♫ ~ 38.2 ᴅᴏ ʏᴏᴜ ᴡᴀɴɴᴀ ʙᴇ ᴍʏ ɢɪʀʟꜰʀɪᴇɴᴅ?
·¯·♩¸¸♪·¯· ·¯·♩¸¸♪·¯·♫¸¸¸¸♬·¯·♩¸¸♪·¯·
Si alza in piedi anche lui e mi raggiunge, posa entrambe le mani sulle mie spalle e pianta gli occhi nei miei. «Ha l'AIDS.»
Le mie spalle si afflosciano all'istante, il mio stomaco è appena sprofondato sino al pavimento.
Torno a sedermi sul letto perché sento la terra mancarmi sotto ai piedi. «Sei sicuro?» sussurro.
Non voglio credere alla sue parole.
Allora è per questo motivo che non vuole fare sesso con me?
Ma avremmo usato le precauzioni.
Oddio, non so nemmeno come si contrae a questo punto.
Una domanda mi balena in testa. «Anche William?»
Thomas si paralizza al centro della stanza. «Perché me lo chiedi?»
«Rispondi e basta», mormoro. Sto per vomitare.
Agita le mani per aria prima di farle ricadere lungo i fianchi. «No, non credo, non lo so», farfuglia. Compie qualche passo avanti e indietro. «Sei stata a letto con lui?»
Deglutisco bruscamente cercando di superare il nodo che ho in gola. «Sì», confesso. « Ma abbiamo sempre usato... hai capito.»
«Cazzo, Blue, ma sei pazza? Come ti è venuto in mente di andare a letto con una persona che fa uso di eroina? Sono le basi, cazzo! Le basi», ripete. « Posso informarmi per quanto riguarda William. Ma non credo che lui sia malato.»
Come se questo potesse rincuorarmi.
Dio, ma che cosa ho nella testa? «Come si contrae?»
Assottiglia gli occhi trucidandomi con lo sguardo. «Mi fa piacere sapere che durante le lezioni a scuola tu avevi la testa da tutt'altra parte, cazzo», sbuffa. «Sesso non protetto, scambio di siringhe... roba così.»
Annuisco, fissando un punto davanti a me. «Io e William lo abbiamo sempre usato.»
«Bene, bravi. Almeno le basi le sapete», borbotta. «Hai ancora intenzione di vedere Chet?»
«Come lo ha preso?» chiedo, deviando la sua domanda. Sinceramente non lo so. Non so che cosa pensare adesso. Lui mi piace e... io non voglio mica trattarlo come un appestato! Ci sono vari modi per non contagiarsi. È sempre un essere umano.
«Immagino abbia scambiato siringhe con qualcuno», ipotizza. «Potrebbe averlo preso anche da qualche ragazza», continua.
Questa confessione mi ha destabilizzata. Davvero. Chet però sta bene. Immagino che faccia controlli e che prenda qualcosa, no? Non ne ho idea sinceramente. Non so come funziona.
«Quindi? Continuerai a vederlo?» non molla.
Lo guardo. «Lui mi piace Thom. E ora capisco anche perché non voglia mai andare oltre. Questo significa che mi rispetta. È un essere umano come gli altri», mormoro, il mio stomaco si chiude in una morsa dolorosa.
Serra le labbra fino a farle sbiancare. «No, è un tossico del cazzo, non un essere umano come gli altri. Cristo Santo, Blue, perché devi essere così? Non puoi semplicemente mandarlo a fare in culo? No, tu devi sempre fare cazzate!»
«Starò attenta», dico solenne. Non voglio lasciarlo. Non se lo merita solo perché ha una malattia. Cazzo, siamo nel ventunesimo secolo, ci sono tantissimi modi per non rischiare di prendersi qualche malattia. Non siamo negli anni 80.
Chet mi scrive che è qui fuori.
Il mio cuore prende ad agitarsi nel petto. «Devo andare», mi alzo per la trentesima volta in piedi e indosso il giubbotto. «Non odiarmi, Thom», mormoro.
