I won't do it with you, I'll do it to you

Sbuffò sonoramente, annoiato, guardando il soffitto scuro.
Si mise più comodo, muovendosi appena sul divano malconcio, su cui era stravaccato da chissà quanto tempo; probabilmente si era anche addormentato e, adesso, era ancora più stanco e seccato di non far nulla.
Non che andare in missione con Kakuzu, il suo compagno di squadra, fosse divertente: non poteva parlare o il vecchio bastardo si incazzava, si camminava fin troppo e guai a lui se si azzardava a fermarsi per riposarsi o per pregare.
Non poteva mai fare quello che voleva nemmeno delle vittime, perchè l'uomo che lo accompagnava, quel grandissimo spilorcio, doveva guadagnarci con i loro corpi morti.
Hidan era uno a cui non piaceva prendere ordini, doveva essere libero di fare di testa sua, perchè, tanto, non aveva nulla da perdere.
L'immortalità gli permetteva di poter commettere ogni qual tipo di errore, non aveva di cui preoccuparsi, la sua vita eterna era assicurata.
Purtroppò, però, anche se amava peccare di esibizionismo durante gli scontri, doveva comunque attenersi alle regole imposte dal compagno.
Non aveva paura di quel Kakuzu, sapeva che il collega non poteva ucciderlo, nonostante l'uomo si ostinasse a minacciarlo di morte; ovviamente, però non voleva rischiare che le sue carni fossero fatte a pezzi e sparse per tutte le Nazioni.
Giocherellò con la medaglietta circolare appesa alla sua collana, rigirandosela tra le dita di una mano, mentre l'altra era posizionata alla base della nuca.
Chi gliel'aveva fatto fare di entrar a far parte dell'Akatsuki?
Forse era stato stanco della monotonia e di starsene sempre da solo, dopo mesi che, dopo essersene andato dal suo villaggio, aveva vagato per le Cinque Nazioni a far sacrifici.            Si era stufato di vagabondare in solitudine, da buon narcisista impaziente aveva bisogno di continui stimoli, di compagnia, di essere al centro dell'attenzione e, soprattutto di divertirsi.

Entrare in quel gruppo di criminali gli era sembrato divertente: avrebbe potuto continuare a uccidere persone per il suo Dio per una buona causa.
Peccato che le sue aspettative di divertimento erano svanite dopo qualche giorno insieme al vecchiaccio scorbutico.
Che grande spreco di potenzialità era stato affiancargli un tipo che era l'opposto di lui, l'unica cosa che avevano in comune era di essere immortali, probabilmente era stato per questo che erano stati accoppiati.
Mordicchiò nervosamente il ciondolo, al pensiero di dover passare il resto della sua vita a fianco di Kakuzu: quella sì, che sarebbe stata una vera e propria condanna.
"Che palle!" Pensò, emettendo un altro sbuffo, passandonsi una mano lungo il petto, niveo e scolpito, lasciato libero dalla cappa nera.
Per una volta che aveva il giorno libero, non sapeva cosa fare.
Nel Paese della Pioggia il tempo faceva sempre schifo, era uggioso e freddo, il cielo era sempre cupo e non si poteva far molto.
Di andare a farsi un giro negli altri Paesi non se ne parlava perchè voleva dire camminare e, lui, di farsi chilometri da solo per cazzeggiare, non aveva voglia.
I suoi occhi color magenta, che, ormai, conoscevano a memoria ogni crepa e ragnatela che decoravano quell'edificio, vagarono nella stanza alla ricerca di un qualcosa di più interessante da osservare, per distrarsi dai pensieri noiosi che affollavano la sua mente.
Voltò appena il capo verso sinistra, schiudendo leggermente le labbra quando si accorse di non essere solo nella stanza.

Deidara, il più piccolo del gruppo di criminali, era seduto scomposto al tavolo al centro della stanza.
I suoi capelli lunghi e biondi gli ricadevano leggeri sulle spalle minute.
Soffiava, ogni due per tre, sul ciuffo più corto che gli copriva un occhio, cercando di spostarlo per avere una migliore visuale su ciò che stava facendo.
Gli occhi azzurrissimi, con un taglio allungato verso l'alto, erano socchiusi ed attenti.
Le mani, esperte, stavano plasmando l'argilla esplosiva.
Le grandi bocche, sui suoi palmi, munite di dentatura e di una lunga lingua, masticavano e rendevano più malleabile il composto altamente esplosivo.
Creare nuove forme di bombe e diverse combinazione di miscele di plastici era uno dei suoi passatemi preferiti.
Doveva inventare e testare sempre cose nuove per lasciare sbalordito il nemico e non rendere noiosa la sua arte potenzialmente mortale.
Soprattutto, doveva dimostrarsi migliore e superiore al suo compagno di missioni, Sasori, la marionetta vivente che continuava ad insistere sul fatto che la sua era la migliore forma artistica.
Non gliel'avrebbe lasciata vinta: il suo concetto di arte era nettamente più significativo e intenso di quello del manichino con cui doveva andare in giro.
Tra artisti ci si doveva portare rispetto, ma da quando Sasori lo aveva screditato, era iniziata una vera e propria guerra su chi dei due detenesse il primato di miglior artista.
L'arte, per il Nukenin del Villaggio della Roccia, era un esplosione, qualcosa che ti stordisce colpendoti nel profondo, facendoti rimbombare il cuore, qualcosa che dura un istante, quanto basta per stupirti e affascinarti, lasciandoti impresso il suo ricordo: un gesto effimero, destinato a svanire.
E cosa meglio di una bomba può esprimere in modo più completo questo concetto?
Aguzzò ancor di più lo sguardo, piegando un poco il capo verso il tavolo.
La punta della lingua gli spuntava dalle labbra, tesa, tenuta stretta dai denti che facevano una leggera pressione.
Era concentrato al massimo, sentiva l'ispirazione crescere in lui, risalire verso le sue mani che stavano impastando velocemente il composto argilloso.

"Wow biondina, sei proprio concentrata, eh!" Esclamò, Hidan, poggiando l'avanbraccio sulla testa dell'altro, che non si era minimamente accorto dei suoi movimenti.
Chiuse gli occhi sentendo il peso del ragazzo gravare sulla sua testa.
Digrignò appena i denti, interrotto nel bel mezzo in un momento di creatività.
"Quante volte te lo devo dire che sono maschio?! Uhn!" Ribattè, offeso dall'essere stato appellato per l'ennesima volta in quel modo.
Hidan arcuò un sopracciglio, attorcigliandosi su un dito una ciocca di capelli dorati, continuando a guardare con attenzione la mani di Deidara che avevano fermato i loro movimenti, rimanendo semiaperte con dei fili di bava biancastra lungo i lati.
Di fatti, l'albino, non era la prima volta che si rivolgeva, al più piccolo, usando il femminile.
La prima volta che si erano incontrati, da bravo gigolò quale era, avendolo scambiato per una ragazza, si era subito approcciato in modo piuttosto spiccato.
E, il povero biondo, indignato e imbarazzato dalla situazione, non aveva potuto che urlargli addosso, cercando di sembrare il più mascolino possibile, che era un maschio.
Hidan lo aveva squadrato da cima a fondo, passandosi una mano sul mento, decretando che quel ragazzo, di maschile non aveva proprio nulla.
In effetti era proprio la realtà: Deidara, di appena diciannove anni, aveva un viso angelico e piuttosto femminile, pulito e senza traccia di peluria.
La voce era squillante e acuta, i capelli lunghi e la statura minuta, lo facevano sembrar ancor di più una ragazza, per non parlare dei modi effemminati che aveva nell'atteggiarsi.
Deidara era una ragazzina isterica e permalosa che quando si arrabbiava, cioè molto spesso, iniziava a gesticolare e a sbattere i piedi a terra, ringhiando e scuotendo la chioma bionda; era fastidioso, rumoroso e irrascibile quanto Hidan, che però a differenza sua, di certo non poteva essere scambiato per una femmina.
Il fisico di Hidan era scolpito, con muscoli ben delinati, era alto e la sua voce, leggermente roca e seducente, nei momenti opportuni, faceva risaltare ancor di più il suo bell'aspetto.
Hidan sapeva di essere bello e di certo non si tratteneva nel mostrarsi e nel vantarsi; peccato che era proprio quando apriva bocca che perdeva il suo fascino: era l'essere più volgare e sfacciato che esistesse in tutti i Paesi Ninja.

