Che I Giochi Abbiano Inizio
Se potreste entrare ad Arshax, la prima cosa che vedreste una volta varcata la grande porta d'ingresso nelle mura della città, sarebbe l'enorme mercato.
Ogni giorno centinaia e centinai di persone si accalcavano tra i vari banchi; pesce di giornata, indumenti, dolci o armi erano solo alcuni esempi di cosa avreste trovato e sebbene presentata in questo modo vi sembrerà una città rigogliosa, Arshax è in realtà una delle città col più alto tasso di criminalità di tutta la regione di Jol.
La piazza del mercato è sempre popolata da un ingente numero di guardie nazionali ma basterebbe inoltrarsi in qualche vicolo e raggiungere le periferie, Dove il ceto sociale via via si abbassa, soprattutto a ridosso del porto. Per rischiare di essere derubati o imbattervi in qualche tipo losco.
Non è Arshax una città per tutti anche se il suo lord comandante si ostini nel dimostrare il contrario.
Le prigioni sono così affollate che il costo per mantenerle arriva a gravare sulla tesoreria.
In un primo momento si pensò di inasprire le condanne per mandare al patibolo quanta più "feccia" possibile ma anche più condanne a morte non risolvette il problema e per questo motivo, con il benestare della regione di Jol, Ad Arshax venne creato il primo Korshak, in lingua natia, letteralmente "mattatoio".
Venne costruita una grande arena di forma ovale dal terreno sabbioso, circondata da mura alte sette metri e da spalti più bassi nel centro e più alti nella parte esterna.
Gli stendardi rossi con il simbolo di due spade incrociate sventolavano su sei colonne poste parallele al centro dell'arena e uno per ogni direzione cardinale srotolati lungo le mura.
L'idea del giovane Governante Oldurtar fu quella di selezione trai possibili carcerati dodici di loro per farli combattere in duelli mortali ogni domenica e la folla avrebbe dovuto pagare un biglietto per poter assistere allo spettacolo. Così da smaltire poco a poco le carceri e ingrandire le tasche della città sull'orlo del declino.
Il primo giorno in cui Oldurtar presentò il suo Korshak, parecchi ricchi di varie altre regioni erano giunti per assistere curiosi e gli spalti si erano riempiti così tanto da produrre un costante baccano assordante.
Quel baccano entrava nella testa dei sette uomini e sette donne che furono scelti e divisi in alloggi sottostanti all'arena stessa.
Le sette donne erano si chiamavano: Lyvia la strega, Aby l'amazzone, Tarim la chierica, Sigrid la guerriera, Bliss l'arciera, Milena la paladina e Amelia la succube.
Tutte riunite in un unica stanza.
Si sentiva un'aria tesa, vi erano movimenti nervosi di gambe ballerine, colpi di tosse che facevano eco e lunghi sospiri. nessuna di loro osava guardare un'altra negli occhi e tanto meno non si muovevano da dove si trovavano.
Vi era un tavolo pieno di cibo ma nessuno toccava niente. In realtà, una si. Aby. Una esemplare molto particolare di Jihau. Essere viventi umani con arti, orecchie e coda felina. Nel suo caso il pelo era grigio tigrato, lo stesso valeva per i capelli mentre gli occhi apparivano gialli, con le pupille strette e verticali.
Lei stava mangiando e il suo masticare riecheggiava in tutta la stanza.
"c'è davvero bisogno di mangiare così tanto? Come riesci in un momento come questo?" Domando Sigrid. Ella invece era una donna delle montagne d'ombra. Così chiamate perché il sole non batte mai in quelle regioni. Ella a capo di un esercito rivale di Jol e fu fatta prigioniera di guerra.
La ragazza gatto stava per rispondere ma un uomo entrò sbattendo la porta e attirando a se le attenzioni.
Vestiva elegantemente, un abito nero che scendeva nella parte posteriore fino le ginocchia. Pantaloni bianchi e stretti con scarpe lucide ai piedi.
"siete tutte vero? Non manca nessuno giusto?" domandò appena entrato e tutte, guardandosi attorno fecero spallucce.
"vorrà dire di si, sono qui per spiegarvi le regole, lo farò solo una volta quindi ascoltatemi e domenica prossima le spiegherete alle nuove arrivate".
Tutte e sette restarono ancora in religioso silenzio, aspettando quindi che l'uomo continuasse a parlare.
"vi sono stati restituiti i vostri abiti abitudinari, vi è stato chiesto di scegliere un'arma e se streghe vi è stata tolta collana inibitrice. Sappiate che ogni tentativo di fuga sarà seriamente punito ma a pagare saranno le vostre compagne, non voi. Quando chiamo il vostro nome varcate quella porta, percorrete il corridoio e le scale ed in fine vi troverete in uno spiazzo sotto gli spalti. Da lì sarete direttamente arrivate nell'arena e chi vorrà assistere ai combattimenti lo potrà fare nello spiazzo sotto gli spalti. Le regole sono semplici. Combattono sempre una donna ed un uomo e lo fanno finché uno non crepa o dice di arrendersi".
