Capitolo ventuno

Ci dicono sempre che nella vita sono proprio le delusioni a farci crescere. Ci dicono che una volta strappato il cerotto la ferita si rimargina e che piano piano smetterà di fare male. Ci dicono che alla fine dimenticheremo tutto il dolore provato e riusciremo ad andare avanti.

Lydia non era mai stata una ragazza positiva in passato: diciamo che più che altro cercava sempre di ribaltare la situazione a suo favore, che invece di perdere tempo a vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto provava a fare di tutto per riempirlo.

Questa, però, di sicuro non era una di quelle volte. Non sapeva perché Stiles si fosse comportato in quel modo, illudendola per poi tornare dalla sua ragazza alla prima occasione, e sinceramente neanche le importava saperlo. Era per questo che non aveva voluto sentire le sue spiegazioni, preferendo invece sbattergli in faccia tutti i suoi pensieri e poi scappare via, lontano da lui e da quei suoi occhi che non sembravano più gli stessi.

Cosa avrebbe potuto dirle, poi? Di sicuro la vista di lui che baciava Malia era stata molto più che sufficiente per farle capire cosa stesse succedendo. Erano tornati insieme, punto. Game over. E lei era uscita dai giochi con il cuore spezzato.

Era tornata a casa nella metà del tempo che neanche mezz'ora prima ci aveva messo ad arrivare: era conscia che superare, e non di poco, il limite della velocità mentre le lacrime le offuscavano la vista non era la cosa più intelligente da fare, ma proprio non riusciva a calmarsi e reagire con freddezza. E sinceramente, il rischio di una multa per eccesso di velocità era l'ultimo dei suoi problemi in quel momento.

Si era gettata a letto ancora vestita, non curante di sporcare le lenzuola e i cuscini bianchi col suo trucco sbavato; quel letto era impregnato dell'odore di Stiles, avrebbe dovuto cambiarlo comunque perché altrimenti avrebbe perso la testa.

Il suo cellulare, poggiato sul comodino al lato del letto, si illuminò per segnalare l'arrivo dell'ennesimo messaggio da colui che era l'artefice del suo dolore.

Aveva ricevuto un sacco di messaggi da Stiles dopo essere scappata via, in ognuno cercava di convincerla a parlare con lui. Lydia li aveva letti tutti, ma non riusciva a trovare la forza di rispondere. Si sentiva come se lui le avesse rubato il cuore dal petto per poi saltarci sopra, divertito dal vederlo sgretolarsi sul pavimento in milioni di pezzi.

Nell'ultimo la informava che avrebbe riaccompagnato lui Allison a casa e che aveva bisogno di parlarle.

Lydia non rispose neanche, troppo impegnata a cercare di evitare che altre lacrime si riversassero sul suo viso: una sfida persa in partenza. Affondò il viso nel cuscino, espirando a pieni polmoni il profumo del ragazzo.

Le sembrava di essere di colpo tornata alle superiori, quando si nascondeva in bagno a piangere dopo aver visto Stiles e Malia baciarsi nei corridoi o comportarsi da coppia felice mentre erano tutti riuniti al loro tavolo della mensa scolastica. Cercava sempre di essere forte, di non lasciar trasparire le sue emozioni nascondendosi dietro quel sorriso finto che la faceva apparire la stessa Lydia di sempre, non quella innamorata del suo migliore amico.

L'unica a notare la sua gelosia era stata Allison Argent, quella ragazza dai capelli scuri che riusciva a farla sorridere anche quando la biondo fragola stava male, contagiandola con la sua risata cristallina accompagnata dalle due dolcissime fossette ai lati della bocca.

E quasi quasi le sembrava di vederla, stesa sul letto accanto a lei che le accarezzava la schiena cercando di consolarla anche se alla fine sarebbero finite a piangere insieme, stringendosi in un abbraccio e condividendo lo stesso dolore come se fossero una sola persona, perché era questo quello che erano, un'anima che era stata divisa per vivere in due corpi diversi e che si era ritrovata, rendendole sorelle: dove non arrivava l'una, arrivava l'altra e insieme riuscivano ad affrontare ogni situazione.

Ma purtroppo tutto era finito quando la sua migliore amica le era stata strappata via per un incidente stradale a soli diciassette anni. Lydia era stata malissimo, era rimasta chiusa in camera sua per almeno una settimana, rifiutando ogni contatto con l'esterno fatta eccezione per sua mamma che ogni tanto riusciva a farle mangiare qualcosa senza che lei lo rigettasse. Una parte di lei era morta con Allison e lei non era più la stessa.

Poi un giorno, durante una delle crisi di panico che erano arrivate dopo l'incidente, si era ritrovata a gettare all'aria metà della sua stanza e in una scatola che era dentro il suo armadio aveva trovato una mucchio di foto di loro due e dietro una di esse Allison aveva scritto a mano una frase che le ripeteva sempre.