"Sai che cosa sarebbe più divertente malleare al posto dell'argilla?" Disse, ignorado la risposta seccata di Deidara, che aveva gonfiato le guance e stava aspettando che il più grande gli si levasse di dosso.
"Il mio cazzo." Continuò, senza alcun filtro, passandosi la ciocca di capelli sotto al naso, mentre un ghigno divertito gli si dipingeva sulle labbra.
L'altro si pietrificò, cercando di spostarsi da sotto la presa del maggiore, che, però, non era d'accordo nell'interrompere il contatto fisico.
Appoggiò il mento sulla testolina bionda, circondandogli il collo con le braccia, impedendogli di muoversi.
"Oh insomma... non dirmi che con quelle mani non hai mai fatto niente." Sospirò, tenendo lo sguardo fisso sulle mani ferme sul tavolo, oggetti dei suoi pensieri poco casti.
Non era di certo la prima volta che ipotizzava come avrebbero potuto soddisfare i suoi desideri sessuali quei due arti dotati di bocca, che sembravano piuttosto bravi a muovere la lingua.
Deidara abbassò lo sguardo su di esse, con imbarazzo.
Le due grandi bocche si leccarono avidamente intorno alle labbra, raccogliendo ogni goccia di argilla liquida colata lungo i lati, chiudendosi poi in un sorriso accennato.
Strinse i pugni, togliendoli dalla vista di Hidan.
"T-togliti di dosso, maniaco, uhn!" Urlò, muovendosi in modo spasmotico.
Avrebbe dovuto starsene nella sua stanza a creare le sue opere d'arte invece che recarsi nel soggiorno, che aveva trovato occupato dall'ultimo arrivato.
Peccato che quello era il suo luogo preferito per dare sfogo alla sua fantasia; non sapeva perchè, ma in quella stanza gli venivano sempre le idee migliori.
Aveva quindi deciso di rimanerci e di mettersi al lavoro nonostante ci fosse Hidan che dormiva profondamente sul divano, tanto non avrebbe fatto rumore.
Gli era sembrato quasi innoquo, quando si era avvicinato per dargli un'occhiata: tutto era ispirazione per lui, anche un insolente, vanitoso come Hidan.
L' espressione dell'albino era rilassata, la bocca era semichiusa e alcuni ciuffetti di capelli argentei, che solitamente erano tenuti tirati indietro, gli ricadevano sulla fronte.
Il petto esposto si alzava ed abbassava regolarmente, seguendo il ritmo dettato dal suo cuore.
Deidara era rimasto ben sorpreso e affascinato di vedere quanto il viso dell'albino potesse essere dolce e posato.
Ovviamente, poi, Hidan aveva rovinato la visione celestiale, emettendo un grugnito e, poi, spalancando del tutto la bocca, corruciando la fronte in un espressione ebete, facendo cambiare di nuovo idea all'artista.

"E dai, bambolina, non ti arrabbiare!
Ti sto dando dei suggerimenti per sfruttare al meglio le tue abilità!
Mi offro volentieri come cavia." Ribattè, l'altro, in tono pacato, decidendo di spostarsi e di lasciar libero il ragazzino che, finalmente, potè girarsi per lanciargli un'occhiataccia.
"Sono un maschio!
E smettila di dire cose sconce, uhn." Ribadì, per l'ennesima volta e cercò di mettere un freno alla linguaccia di Hidan.
Hidan tirò il labbro in un sorrisetto compiaciuto, ricambiando l'occhiata piacevolmente.
"Lo so, ho capito. Ma mi diverto a prenderti in giro perchè reagisci proprio come una ragazzina isterica bisognosa di cazzo."
Si godette a pieno la reazione sconvolta di Deidara al sentir quelle parole.
Era dannatamente divertente prenderlo in giro e farlo imbarazzare: poteva essere un buon passatempo.
Sarebbe potuto essere ancor più divertente essere in squadra con lui e portarlo allo sfinimento.
Entrambi erano due teste calde e due grandissimi rompipalle ma, Hidan, tra i due, era il peggiore.
Le sue battutine spinte però, non erano solo un modo per far innervosire il biondo: le allusioni sessuali rivolte alle sue mani avevano un fine ben preciso.
Il suo obiettivo era quello di farsi fare un bel servizietto, esaudendo i suoi sogni erotici.
Per lui un buco valeva l'altro, maschio o femmina era uguale, ciò che importava era svuotarsi le palle.
"Adesso devo andare a pregare, ma tornerò a darti noia il prima possile, non temere." Continuò, allargando il sorriso, dando un ultimo sguardo a Deidara prima di voltargli le spalle e andarsene.
"La mia proposta è sempre valida." Aggiunse, alzando una mano in aria e sventolandola in segno di saluto, sparendo poi nel corridoio.
Deidara sbattè le palpebre più volte, intontito.
Quell'Hidan era davvero un pazzo problematico, era meglio stargli lontano se non voleva essere davvero importunato.
Deglutì nervosamente, portandosi le mani davanti alla faccia e osservando le due grandi bocche che si schiusero appena in un ghigno.
Davvero potevano essere usate a scopo sessuale?
Era lui che era troppo ingenuo, oppure era Hidan che era fin troppo esperto e con una grande fantasia?
Lo sguardo penetrante che gli aveva lanciato l'altro prima di andarsene gli aveva fatto venire i brividi: sapeva essere inquietante e seducente nello stesso momento.
"UHN!" Scosse la testa, scostandosi poi il ciuffo dorato dall'occhio, prima di tornare al lavoro, sperando di non aver perso l'ispirazione.