Si avvicina a me. « Non ti odio, voglio solo che tu stia attenta. Sono solo preoccupato per te.»
Lo abbraccio velocemente e insieme usciamo da casa mia. Lo saluto e le nostre strade si dividono.
Ho il cuore pesante quando apro lo sportello della macchina di Chet. Si incrina un pochino quando lo guardo e lui è bello da fare male. Si spezza del tutto quando penso che anche William possa averlo.
«Sei bellissima», mi riporta alla realtà dandomi un bacio sulla guancia.
No, non si può contrarre con i baci, quindi devo darmi una cazzo di calmata.
Gli sorrido. «Anche tu, come sempre.» Le sue nocche mi sfiorano la guancia e io socchiudo gli occhi. Giuro che mi sento morire dentro in questo momento. Chet mi piace davvero tanto. Non voglio lasciarlo andare.
«Va tutto bene?» mi chiede.
Sbatto le palpebre e mi rendo conto di avere le guance umide. Sto piangendo?
Sollevo entrambe le mani e scaccio via le lacrime. Annuisco sforzandomi di sorridere. «Sì, tutto bene.»
Lui però non mi crede, ovviamente. Non è affatto normale che una ragazza ti entra in macchina e si metta a piangere. Non passa inosservata una cosa del genere. Infatti, continua a guardarmi, non accende nemmeno il motore. Si volta completamente dalla mia parte e posa due dita sotto il mio mento sollevandomi appena il viso. Lo guardo negli occhi e mi perdo in quelle pozze di miele denso. «Blue, cosa c'è che non va?»
Scuoto la testa cercando di distogliere lo sguardo. Me lo impedisce rafforzando la presa contro la mia mascella. «Per favore, dimmelo», il tono della sua voce vacilla appena. Forse dentro di sé ha capito che io so. Molla la presa contro la mia mascella e si allontana bruscamente da me. Mettendo quanta più distanza possibile tra noi. Lo ha capito.
Stringe le mani attorno al volante così forte che diventano bianche.
Inumidisco le labbra. «Chet...» lo richiamo. Lui però continua a fissare davanti a sé. Gli poso una mano sul braccio fasciato da un maglione bianco e lo sento irrigidirsi. «Guardarmi», sussurro.
I lineamenti del suo profilo si induriscono. «Chi te lo ha detto?»
«Perché non me ne hai parlato?» chiedo di rimando. Credo che sia una cosa importante da dire, soprattutto se chiedi a una persona di stare insieme.
«Perché ti conosco da poco.»
Lo guardo quasi incredula. «Lo capisco, ma questa mattina mi hai chiesto di essere la tua ragazza. Avevo il diritto di saperlo, Chet. Non stai nascondendo un cagnolino o...» la mia voce si incrina. Questa scoperta mi ha distrutta.
Finalmente mi guarda negli occhi. I suoi, sono lucidi. Mi si spezza il cuore vederlo così. «Hai ragione. Mi dispiace. Se non vuoi più vedermi, lo capisco.»
«Cosa?» sbotto. «Certo che voglio continuare vederti. Cristo Santo, non sei una specie di mutante malvagio, Chet! È per questo che non mi tocchi e non ti spingi oltre?» Devo saperlo.
Annuisce. «Sì, ho paura Blue. Davvero tanta paura. Non è facile convivere con questa cosa, è un ansia continua. E credimi, io ho così tanta voglia di te... e solo che... ho paura, capisci? Anche con le protezioni ho paura. Non me lo perdonerei mai.»
Allungo una mano sul suo viso e lo accarezzo. «Io voglio stare con te, Chet. Non mi spaventa», credo.
Forse mi sono bevuta il cervello, non lo so.
Abbozza un sorriso. «Anche io voglio stare con te.»
«Come... insomma...» Non riesco nemmeno a dirlo.
Distoglie lo sguardo e assume di nuovo un espressione severa. «Non vuoi saperlo davvero.»
Sbatto le palpebre. «Certo che voglio saperlo!» quasi lo urlo.
Si passa una mano su quel bel viso. « Ce l'ho da sempre Blue.»