"Sorridi, qualcuno potrebbe innamorarsi del tuo sorriso", aveva scritto con l'inchiostro nero e con la sua scrittura elegante. E Lydia aveva iniziato a sorridere di nuovo, anche per le piccole cose; perché Allison era la persona più solare e allegra che avesse mai conosciuto e per onorare la sua memoria doveva fare quello che lei avrebbe voluto, continuare a vivere.

Peccato che, ora Lydia ne era convinta più che mai, Stiles era innamorato di un altro sorriso.

Quasi come se avesse intuito i suoi pensieri, il campanello di casa suonò e lei si alzò controvoglia per andare ad aprire. Non aveva per niente voglia di vederlo in quel momento, ma doveva comportarsi da donna matura e poi aveva proprio bisogno di vedere quel piccolo raggio di sole che era sua figlia.

Si diresse al piano di sotto asciugandosi il viso con le mani, anche se era piuttosto sicura che il mascara colato e gli occhi rossi fossero abbastanza per immaginare cosa avesse fatto fino a pochi secondi prima.

Aprì la porta e davanti a lei trovò Stiles con loro figlia addormentata in braccio.
Lydia strinse i denti, avvolgendo le braccia intorno a se stessa per darsi forza.

"Puoi lasciarla sul divano e andare via", affermò con voce dura, portandosi un ciuffo di capelli lisci dietro l'orecchio con la mano tremante.

Averlo lì difronte a lei, senza poterlo stringere, o baciare, sapendo che lui non aveva avuto neanche il coraggio di dirle che lei non era stata altro che un passatempo, era come venire infilzata mille volte al minuto da una lama affilata, faceva male e lei non poteva fare niente per fermare il dolore.

Stiles strinse le labbra in una linea sottile prima di lasciarsi andare in un sospiro pesante, "Vado a metterla a letto, poi dobbiamo parlare", e salì di sopra senza dar troppo conto al 'non ho nulla da dirti' che uscì la bocca di lei.

Posò delicatamente Allison nel suo lettino rosa prima di tornare al piano di sotto, dove Lydia lo aspettava immobile ancora davanti alla porta aperta, quasi fosse un invito a farlo andare via.

Gli occhi verdi erano lucidi come vetro e Stiles le si avvicinò cautamente, "Lydia, mi-".

Lei guardò su, asciugandosi le lacrime velocemente, "Non mi servono le tue scuse. Sto bene", cercò di ricomporsi ma una lacrima scivolò sul suo viso. Si morse forte il labbro inferiore, aprendo e chiudendo velocemente le palpebre, ma le lacrime continuavano a scendere sulla sua faccia, non importa quanto duramente lei cercasse di fermarle.

Le mani di Stiles armeggiavano con i bottoni della sua camicia a quadri, distogliendo lo sguardo dai suoi vibranti occhi verdi pieni di lacrime. Lacrime che lui stava causando.

"È tornata stamattina, quando ho ricevuto quel messaggio", iniziò tenendo gli occhi bassi sul pavimento, "Ero convinto che le cose tra noi fossero finite, ma evidentemente Malia non la pensa così".

"Non scaricare la colpa su di lei! Non l'ho vista puntarti un fucile alla testa mentre la baciavi. Sembrava ti piacesse", lo accusò schifata, solo ripensare a come le sue mani erano strette attorno alle cosce di lei gli dava il voltastomaco.

"Non ho detto che mi abbia costretto!", precisò il castano incatenando di nuovo i loro sguardi, "Se almeno tu mi facessi spiegare-".

"Non mi interessa!", alzò la voce Lydia, aveva solo voglia di prenderlo a schiaffi in faccia, "Non voglio ascoltarti".

Stiles la afferrò per le spalle, tirandola bruscamente contro il suo corpo, "Mi ascolterai, invece. Sei già scappata via una volta", disse riferendosi a poco prima, quando lei gli aveva urlato contro e poi era corsa in macchina, senza farlo parlare.

Erano talmente tanto vicini che il suo fiato caldo le solleticava il collo dandole i brividi. Non importa quanto arrabbiata o delusa potesse essere, l'arco di Cupido del suo labbro superiore era così perfetto da sembrare disegnato. Dio, quanto avrebbe voluto unire quelle labbra così invitanti con le sue. No! Ma a cosa stava pensando?! Quelle stesse labbra fino a pochi minuti fa erano incollate a quelle di un'altra ragazza!

Stiles approfittò del suo momento di debolezza per continuare il suo discorso, "Malia è tornata per stare con me, dopo la morte di suo padre sono l'unica cosa che le rimane a Beacon Hills. Non posso abbandonarla adesso", le spiegò a voce bassa, gli occhi di nuovo puntati a terra.
Gli faceva male vederla ridotta così a causa sua, avrebbe voluto soltanto abbracciarla ed amarla come aveva avuto la possibilità di fare in quei giorni.