Deidara sospirò, sconsolato, socchiudendo gli occhi blu e lasciando cadere spalle mollemente lungho i fianchi.
"Mi raccomando, non fate disastri." Concluse Konan, prima di trasformare il suo corpo in carta, che si sfogliò, tramutandosi poi in mille farfalle di carta che volarono via sotto la pioggia.
Il suo peggior incubo si era avverato.
"Miscredente." Borbottò Hidan, scuotendo le mani per aria, evitando lo sciame fitto di farfalle che lo stava investendo.
"Sei contento? Passeremo un po' di tempo solo io e te." Disse, ghignando, camminando verso il compagno di missione che emise un altro sbuffo, roteando gli occhi al cielo.
Si poteva sapere dove erano finiti Sasori e Kakuzu? Perchè ci stavano mettendo tanto a tornare dalla missione che gli era stata affidata? E perchè, se Konan dubitava che loro due non potessero combinare qualcosa di buono insieme, visto i loro caratterini, gli aveva dato da compiere una missione?
"Vediamo di muoverci, uhn!" Rispose, camminando a passo spedito verso l'uscita del covo, cercando di coprirsi per bene per non bagnarsi, seguito da Hidan che se la rideva in silenzio.
"Uff... dobbiamo camminare fino al Paese della Terra? Ci metteremo un secolo!" Si lamentò, subito, l'albino, appena usciti dal confine.
"Infatti non cammineremo." Rispose prontamente Deidara, infilando le mani nelle sacche contenenti l'argilla che portava ai fianchi.
"Voleremo." Concluse, impastando un uccellino che poggiò poi a terra.
Hidan alzò un sopracciglio, scettico.
Non aveva mai visto Deidara in azione, sapeva che creava bombe, ma non aveva idea di quali altri poteri avesse.
Formati i sigilli, l'uccello si ingigantì lasciando l'immortale a bocca aperta.
"Uhn! Muoviti!" Lo incitò a salire, dopo aver sorriso leggermente alla sua reazione.
"Wow! Che figata!" Esclamò, una volta salito sull'animale, guardandosi in giro, aspettando di decollare.
"Tieniti, voglio arrivare in fretta al mio ex Paese e concludere velocemente la missione."
Detto questo, la sua creazione prese quota, volando velocemente a una grande altezza.
Con grande entusiasmo, Hidan, guardava in basso il paesaggio, mentre l'aria fresca gli solleticava il viso, scompigliandogli i capelli argentei.
"Non sporgerti troppo, se cadi da questa altezza ti ammazzi, uhn." Lo avvertì Deidara, vedendo quanto pericolosamente vicino al bordo era il ragazzo che continuava a passarsi la mano nei capelli cercando di tenerseli in ordine.
"Non temere per la mia incolumità, non posso morire.
Ma è un pensiero molto carino da parte tua, preoccuparti, Deidara." Rispose, ammiccando e guardandolo di nuovo con quello sguardo poco casto.
"Tsk!" Sbuffò, voltandosi in avanti, non volendo dar corda alle continue frecciatine del maggiore, nonostante dovesse ammettere che lo faceva sentir desiderato a ogni sguardo che gli lanciava.
Una volta arrivati alla città Natale di Deidara, scesero dalla bestia, che tornò piccina.
Erano stati mandati lì per recuperare un rotolo che a quanto pareva serviva a Pain per il suo piano di dominio sul mondo.
Deidara rischiava grosso a tornare nel Villaggio della Roccia, se lo avessero preso sarebbe stata la sua fine, ma era anche il più adatto perchè sapeva dove trovare la pergamena in questione.
E, Hidan, era l'unico altro membro dell'Akatsuki libero che potesse fargli da partener e dargli una mano.
Konan aveva mostrato un grande scetticismo nei confronti della coppia, che, alla fine, non si era dimostrata poi tanto disastrosa.
Fortunatamente il furto era andato liscio: non si erano imbattuti in troppi ninja ed erano riusciti a uscire dal villaggio senza farsi notare.
Per quanto le cose fossero andate bene, però, i due, erano rimasti scocciati di non aver potuto combattere seriamente, mostrando le loro tecniche; erano pur sempre due esibizionisti, tenere a freno la loro voglia di apparire era difficile.
Forse era proprio per questo che erano stati accoppiati con due persone l'opposto di loro, che li avrebbero tenuti a bada.

"Dobbiamo fermarci, devo pregare." Si fermò Hidan, guardando il sole che stava tramontando nel cielo, tinto già di un colore aranciato.
Deidara, davanti a lui, si era fermato a sua volta.
"Adesso?" Domandò, voltandosi verso di lui e guardandolo con un sopracciglio arcuato.
Erano ormai lontani dal Villaggio, per non farsi notare troppo avevano proseguito un pezzo a piedi, scongiurando così di essere avvistati dall'alto.
Hidan annuì, guardandolo con serietà: non poteva rinunciare alla sue preghiere giornaliere, in missione o no, le doveva fare.
Erà già seccato del fatto di non aver potuto fare un sacrificio al suo Dio, non poteva anche saltare la preghiera serale o, altrimenti, Jashin lo avrebbe punito di sicuro.
"Va bene, uhn!" Rispose, alzando le spalle e sedendosi con la schiena contro il tronco di un albero.
In effetti un po' di riposo non avrebbe guastato, ormai era da un po' che camminavano.
Hidan rimase stupito dal fatto che il compagno non avesse fatto storie: Kakuzu lo avrebbe trascinato per una gamba piuttosto di fermarsi per assistere alle sue preghiere.
Si sedette a terra, incrociando le gambe e posizionando le mani sulle sue ginocchia iniziando a pregare ad alta voce.
Deidara gli lanciò un'occhiata svogliatamente, emettendo un sospiro sconsolato, sperando non ci impiegasse troppo tempo.
Ma i minuti iniziavano a passare e Deidara si stava annoiando e innervosendo a continuare a sentire Hidan parlare in una lingua a lui sconosciuta senza mai fermarsi.
Aveva letto la pergamena almeno una decina di volte e ormai la sapeva a memoria, aveva poi optato per creare qualche cosa con l'argilla, ma l'ispirazione e la concentrazione mancavano.
Sconsolato aveva sbuffato, lasciando che le sue mani si ripulissero dai residui del composto, muovendo le loro lingue intorno alla bocca.
Le osservò, ricordandosi l'accaduto del giorno prima.
Le mosse, guardandole da diverse angolazioni, notando quanto le lingue lunghe fossero flessibili e voraci.
Le avvicinò, lasciando che si intrecciassero tra di loro e andassero a inserirsi l'una nella bocca dell'altra, muovendosi velocemente, mentre alcuni fili di bava le univano e colavano lungo i lati.
Hidan aprì un occhio, guardando cosa stesse facendo il ragazzo.
Successivamente anche l'altro occhio venne spalancato, osservando come incantato i due muscoli contorcersi su loro stessi.
"Hai finito di pregare?" Domandò Deidara, non percependo più il fastidioso brusio di sottofondo.
Hidan serrò la mascella, sbattendo le palpebre per tornare in sè.
"Che cosa hai detto?!" Domandò, intontito, cercando di prestargli attenzione.
L'altro smise di giocare con le sue mani, alzando la testa verso Hidan e guardandolo con sufficienza.
"Se hai finito di blaterare parole senza senso." Ripetè, alzandosi in piedi e sistemandosi la cappa.
"Non sono parole senza senso!" Si innervosì, guardandolo dal basso con la fronte corruciata.
Nessuno poteva insultare il Sommo Jashin, nessuno doveva permettersi di screditare la sua religione.
Deidara iniziò a imitare il religioso, inventando parole senza senso, guardandolo con sguardo di sfida.
Hidan si alzò in piedi e con uno scatto andando verso all'altro, spingendolo contro un albero violentemente.

