti atteggiamenti strani. Tutti erano a conoscenza del suo stato, ma nessuno me lo ha detto. Perché?
Mio padre aveva provato ad avvertirmi...
Osservo i suoi occhi e, seppur bellissimi, solo ora mi accorgo che sembrano vuoti e inespressivi, come se fossero stati privati dell'anima. Ed è proprio così, purtroppo. Ogni volta che ho sperato stesse provando qualcosa per me, in realtà non gli era proprio possibile farlo. Ci ho sperato, ci ho creduto e mi sono illusa.
«Non sei in te.» Mi esce dalle labbra.
Non lo sei mai stato, hai finto e forse la Strega ti ha manipolato tutto il tempo. Mi rimbomba, invece, nella testa.
«No, non sono in me infatti!» Solleva il braccio in aria e chiude la mano a pugno, che poi mi lancia contro. Serro gli occhi e cerco di voltarmi da un'altra parte, anche perché avviene tutto così velocemente che ormai non mi posso più spostare, ma il pugno non voleva colpire me, bensì il muro di pietra alle mie spalle. Le nocche di Tommaso sono ricoperte di sangue e graffi, ma nel suo sguardo vi è ancora l'inespressività di poco prima.
«Non capisci?» Mi chiede, alzando la voce e guardandomi quasi disperato.
Io mi ritrovo ad alternare lo sguardo tra lui e la sua mano ferita, e decido di afferrarla tra le mie con tutta la delicatezza possibile. «Giulia mi ha già detto tutto.»
«Lo so, ho sentito. Ma tu non sai cosa voglia dire essere senza cuore, non sai cosa significhi lanciare un pugno contro una parete di pietra e non sentire niente, niente di niente. Né dolore, né bruciore. Sai cosa c'è nel mio petto? Nulla.» Mi dice tutto d'un fiato, prendendo poi a indietreggiare di un paio di passi. Lascio la sua mano, ma vado a massaggiare le mie, perché quel contatto mi ha lasciata stranita e piena di solitudine, ora che si è interrotto.
«Sono stato privato di tutto. E la mia unica colpa è stata provare interesse per una ragazza conosciuta su un treno, un giorno come un altro, per poi scoprire che quella non era una ragazza, ma una strega senz'anima, che si ciba dei cuori degli uomini per mantenersi giovane.» Tommaso continua a parlare a ruota libera, sembra quasi si stia sfogando, e glielo lascio fare. Capisco che sia importante, per lui, finalmente parlare di tutto quello che gli passa per la testa, perché pare proprio che non lo faccia da tanto tempo. E nonostante non riesca ad esprimere appieno le proprie emozioni, in qualche modo sento quasi di provarle io stessa... comprendo quanto si sia sentito privato di un pezzo importante di sé.
«Per fortuna tuo padre mi ha aiutato a trovare uno scopo, una strada per non incrociarla di nuovo. "Perché arriverà il momento della giustizia, Tom, vedrai che quando la mia Principessa arriverà tutto subirà un cambiamento, e la Profezia si avvererà. Lei sarà la nostra salvezza". Così mi ha detto, almeno cento volte.» Ora allarga le braccia e le rilascia, con fare arrendevole, distogliendo del tutto lo sguardo da me per fissarlo in un punto indefinito all'orizzonte. Il tramonto ci sta raggiungendo con i suoi colori pastello, e le nuvole nel cielo regalano uno spettacolo per gli occhi: come fosse un acquerello, il sole lascia spazio alla luna, il giorno alla notte.
«E poi sei arrivata tu, tuo padre mi ha mandato a cercarti e io ti ho disprezzata perché eri una parente della Strega Nera, la sua ultima parente, e avevo timore che fossi come lei, ma...» S'interrompe e guarda a terra.
«Ma...?» Replico io, senza fare un passo, inchiodata al muro.
«Ma tu non sei come lei.»
«E c-come... come sono?» Balbetto.
Tommaso prende un respiro profondo, poi scrolla le spalle, sembra quasi stia reggendo il peso del mondo. Poi mi pianta gli occhi addosso scavandomi nel profondo. «Tu sei la scintilla che dà vita alla fiamma più ardente. Sei il sole che, dopo la pioggia, fa scorgere l'arcobaleno. Sei il lampo che precede il tuono e allo stesso tempo la scarica di elettricità che lo segue.»