Quindi non ha fatto sesso non protetto e non si è scambiato nessuna siringa con nessuno? Questo un po' mi rincuora, un po'. Ora però ho un'altra domanda da fare. « Hai contagiato qualcuno?»
Socchiude gli occhi come se gli avessi appena tirato uno schiaffo. «Non chiedermelo, ti prego.»
Gli stringo il braccio. «Ti prego, dimmelo.»
Scuote il capo. «Forse dovremmo lasciare perdere prima che sia troppo tardi.»
«No!» replico senza esitare. « Tu mi piaci Chet, e non mi importa se hai... questo. Okay? Sei una persona come le altre. Allora dimmi almeno perché ce l'hai da sempre», lo supplico.
«Mia madre», dice come se fosse ovvio. «Mi ha trasmesso l'HIV tramite cordone ombelicale, Blue. E siccome sono stato abbandonato, nessuno lo ha mai saputo, non ho ricevuto nessuna cura e quando i miei genitori adottivi si sono accorti che c'era qualcosa che non andava in me, era troppo tardi. Ormai avevo L'AIDS. Ci convivo da trentatré anni», non mi guarda nemmeno negli occhi. Credo che provi un po' di vergogna.
Gli poso una mano sul collo e lo obbligo a girarsi, quando lo fa, lo bacio sulle labbra. «Non vergognarti», sussurro contro la sua bocca.
Si scioglie un pochino e ricambia il bacio, stringendomi tra le sue braccia. «Mi dispiace per non avertelo detto subito.»
Scuoto il capo, lo bacio di nuovo. « Non fa niente.»
Non so quanto dura il nostro bacio. Fatto sta che nessuno dei due sembra che voglia staccarsi. È assurdo che nessuno se ne sia mai accorto. Sua madre era una stronza egoista, cazzo.
Vorrei dirgli di mandare al diavolo la cena e stare per i fatti nostri, ma non lo faccio.
Ci ritroviamo in un ristorante troppo elegante per i miei gusti. Purtroppo è stato Vince a prenotarlo. Ancora non sono arrivati né lui né la sua amica. Io e Chet siamo seduti uno accanto all'altra. Gli tengo una mano nella mia, posata sul mio grembo. So che ci conosciamo da poco, ma... non lo so. Questa confessione è come se ci avesse uniti ancora di più. Con William non è mai successo, lui non si è mai aperto con me. Mi ha sempre tenuta lontana dalla sua vita. Si avvicinava a me solo per il sesso, tutto qui. Mentre io, pur non volendo, gli ho permesso di entrare. Gli bastava solo guardarmi negli occhi per leggermi come un libro aperto. Questa cosa mi fa ancora arrabbiare parecchio. L
Con Chet è diverso. Tutto completamente diverso.
Si sporge verso di me e mi bacia sulla tempia, un gesto così carino che mi fa vibrare il cuore. Ho davvero paura di innamorarmi di lui, ma credo proprio che sia inevitabile. Lui è il mio tipo ideale. Certo, nei miei sogni, il mio tipo ideale non ha l'AIDS, ma vabbè, non si può avere tutto dalla vita.
Forse sto prendendo questa cosa troppo alla leggera solo perché sono ignorante in materia. Ma sono certa che lui non farà niente per mettermi in pericolo. Lo so e basta. Glielo leggo negli occhi. Chet è un bravo ragazzo, e non mi importa di quello che pensano gli altri. Io do retta a quello che vedo, alle sensazioni che provo quando sto con lui.
