capitolo 8

Isa...

Sono le due, mi preparo per andare all'università a prendere la mia tesi, che tra qualche giorno dovrò esporre.

<Cater! Io vado, ricordati di andare a prendere Milly.>
<Ok! Non ti preoccupare!Ci vediamo più tardi buona fortuna.> Grida dalla cucina.

Chiudo la porta ,mi incammino verso l'università, per fortuna oggi c'è il sole, mi mette di buono umore anche se il freddo continua a persistere.

Ammetto che è stato difficile per me studiare giurisprudenza, non era il mio sogno volevo fare la psicologa ma con il tempo e le ingiustizie subite ho cambiato le mie scelte.

Dopo quello che mi hanno fatto togliendomi tutto, anche i miei genitori.
Non penso sia stato un incidente, penso che sia stato voluto nessuno me lo toglie dalla testa.

Un giorno avrò giustizia per quello che mi hanno fatto!

Mi chiedo cosa li abbia portarti a un gesto così estremo e se lo hanno fatto... e perché c'è qualcosa di losco sotto!?

Devo fare attenzione, non sono sola ho Milly devo pensare a lei. Devo proteggerla.

Lei è stato il mio errore più bello, è la mia gioia, la mi vita, il mio amore più grande.

Mi basta un suo abbraccio e un suo bacio per sentirmi completa.
Matt e in lei, tutte le volte che la guardo rivedo lui nei suoi gesti, nelle sue espressioni.
E buffa, mi strappa sempre un sorriso un ricordo...

Entro nel parco dell'università, percorrendo il sentiero di pietra bianca arrivando davanti alla scalinata anch'essa fatta in pietra.
Mi soffermo a guardare l'imponente edificio antico.

Marrone con finiture bianche circondato da un prato verde, sospiro iniziando la mia salita verso l'ufficio del rettore che mi ha preso sotto la sua ala.

Conosceva mio padre, hai tempi era un suo professore, lo elogia  come uno degli studenti più bravo di tutti i tempi.

Un genio per la finanza e ... un fiuto per affari incredibile.
Dove nessuno avrebbe investito perché non vedeva potenziale, lui lo vedeva sapeva come aggirare e investire.
Portando i suoi incrementi all'apice.
Cammino per il corridoio superando tutte le porte, quella del rettore e l'ultima in fondo che non è sui lati ma è proprio difronte a me.

Busso e un "avanti" mi fa girare la maniglia della porta entrando in quel ufficio bellissimo.
È tutto in mogano, il tavolo e di una manifattura di alta qualità come la libreria a vetri posta dietro di lui.
Le pareti sono di colore bordeaux sembra di entrare in una stanza dell'Ottocento.
Rimango sempre meravigliata.

<Buongiorno cara, accomodati ti aspettavo.>mi accoglie con un sorriso ricambio e mi seggo sulla poltroncina di pelle marrone,comodissima tra l'altro.
<Sono venuta il prima possibile! Mi dia delle belle notizie la prego.> dico esausta, è già parecchie volte che torno per ritoccare la stesura, sono stanca tra il lavoro, Milly e le ricerche dell'incidente dei miei.

<Ora è perfetta Isabella, devi soltanto correggere due punti che ti ho segnato in rosso nella relazione e basta.>
Tiro un sospiro di sollievo non ci speravo più.

< Mi ha chiamato un prestigioso studio legale, dove ha richiesto un elenco di studenti particolarmente dotati, ho fatto il tuo nome spero non ti dispiaccia.>
Un sorriso si allarga sul mio viso e il cuore inizia a battere veloce per la gioia.
<Davvero!> scuoto la testa
<Vogliono me!?cioè tu hai fatto il mio nome!? Sono... sono strafelice! > sono sconvolta, elettrizzata sto impazzendo dalla gioia.
Non so cosa dire.
<Quando posso iniziare?io dovrei avvertire dove lavoro adesso!? Quanti giorni ho di prova?>il rettore mi guarda divertito.

<Ufficiosamente sei già stata confermata, dovrai fare solo un colloquio, poi sarai assunta tramite la scuola lo facciamo per tutelare i studenti. Per non avere brutte sorprese nel caso l'azienda sia poco seria, insomma supervisioniamo per sei mesi e se tutto è ok verrai assunta definitivamente.>

<Ok accetto! Quando il colloquio? >
<Mercoledì alle quattro. Per favore puntuale.> Si raccomanda.
<Lo sarò.>

<Isabella, buona fortuna.> gli sorrido.
<La fortuna non esiste.> gli rispondo apro la porta per andare via.
<Grazie per la fiducia, grazie per tutto.> dico prima di andarmene.

Esco fuori correndo voglio guardare il cielo è ringraziare per questa occasione.

Sono nel cortile e spintono un po' di persone corro, corro più veloce che posso voglio andare da Carter e Milly a dare la bella notizia, guardo l'ora... tra cinque minuti esce da scuola, accelero per arrivare in tempo.

Continuo a pensare a quello che mi ha detto il rettore, quasi non ci credo ancora, posso cambiare vita, orari e stare più tempo con Milly.

Sono davanti alla scuola ho il fiatone, metto le mani sulle ginocchia e cerco di riprendere fiato.

Sto morendo! E mentre lo penso rido dentro e fuori di me.

Arriva Carter con Milly in braccio <Guarda chi c'è!> le dice Carter a Milly.
Si divincola dalle sue braccia venendo verso di me correndo.

<Mamma!sei venuta anche tu!>
Mi manca il fiato, non dico nulla baciandola sulla guancia.

<Cosa ci fai qui?>
Prendo respiro <ho- una- fan-ta-stica no-ti-zia.> dico prendendo fiato a ogni sillaba.

<hai fatto una maratona?> scherza Carter.

<Di più di una maratona -credimi- mi-manca- il fiato.>

<vieni andiamo a sederci riprendi il fiato e ci racconti>
<Siiii> grida Milly contenta .

<Entriamo!?> Mi chiede Carter.

<Si fa troppo freddo fuori per Milly. >

Entriamo e ci sediamo al solito posto, siamo clienti abituali e un locale carino in stile country. Ha gli sgabelli fatti a sella di cavallo è a Milly le piace molto, fa sempre finta di andare su un cavallo e lo fa per ore.

Si avvicina una cameriera con un pantaloncino di jeans cortissimo , una camicia a quadroni Rossi gialli legato con un nodo sotto i seni e stivaletti marroni alla texana. Un po' troppo sexy.

Non posso giudicare, io lavoro in un nightclub certo il mio è un lavoro notturno e non girano bambini.
Ormai il sesso dove ti giri giri c'è un po' da pertutto.

<Allora, racconta che ti è successo?>

Comincio a parlare sorridendo dico tutto quello che mi ha riferito e la proposta del rettore finendo quasi urlando <Avrò un lavoro Carter. Ancora non ci credo.>
< Sono contento per te. Finalmente avrai un po' di tranquillità.> Mi stringe la mano che ho appoggiata sul tavolo.

<Beviamo il nostro thè, e poi a casa, stasera devo lavorare.
Milly, forza, bevi.> la bambina continuava a giocare con la sella ma appena sentì il mio richiamo si affretto' a bere il the per poi tornare a casa...

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