Mi ritrovo a ricambiare il suo sguardo senza riuscire a trovare le parole per intervenire, mi bastano quegli occhi a inchiodarmi sul posto, a togliermi via l'aria dai polmoni e a rendere le mie gambe molli come gelatina.
Ma lui, d'altro canto, adesso sembra un fiume in piena che non si può arginare in nessun modo. E anche se io non parlo lui lo fa per tutti e due e prosegue nella sua confessione. «Io non sapevo a che cosa sarei andato incontro. Non provavo più niente, non lo provo neanche adesso, perché mi è impossibile. E non so cosa mi stia succedendo, da quando sei comparsa nella mia vita!»
Ora Tommaso fa per allontanarsi di qualche passo, si gira dall'altra parte e osserva l'orizzonte dandomi le spalle, sembra non riesca più a guardarmi, e gesticola nervosamente mentre parla. «Una cosa certa la so: ogni volta che ti guardo il tempo si ferma. Il mondo fluttua. L'aria è sospesa e io non so più chi sono, cosa ci faccio qui e che cosa mi manca nel petto. Perché, anche se non ho un cuore, quando mi sei vicina io... Io credo di tornare a percepirlo. Io mi sento vivo. E non lo sono mai stato come lo sono con te, Sofia.»
Il mio cuore, quello che io ho davvero nel petto, mi sta arrivando in gola con un salto acrobatico, togliendomi il respiro e facendomi avvampare come un gambero, ne sono certa. Deglutisco a vuoto, non riuscendo ancora a proferire parola. Mi sembra di essere in un sogno... Forse è un'illusione creata dalla Strega?
«Non avrei dovuto dirti queste cose, lascia stare.» Sfarfalla la mano nell'aria e il mio cuore perde battiti a ripetizione, tutto ciò che ha detto finora si vanifica in pochi secondi. In un attimo mi ha portata su una montagna russa, un sali-scendi che ora mi crea un enorme vuoto d'aria all'altezza dello stomaco. Per fortuna che ho la parete dietro di me a sostenermi.
«Perché... Perché non avresti dovuto?» Riesco a chiedere con un filo di voce, mal celando la paura che mi attanaglia all'improvviso.
Lui si gira di nuovo a guardarmi e ogni volta è come la prima. «Perché hai mille cose a cui pensare, perché devi prepararti per contrastare tua zia. E perché è inutile cercare di aiutarmi, considerato che non ho un cuore e che la Strega non lo cederà, tantomeno alla nipote che ha appena minacciato di morte se solo proverà a contrastarla.»
Prendo fiato e socchiudo gli occhi, lasciandomi accarezzare lievemente dalla brezza della sera, che ci avvolge nella sua frescura. «Lascia decidere a me cosa è inutile e cosa non lo è.» Trovo il coraggio di dire. «Tu non sei inutile, Tommaso.» Cerco di azzerare le distanze e sollevo una mano per poggiarla sulla sua guancia. Nonostante non possa percepire il mio calore vedo che si adagia nel mio tocco delicato, quasi abbandonandosi a una sensazione immaginaria.
«Ti prego, non smettere.» Quasi m'implora.
«Di fare cosa?»
«Di toccarmi.»
Sento che qualcosa, in me, si sta spezzando. Un muro invisibile che avevo eretto piano piano intorno al mio cuore si sta sgretolando e sta lasciando le difese per affidarsi a lui. «Non smetterò.» Replico in un soffio, con la voce che trema e che stento a mascherare.
Sentire il viso di Tommaso che si abbandona su di me mi provoca brividi dalla punta delle dita al resto del corpo, quasi la stessa sensazione delle scintille di elettricità che compaiono con il mio potere. Sento un formicolìo sempre più intenso, che mi pervade tutto il corpo e mi fa tremare. Sono colta da spasmi e il mio petto sobbalza in modo innaturale. Ho freddo, un gelo che mi pervade le ossa come se fosse appena arrivato l'inverno, e riesco a sentire solo il lontano «Sofia...» pronunciato da Tommaso, prima che la vista mi si offuschi e io mi perda in un limbo di ricordi.