Il flusso dei miei pensieri si arresta quando al nostro tavolo ci raggiunge Vince. No, non è per questo motivo che ho smesso di pensare. L'ho fatto quando ho visto la sua amica dietro le sue spalle. Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva quando ho visto la sua chioma rossa. Dannazione, abbiamo lo stesso colore di capelli e questa cosa non mi piace affatto. Solo che lei ha gli occhi del colore simile a quello di William, ma molto più glaciali e inquietanti. È così bella che mi sento persino una cretina con questo vestito – con ancora la zip non sollevata del tutto-. Lei è bella, sa di esserlo e sembra una dea. Indossa un vestitino nero totalmente scollato sul davanti. Si intravedono i contorni delle tette enormi e persino l'ombelico. Non so con quale legge della fisica riesca a non farle scappare via da quel piccolo pezzo di stoffa. Quando passa attraverso i tavoli, ondeggiando quei fianchi sinuosi, si voltano tutti a guardarla. Il fatto che stia camminando come se ai piedi non avesse dei trampoli, mi fa arrabbiare. Anche lei mi ha puntato addosso quei cubetti di ghiaccio. Mi ha riconosciuta e ora mi aspetto qualche frecciatina velenosa.
Senza rendermene conto stritolo la mano di Chet nella mia. Lui si volta a guardarmi e cerca il mio sguardo. Non dico niente. Ormai hanno raggiunto il tavolo e si stanno sedendo di fronte a noi.
Lei prende posto sulla sedia di fronte alla mia. Stronza.
Ora che so davvero come sono andate le cose tra lei, Vince e William, guardo entrambi con occhi diversi. Soprattutto Vince. Ovviamente, sempre che il biondo mi abbia detto la verità.
«Scusate il ritardo» dice Vince, sistemandosi il tovagliolo nero sulle gambe.
Il mio stomaco si sta contorcendo in modo nauseabondo. Voglio andare via.
Chet nota il mio disagio e continua a cercare i miei occhi. Non so dove posare lo sguardo, dato che davanti a me ho Bonnie con le sue tette stratosferiche.
È evidente che William Gilmour scelga le ragazze più belle della città. Continuo a chiedermi che cosa abbia visto in me. Era sicuramente sotto effetto di qualche allucinogeno potente, solo così potrebbe avere senso. Bonnie e Vicky sono meravigliose. Anche se trovo più bella Vicky, forse perché non ha due occhi glaciali che cercano di affettarmi in silenzio.
La osservo mentre si passa una mano tra i capelli infuocati. Ha le unghie smaltate di nero e troppo, decisamente troppo lunghe. Sembrano degli stiletti pronti per essere affondati nella gola di qualcuno. Nella mia, forse.
Il cameriere ci porta i menù e io ne apro subito uno per nascondermi dietro. Chet senza dare nell'occhio si avvicina a me con la scusa di guardare il mio menù. «Va tutto bene?» sussurra.
«È la ex di William. Non le sto molto simpatica», bisbiglio.
Lui sorride, facendomi sciogliere come un cubetto di ghiaccio. «Ma ora tu stai con me, no? E lei è una... lasciala perdere», continua sottovoce.
Certo, come se fosse facilissimo ignorare gli sguardi assassini che mi lancia. Li sento anche se ho il menù davanti al viso. Dannazione, perché Vincent l'ha portata?
Purtroppo arriva il momento di chiudere il menù. Riluttante lo poso al centro del tavolo.
Tengo lo sguardo basso per non incontrare quello di Bonnie. Questa tizia mi intimorisce parecchio.
Quando si schiarisce la voce, mi agito sulla sedia e affondo le unghie contro la mano di Chet. «In pratica ti ritrovo ovunque, e sempre con un ragazzo diverso.»
Sento la mia mascella contrarsi. «Sempre simpatica, vedo.»
«Bon, ti avevo avvisata, niente drammi», interviene Vincent.
Lei scrolla le spalle. «Sto solo cercando di fare amicizia con Blue Jean. Hai già dimenticato Billy?»
Affondo di più le unghie contro la mano di Chet. Lui me la stringe prima di intervenire. «Bonnie, non rompere il cazzo, okay? Altrimenti ce ne andiamo. Non ho voglia di sentire le tue cazzate, dacci un taglio», dice a denti stretti.
Il mio cuore esplode. Le farfalle tornano a farsi sentire, ma lei rovina tutto. «Dico solo la verità Chet. Questa ragazzina», mi indica con quell'artiglio. «Si è scopata tutta la band di William. Forse anche lui, non ne sono certa. Lui neanche le guarda quelle come lei.»