"Allora perché sei qui? Stai con lei, la ami, eppure ora sei qui da me. Io davvero non ti capisco", disse lei scuotendo la testa. Se voleva davvero stare con Malia perché era lì? Che senso aveva continuare a farla soffrire, sbatterle in faccia di essere felicemente fidanzato con una ragazza che non era lei.

"Lydia è... è complicato", si difese con tono frustrato, scompigliandosi i capelli ancora più disordinati del solito. Chissà quante volte ci aveva passato le mani, un'abitudine che aveva quando era particolarmente nervoso. O forse, le mani che avevano tirato quei capelli erano state quelle di Malia.

La biondo fragola arricciò le labbra, mordendosi l'interno della guancia per trattenere che altre lacrime si riversassero dai suoi occhi, "Ascoltami, tu puoi fare quello che vuoi. A me ormai non interessa più".

Voleva soltanto mettere fine a quella situazione, se c'è una cosa che fa più male di essere tradita, è l'essere convinta di essere l'unica per poi scoprire che sei tu 'l'altra', sei tu la rubafidanzati che non ha saputo tenere le mani a posto.

"Abbiamo una figlia e dobbiamo avere un buon rapporto per farla stare bene. Questo è l'unica cosa che ti chiedo, sii un buon padre per lei", affermò Lydia guardandolo negli occhi e allontanandosi di qualche passo, pregando che Stiles non avesse cambiato idea e deciso di non voler avere niente a che fare nemmeno con la bambina. Sapeva che Allison si era affezionata tanto a suo padre e non sarebbe mai riuscita a superare la sua perdita. Lydia avrebbe affrontato il dolore per il suo cuore spezzato, ma Allison doveva uscirne fuori illesa, non poteva permettergli di farle del male. Non anche a lei.

"Certo, come ti vengono in mente certe cose? Sai quanto voglio bene ad Allison. Non farei mai nulla per ferirla. Mai", esclamò sicuro Stiles. In quei mesi Allison era diventata una parte fondamentale della sua vita e solo il pensiero di farla soffrire gli faceva male.

"Bene, ora puoi anche andare", lo congedò Lydia incrociando le braccia al petto. Non avevano più nulla da dirsi.

Stiles prese un respiro profondo, gonfiandosi i polmoni d'aria prima di pronunciare la frase che probabilmente avrebbe fatto più male di tutto, "È vero quello che hai detto prima di andartene?".

Lydia fece del suo meglio per sembrare confusa, con le sopracciglia aggrottate e inclinando appena la testa, anche se in cuor suo sapeva perfettamente a cosa si riferiva Stiles, aveva temuto quel momento dallo stesso istante in cui si era resa conto delle sue parole.

Lui sembrò credere alla sua piccola recita, "Tu mi ami?", sussurrò avvicinandosi di nuovo, i suoi occhi profondi erano immersi in quelli di Lydia, quasi a voler sottolineare l'importanza di quella domanda.

Quelle parole le fecero fermare il cuore per un secondo, prima che ricominciasse a pompare velocemente nel suo petto. I suoi occhi tornarono lucidi in un instante, mentre portò le sue mani tremolanti lungo i fianchi, stringendole a pugno, "Lo sai".

Stiles le afferrò il volto con le mani, facendo crescere il rossore già presente sulle sue guance macchiate di trucco. Lei deglutì vistosamente, stingendo le labbra, "Se è vero, ho bisogno che tu me lo dica", disse mentre le strofinava delicatamente la gota destra con il pollice per rimuovere una treccia di mascara colato, "Ti prego".

Non aveva senso, questo non avrebbe fatto altro che aggiungere altra benzina sul fuoco. Eppure, incantata da quegli occhi nocciola, confessò quelli che si era tenuta dentro per così tanto tempo, "Sono innamorata di te", affermò con voce decisa dopo aver preso un bel respiro.

Stiles restò immobile per un po', prima di serrare le palpebre. Le sue mani ruvide erano ancora posate sul viso di Lydia, come se non avesse voluto interrompere la magia di quel momento con il brusco gesto.

Lydia trattenne il fiato fino a quando lui riaprì gli occhi, ormai divenuti lucidi dall'emozione. Stiles annuì impercettibilmente prima di lasciarle un dolce bacio sulla fronte, mormorando un leggero 'ci vediamo' prima di dirigersi fuori da quella casa, lasciandola di nuovo sola e piena di dubbi.

Angolo autrice:
Hello, it's me
I was wondering if after all these years you'd like to read my fanfic!

Dopo più di un mese di assenza, sono tornata nel mondo dei vivi e sono tornata a scrivere!
Il capitolo è in ritardo per vari motivi: sono stata in vacanza fino a settembre, poi è iniziato l'inferno (quella che i babbani chiamano scuola) ed è stato un vero parto, è impossibile per me scrivere dei sad!stydia, mi si spezza il cuore.
Comunque, volevo rassicurarvi sul fatto che non abbandonerò mai la storia, anche se con un po' di ritardo avrete una fine. Lo giuro.
E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate un commento e delle stelline plis.
Un bacio straenorme❤️😘.

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