L'uomo stava parlando con un tono schematico, si vedeva che non aveva affatto voglia di essere lì in quel momento a fare ciò che stava facendo.
"scusa tanto, perché sempre una donna contro un uomo?" Domandò quella che doveva essere una donna ma lo si poteva capire solo dalla voce visto che indossava un'armatura di metallo completa con un mantello attacco agli spallacci.
" puoi toglierti quella visiera? Non ho capito che hai detto" rispose l'uomo e la donna sollevando la visiera mostro i suoi occhi grandi e blu.
" ho chiesto perché combattono uomini e donne contro, alcune di noi sono veramente gracili > disse indicando Bliss. Una piccola arciera dai capelli verde lime e gli abiti bianchi. Questa sembrava distratta ma quando capì che fu chiamata in causa ridacchiò.
"oh... non preoccupatevi per me, io me la caverò!" dissi sbuffando alla fine come una pernacchia.
Finito il teatrino l'uomo fece cenno di no con la testa e tornò a guardare la donna nell'armatura argentea.
"perché così sono le regole, fammele dire e basta".
Lei quindi annuì e l'uomo potette continuare il suo discorso.
"i combattimenti avvengono sempre una donna contro un uomo e in questi non vi è alcuna regola, qualsiasi cosa è ammessa, infierire sui cadaveri e stupro compresi" nel riprendere a parlare l'uomo sollevò la voce all'inizio come per ribadire il concetto e alla fine di essa, quando parlò degli stupri guardò la paladina in armatura che ebbe un sussulto.
"il combattimento termina quando uno dei due concorrenti crepa o quando si dichiara sconfitto, se vi dichiarate sconfitti, l'altra persona potrà decidere cosa farne di voi. Ma uccidere non è necessario ai fini della vittoria, arrivate al dieci vittorie verrete messe innanzi una scelta: avere la libertà, chiedere la libertà di un'altra persona qualsiasi o decidere di continuare a combattere, vivendo a palazzo con tutti i privilegi che ne conseguono!".
A quelle parole Sigrid sputò per terra guardando in cagnesco l'uomo.
"i concorrenti posso rendere schiavi gli altri concorrenti, non importa se con la forza o soggiogandolo magicamente. Se avete degli schiavi e venite sconfitti potete sacrificarli per salvarvi la pelle. Un'ultima cosa. Se permettete a qualcuno di abusare sessualmente di voi verrete considerate sconfitte ugualmente. Tutto qui. Adesso andremo nello spiazzo di cui vi parlavo prima, forza".
Finalmente quella lunga e noiosa lezione era finita ma se prima l'umore era basso, al sentire le condizioni di tali combattimenti tutte e sette si sentivano disgustate da quanto l'essere umano potesse cadere in basso.
Lo spiazzo era alto circa tre metri ed era più largo verso l'uscita di esso, oltre il sole batteva forte facendo scintillare la sabbia e il suono delle voci di tutte quelle persone riecheggiava ancor più forte.
In alto invece, nella tribuna d'onore, coperta da pregiate tende rosse. Il governante aveva un posto tutto suo per assistere al suo personale gioco. Capelli castani arruffati ed una folta barba lo contraddistinguevano.
Sedeva su una comoda poltrona fiancheggiato da due enormi guardie mentre inanzi a se, un tavolino era pieno di frutta e dolci. Con una grossa brocca piena di vino rosso per accompagnare il tutto.
Diede il via ed un uomo di mezza età iniziò a parlare attraverso una sorta di interfono, questo aveva una serie di tubi costruiti in maniera tale da condurre la sua voce lungo tutta l'arena. Così che tutti potessero sentire la sua voce.
"Signore e signori, vi presentiamo la prima giornata del Korshak, ripetendovi per l'ultima volta che quanto sta per accadere in questa arena non è adatto ai deboli di stomaco e ai bambini di età inferiore al diciottesimo anno. Nei nostri combattimenti non vige alcun tipo di regola e i nostri campioni faranno di tutto per conquistare le loro dieci vittorie. Ma senza farvi attendere oltre, vi presento i primi due, coloro che per primi in assoluto combatteranno in questa gloriosa arena. Fate un Applauso a Lyvia la strega nera e Sharonk il sopravvissuto"
Tutta la folla urlò e dallo spiazzo femminile La strega che rispondeva al nome di Lyvia camminò a passo lento verso il centro dell'arena, tra le prime delle sei colonne.
Ella vestiva con un filet nero aperto davanti e tenuto insieme da delle corde. I bordi di questo erano morbidi e bianchi.