Il sangue mi ribolle nelle vene. «Le guarda eccome quelle come me, da ogni angolazione.»
Vince risputa l'acqua dentro il bicchiere e mi guarda. «Sei stata a letto anche con lui?»
Quel "anche" mi resta incastrato in gola. Non rispondo. Non ne vale la pena.
«Io direi che è meglio andarcene. Complimenti Vinnie per aver portato questa stronza qui.» Chet si alza in piedi, afferra la mano e mi tira su.
Sta difendendo me? Sul serio?
«Dai Sket non fare così», sbuffa Vincent.
Chet però neanche lo ascolta, intreccia le dita alle mie e mi trascina via.
Ci muoviamo rapidamente tra i tavoli, Chet mi stringe la mano e continua a camminare verso l'uscita.
Non avevo la più pallida idea che questa serata sarebbe andata così. Di certo non mi aspettavo che Vince si portasse dietro quel demonio. Non mi aspettavo nemmeno di andarmene senza mangiare. Sto morendo di fame.
Raggiungiamo l'esterno e Chet prosegue verso la sua macchina. La apre dal telecomando e ci sediamo dentro.
«Mi dispiace», dice appena chiude lo sportello. «Non avevo capito che con "amica" intendeva Bonnie, altrimenti avrei rifiutato. Non la sopporto.»
«È una stronza, nemmeno mi conosce e si permette di sputarmi veleno addosso», dico tra i denti. Perché le ragazze belle sono tutte stronze o fastidiose? È una specie di dotazione che danno quando le creano?
Si volta appena per fare retromarcia e usciamo dal parcheggio. Mi perdo a guardarlo, mentre fissa la strada davanti a noi con un'aria severa stampata sul viso. Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che sia il mio ragazzo. Non mi è mai piaciuto questo aggettivo possessivo "mio". Nessuno è di nessuno. Però sto rivalutando le mie idee, pensare che Chet sia il mio ragazzo mi fa tremare il cuore. Più lo guardo più sento un vuoto allo stomaco. Mi dispiace davvero tanto per lui. Deve aver passato cose brutte quando era piccolo. Non sarà stato facile crescere con questa malattia ed essere consapevole di non poter vivere una vita normale al cento per cento come gli altri. Certo, può fare le cose che fanno tutti, stando attento. Ma se un domani volesse dei figli? Non può. Non credo che rischierebbe di infettare anche la madre. Mi dispiace davvero tanto.
«Piccola, io sto morendo di fame però», rompe il silenzio appena si ferma davanti al semaforo rosso.
«Anche io», mormoro. Ho pranzato con un toast tristissimo e ora non ci vedo più dalla fame. Potrei mangiarmi un bue intero.
«Prendiamo qualcosa al McDrive?» inserisce la marcia e parte appena il semaforo diventa verde.
Mi accascio contro il sedile e sospiro. «Prendiamo qualsiasi cosa, perché ho davvero fame», sposto lo sguardo verso il finestrino. Sta per piovere di nuovo, in lontananza si vedono dei fulmini che molto probabilmente arriveranno anche qui.
Ci fermiamo al McDrive e ordiniamo da mangiare. Non stiamo parlando molto, immagino che per lui sia in un certo senso strano, dopo la confessione. Lo è anche per me. Non so che cosa dire e ho paura di dire qualcosa di sbagliato. Avanza con la macchina, paga e poi prende i sacchetti. Li poso sul tappetino ai miei piedi e lui continua a guidare.
Appena si ferma in quello che apparentemente mi sembra un posto deserto, inizia a piovere tantissimo. Ma ora non ho paura, ho solo una gran fame.
Mangiamo in silenzio, lui è perso nei suoi pensieri e io vorrei tanto sapere a cosa sta pensando in questo momento. Il fatto che i suoi bellissimi occhi non brillano più come prima, mi fa male.
Poso l'hamburger nella confezione di cartone e lo guardo. «Chet», sussurro.
Solleva appena lo sguardo. «Dimmi.»
Inumidisco le labbra. «È tutto okay? Anche tra noi?»
