18: [PROVA] nastro n. 0.8, 12 Luglio 1997.

L' A R T E
D I
U C C I D E R E

Uno, due, tre, prova?!

Oggi la location non è la stessa, ho deciso di fare una deviazione prima di avventurarmi all'interno del penitenziario maschile dove soggiorna il mio amico del cuore.

Sto attendendo impazientemente l'arrivo di Rose e, mentre sfoglio il menù di questo diner — come se già non lo conoscessi a memoria —, scopro d'avere le mani sudate. Non mi sono mai sentito in questo modo, nemmeno al mio primissimo appuntamento con una ragazza.
Il cuore mi batte all'impazzata nel petto, forse mi si è pure alzata la pressione, tutto questo mentre attendo la moglie di un serial killer condannato alla sedia elettrica!

Sto perdendo leggermente la ragione, non mi funziona bene la capoccia da quando ho deciso di prendere in mano questo caso. Io volevo solo diventare il miglior giornalista di cronaca nera di New Orleans, non volevo fare amicizia con un squilibrato assassino che credeva di aver seguito una vocazione offertagli da Dio. Dannazione, calmati, Harry!

Non ho ben chiaro quale domande porle e, soprattutto, come convincerla a visitare Mark per l'ultima volta prima che... lo friggano sulla sedia elettrica. Per Dio, sono proprio un idiota! Avrei dovuto almeno avere un piano, qualcosa di pronto, invece mi ritrovo a dover improvvisare con una donna che già ne aveva passate tante ed aveva accettato di parlare con me poiché almeno avrei smesso di stressarla. Sei proprio una testa di cazzo, Harry.

Nel diner ci siamo io ed altre cinque persone, di cui tre sono la cameriera, il cuoco ed il titolare di questo posto. C'è un signore anziano seduto in un tavolo remoto del locale e sta leggendo il quotidiano sorseggiando del caffè.
Ho scelto questo posto abbandonato da Dio perché sono un fan dei loro cheese burger e, senza che io glielo chieda, mi ci aggiungono il bacon. Vengo talmente spesso qui al punto che Tamara non chiede più cosa io voglia ordinare, mi guarda e mi chiede: «il solito?», ed io le rispondo con un cenno del capo. Sa che mi piace mangiare le mie patatine fritte con la maionese e non con il ketchup o la senape perciò mi porta sempre una ciotolina trasparente riempita con la mia salsa preferita. E, cosa più importante, non mi giudica se mi vede parlare tra me e me con un fottuto registratore.

«Vuoi il solito, Harry?»
«Sì, grazie mille, Tamara. Però sto aspettando una persona, non iniziare a prepararlo subito.»

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