La lunghezza dell'abito non raggiungeva l'ombelico e i suoi grossi seni erano schiacciati all'iterno di quel piccolo gilet, i lacci incrociati solcavano in diversi punti la pelle di quel seno rotondo e perfetto.
Nella parte inferiore indossava un pantalone lungo a vita bassa, tenuto da una cintura la cui fibbia era però aperta.
Il suo avversario era l'essere meno temibile che ci si poteva aspettare in un'arena come quella.
Basso e deperito, viso scavato ed occhiaie. I suoi cepelli castani erano arruffati quanto sporchi ed in mano reggeva un grosso machete.
"che il primo incontro abbia inizio!" Urlò l'annunciatore e tutti caddero nel totale silenzio.
Uno difronte all'altra si guardavano, lui tutto emozionato e lei aveva l'aria apatica.
"sai. Ci è stato detto che volendo possiamo stuprare le avversarie" ghignò lui, la reazione della strega però fu soltanto una piccola risata. Non si scompose nemmeno quando Sharonk scattò in avanti urlando, sollevando il suo machete.
Arrivato ad un metro cadde per terra come sbalzato via e tutta la folla iniziò a ridere.
Si rialzò mentre Lyvia era più intenta a guardare le sue unghie che l'avversario intento a scagliarsi su di lei ancora una volta.
Arrivato alla stessa distanza di prima si ritrovò per terra, sbalzato via.
"ma ti reggi in piedi?!" Gridava qualcuno tra gli spalti.
Infine la strega si mosse, un passo dopo l'altro con fare lento e sicuro. Sharonk guardando quello sguardo maligno iniziò a tremare ed indietreggiare.
"così vorresti stuprarmi mh?" sussurrò lei.
"ma hai una vaga idea di con chi stai parlando?" aggiunse indicandolo con due dita.
Il Braccio Di Sharonk si sollevò da solo dandosi un pugno in faccia poi un altro ed un altro ancora, fin quando l'uomo usò l'altra mano per parare il colpo che la strega gli stava facendo auto infliggere.
Provò ad alzarsi facendo fare un verso di sorpresa a tutta la folla, si ritrovò a volteggiare in aria.
"solo un uomo insicuro di se decide di stuprare una donna e tu di certo non sei degno di toccare il mio corpo" Esalò lei facendolo sbattere violentemente contro una colonna.
L'uomo piombò per terra dopo una caduta di sei metri e dolorante prese a tossire.
"scu-scusa... basta... mi mi arrendo hai vinto, scusa. Non mi uccidere ti prego" grugniva lui.
La folla fu decisamente contrariata dalla resa immediata di Sharonk, fischiavano e gli davano del codardo, cercarono di lanciargli della verdura contro mentre Lyvia si girò tornando verso lo spiazzo femminile.
"non mi abbasso ad ammazzare un verme come te, non ci sarebbe gusto". Così spiega il motivo per cui non lo uccide.
Il commentatore si trova quindi tirato in causa ancora ed è in evidente stato di imbarazzo visto che il divario tra i due ha prodotto un incontro di corta durata e decisamente brutto.
"e... e così abbiamo la prima vincitrice, Lyvia la strega! Certo ci si aspettava qualcosa di diverso ma le regole sono regole. Tutta via gente non temete, siamo solo agli inizi! Lasciate che vi presenti i Prossimi due: Abi l'amazzone e Ronk il necromante!"
Sigrid con la coda dell'occhio guardò la donna gatta lasciare lo spiazzo quando la strega vi ci entrò. Non aveva armi, questo perché aprendo le mani estrasse cinque lunghi e affilatissimi artigli.
Raggiunse le colonne insieme al suo avversario.
Un uomo dall'aspetto tetro. Sembrava essere pelato e indossava un copricapo nero e viola. I suoi occhi neri facevano impressione per quanto infossati in quella testa rotonda dal mento a fossetta.
Portava abiti lunghi tanto da coprire anche i piedi. Stracciai nelle estremità e strascicanti nella parte posteriore.
La gatta s'abbassò ponendosi a quattro zampe e quando l'annunciatore diede il via, scattò così tanto velocemente da far esalare tutto il pubblica.
In men che non si dica si trovò difronte a Ronk che dovette inclinarsi verso destra per evitare di essere ferito.
Gli artigli stracciarono le sue vesti ma con la seconda manata, Abi colpì in piena faccia l'uomo che prima emise un urlo di dolore ma poi si tornò serio.
Sbraccio disegnando dei cerchi con le braccia mentre Abi, soffiando si scagliò ancora una volta, era una furia incontrollabile. Si susseguirono una serie di rapide zampate delle quali molte andavano a segno, Il negromante sembrava messo alle corde e arrancava per evitare quanti più colpi possibili anche se nel giro di qualche secondo si ritrovò pieno di graffi.