«Certo, ho solo fame», abbozza un sorriso ma a me sembra molto triste.
Poso la testa contro il sedile e lo guardo. «Puoi essere sincero con me, davvero. Voglio sapere che cosa stai pensando. Fammi entrare, per favore», mi si forma un groppo in gola che mi impedisce di deglutire anche la saliva.
Posa l'hamburger anche lui e appoggia la testa contro il suo sedile. I suoi occhi indugiano sul mio viso, come se mi stesse studiando. Poi distoglie lo sguardo. «Sono solo confuso... diciamo. Non è nemmeno la parola giusta da dire. Non mi aspettavo di doverti dire subito questa cosa. Tutto qui. E ora mi sento strano.»
«Non devi sentirti strano né niente. A me non importa, davvero. Te l'ho già detto: tu mi piaci, e mi sta facendo dannatamente male vederti così», sussurro con un filo di voce. Sento le lacrime annidarsi dietro le palpebre ma sbatto gli occhi rapidamente per scacciarle via.
Perché sto diventando così emotiva?
Allunga una mano per accarezzarmi il viso. «Mi sento un egoista del cazzo, Blue. Tu sei così piccola e io ti sto mettendo sulle spalle una cosa più grande di te.»
Poso una mano sulla sua che tiene ancora sulla mia guancia. «Non mi stai mettendo nessun peso sulle spalle, Chet. Anche io voglio stare con te. E non mi importa se dovremmo stare attenti più del solito. Non mi importa, davvero.» Il labbro inferiore trema e devo tenerlo fermo mordendolo con i denti.
Il suo pollice scivola sulle mie labbra, ne disegna i contorni, le schiude appena. «Te l'hanno mai detto che sei fantastica?»
Sì, William, mentre mi prendeva da dietro, ma era solo la frenesia del momento.
No, vattene via dalla mia testa Gilmour!
Scuoto la testa. «No.»
Quelle belle labbra si allargano in un ampio sorriso. «Allora te lo ridico io: sei fantastica.»
Mi sporgo verso di lui e annullo la distanza. Lo bacio. Lo bacio con foga, invadendo la sua bocca con la mia lingua. Lui mi afferra dai fianchi e dopo avermi fatto scavalcare il cambio delle marce, mi fa sedere sulle sue gambe. Regge il mio viso con entrambe le mani e mi bacia con più decisione.
I miei capelli ci coprono come una coperta, e sono abbastanza fastidiosi e invadenti. Dovrei tagliarli un po'.
Interrompe di nuovo il bacio e posa la fronte contro la mia. Si sta trattenendo, di nuovo.
Infilo la mano tra i suoi capelli e li accarezzo. «Non trattenerti, per favore», sussurro.
Sospira. «Non ce la faccio Blue, davvero. Io ti voglio, tanto. Ma ho paura. Ti prego di capirmi.»
Certo che lo capisco. Ma dall'altra parte vorrei che lui capisca anche me. Certo, sono due così differenti ma...
Annuisco contro la sua fronte. «D'accordo, scusami. Non voglio metterti in una posizione scomoda.»
Ridacchia. «In realtà questa posizione mi piace un sacco» dice, forse cercando di alleggerire l'aria che è diventata troppo pesante.
La pioggia picchia furiosa contro i finestrini dell'auto, non si vede niente intorno a noi. Scendo dalle sue gambe e torno a sedermi sul mio sedile. Non è mia intenzione metterlo in difficoltà, devo cercare di essere meno egoista e capire il suo disagio senza fare la bambina capricciosa.
Lui posa i sacchetti sul tappetino e scivola nei sedili posteriori. «Vieni qui», dice.
Non so che cosa abbia in mente ma non me lo faccio ripetere due volte. Molto goffamente, scivolo anche io nei sedili di dietro. Non c'è molto spazio, essendo una macchina sportiva.
Infila un braccio tra il sedile e il mio collo e mi attira a sé. Le sue labbra si posano di nuovo sulle mie. La mia mano si posa sul suo petto solido.
