21. I wanna be adored

Suonate altre cinque canzoni, il gruppo finalmente scese dal palco e fu applaudito dai pochi rimasti a seguire il concerto e da una Chrissy Cunningham sempre più entusiasta.

La ragazza si avvicinò al chitarrista con un sorriso stampato sul volto.

"Ma sei stato bravissimo!" si sperticò in lodi, facendolo arrossire più del dovuto.

"Grazie..." si grattò la testa e i pensieri gli si annebbiarono talmente era contento di avere vicino a sé la ragazza dei suoi sogni che si complimentava con lui.

"Ed, ci andiamo a prendere una birra appena finito di smontare?" suggerì Gareth e gli altri membri del gruppo annuirono entusiasti.

"Che ne dici, Chrissy, ti va?" girò la proposta alla cheerleader.

"Veramente dovrei tornare a casa." ammise e sembrava un po' dispiaciuta.

"Oh, okay, allora ti riaccompagno." si offrì e lei gli sorrise.

"Ragazzi io accompagno Chrissy a casa, vi serve una mano con gli strumenti?" domandò per educazione ma in cuor suo sperava che i ragazzi dicessero di no.

Lo sguardo che aveva stampato in viso doveva essere forse troppo eloquente, in quanto i membri della band si guardarono tutti negli occhi, prima di rassicurarlo che avrebbero potuto fare a meno del suo aiuto.

Lui li ringraziò internamente.

"Okay, allora ci vediamo domani." li salutò scambiando con delle pacche sulle spalle.

Poi con un gesto fece strada alla biondina per avviarsi verso il parcheggio.

Erano quasi arrivati al van quando una voce li fece voltare.

"Ehi, Munson." l'avrebbe riconosciuta tra mille, "Bel concerto!" e si aprì in uno di quei caldi sorrisi che solo la sua migliore amica sapeva tirargli fuori.

Si fermò per aspettare che si avvicinasse, mentre la cheerleader sembrava alquanto infastidita.

"Grazie mille! Non pensavo saresti venuta, Bing!" rivelò con sincerità.

Lei sembrò punta sul vivo.

"In effetti, ci ho pensato un po', ma poi ho deciso di sotterrare l'ascia di guerra!" alzò le mani in aria e lui si rilassò. "E poi, potevo lasciarti con un pubblico di pochi ubriaconi!" lo prese in giro.

Lui ridacchiò.

"Ehm, ehm." Chrissy si schiarì la voce, forse proprio a voler segnalare la sua presenza.

In quel momento il riccio si rese conto di averla per un attimo messa da parte e provò a rimediare, sotto lo sguardo mezzo divertito e mezzo contrariato della moretta.

"Oh sì, Eden, ti ricordi di Chrissy?" e si grattò la testa.

"Come stai?" le domandò la streghetta.

"Meglio, grazie. Eddie è riuscito a risollevarmi il morale!" dichiarò lei zuccherosa avvicinandosi ancora di più al chitarrista.

Bingham alzò gli occhi al cielo.

"Ehm..." borbottò imbarazzato l'amico, "Chrissy era molto giù, quindi, le ho proposto di passare la serata insieme." chiarì.

"Ho notato!" rispose la brunetta, stringendo gli occhi.

"Resti ancora o vai via?" decise di cambiare discorso, rendendosi conto che tra le due non scorreva buon sangue, purtroppo.

"Sì, ho lasciato Argyle e gli altri allo stand della birra, volevo solo farti un saluto."

"Va bene, allora ci vediamo domani. Buona serata." la salutò il chitarrista, leggermente dispiaciuto nel sapere che avrebbe trascorso il resto della serata con il capellone delle pizze.

"Ciao a voi." alzò la mano, prima di voltarsi e lasciarli da soli.

La cheerleader aveva assistito alla conversazione in silenzio, riconoscendo, però, che gli occhi di Munson si erano illuminati quando erano stati raggiunti da Eden e si era irritata per quel motivo. Decise però di non darglielo a vedere e perciò quando salirono in macchina sfoderò il suo migliore sorriso e sbattette le ciglia più volte per mostrare al ragazzo la sua versione perfetta.

Eddie attraversò Randolph Lane con la testa piena di ansie; era insieme a Chrissy e gli sembrava di star vivendo un sogno troppo bello per essere vero. I due erano rimasti in silenzio nel tragitto, lei per la paura di perdere la maschera di ragazza perfetta che si era decisa ad indossare e lui per il timore di fare un passo falso.

Parcheggiò di fronte casa Cunningham e tirò il freno a mano.

"Eccoci qua." sentenziò deciso a rompere quel silenzio.

"Grazie della bellissima serata." fece lei sinceramente. "Non mi aspettavo che mi sarei divertita tanto. Non dopo quanto successo in questi giorni." ammise candidamente e lui si sentì un po' in colpa. Dopotutto, era colpa sua se la vita della ragazza si era stravolta.

"Ma figurati, anzi, se hai bisogno io sono qui!" confessò.