Deidara serrò gli occhi, per il dolore causato con la colluttazione, digrignando, a denti stretti, qualche imprecazione.
"Nessuno insulta Jashin-Sama senza pagarne le conseguenze." Gli disse, a pochi centimetri dal suo viso, con gli occhi ridotti a due fessure, l'albino, tenendogli le mani alzate sulla testa, con una stretta ferrea ai polsi.
"Cosa vuoi fare, uhn? Uccidermi?" Domandò, cercando di fare resistenza, Deidara.
L'espressione cruce sparì dal volto di Hidan, che in pochi secondi si era calmato.
Il viso niveo si era rilassato e le labbra, che prima erano state tese e mostravano i denti bianchi e dritti, si erano ridotte ad una linea sottile, neutra.
Le dita lunghe che erano strette intorno ai polsi del minore si erano spostate verso il palmo delle mani, mollamente lasciate semiaperte.
Sfiorò appena, con i polpastrelli l'apertura delle bocche, che si lasciarano violare senza resistenze.
"C-che cazzo fai? Spostati maniaco feticista, uhn!" Sbottò, il biondo, accortosi di quello che l'altro stava facendo, avvicinandosi sempre di più al suo viso.
Le lingue ruvide e fameliche andarono a lambire, muvendosi fugaci, le dita del ragazzo, inumidendole con la loro saliva appiccicosa.
"Perdonami Jashin-Sama se anche oggi non ho potuto darti un'anima offerta in sacrificio e se le mie preghiere sono state scarse.
Mi farò perdonare, mio Dio." Pensò l'albino, chiudendo gli occhi e sospirando, avventandosi sul collo dell'altro, che si impietrì e sgranò gli occhi, incapace di reagire.
"Biondina sta volta non mi scappi." Sussurrò, sul suo orecchio coperto dai capelli biondi, sogghignando compiaciuto.
Dovette abbandonare una mano alla presa sui polsi, che però non diminuì, rimanendo salda, per poter aiutarsi nei movimenti.
Scostò i lunghi capelli dal collo intatto del ragazzo, aprendo di poco la cappa scura per poter avere più spazio, prima di iniziare a martoriare quella parte di pelle indenne.
La lingua lunga ed appuntitita lasciò un leggero strato umido al suo passaggio, facendo rabbrividire Deidara, che imperterrito, continuava a tentare la fuga da quel pazzo che aveva come compagno quel giorno.
"Hidan smettila immeditament-uh!"
L'albino lo morse, succhiando la pelle che aveva tra le labbra, spingendo le dita intrappolate in una delle bocche di Deidara più a fondo, lasciando che venissero leccate con avidità.
La mano libera si mosse lungo il fianco del ragazzino, arrivando a sollevargli di poco la maglietta leggera che indossava, intrufolandosi sotto di essa percorrendo il fisico asciutto e magro, fino a risalire al petto dove si fermò.
"Rilassati, non ti mangio... forse." Lo rassicurò, con un risolino breve, sentendo il giovane sotto di sè irrigidirsi al contatto freddo della sua mano.
Il pollice iniziò a stuzzicare con movimenti circolari il capezzolo turgido, mentre le altre dita lasciavano carezze leggere.
"Ahi, ahi, Deidara..." Sospirò, lasciandogli finalmente le braccia, che gli ricaddero mollemente lungo i fianchi, un poco doloranti e intorpidite.
Si guardò le dita, raggrinzite dalla troppa esposizione al bagnato e ben lubrificate dalla saliva delle due bocche che, fameliche, lo avevano mordicchiato per bene.
Sorrise, lievemente, guardando il biondo negli occhi con fare ammiccante, prima di riavvicinarsi di nuovo al suo viso.
"L-levati di dosso!" Sbraitò, allungando un mano verso la faccia del maggiore, spingendo per allontanarlo.
Di nuovo si sentì il corpo rabbrividire, quando percepì perfettamente, l'intrusione della lingua del ragazzo nella sua mano.
Sgranò gli occhi azzurri, schiudendo le labbra perplesso: il suo corpo era in contrasto con la sua mente, che gli urlava di togliersi di dosso quel maniaco.
Hidan non aveva di certo titubato al ricambiare le lappate che l'arto di Deidara gli stava dando alla faccia, decidendo di fare lo stesso, tramutando poi il tutto in un bacio poco casto.

Il biondo tirò il braccio indietro, lasciando Hidan con la lingua fuori, con un filo di saliva che gli penzolava lungo il mento.
Arrossì: in che razza di guaio si era cacciato? Perchè quell'Hidan ce l'aveva con lui? Ma soprattutto, perchè quella situazione strana e imbarazzante, iniziava a piacergli un poco alla volta?
"Allora avevo ragione a pensare che quelle mani ci san fare." Disse l'albino, leccandosi avidamente le labbra, distorte in un ghigno sadico, mantenendo il cottatto visivo con il più piccolo che abbassò i grandi occhi blu, imbarazzato e senza parole.
Il cuore gli stava battendo a un ritmo spropositato nel petto, gli sembrava che stesse per esplodere.
Le cose iniziavano a farsi complicate: se prima il suo corpo e la sua mente erano in contrasto, adesso erano nettamente d'accordo sul da farsi.
Cercò di riportare gli occhi su Hidan, che, ancora davanti a lui, lo stava fissando incuriosito.
No, non ce la faceva a guardarlo in faccia.
Abbassò di più la testa, mentre stringeva con le dita la corteccia ruvida del tronco, maledicendosi mentalmente per essersi fatto abbindolare dal compagno, che, se fino a poco prima aveva considerato un pazzo maniaco, adesso gli sembrava un gran figo.
Insomma, sì, Hidan era un bel ragazzo, lo aveva sempre pensato, peccato per il carattere e i modi di fare volgari e schizzofrenici.
Solo ora, però, si era reso conto che quell'albino davvero perfetto in tutti i suoi tratti somatici, persino con quell'espressione sadica in volto, era un'opera d'arte.
Si ritrovò, poi, costretto a guardarlo negli occhi perchè il ragazzo gli aveva alzato il mento con due dita, tenendogli così ferma la testa.
Con l'altra mano gli spostò, con un gesto lento e delicato, il ciuffo biondo che gli copriva l'occhio.
La sua espressione era tornata di nuovo rilassata, attenta a ciò che faceva.
Gli passò il pollice sul labbro inferiore, percependone la sua morbidezza, notando che il biondo, davanti a lui, aveva trattenuto il respiro continuando a guardarlo agitato e rosso in viso.
Sorrise lievemente, compiaciuto: Deidara era cotto, ormai poteva fare di lui ciò che voleva, non avrebbe più minimamente tentato di respingere le sue avances.
"Respira Deidara, prendi una bel respiro, perchè tra poco rimarrai senza ossigeno." Gli disse, con tono suadente, avvicinandosi di più, fino a far sfiorare le loro labbra.
Deidara si spinse ancor di più contro l'albero, continuando a tenere gli occhi granati, che si muovevano, come impazzati, sul viso dell'altro, osservandone ogni parte.
E poi, Hidan lo baciò, premette la bocca contro la sua, facendolo vacillare per un istante.
Sentì le gambe cedergli, mentre una scossa gli percorreva il corpo, facendolo rabbrividire.
Il suo cuore esplose, smettendo di battere per un istante, per poi riprendere a ritmo sostenuto.
Espirò, con il naso, emettendo un sospiro, quando si abbandonò alla pressione calda delle labbra dell'albino sulle sue, chiudendo finalmente gli occhi.
La lingua di Hidan gli stuzzicò l'entrata, chiedendo l'accesso, che venne ovviamente consentito.
Il bacio si fece intenso, lungo e rumoroso.
Le lingue si intrecciavano, si cercavano, muovendosi velocemente l'una sull'altra, interrompendo i loro incontri peccaminosi solo quando i due si mordevano avidamente le labbra, succhiandole e tirandole, rendendole gonfie e arrossate.
Deidara ci aveva messo davvero poco ad imparare e a prendere il ritmo, ormai coinvolto e con il cervello fuori uso.
Le sensazioni che stava provando, così intense, lo stavano portando a perdere del tutto il controllo.
Perchè non si era fatto catturare prima da Hidan? Era arrivato a pensare, ormai dipendente dal contatto con la sua bocca.
L'altro tentò di allontanarsi, per per prendere fiato, ma non appena aveva smesso di baciarlo, le braccia del biondo, che erano rimaste abbandonate lungo i suoi fianchi per tutto il tempo, gli avevano cinto il collo, impedendogli di spostarsi.
Hidan se la rideva silenziosamente, soddisfatto di quello che stava ottenendo, non rimanendo per niente stupito del fatto che il ragazzo, che aveva capito fosse un verginello, avesse reagito in modo tanto frettoloso.

