5. Serata movimentata

Un'altra domenica è arrivata, insieme al mal tempo, che accompagnerà tutta la giornata.

Dopo essere stata svegliata dal rumore della pioggia che sbatteva sulla finestra, mi alzo decisa a fare colazione con cappuccino e cornetto, così dopo una doccia, indosso una camicia di cotone celeste e un pantalone nero, un paio di stivaletti neri per via della pioggia ed un cappotto nero.

Entro al bar, rendendomi conto che è già pieno, nonostante sia abbastanza presto. Per fortuna, individuo un tavolino all'angolo e mi siedo velocemente, infastidita dalla confusione mattutina presente.

Ordino il cappuccino, mentre scelgo il cornetto, a cui non resisto, iniziando a mangiarlo prima dell'arrivo del cappuccino.

X:-Posso sedermi qui?- dice qualcuno, alzo lo sguardo, è un ragazzo, penso di averlo già visto da qualche parte.

Mi guardo intorno, effettivamente quello di fronte a me, è l'unico posto libero nel piccolo bar.

Io:-Certo- rispondo sorridendo, spostando la mia borsa sull'altra sedia nera

Lo osservo, capelli chiari, occhi chiari, mascella squadrata, probabilmente con qualche anno meno di me.

Io:-Ci siamo già visti da qualche parte?- gli chiedo dopo aver preso coraggio

X:-Probabilmente ieri sera- mi dice alzando lo sguardo su di me -Sono il cameriere- aggiunge poi, vedendomi confusa, accennando un sorriso

Io:-Oh sì, hai ragione!- esclamo ricordando

X:-Io sono Marco, piacere- dice porgendomi la sua mano, che stringo prontamente trattenendo l'entusiasmo, per non sembrare matta

Io:-Francesca- dico sorridendogli

Veniamo interrotti dall'arrivo di una cameriera, che porta a me il cappuccino e a Marco un caffè normale. Ovviamente la ragazza si ferma a guardarlo, come biasimarla.

La cameriera si allontana sculettando, provocando la mia risata quando noto che Marco non l'ha nemmeno presa in considerazione.

Marco:-Ho fatto qualcosa di buffo per caso?- chiede perplesso, bevendo un sorso del suo caffè, mentre io rompo l'involucro dello zucchero per poi svuotarlo sulla schiuma del cappuccino.

Io:-Oh no, tu no, tranquillo- dico subito, smettendo piano piano di ridere

Marco non mi risponde, annuendo soltanto, mentre io finisco di mangiare il cornetto ed inizio a bere il cappuccino. Il mio telefono squilla, leggo il nome di Luca, così rispondo immediatamente.

Luca:-Olivieri le ferie sono confermate, hai già trovato un sostituto?- dice con voce squillante, sicuramente sta guidando per venire al lavoro, usa sempre questo tono alla guida.

Io:-Luca non posso far altro che confermarti le ferie, sì, però mi serve ancora un sostituto, appena arrivo metto un foglio fuori- lo aggiorno, mentre lo sento esultare

Luca:-Grazie Fra, ci vediamo lì- dice chiudendo la telefonata

Marco:-Ti serve un cameriere sostituto? Non volevo origliare la tua telefonata ma mi è sembrato di capire così- dice in evidente imbarazzo

Io:-Sì- sbuffo -Un cameriere che sappia fare il barista- dico frustrata, passando le mani sul viso

Marco:-Prenderesti anche una ragazza?- mi chiede

Io:-Beh sì- rispondo ovvia, bevendo qualche sorso di cappuccino

Marco:-Mia sorella ha 18 anni, sta cercando qualche lavoretto da fare, potrei portartela, se non trovi altra soluzione- mi dice e per me, è come se avessi appena vinto alla lotteria

Io:-Portamela oggi stesso! Ora perdonami, ma devo scappare- dico alzandomi, prendendo la borsa e avviandomi verso la cassa, dove per fortuna non c'è molta fila

Pago ed esco, dirigendomi spedita verso il ristorante, a piedi ovviamente, dato che "qualcuno" ha reso la mia auto inutilizzabile. Passo dopo passo, il ristorante si avvicina, insieme alla imminente giornata di lavoro. Per fortuna ho una sostituta per Luca, altrimenti avrei dovuto fare le ore piccole lavorando io al posto suo, accollandomi il peso di ore di servizio, con il rischio di incontrare ancora Matteo. Non so per quale ragione, ma non ho voglia di vederlo, oggi almeno. Non è proprio giornata, solitamente la domenica passo tutto il giorno da una parte all'altra della città, da un fornitore ad un altro, oggi invece dovrò accontentarmi di passare 15 ore nel primo ristorante, in ufficio, ad ignorare mail di presunti compratori.

Quando arrivo sono già tutti a lavoro, compreso Luca, che sta preparando degli ingredienti per dei cocktail. Mimo un "Buongiorno" poco prima di rintanarmi nel mio ufficio, iniziando a cercare nervosamente il telecomando del condizionatore. Il freddo sta arrivando e non posso far finta di niente, poi se sto tutto il giorno nel mio ufficio, vorrei almeno che ci fosse il riscaldamento acceso.

Dopo aver acceso il condizionatore ed averlo impostato al massimo, accendo il computer. 325 mail non lette. Inizio così ad eliminare tutte le pubblicità, poi archivio le mail di offerte per i ristoranti e rispondo ai fornitori. Poi, una mail in fondo alle altre, attira la mia attenzione.

Matteo. Non capisco perché non mi scriva direttamente dal suo telefono, anziché scrivermi per mail.

"La cena non è stata male in fondo, ammettilo, Francesca." Mi scrive, provocandomi una risata sincera ma breve

"Non sono morta, sì" rispondo solo, senza volergli dare più soddisfazioni del dovuto.