Abi lottava esattamente con un gatto infuriato, soffiando e aggredendo rapidamente il suo nemico non gli dava tregua di respirare.
Ad un tratto però, all'ennesima zampata, Ronk si abbassò e toccando una sua chiazza di sangue sul terreno la fece diventare nera.
All'improvviso, tutto il sangue che aveva perso, sia che fosse sulla sabbia o addosso a lui, divenne nero con sfumature violacee e si riunì in un punto unico tra lui e la gatta.
Sia gli uomini che le donne assistevano interessati all'incontro. Soprattuto Lyvia che sembrò riconoscere la magia.
"non deve toccarlo" sussurrò attirando le attenzioni delle altre ragazze.
Tra Abi e Ronk si era formato un mostro informe, una sorta di blob denso con delle braccia che ricordavano quelle di un morto mummificato. Non aveva occhi o bocca e sembrava anche parecchio lento.
Abi nel vederlo assunse una smorfia disgustata ma poi nel vederlo così lento non si fece scoraggiare, così mentre Ronk indietreggiò lei diede una zampata a quella creatura la cui gelatina schizzò via per la botta ma si fermò a mezz'aria, tutti i pezzi tornarono a riformare quella creatura che Abi non smise di colpire. Ogni volta questa schizzava e puntualmente gli schizzi tornavano indietro fin quando all'ennesimo colpo. La mano della gatta restò bloccata dentro l'ammasso gelatinoso. Come mosso da una centrifuga l'avambraccio girò su se stesso, così tanto che si sentì il chiaro rumore di ossa rompersi e Abi lanciò un urlo straziante. Cercò di liberarsi e per farlo poggiò un piede contro il mostro per fare perno, anche questo venne inglobato nel mostro.
Lei soffiava e ringhiava ma anche se si ribellava, l'ammasso avanzava verso di lei inghiottendola sempre di più al suo interno.
Lei urlava dolorante e al suo interno si sentiva un continuo suono di ossa rotte, ogni frattura comportava un urlo da parte della gatta che piangeva disperata mentre Ronk rideva sadicamente.
Tutta la folla restava ammutolita mentre quell'ammasso distruggeva l'amazzone. Ci fu un momento in cui il piede destro della gatta si sollevò più in alto della testa, uscendo fuori della gelatina, in quella posizione fece un giro di trecento sessanta gradi accompagnato dal suono di ossa e legamenti che venivano distrutti. Subito dopo la gamba cadde in avanti finendo per terra sulla sabbia, fuori dalla gelatina. Zampillava sangue che tingeva il pavimento e nel vedere una cosa simile, le ragazze restarono impietrite, così come tutti gli altri sugli spali anche se poi iniziarono ad esultare divertiti.
< bah...baahsta> pregò Abi riuscendo a tirar fuori la faccia, pezzi di gelatina le prendevano il viso in vari punti, per tirarla dentro.
< basta vi prego >piangeva lei disperata mentre quella cosa continuava a rompere le sue ossa, una dopo l'altra facendole sperimentare dolori che nemmeno credeva fosse possibile sentire.
Di colpo si zittì, i suoi occhi si spalancarono e dalla bocca una cascata di sangue si riversò sul mento. Lei gorgogliava dolorante mentre un bozzo gonfiava la sua gola fin quando la sua bocca s'aprì e da essa uscì la stessa gelatina violacea sporca di sangue e pezzi di budella che sollevandosi s'appoggiò alla sua fronte tirandogliela prima indietro. Già con quel movimento le ossa del suo collo si frantumarono ma poi la gelatina mosse la sua testa in senso rotatorio distruggendo le sue vertebre e facendo si che le ossa del collo squarciassero la carne dall'interno.
La testa di Abi era quindi rivolta sotto sopra e diverso sangue denso colava lungo la gelatina che come apparve, svanì nel nulla lasciando che il corpo della gatta cadette per terra.
Le mancava una gamba, diverse sue ossa erano uscite dalla carne provocandole ferite orribili e la testa ciondolava al contrario sopra il suo petto.
La folla era in visibilio mentre Ronk poggiando un piede sui resti maciullati della gatta tirò la sua testa finendo di staccarla dal collo.
Un lago di sangue si riversò sulla sabbia mentre il corpo era preda di ripetuti spasmi.
< ma che bisogno aveva di farlo... > sussurrò sbigottita La donna in armatura.
Nessuno sapeva cosa dire, restavano tutte in silenzio evitando di immaginare a che atroce dolore fu sottoposta quella poveretta.
Ronk invece ridendo faceva degli inchini mentre mostrava la testa di Abi alla folla. La teneva per i capelli e avvicinandola le baciò lo zigomo.
L'espressione di quella testa era la perfetta rappresentazione di quanto più doloroso un essere vivente potesse mai provare in vita sua.
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