Le mani di Hidan percorsero di nuovo il fisico magro, fermandosi sui fianchi stretti, facendo una leggera pressione con le dita.
Si intrufolarono di nuovo sotto alla maglia, sfiorando la pelle liscia, risalendo lungo l'addome che si contrasse, irrigidendosi, al loro passaggio.
Deidara interruppe finalmente il bacio, sospirando sulle labbra di Hidan, affannato, percependo di nuovo il contatto freddo contro la sua pelle bollente.
"Sei bravo, piccolo, anche se non ne avevo dubbi." Sussurrò l'albino, percorrendo con la bocca il tragitto verso il collo dell'altro, lasciandogli alcuni baci sulla mandibola, arrivando poi al punto desiderato, dove precedentemente aveva già dato sfogo alle sue voglie.
Emise un mugugno, stringendo gli occhi, quando contemporaneamente sentì la pelle del suo collo essere tirata ei i suoi capezzoli, che turgidi, venivano frizionati dalle dita del maggiore.
Tutte quelle attenzioni, così calde e vigorose, lo stavano davvero facendo impazzire lentamente.
Quel dannato di un Hidan sapeva dove e come muoversi, divertendosi al vedere le sue reazioni.
Di fatti, ogni tanto, si fermava, lanciandogli un'occhiata curiosa, furba, che esprimeva appieno la sua soddisfazione.
"Mmmh, Deidara... questo non me lo aspettavo." Emise un sospiro, che andò a solleticare la parte inumidita dalla saliva del suo suo collo arrossato.
Il biondo non rispose, limitandosi a continuare a muovere le mani intorno al collo dell'altro, lasciando che le lingue si occupassero di tutto.
L'erezione, che ormai pulsava da qualche tempo, nei pantaloni del Jashinista iniziava ad essere davvero fastidiosa e l'altro doveva saperlo, visto che se ne sarebbe dovuto occupare.
Spinse quindi il bacino contro il suo, accorgendosi che anche le carni di Deidara si erano risvegliate.
"Uhn!" Si lasciò sfuggire, allo sfregamento contro i pantaloni dell'altro, inarcando di più la testa per lasciare più collo libero.
Una mano abbandonò il petto del biondo, ripercorrendo a ritroso il tragitto, uscendo dalla maglia.
Afferrò quella munita di bocca del compagno, facendola scendere lentamente lungo i suoi pettorali nudi, indicandogli un percorso da seguire.
Deidara aprì appena gli occhi, osservando la pelle pallida e perfetta, muovendo le dita per tastarne la consistenza solida.
Scese ancora, lasciando una scia bagnata lungo gli addominali che si erano tesi al suo passaggio, mentre un rantolo roco gli era giunto all'orecchio, facendolo sussultare.
Intanto, la mano libera di Hidan, era tornata sul fianco dell'altro.
Discese, lentamente, verso il cavallo dei pantaloni, andando a sfiorare l'erezione di Deidara che emise un gemito strozzato. Hidan non seppe più trattenersi: voleva sentire di più, avrebbe scopato quella biondina isterica lì, in quel momento, contro un albero, senza alcun pudore.
"Ah eccovi! Pensavamo foste morti." Una voce affemminata e squillante li sorprese, facendoli gelare sul posto.
"Tornate alla base." Continuò, questa volta con un tono più deciso e cupo, Zetsu, apparso a pochi metri dietro di loro dal suolo, prima di sparire silenziosamente così come era arrivato.
"Merda!" Ringhiò l'albino, spostandosi svogliatamente da contro il corpo di Deidara, con la fronte corruciata e i pugni stretti lungo i fianchi.
"Sacco di concime di aloe e cactus, proprio adesso dovevi venire a rompere il cazzo." Sbuffò, scuotendo il capo con espressione scocciata.
L'altro rimase immobile contro l'albero, fissandolo con gli occhi lucidi e le gote arrossate, mentre riprendeva lentamente lucidità.
Si schiarì la voce, mettendosi a posto i capelli e riallacciandosi la cappa, ricomponendosi.
"È-è meglio se facciamo come ha detto." Asserì, iniziando a far masticare argilla alle bocche che, con una smorfia di dispiacere per non poter più gustare il collo di Hidan, masticavano svogliatamente.
Hidan gli lanciò un'occhiata neutra, andando a recuperare la falce abbandonata a terra.
Sbuffò, innervosito, cercando di sistemarsi come meglio poteva il membro ancora duro nei pantaloni, saltando poi sull'uccello d'argilla del compagno.
Il viaggio fu silenzioso, nessuno dei due disse niente: il primo troppo imbarazzato e pensieroso sull'accaduto, l'altro incazzato e infastidito dall'essere stato interrotto.

Deidara sospirò, rannicchiato sul suo letto, con il mento appoggiato alle ginocchia, guardando dinanzi a sè, un punto non preciso, immerso nei suoi pensieri.
Dopo essere tornati alla base, aveva consegnato il rotolo a Pain, scappandosene poi via e rinchiudendosi in camera senza più uscire per tutta la sera.
Era fuggito come un codardo, sotto lo sguardo stranito degli altri e quello cupo di Hidan, che non si era scomposto minimamente, rimanendo nella sala comune a fissare in cagnesco la pianta vivente.
Aveva passato tutta la sera a tormentarsi, ripensando all'accaduto.
Avvampava e scuoteva il capo vigorosamente, al ricordo, imbarazzato e sconvolto.
Il suo corpo ancora fremeva al ricordo del tocco di Hidan.
Come ricordo alcuni segni rossatri erano rimasti ben impressi sul suo collo, su cui si era passato ripetutamente la mano.
Era stata l'esperienza più bella e intensa di tutta la sua vita, nessuno lo aveva mai toccato e fatto sentire tanto voluto come aveva fatto Hidan.
Però, una parte di sè, si chiedeva se era stata una cosa corretta, giusta.
Che fosse stato un bene che Zetsu li avesse interrotti? A cosa li avrebbe portati quella scappatella?
Probabilmente a niente.
Hidan era un puttaniere, gli piaceva far sesso con chi voleva, una volta ottenuto quello che desiderava non lo avrebbe più calcolato.
Storse il naso, soffiando su una ciocca bionda che lo infastidiva.
Cos'erano tutti quei problemi sentimentalisti? Mica gli piaceva Hidan, fino a qualche ora prima non lo sopportava.
Solo perchè gli aveva dato un po' di attenzioni, diverse da quelle fastidiose che gli dava di solito, non poteva mica prendersi così tanto.
Si, per fortuna che Zetsu li aveva interrotti prima che andassero troppo oltre.
Avrebbe solo dovuto evitare l'albino per il resto dei suoi giorni all'Akatsuki: sarebbe stato meglio così.
Si schiaffò una mano sulla fronte: ma chi voleva prendere in giro, era tutta la sera che sperava che quel maniaco bussasse alla porta di camera sua per concludere quello che avevano iniziato.
Tutte le volte che udiva dei passi in corridoio si tirava in piedi, pronto a scattare verso la porta, con il cuore in gola.
Peccato che le cose non erano andate come sperava e ciò lo aveva fatto avvilire.
Certo, avrebbe potuto andare lui dal ragazzo, peccato che l'imbarazzo non glielo permetteva.
Si abbandonò con la schiena sul letto, a fissare il soffitto grigiastro, cercando di farsi forza nell'alzarsi almeno per andare a mangiare qualcosa, visto che da quando era tornato, non aveva messo sotto i denti nulla.
Magari, per puro caso, avrebbe incontrato Hidan.
Si alzò, quindi, svogliatamente, aprendo la porta della stanza piano, per non farsi sentire dagli altri che probabilmente stavano riposando, in quanto era ormai notte inoltrata.