"Ripetiamo l'esperienza allora" mi scrive ed io, non sapendo cosa rispondergli, chiudo la mia casella di posta, per poi fingere di non aver letto nulla.

Rivederlo? Nulla di grave, se non si trattasse di rivederlo a cena fuori. Oh no, l'ultima volta non è andata bene, per niente.

"Magari più avanti, ho parecchi impegni serali" scrivo senza volerlo offendere, anche se in fondo, i miei impegni consistono nello stare sul divano in pigiama a vedere un film con la coppietta felice.

"Potresti essere molto più libera, se solo mi vendessi i tuoi ristoranti" scrive.

Leggo una seconda volta il messaggio, questa volta a voce alta, come per assicurarmi di non aver letto male. Credevo avesse smesso di insistere su questo e invece, ne ha approfittato per ricordarmi che vuole i miei ristoranti.

Credevi davvero che il vostro rapporto stesse slittando sul personale?, mi sfotte la mia coscienza, facendomi sentire un'illusa.

Non che mi importi tanto essere sua amica, anzi, sono consapevole del fatto che, io e Matteo, non saremo mai amici. Devo ammettere però, anche se può sembrare un ragionamento cinico, che ho bisogno di lui per andare al matrimonio di mia sorella. Non posso chiederlo a Claudio e non ho, come nei libri, un migliore amico gay che mi salva dai guai. Per ora, almeno.

Qualcuno bussa, come da abitudine controllo se è tutto in ordine, prima di dare il permesso di entrare.

Io:-Avanti- dico smettendo di prestare attenzione allo schermo del computer, che a dirla tutta, andrebbe pulito con un panno umido, visto che ho la brutta abitudine di lasciarci le mie impronte.

X:-Buongiorno- saluta una ragazzina minuta, con una lunga chioma bionda.

Io:-Entra- dico sorridendole, sembra nervosa.

Quando si avvicina, noto i suoi occhi chiari, che mi riportano immediatamente, o quasi, a Marco, il cameriere che ho conosciuto stamattina. Questa deve essere la sorella.

X:-Sono Alysia, la sorella di Marco- sorride imbarazzata, dondolandosi sui talloni

Io:-Io sono Francesca, piacere- dico stringendole la mano –Vieni, ti faccio vedere cosa ho bisogno che tu faccia- dico alzandomi per poi farle strada fuori dal mio ufficio.

Luca:-Francesca, chi è questa bella ragazza?- mi chiede, senza guardarmi nemmeno per sbaglio

Io:-Non ci provare Luca, fa il cascamorto in discoteca, non qui- lo ammonisco, poi continuo –Lei è Alysia, ti sostituirà martedì e mercoledì, ho bisogno che tu gli dica quali sono i suoi compiti e qual è l'orario di lavoro, falle vedere il ristorante e aiutala a preparare qualche cocktail, va bene?- gli dico, per poi fare un occhiolino ad Alysia, come a cercare di rassicurarla.

Luca è un bravissimo ragazzo, sì, ma ha la tendenza a fare il cascamorto con tutte, solo all'inizio, per tentare di sembrare un esperto seduttore. È bellissimo, lo ammetto, ma la sua infantilità rovina tutto. Per fortuna a lavoro è una persona seria, altrimenti lo avrei licenziato già da tempo.

Torno nel mio ufficio, aprendo la porta un'ondata di caldo mi travolge, costringendomi a togliere la giacca e tirare su fino ai gomiti le maniche della camicia.

D'un tratto qualcuno bussa alla porta, così torno indietro per aprirla io stessa, visto che sono davanti all'appendiabiti.

Quando apro la porta, l'immagine di Matteo, con un livido sotto l'occhio, si proietta davanti a me. Preoccupata lo faccio entrare, invitandolo ad accomodarsi sul divanetto nero.

Barcolla leggermente, poi si butta con poca grazia al centro del divanetto.

Io:-Matteo, ti senti bene?- chiedo alzando un sopracciglio, per poi sedermi alla sua sinistra

Matteo:-Non proprio- risponde strofinandosi gli occhi con le mani, mentre io lo osservo nei suoi vestiti stranamente sgualciti e stropicciati.

Io:-Perché sei qui?- chiedo cambiando il mio quesito, sperando in una risposta soddisfacente

Matteo:-Non lo so, mi mancavi- risponde, guardandomi dritta negli occhi

Nonostante i miei 25 anni, posso sentire le mie guance andare a fuoco. Abbasso lo sguardo nel tentativo di nascondere questa mia reazione, ma sobbalzo leggermente quando sento la sua mano toccare la mia guancia.

Io:-Che... che stai facendo?- chiedo esitante, guardando la sua mano posata sulla mia guancia

Matteo:-Non posso?- chiede con lo stesso tono di un bambino sull'orlo del pianto

Io:-Sicuro di sentirti bene?- gli chiedo, tornando in me.

Matteo:-Non ho mai detto di stare bene, io non sto bene, sto per vomitare- dice subito, per poi piegarsi in due e tossire un paio di volte.

Merda, sta per vomitare. Il vaso, prendi il vaso!

Ascolto la mia coscienza e con prontezza, afferro il vaso sul tavolino davanti al divano, levo i fiori di campo lanciandoli chissà dove e metto il vaso sotto il suo viso, appena in tempo, poco prima che lui iniziasse a vomitare.

Un Matteo ubriaco, non ci voleva proprio.

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SCUSATEMI. SUL SERIO.

Ci ho messo 9 giorni a pubblicare, ma ho una giustificazione, ero depressa e non volevo rovinare i capitoli.

Spero non abbiate tolto il libro dalla biblioteca, Buona lettura♥

-Nenne23

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