Lei sorrise e lui ne rimase ancora più abbagliato.

"Lo so." e gli toccò il viso. Lui diventò rosso come un pomodoro, scattò a quel tocco e lei se ne accorse.

Consapevole di avere il potere in mano, la cheerleader si azzardò a fare qualcosa che non avrebbe mai immaginato di fare – con l'altra mano libera afferrò il volto del chitarrista e lo attirò a sé. Era un po' nervosa, perché di solito erano sempre stati i ragazzi a fare il primo passo con lei, eppure, in questo caso lei si sentiva diversa; sentiva come una spinta irresistibile che la attirava verso il ragazzo di fronte a lei.

Avvicinò la fronte a quella di Eddie, evitando di fissarlo negli occhi, per paura che la sua eventuale reazione avrebbe potuto farla desistere, e premette le labbra sulle sue.

Sentì il corpo del ragazzo irrigidirsi per un attimo e poi subito dopo venne avvolta da due braccia calde e salde – una mano dietro la schiena della biondina per attirarla a sé e l'altra dietro la sua nuca per agevolare i suoi movimenti.

Il cervello del ragazzo si era scollegato completamente: la lingua di Chrissy si era fatta largo nella sua bocca e lui l'aveva accolta con piacere, ricambiando il bisogno che sentiva da parte della ragazza con il suo. Le sue labbra erano morbide e sapevano di coca-cola.

Aveva desiderato quel momento da quando aveva capito di essersi preso una bella cotta per la biondina e si sentiva al settimo cielo.

Le sue braccia l'avvolgevano in un abbraccio che trasmetteva sicurezza e protezione, che era ciò di cui la ragazza al momento sentiva un disperato bisogno.

Quando riuscirono a staccarsi quasi entrambi non credevano a ciò che era successo: avevano il fiatone e le guance arrossate.

"Scusami, io non so cosa mi sia preso." ammise la biondina, facendolo ridacchiare.

"Scherzi? E' stato il momento migliore della serata!" le confessò, avvicinandosi ancora di più e lei sorrise.

"Davvero?"

"Altroché, anzi direi il momento migliore da qualche mese a questa parte!" precisò e lei si inorgoglì ancora di più.

"E io che pensavo che avrei potuto sembrarti troppo sfacciata!"

"Adoro quando fai la sfacciata!" la punzecchiò.

"Non mi era mai capitato prima di farmi avanti con un ragazzo." confessò, ancora imbarazzata.

"Chrissy... mi credi se ti dico che sono mesi che sognavo questo bacio?" decise di non esagerare nel rivelarle che in realtà erano anni per evitare di spaventarla.

Lei rimase spiazzata da quella rivelazione.

"Non ci credo!"

"Credici, invece, mi piaci da un bel po'..." le confessò, imbarazzato ma anche completamente deciso a dirle la verità. Beh, più o meno, aveva dovuto tralasciare la storia dell'incantesimo, per ovvi motivi.

"Bene, allora, perché anche tu mi piaci, Eddie Munson!" poche parole e lui andò in estasi.

Si riavvicinò a lei e riprese a baciarla, con gli occhi che gli brillavano e il sorriso nel cuore.

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Dall'altra parte della città Eden era a sorseggiare la birra insieme ai suoi nuovi colleghi e ad Argyle.

Si era intristita molto nell'aver dovuto salutare Eddie, anche perché le serate post concerto alla Fiera delle zucche le avevano sempre trascorse insieme. Quella era la prima in cui erano separati, e lei cominciò a pensare che sarebbe stata l'inizio di una lunga serie.

Argyle si accorse che lei era un pochino giù di morale, e provò a distrarla.

"Allora, quale sarà il primo articolo che scriverai sull'Hawkins Post?" le diede un colpetto con la spalla, facendola sorridere.

Era vero, non avrebbe dovuto intristirsi quella sera, perché c'era stata anche l'ottima notizia della sua assunzione come stagista all'HP.

Sospirò.

"Capirai, prima che mi faranno scrivere qualcosa sarò già andata al College!" affermò sicura, facendo ridacchiare i ragazzi.

"Ma no, dai, se seguirai i nostri consigli, Peter sarà facilmente plasmabile!" la rincuorò Nancy.

"Allora propongo un brindisi," si schiarì la voce il capellone, "Ai miei amici, futuri giornalisti del New York Times!" e levò in alto il boccale di birra.

I ragazzi ridacchiarono, ma fecero comunque toccare i bicchieri in segno di augurio.

Eden scolò la sua pinta in pochi sorsi e subito si sentì meglio.

Si era stufata di farsi sempre mille paranoie su tutto e stare sempre a pensare cosa avrebbe fatto se ci fosse stato anche il suo migliore amico. Aveva capito che man mano che crescevano si sarebbero allontanati sempre di più, e quindi decise di prendere le cose in maniera più tranquilla.