In men che non si dica, il bacio diventa più rude, bisognoso. E non solo da parte mia. Ci ritroviamo sdraiati, in una maniera super scomoda, su questi sedili. Le sue mani vagano pigramente sotto il mio vestito, le mie si infilano sotto il suo maglione. La sua pelle è liscia e caldo al tatto.
Quando apro le gambe, si ritrae di nuovo, sdraiandosi accanto a me. Non ci stiamo, per niente. Lui è troppo alto e grosso. Quindi mi metto su un fianco, dandogli le spalle. Mi circonda con un braccio e mi attira a sé, infila il naso tra i miei capelli e sospira. Non ce la fa proprio a lasciarsi andare.
Restiamo in questa posizione per qualche minuto, io con lo sguardo fisso sul sedile di pelle davanti ai miei occhi.
La sua mano scivola lungo il mio fianco, accarezzandomi dolcemente e facendomi venire la pelle d'oca. Mi sfiora l'interno coscia e io trattengo il respiro. Lentamente solleva il vestito fino al ventre, poi la sua mano torna giù.
Alle mie spalle, lo sento sospirare rumorosamente e sento la sua erezione premere contro il mio sedere. Non mi muovo però. Aspetto che sia lui a fare la prima mossa. Per fortuna è buio e non può vedere le mutandine imbarazzanti che indosso. Oggi mi sono proprio superata. Sono nere con dei piccoli avocado sorridenti. Il suo indice si insinua sotto la stoffa delle mutandine. Mi sfiora la pelle liscia e sensibile e io mi ritrovo con il fiato sospeso.
«Posso?» la sua voce roca mi scivola addosso come cioccolato fuso.
Annuisco, forse con troppa foga, dato che si mette a ridacchiare. Dio, devo sembrargli proprio disperata.
Infila tutta la mano nelle mie mutandine e non perde tempo a trovare il punto in cui lo bramo da impazzire. Sono così tesa ed eccitata che sussulto quando muove il dito con movimenti lenti e circolari. Si regge su un gomito e le sue labbra si posano sul mio collo, lasciandovi baci umidi e morbidi.
Schiude le mie pieghe e fa scivolare due dita dentro di me. Le dita di Chet sono decisamente grosse.
Continua a baciarmi un lato del viso, aspettando che giri la testa verso di lui. Volto il capo nella sua direzione e lo bacio. Il bacio è languido e profondo, non fa altro che farmi aumentare il bisogno che sento tra le gambe. Mi sfrega delicatamente, facendo scorrere abilmente il pollice sul mio clitoride mentre le altre due dita si spingono dentro di me. Mi inarco verso di lui, premendo il sedere contro i suoi jeans ancora abbottonati. Lui è completamente vestito, mentre il mio è risalito fino alla pancia.
«Cazzo» impreca, chinando la testa tra il mio collo e la mia spalla. Sento il suo fiato caldo e le sue leccate casuali. Aumenta il ritmo delle dita tra le mie pieghe bagnate stuzzicandomi sempre più a fondo. Gemo senza preoccuparmi di essere rumorosa, mentre questa sensazione mi dilania, così intensa che tremo senza controllo, muovendo il sedere contro di lui mentre vengo.
Mi fischiano le orecchie, la mia vista è un po' sfocata e il mio corpo si affloscia contro il suo. Lui continua a lasciarmi baci contro il collo, poi toglie la mano e mi avvolge con un braccio. Restiamo in silenzio, a farci compagnia, solo il rumore della pioggia che batte ancora forte contro la macchina.
Riesco a girarmi nella sua direzione. Non so davvero come riesca a stare sdraiato. Non ci sta. Infatti tiene le gambe piegate. Lo bacio e faccio scivolare una mano lungo il suo corpo, fino a fermarmi ai suoi jeans. Voglio ricambiare il favore, voglio che stia bene anche lui. Mi lascia fare, mi aiuta ad abbassarglieli leggermente, il tanto che basta per liberare la sua erezione dai boxer. La sua lingua saccheggia la mia bocca con più forza quando prendo il suo uccello in mano. Lo stringo e muovo la mano su e giù con decisione. È grande, duro e vellutato.