Sgattaiolato, silenziosamente, in cucina, dopo essersi guardato in giro più volte, nonostante alla penombra delle luci esterne non vedesse nulla, aveva raggiunto il frigorifero, aprendolo con cautela.
Aveva socchiuso appena gli occhi quando la luce giallastra dell'elettrodomestico l'aveva quasi accecato.
Dopo aver accuratamente scrutato ogni possibile cibo commestibile, la sua attenzione era ricaduta su un fagottino, che subito aveva aperto per scoprirne il contenuto.
Tirò le labbra in un sorrisetto, afferrando tra le mani uno spiedino sul quale erano infilzate quattro palline bianche, ricoperte da uno strato lucido di glassa al caramello.
Quei Dango dovevano appartenere a Tobi che li adorava, un motivo valido per mangiarseli, visto che per quella faccia a spirale provava repulsione.
Addentò la prima pallina, masticandola velocemente, alla penombra del frigo lasciato semiaperto.
Aveva una gran fame, dopo un giorno fuori in missione, aveva lo stomaco completamente vuoto.
Schiuse di nuovo le labbra, per addentare la seconda sfera, ma una mano si posò sulla sua, deviando la traiettoria e quando si accorse di quello che stava accadendo, ormai dei Dango non c'era più traccia.
Rimase a fissare lo stecco, confuso e un poco adirato.
Un braccio poi gli circondò il collo facendolo aderire a un petto scolpito: quello era Hidan, non c'erano dubbi.
Per poco Deidara non trasalì e si mise a urlare, pensando di essere stato attaccato.
"Biondina, se vuoi avere qualcosa di sferico in bocca ci sono le mie di palle." Asserì, il ragazzo, soffiando sull'orecchio del più piccolo, deglutendo il cibo che aveva rubato dalle sue mani.
La volgarità di Hidan come al solito era sempre spiccata, però almeno esprimeva sinceramente ciò che pensava.
"Sei sparito oggi, non ti ho più visto in giro... stavi cercando di evitarmi?" Gli chiese, arrotolandosi su un dito una ciocca di capelli biondi, mentre il suo fiato caldo sfiorava l'orecchio del biondo.
"E-ero stanco." Disse velocemente, guardando dinanzi a sè, mentre sentiva chiaramente l'altro tirare le labbra in un sorriso di scherno contro il suo collo.
"Non potevi inventarti scusa peggiore, dolcezza." Asserì, l'altro, ridacchiando leggermente e lasciando un bacio leggero sul collo del biondo che rabbrividì e chiuse gli occhi, potendo bearsi di nuovo di quella piacevole sensazione.
"Ho pregato tutta la sera che saltassi fuori dalla tua stanza edalla fine, le mie preghiere, sono state esaudite." Continuò, lasciando la presa e allontanandosi un poco dal ragazzino che sentì subito freddo.
Deidara si girò, guardandolo con un sopracciglio inarcato.
"Perchè non sei venuto da me, allora?" Domandò, stizzito, incrociando le braccia al petto, offesso dall'affermazione.
Hidan si appoggiò al ripiano dietro di lui, guardandolo dall'alto, divertito dall'espressione buffa che il piú piccolo aveva sul volto.
"Ma guarda un po'... e io che credevo che non volessi la mia compagnia." Cantilenò, sorridendo furbamente, tamburellando le dita sul mobilio.
Deidara si impietrì, accorgendosi di aver parlato troppo e di aver fatto intuire al ragazzo che anche lui volesse continuare da dove erano stati interrotti.
Hidan rimase un attimo in silenzio aosservare la sagoma della sua preda in penombra.
Dopo essere tornato dalla missione, sapeva che il biondo, ormai tornato in sè, sarebbe fuggito in preda all'imbarazzo.
Aveva deciso che l'avrebbe fatto penare un po', lasciandolo a crogiolarsi nei ricordi, per poi vedere se si sarebbe fatto vivo o meno.
Ovviamente sapeva che avrebbe fatto il sostentuto e non si sarebbe presentato da lui, quindi aveva aspettato pazientemente l'occasione per incontrarlo.
Da quando era tornato al covo, si era messo a pregare e non aveva smesso fino a quel momento.
Doveva recuperare il rito interrotto quel pomeriggio e anche chiedere scusa a Jashin per non aver fatto sacrifici, chiedendogli anche il favore di far si che Deidara uscisse dalla sua stanza il prima possibile.
Il suo desiderio era stato esaudito.
Seduto fuori sul terrazzo del covo, stava pregando, con il rumore della pioggia incessante di sottofondo, quando aveva sentito dei passi leggeri.
Subito si era alzato in piedi, ringraziando il suo Dio, essendo totalmente sicuro che la persona sveglia a quell'ora fosse Deidara.
Così, silenziosamente, l'aveva seguito e aveva aspettato il momento adatto per sorprenderlo alle spalle.

"Non mi piace lasciare le cose a metà." Disse, dopo qualche istante, con tono serio, puntandogli gli occhi addosso.
Deidara aveva ricambiato l'occhiata, notando gli occhietti color magenta di Hidan spiccare nel buio.
Subito dopo fece qualche passo in sue direzione, afferrandogli la faccia con una mano, avvicinandosi, poi, per baciarlo, di nuovo.
Deidara lasciò fare, chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra, per permettere al bacio di farsi più intenso.
Il sapore dolciastro dei dolcetti che avevano mangiato rendeva il bacio, in qualche modo, dolce e a tratti intenso.
Gli afferrò a sua volta il viso con le mani, passando le dita tra i capelli argentei.
Hidan attirò più a sè il biondo, circondandogli la vita con il braccio libero, continuando a baciarlo possessivamente.
"Per quanto fare sesso in cucina sia un'idea che mi eccita parecchio..." Iniziò a dire, a fior di labbra, emettendo un sospiro sconsolato.
"Credo che dovremmo spostarci in un luogo più appartato: non voglio essere interrotto di nuovo." Continuò, leccandosi le labbra, prima di sollevare di peso il biondo per le cosce, che gli cinse il collo prima di cadere.
Guardò il viso dell'albino che attentamente cercava di orientarsi quasi del tutto al buio, senza fare troppo rumore.
Gli occhi rossicci erano ridotti a due fessure e si muovevano furtivamente da un lato all'altro, mentre la bocca era tesa in una linea dritta.
"Sono un figo, lo so." Parlò a bassavoce, notando che il più piccolo lo stava squadrando, sorridendo furbo senza però togliere lo sguardo dal corridoio.
Deidara si pietrificò, andando a nascondere la testa per l'imbarazzo nell'incavo del collo di Hidan, respirando a pieni polmoni il suo profumo persistente, enfatizzato dal calore che la sua pelle emanava.
Gli era andata bene, aveva incontrato "casualmente" il ragazzo, senza doversi esporre nell'andare a cercarlo.
Dovette trattenere un urlo, quando Hidan lo lanciò brutalmente sul letto, senza avvisarlo.
"Tu sei pazzo!" Ringhiò, a denti stretti, tirandosi seduto e guardandolo male.
L'altro ridacchiò di risposta, passandosi una mano tra i capelli per metterseli in ordine, nonostante sapesse che da lì a poco si sarebbero scompigliati per bene.
"Lo so, biondina, lo so." Sospirò, allungandosi su di lui, per poter far riunire le loro labbra, spingendo il ragazzino verso il materasso.
Di nuovo si baciarono con voracità, desiderosi di un contatto prolungato e più profondo.
Hidan gli alzò la maglia con una mano, invitando Deidara a togliersela velocemente, lanciandola a terra.
"E questo tatuaggio?" Domandò, Hidan, passando le dita con leggerezza sul pettorale del biondo, percorrendo i contorni della figura.
Deidara sospirò, al contatto delicato, riattirando velocemente il maggiore a sè, che dovette fare appoggio sull'avanbraccio per non gravargli addosso con il suo peso.
"Uhm-mmmh-" Mugugnò, cercando di staccarsi, intrappolato dalla presa ferrea intorno al suo collo.
"Per Jashin! Calma piccino, altrimenti finiamo subito di divertirci." Riuscì a parlare, finalmente, staccandosi dalle labbra del biondo, che lo guardò confuso.
"Vuoi farmi venire senza aver fatto nulla?" Ridacchiò, passandogli una mano tra i capelli biondi.
"Uhnn!" Gemette, serrando gli occhi, quando Hidan gli andò a lambire il collo, dandogli dei leggeri baci umidi, scendendo a baciargli le scapole fino ad arrivare al petto, dove andò a soffermarsi su un capezzolo, che iniziò a stuzzicare con la punta della lingua, mentre l'altro veniva frizionato da una mano.
Sospirò pesantemente, buttando la testa all'indietro sul cuscino, appagato dal tocco del ragazzo.
Ricambiò, lasciando che una delle sue mani andarono a torturargli il collo niveo, mordicchiandolo e leccandolo con avidità.
"Mhm... Deidara." Lo sentì mormorare sul suo petto, dandogli una scossa di piacere e appagamento.
"Aaaah!" Gemette il biondo, accortosi che la mano di Hidan era andata a intrufolarsi nei suoi pantaloni, iniziando a muoversi intorno al suo sesso eccitato.
"Ssssh... non fare troppo rumore." Gli disse, fermando il movimento per sfilargli i pantaloni inutili, in modo da essere più comodo a masturbarlo.
Il biondo socchiuse gli occhi, osservando Hidan alle prese con il suo membro, che svettava tra le sue gambe, accudito dalla mano del compagno.
Gli stava facendo provare di nuovo sensazioni a lui estranee, mai si era sentito tanto eccitato in vita sua.
"Hi-idan..." Lo chiamò, tra gemiti sommessi, allungando una mano verso di lui, che si sporse per baciarla, mentre continuava a dargli piacere.