Quando Nancy e Jonathan li salutarono, lei chiese ad Argyle se potessero restare ancora un po', in quanto non aveva proprio per niente voglia di tornare a casa.

Il ragazzo, che non aspettava altro, acconsentì volentieri.

Gli ultimi stand stavano smontando e il furgoncino di Argyle era uno dei pochi veicoli ancora rimasti nel parcheggio, loro si sedettero sul cofano e il capellone preparò e accese una storia.

"Allora, come mai non sei rimasta con Munson?" le domandò mentre buttava fuori il fumo.

Lei sobbalzò, sorpresa dalla sincerità di quella domanda.

"Mh, aveva da fare con la sua nuova amica." rispose un po' troppo piccata e anche il ragazzo delle pizze se ne accorse.

"Sta uscendo con Cunnigham?" la incalzò, passandole la magica sigaretta.

"A quanto pare!" asserì lei, inspirando un tiro.

"Si è ripresa in fretta dalla fine della storia con Jason."

"Argyle, possiamo non parlarne, per favore?" chiese decisa. "E' stata una bella giornata e non mi va di passarla ad analizzare i rimorchi di Eddie!" sembrava più rivolta a sé stessa che all'amico, in realtà.

"Hai ragione, scusami!" e le posò una mano sulla sua.

Lei rabbrividì a quel contatto e cominciò a giocherellare con le dita del ragazzo – con l'altra mano, infatti, ne seguiva il contorno e le venature. Argyle chiuse gli occhi estasiato da quel tocco.

"Eden?" sussurrò il suo nome ancora con le palpebre abbassate.

"Sì?"

"Non smettere, ti prego." mormorò e lei sorrise soddisfatta da quella richiesta.

"Non ne avevo nessuna intenzione, a dire la verità!" esclamò con sincerità, ricevendo in cambio uno dei suoi migliori sorrisi.

L'alcool che aveva in circolo, assieme agli effetti positivi della storia, la rendevano molto più spontanea e soprattutto molto più disinibita rispetto al suo solito.

Si fece sempre più vicina, fino a sentire il profumo del ragazzo – il solito mix di pane appena sfornato, dopobarba e fiori tropicali, che ormai aveva imparato ad apprezzare.

In un guizzo di follia, avvicinò la sigaretta alle labbra, tirò dal filtro e si avvicinò al viso del ragazzo, che seguitava a starsene con gli occhi chiusi, come se stesse vivendo un bel sogno; premette le labbra su quelle del ragazzo e soffiò il fumo trattenuto all'interno della sua bocca. Argyle ne fu più che sorpreso e, staccandosi, tossicchiò, facendola sentire in colpa.

"Scusami!" gettò la cicca e gli diede qualche colpo dietro la schiena per aiutarlo a riprendersi.

Il capellone aveva ancora gli occhi lucidi per i colpi di tosse ed era ancora incredulo di quanto accaduto.

"Ma di cosa? Scusami tu, ma è che non me l'aspettavo!" si sentiva un completo idiota. Finalmente la ragazza dei suoi sogni l'aveva, cosa? Baciato? Sì più o meno, e lui aveva rovinato il momento perché lo aveva preso in contropiede e per l'emozione gli era andato il fumo di traverso.

"No, ho sbagliato io! Non so cosa mi sia preso, davvero!" dichiarò mortificata, mentre si alzava e cercava di ricomporsi, soprattutto i pensieri.

Lui sapeva che se avesse fatto scappare questo momento se ne sarebbe pentito, perciò, le afferrò le mani e la attirò a sé, spiazzandola completamente.

Questa volta fu un vero bacio, lui cercò di metterci tutto quello che a parole non era mai riuscito a dirle, della venerazione che provava praticamente per lei e lei fu piacevolmente sorpresa da quest'intraprendenza di quello che aveva sempre considerato un amico.

In quel momento non voleva però pensare a nulla, voleva vivere con la spensieratezza che apparteneva a tutti i diciassettenni del mondo, eccetto lei, Eden Bingham, la bambina con i poteri magici, scacciata dal padre e accolta da un bambino con ancora più problemi di lei.

Scosse la testa, decisa a svuotare la mente, con le pulsazioni del suo cuore che ricordavano quelle di un motore di una macchina a 120 chilometri orari in autostrada.


⚠️ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.


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Ciao a tutt*,
questo weekend mi sto sbizzarrendo (visto che ho un pochino più di tempo, più o meno e ho ripreso in mano anche questa storia che adoro scrivere) **
spero che vi abbia fatt* content* e che vi sia piaciuto questo capitolo, io mi sono divertita un sacco nello scriverlo ** :DDD
come sempre, fatemi avere i vostri preziosi commenti e lasciate una stellina se vi va per supportare la storia **
PS. la canzone non è di quegli anni, ma mi sembrava adatta a quello che entrambi gli svitati pensano, oltre a dare il titolo a questo capitolo ** che ve ne pare? se non la conoscete, vi consiglio di ascoltarla **
grazie **
effy


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