⊱ ⸻ ❀ ⸻ ⊰
Piano piano riesco a vedere qualcosa, in tutta questa oscurità che mi avvolge... non ho perso i sensi, mi trovo da qualche parte. Forse sono morta? E come ho fatto a morire così, senza neanche riuscire a salvare nessuno? Il pensiero di mio padre mi attorciglia le viscere, provocandomi un dolore immenso.
Ma intorno a me l'atmosfera cambia, una nebbiolina mi pervade e tutto si rischiara, lasciando ancora i contorni sfocati ma un bagliore caldo e accogliente. Sento una ninna nanna, una melodia pronunciata tra le labbra di una donna che, ora la vedo, è bellissima: ha i capelli scuri raccolti dietro la nuca, due occhi marroni che emanano dolcezza e in braccio tiene un bambino avvolto in una fascia di lino.
«Tesoro... il mio piccolino...» Sta mormorando al bambino.
«La mamma ti amerà sempre...tuo padre ed io saremo nel tuo cuore e lì ci troverai, con tutto il nostro amore.» Inizia a piangere e, d'istinto, anch'io insieme a lei. Sembra una scena così straziante, che posso sentire il mio petto dilaniarsi quasi fosse quello della donna.
«Cresci e diventa un uomo forte e coraggioso. Ogni volta che ti sentirai triste pensa a noi, ti staremo vicino anche se non ci saremo più.» Poggia delicatamente la mano sul petto del piccolo, poi lo bacia sulla fronte, su una guancia, sulle manine. È devastante per me, che sto solo guardando. Non oso immaginare cosa stia provando questa donna.
«Ti devo lasciare, piccolo mio. Questo è per te, se un giorno volessi sapere da dove vieni, sappi che ti sarà tutto più chiaro. Ti voglio bene, amore della mia vita.» Tra le mani del bambino lascia una catenella con un ciondolo d'oro, non riesco a vederlo da qui, perché è troppo piccolo. Poi lo avvolge in una cesta nascosta da un grande sasso e infine la donna si allontana in lacrime. La seguo con gli occhi fin quando non sale dei gradini, si mette a correre lungo la strada, ma appena faccio per distogliere lo sguardo intravedo due persone dietro di lei, scure e non ben definite, che dopo pochi metri si avventano alla sua schiena uccidendola.
Sussulto in preda al terrore, mi guardo intorno ma non so neanche se qualcuno possa vedermi o meno, se si tratta di nuovo di una situazione come quella del treno. Il bambino emette qualche vagito e si gira a guardarmi, sorride. E io mi sciolgo, piena di lacrime e di tristezza. Faccio per abbassarmi e prenderlo in braccio, ma una voce mi distoglie dall'intento.
«Buon Dio! Che cosa ci fa qui un bambino?» Dalle stesse scale di poco prima sta scendendo una suora, che si precipita verso il piccolino. Poi mi guarda. Mi guarda davvero. «Cosa volevi fare, cara ragazza? Lasciarlo qui da solo?»
«I-Io?» Replico, interdetta.
«Certamente! Non lo stavi abbandonando, per caso?»
«N-No, no, no, ma che scherziamo? Non sono stata io. Mi trovavo qui a passare e... E l'ho sentito piangere.» Mento. A una suora.
«Allora penso che dovrò portarlo dalle mie consorelle, ci prenderemo cura di lui.» Asserisce, guardandomi di sottecchi. Si vede che non si fida della mia risposta.
«Mi sembra giusto. Chiunque lo abbia abbandonato di sicuro starà provando molto dolore. Amatelo come se fosse vostro.» Mi raccomando, neanche fosse davvero mio. «Posso...?» Poi mi avvicino, indicandole la collana che il piccolo ha tra le mani.
La suora annuisce e io mi avvicino per osservare meglio il ciondolo. Si tratta di una medaglia rotonda su cui sono incise delle onde. Sul retro vi è un nome: Tommaso Voturia.
Spalanco gli occhi e mi guardo intorno, mentre l'atmosfera si fa sempre più ovattata: ci troviamo nel Circo Massimo.
Poi il ricordo svanisce nell'ombra, così com'era arrivato.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top