"F-fermati." Gli disse, sopprimendo un'altro gemito.
L'albino aprì gli occhi di scatto, fermando i movimenti del polso, guardando stranito il più piccolo.
"Qualcosa non va?" Domandò, premurosamente, afferrandogli la mano e guardandolo un poco preoccupato.
Deidara lo tirò, approfittando della presa sulla sua mano, facendo si che il ragazzo assecondasse i suoi movimenti.
"Mh?" Lo guardò di nuovo stranito, Hidan, non capendo che cosa passasse per la testa al ragazzo.
"Sdraiati e stai zitto, prima che cambi idea, uhn!" Borbottò, il biondo, mettendosi seduto sul letto e guardando da un'altra parte.
L'altro eseguì l'ordine, passandosi una mano nei capelli, a disagio.
"Si può sapere cos-"
"Taci." Lo interruppe, mettendogli una mano in faccia, che, ovviamente, coinvolse Hidan in un altro bacio.
Deidara, poi, sotto gli occhi sgranati del maggiore, che seguiva attentamente i suoi movimenti, cercò di togliergli i pantaloni.
Hidan lo aiutò, sfilandoseli velocemente ed aspettando che l'altro facesse qualcosa.
Si tolse di nuovo la mano dal viso, facendo dei grossi respiri.
Prima che potesse aprire la bocca, Deidara lo gelò con lo sguardo, portando poi l'altra mano sul membro eretto, che iniziò a lambire la punta, dandole delle leggere lappate.
Hidan lasciò il polso, abbandonando le braccia lungo i fianchi, stringendo le lenzuola con le mani.
"OH! Oooh... merda..." Sospirò, piacevolmente, sorpreso che il compagno stesse soddisfando la sua fantasia sessuale.
Deidara abbassò lo sguardo sull'erezione tesa, portando anche l'altra mano su di essa.
Entrambe le lingue si muovevano fameliche intorno alla lunghezza, inumidendola.
"Oh! oh! oh! Porco Jashin!" Imprecò, a denti stretti, respirando affannosamente e portandosi una mano suggli occhi.
"Fai troppo rumore, Hidan." Lo sgridò, il biondo, tirando le labbra in un ghigno, notando quanto l'altro si stesse struggendo, essendo lui per una volta quello che aveva in mano la situazione.
Si mordicchiò poi il labbro, lanciando un'altro sguardo al membro, indeciso sul da farsi.
"S-se hai intenzione di fare q-quello che penso, potrei sborrarti in faccia in mezzo secondo." Asserì l'albino, come se gli avesse letto nella mente, guardandolo con gli occhi semichiusi.
Deidara arrossì per la volgarità, storcendo la bocca in una smorfia, assecondando poi l'idea malsana che aveva avuto.
Si piegò sull'erezione di Hidan, soffiandosi su una ciocca di capelli ribelli, che venne spostata dall'altro, aiutandolo a tenerglieli indietro.
Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi, nonostante sapesse di avere la completa attenzione di Hidan, chinando, poi, viso sul membro, aiutando le sue mani al dare piacere.
Mentre le mani si occupavano della lunghezza, muovendosi intorno a essa, lui pensava alla punta arrossata, dandogli delle leggere lappate, stuzzicandone il centro con la punta della lingua.
Hidan stava letteralmente impazzendo: dopo aver passato giornate a pensare a come sarebbe stato farsi fare un lavoretto dal biondo, finalmente il suo desiderio era stato esaudito ed era meglio di quanto avesse immaginato
"Aaah... Deidara, sei fottutamente bravo." Sospirò, raggiungendo il limite.
Il membro tirò, pulsando, mentre Hidan veniva investito da una leggera serie di spasmi.
Deidara, prontamente, inglobò l'erezione tra le labbra, accogliendo il liquido seminale, che defluì abbondantemente nella sua cavità orale.