«Non posso baciarti lì, vero?» mormoro sulle sue labbra.
Scuote appena il capo. «No, piccola. Non puoi. E questa cosa mi sta facendo impazzire» geme, muovendo lentamente i fianchi contro la mia mano. Mi allontano leggermente da lui per guardarlo mentre si crogiola sotto il mio tocco. È bellissimo, dannazione.
Quindi anche il sesso orale è fuori questione. Solo per lui o anche per me?
La sua erezione inizia a pulsarmi nella mano diventando sempre più grossa.
Aspetta... io però ho fatto del sesso orale a William! O mio Dio.
«Dio, non fermarti piccola, più veloce», geme Chet contro il mio collo.
Sto andando nel panico. Sto per mettermi a urlare, lo giuro. Io gli ho praticato del sesso orale e mi è anche venuto in bocca. E se ce lo avesse anche lui?
È stato così bastardo da non dirmi niente e lasciarmi fare? No, impossibile. Se avesse qualche malattia non me lo avrebbe permesso. Giusto?
Nascondo il viso nell'incavo del collo di Chet per non scoppiare a piangere. Non mi sembra il caso, dato che lui sta per avere un orgasmo.
Ho appena scoperto che Chet è un tipo silenzioso quando viene. Me ne sono resa conto solo quando ha pulsato nella mia mano e poi mi ha praticamente spostata via per infilarsi rapidamente i boxer e riversarci il suo orgasmo dentro. È così contagioso? Non posso neanche toccare il suo sperma?
Appena tornerò a casa farò qualche ricerca, ne ho decisamente bisogno. Dovrei anche cercare William per chiedergli se è sano. Mi sta venendo da piangere. Mi sono rovinata questo momento intimo con il mio ragazzo, che si è lasciato un po' andare per me. Sono un disastro, cazzo.
Mi solleva il viso e mi bacia sulle labbra, riportandomi alla realtà. «Stai meglio adesso?»
No, mi sento morire. «Sì, grazie», lo bacio di nuovo.
Ora voglio solo tornare a casa e mettermi a fare più ricerche possibili su internet. Devo inventarmi una scusa, tipo ora. Mi metto a sedere, sistemandomi le mutandine fastidiosamente umide e il vestito. Lui si siede accanto a me. Tira fuori la solita bustina di cocaina, ci infila il dito dentro – uno di quelli che ha infilato dentro di me- e lo lecca.
Sospiro. «Perché lo fai?» Non dovrebbe stare alla larga da tutta questa merda?
Mi guarda, «Mi fa stare bene e mi da la giusta carica.»
«Non ne hai bisogno, davvero.» Tanto so che non mi darà retta.
Scavalco il cambio delle marce e torno sul sedile anteriore. Lui mi raggiunge poco dopo. «Mi prometti che smetterai con quella roba?» gli chiedo, guardandolo negli occhi.
«Non sono un drogato Blue, lo faccio ogni tanto», dice secco.
La cocaina è una droga, chi ne fa uso è un drogato. Lo ero anche io, ovviamente. Non mi sto escludendo. Adesso non voglio discutere però. « Okay, va bene. Potresti portarmi a casa?»
Mi guarda per qualche istante con aria confusa. «Stai bene?»
Annuisco. «Sì, sto bene devo solo...» pensa a una scusa. «Andare in bagno» ecco, la scusa peggiore del mondo.
«Okay», mormora. Mi guarda un'ultima volta e poi mette in moto.
Ecco qui la seconda parte del capitolo 38!
Bene, ora sappiamo che cos'ha Chet😖
Voi direte " ma che cavolo ha in testa l'autrice?"
Be me lo chiedo anche io 😂
Domani uscirà il capitolo 39 e poi mi prendo una pausa fino a gennaio, così magari avrò il tempo di revisionare i vecchi e scrivere la parte finale della prima parte di questa storia🖤
Mi scuso in anticipo per eventuali errori😂
E ci vediamo domani🖤
Buona lettura e grazie di tutto 🖤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top