22: [PROVA] nastro n. 0.9, 19 Luglio 1997.
L' A R T E
D I
U C C I D E R E
Uno, due, tre, prova?!
Sto per scoperchiare il vaso di Pandora dei segreti di Mark e non mi sento per niente a mio agio. Forse farei meglio ad attenermi al piano, farlo parlare di quel cazzo gli pare e annuire di tanto in tanto.
Già mi sto cagando addosso perché ho paura che lui scopra oppure che già sappia ciò che ho fatto, in più Rose potrebbe mettermi in mezzo qualora si degnasse di telefonargli, voglio veramente immergermi ulteriormente in questo mare di merda parlandogli di Eryn e della sua lettera? Non dovrei, se ci tengo alla mia vita. Un assassino, anche se rinchiuso in una cella più piccola del bagno degli ospiti di casa dei miei genitori, rimane sempre un assassino. Se nasci quadrato, non muori tondo.
Poi magari manco si presenta oggi, come la scorsa settimana. Anche se ieri mi ha telefonato per scusarsi e assicurarsi che al prossimo appuntamento - cioè, oggi - ci sarebbe stato. Suonava, forse, come una minaccia quel «ci vediamo domani»?
Dio Mio, Harry, smettila di essere così fottutamente paranoico! Che cos'ho che non va? Perché ho così tanta paura di un uomo che sta per essere giustiziato alla sedia elettrica? Non può mica uccidermi davvero, almeno credo.
Mentre sto con la testa bassa a convincermi che sono solo un cazzo di paranoico, una guardia mi fa sapere che oggi inizieranno con un po' d'anticipo, infatti sono già andati a prelevare il serial killer dalla sua cella e che l'incontro finirà un paio di minuti prima, alcune guardie si sono licenziate e c'è una carenza di personale atroce, quindi devono far presto perché poi iniziano a servire la cena e, tutte le guardie che sono riuscite a tenersi il lavoro, sono occupate in mensa.
Ciak, si gira! Comportati in modo normale, Harry, lui non deve sapere che sei un paranoico di merda.
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