"Jashin-Sama, grazie!" Esultò, ad alta voce, portandosi la collana alle labbra.
Deidara si alzò, passandosi il retro della mano sul viso, guardandolo in cagnesco.
Hidan ridacchiò alla sua reazione, mettendosi seduto e afferrandolo per un braccio.
"Vieni qua, biondina." Lo tirò a sè, buttandolo poi sul letto, riportandosi sopra di lui.
"Quando la smetterai di darmi questo appellativo al femminile, uhn?" Domandò, scocciato, imbronciandosi e fissando negli occhi Hidan che lo stava scrutando attentamente.
"Non offenderti, non è quella la mia intenzione." Iniziò a dire, accarezzandogli una guancia e spostandogli i capelli dal viso.
"È che hai un viso così angelico e fine, la tua bellezza fa concorrenza a quella di maschi e femmine." Continuò, giocherellando con una ciocca di capelli.
Il viso di Deidara avvampò, tanto che fu tentato di coprirselo con le mani.
Come poteva dirgli una cosa del genere con così tanta naturalezza e senza un minimo di vergogna?
"Bando alle smancerie! Devo ricambiare il favore e poi scoparti per bene!" Esordì, rovinando il momento creatasi, sogghignando e afferrando il ragazzo per il mento.
"Sei un coglione, Hidan, un grandissimo coglione.
Tu e la tua boccacc-uhn-" Le loro labbra si unirono di nuovo in un bacio lungo ed appassionato che presto però fu interrotto dal maggiore, che iniziò a lasciare una scia di baci umidi per tutto l'addome del biondo, fino ad arrivare al pube.
Gli diede qualche altro bacio nell'interno coscia, mordicchiando la pelle morbida di tanto in tanto, fino a raggiungere il centro.
Senza troppi indugì iniziò a leccare la punta del membro, mentre con la mano faceva su e giù, stimolandolo.
Deidara trattenne il fiato quando la bocca del ragazzò inglobò tutta la lunghezza; l'interno era caldo ed umido e la lingua si muoveva famelica intorno ad essa.
Iniziò a pompare, aiutandosi anche con la mano che andò a massaggiare lo scroto con delicatezza.
"Uhn! Hidan..." Mugugnò, sommerso dal piacere, serrando gli occhi e cercando di non fare troppo rumore, cosa che gli fu difficile, in quanto le sensazioni che provava gli stavamo mandando il corpo in tilt.
Sentendosi chiamare, alzò appena gli occhi, riuscendo a vedere perfettamente il ragazzo respirare affannosamente: il suo addome si alzava ed abbassava a velocità propositata, scostantemente, il respiro era pesante ed interrotto da alcuni gemiti.
Si stava eccitando di nuovo alla vista di Deidara in quello stato, di fatti, il suo membro, si risvegliò, drizzandosi nuovamente in mezzo alle gambe, pronto a essere soddisfatto di nuovo.
"Ahh! Uhnn!" Gemette contrariato il biondo, quando sentì un intrusione nel suo antro.
"Rilassati, vedrai che passa." Lo rassicurò Hidan, smettendo di pompare, lanciadogli un'occhiata, mentre il suo dito continuava a muoversi avanti e indietro, dilatando l'entrata stretta.
Poco dopo si unì un secondo dito, facendo gemere di nuovo il ragazzo, che inarcò un poco la schiena cercando di sopportare di nuovo l'intrusione.
"Cazzo se sei stretto." Sospirò l'albino, scuotendo appena il capo.
Deidara strinse le lenzuola con le mani, trattenendo il fiato, sperando che la sensazione di bruciore svanisse.
"Ho un'idea: girati." Gli ordinò, estrando le due dita, aspettando pazientemente che l'altro obbedisse.
Lo guardò un attimo storto, sentendosi stranamente vuoto, quando non percepì più la presenza in lui.
Fece come detto: si sedette, per poi girarsi, mettendosi a quattro zampe e fissando davanti a sè, ignaro di quello che sarebbe successo.
Hidan inarcò un sopracciglio, passandosi una mano sull'addome, prima di tirarsi sulle ginocchia e appoggiare le mani sulle natiche del compagno.
Era diffcile contenersi e aspettare a penetrarlo in quella posizione, ma doveva prima dilatarlo, altrimenti gli avrebbe fatto male.
Se voleva divertirsi altre volte con lui doveva trattarlo bene.

Sputò, senza troppi problemi, sull'entrata del biondo, che si irrigidì un poco.
Fatto ciò, riposizionò le dita, che, lubrificate, entrarono più facilmente in lui, muovendosi con fluidità.
Deidara emise una serie di gemiti acuti, di piacere, quando finalmente si abituò all'intrusione.
"Meglio, no?" Domandò, il maggiore, adentrandosi più a fondo e facendo sospirare il biondo.
"M-muoviti, uhn..." Mugugnò, di risposta, stringendo i denti e cercando di mantenere la posizione.
Hidan sogghignò, estraendo le dita e sostituendole con il membro, che fece entrare poco alla volta, a seconda della reazione del biondo.
Una volta entrato tutto, rimase alcuni istanti immobile, per farlo abituare, sentendosi davvero bene in quell'antro caldo e stretto.
Iniziò quindi a muoversi, prima piano, poi aumentando la velocità, tenendosi ai fianchi del ragazzo che con la bocca spalancata e gli occhi vacui si sentiva percorso da delle scosse di piacere.
Una serie di imprecazioni uscirono dalle labbra di Hidan, che dovette mordersi il labbro fino a farlo sanguinare per non alzare troppo il tono della voce.
"Oh merda, Santissimo Jashin... voglio vivere nel tuo culo." Ringhiò, stringendo di più la presa sui fianchi, dando delle spinte più profonde ma scostanti, ormai giunto allo stremo delle forze.
A Deidara cedettero le braccia e si accasciò sul cuscino, soffocando i gemiti in esso.
In quella posizione Hidan stava colpendo un punto ben preciso, facendolo raggiungere il culmine del piacere.
"Hi-idan, lì, ti prego." Lo avvisò, stringendo gli occhi.
L'altro assecondò la richiesta e dopo aver preso un grande respiro, ricominciò ad affondare velocemente in lui, andando a colpirgli la prostata.
Un calore gli invase ogni cellula del corpo, il suo membro tirò dolorosamente prima di eiaculare, sporcando le lenzuola sottostanti.
Con l'ultima spinta secca, accompagnata da un urlo roco che non riuscì a trattenere, Hidan si riversò in lui, venendo avvolto piacevolmente del colon di Deidara, che si strinse quando anch'esso venne.
Allo stremo delle forze, uscì velocemente dal ragazzo, buttandosi sul letto a pancia in su, guardando il soffitto che gli sembrava si stesse muovendo.
Anche l'altro, si lasciò finalmente andare sul letto, affonando il viso nel cuscino e cercando di regolarizzare il respiro.
"Hidan?" Lo chiamò, voltanado appena il capo in sua direzione, spostandosi il ciuffo biondo dall'occhio con uno sbuffo.
"Mh?" Rispose l'altro, con gli occhi socchiusi, sentendo il sonno investirlo.
Lo guardò un attimo titubante, tirando le labbra e osservando il petto scolpito alzarsi e abbassarsi con più lentezza rispetto a qualche attimo prima.
"Credo che tu non sia poi tanto male come pensavo.
C-cioè, sei davvero fastidioso e opprimente, volgare e spesso non sai contenerti, però..." abbassò lo sguardo, sentendosi la faccia andare a fuoco.
"Però... sei sempre molto solare, l'unico che dice sempre ciò che pensa e mi da attenzioni.
Se fossimo in squadra insieme probabilmente ci divertiremmo un mondo.
Tutto sommato sai anche essere, a modo tuo, buono e rispettoso, uhn...
In-somma, credo che tu possa p-piacermi." Finì di dire, con tono di voce basso, un poco balbettante per ciò che stava confessando.
Non sentendo risposta si sentì un idiota; si era fatto prendere dal momento e aveva detto una miriade di stronzate.
"N-non...Cioè...uhn...cazzo..." Si schiaffò una mano in faccia, massaggiandosi l'attaccatura del naso.
Più parlava più si rendeva ridicolo.
Hidan si girò sul un fianco, verso di lui, cingendogli la vita con un braccio, facendolo sobbalzare.
"Hidan-"
"Mhh..."
Deidara si tolse la mano dalla faccia, lanciando un'occhiata al compagno sdraiato di fianco a lui, con i capelli spettinati e la bocca schiusa, che emetteva alcuni sospiri.
"Stai dormendo?" Domandò, aggrottando la fronte e guardandolo in cagnesco.
Un altro verso senza senso gli arrivò come risposta, dandogli la conferma del fatto che l'albino fosse crollato nel sonno ormai da tempo.
Il suo cuore si alleggerì, scoprendo che quel deficiente non aveva sentito niente di quello che aveva detto.
Sospirò, sorridendo debolmente, prima di mettersi più comodo contro il petto del ragazzo e chiudere gli occhi, godendosi a pieno il suo primo momento di intimità.

[8231 parole] - 8 Maggio 2018

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