capitolo 23
Patrick ci saluta, chiedendo se una di queste sere mi sarebbe piaciuto andare a bere qualcosa insieme.
Accetto con piacere, Matt mi guarda con uno sguardo ammonitore ma faccio finta di nulla, continuo a parlare con Patrick che, conclusa la nostra conversazione mi saluta con un baciomano non tanto da galateo.
La porta si chiude. <Dovevi fare per forza la gatta morta con Patrick?> Mi attacca subito Matt.
Spalanco lo sguardo <Che dici Matt! Sono stata solo cordiale con un cliente.> molto attraente avrei voluto aggiungere.
<Isa sei qui per lavorare come avvocato, no come intrattenitrice. Non lavori più al nightclub ma in un ufficio. Ed è un lavoro serio.> dice in un fiato.
Un colpo allo stomaco. Guardo i fogli sulla mia scrivania assorbendo il colpo per un'attimo.
Mi sento offesa, trattata come una poco di buono, allora è così che mi vede? È già la seconda volta che mette in ballo il lavoro come spogliarellista.
Rispondo al suo attacco non giustificato, almeno per me.
<So bene dove mi trovo... non c'è bisogno che me lo ricordi.> dico ferita dalle sue parole.
<Allora smettila di fare le moine con i clienti.> parla a voce rauca, stringendo i denti, sbattendo le mani sulla mia scrivania.
Continua a offendermi.
<Mi consideri una poco di buono Matt?> Mi alzo dalla sedia avvicinando il mio viso al suo, i nostri sguardi saettano pieni di collera.
<Ti considero per quello che ho visto.> risponde cattivo.
<Matt io sono una donna e come tale ho il diritto di vivere la mia vita. Tu non metterti in mezzo.> dico arrabbiata.
<Sei una donna è una madre Isa, non puoi fare quello che vuoi.> risponde.
< Infatti non l'ho mai fatto Matt, non puoi permetterti di giudicarmi se voglio uscire per un drink con un uomo...> non mi fa finire.
<Lui ti vuole portare a letto!> sbotta arrabbiato.
<Non sono affari che ti riguardano Matt!> Urliamo di nuovo.
Gira intorno alla scrivania <Si che sono affari miei! - ringhia- sei la madre di mia figlia.>
Si avvicina di più a me cercando di sovrastarmi con la sua imponente figura, ma in questo momento non m'importa. Sono stufa che tutti mi dicono cosa fare o giudicarmi senza sapere, ho una dignità.
<È tu il padre Matt, quindi da domani non uscirai più con nessuna?> lo provoco.
<Io sono un uomo Isa è diverso.>Giuro che ora gli spacco il pc in testa. Maschilista.
<Diverso da chi? Da me?> rido.
Si irrita ancora di più.
<Tu, con lui non esci!> mi impone autoritario.
Rido ancora di più. Bloccandomi di colpo assumendo un espressione seria.
<Io ci esco Matt che tu lo voglia o no!>
Mi sbatte contro il muro con violenza mi manca per un attimo il fiato, la testa e chinata per l'impatto ma la solleva prendendo i miei capelli tra le sue mani senza farmi male.
<Tu non ci andrai a costo di legarti e chiuderti in uno stanzino e buttare via la chiave.> sembra un avvertimento, rimaniamo fermi così per un tempo che non riesco a definire.
Non lo capisco... Che gli importa con chi esco o cosa faccio? Perché tanta rabbia nei miei confronti? Sa che non ho avuto più nessuno dopo lui. Perché?
Certo... sono uscita con qualche collega dell'università ma ci siamo fermati a qualche bacio... anche se attraenti non mi sono mai spinta più in là.
<Basta Matt! Non ne hai il diritto.>
<Cosa! Di cosa?>
<Di privarmi della mia vita.>
<Se hai bisogno di scopare, lo puoi chiedere a me. Cos'è ti prude?>
Gli tiro uno schiaffo la sua faccia si sposta per la violenza, si volta improvvisamente catturando le mie labbra, feroce. Le sue mani mi accarezzano percorrendo la mia schiena fino ai glutei sembra che ha fame... che mi voglia mangiare. Ansimo con la smania di un continuo lo voglio con tutta me stessa.
Il mio stomaco a come un vuoto d'aria. Mi spinge con possesso, forza. Vengo sopraffatta da un turbine di emozioni, tatto, profumi a me già conosciuti. Mi torna in mente il passato è le sensazioni che erano spente ma no dimenticate. Tutto torna a lì a quel giorno dopo che ha ottenuto quello che voleva mi ha abbandonato. Dicendo che non poteva che era uno sbaglio, lasciandomi con un pugno di mosche.
Una lacrima solca il mio viso, lui la nota. Passa il pollice schiacciandola con un gesto.
<Scusa, non piangere.> Continua accarezzarmi appoggiando la fronte sulla mia. Si allontana di poco con lo sguardo dolce.
<È che... Non lo so, forse per abitudine o senso di protezione... non lo so Isa. Hai ragione non sono affari miei.>
Si allontana un altro po' dispiaciuto.
<Matt, ti prego...cerchiamo di avere un comportamento civile, siamo adulti non più dei ragazzini alle prime cotte. Io voglio una relazione stabile. non voglio delle avventure non mi interessano. Non sono la persona che mi hai descritto tu. Non sono una spogliarellista affamata di sesso in cerca di uomini, l'ho fatto per necessità.>
Mi ascolta con attenzione e uno sguardo colpevole.
<Sai quante volte mi sono vergognata a salire sopra il palco? Tutte le sere Matt, fino all'ultima. Ma non avevo alternative.> sospiro
<Mi dispiace> ripete.
<A me di più.> Matt si avvicina, mi abbraccia con calore.
<Non ti prometto che non ti farò più sfuriate è nella mia natura.> Mi metto a ridere.
<Io vado a pranzo con Carter vuoi venire?>
Cambio argomento ovviamente sbagliando il soggetto, cioè Carter. Il suo umore tramuta ancora, è così lunatico che ci vogliono pochi secondi, una parola sbagliata e puff.. tutto cambia. Non riesco a gestirlo.
<No, ho da fare.> risponde secco.
Come sempre cerco di non dargli peso.
Prendo la mia roba è lo saluto.
<Ciao noi siamo alla tavola qui di fronte se cambi idea.>
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