Prologo
6 gennaio 1995
Il rumore della macchina emette bip ad ogni battito del suo cuore. Ogni giorno passo le mie giornate in questa stanza e non faccio altro che aspettare quell'ultimo bip, che si allungherà e segnerà la fine della sua vita o meglio dire, della nostra vita, assieme. Per mesi ho sperato che il mio dolce e tenero uomo si risvegliasse dal coma. Che tornasse da me, gioioso e felice come lo era un tempo. Io, lui e la nostra piccola Emma e sperando di poter tornare a vivere quella vita allegra e felici. Ma purtroppo non sarà così. Dovrò affrontare tutto questo da sola e crescere quella bimba ancora troppo piccola perché possa capire cosa accadrà. “Io non so come prendermene cura, Charles? Oddio… Ricordo ancora quando abbiamo saputo di loro”. Per dodici anni, abbiamo atteso il momento di avere affianco a noi, un bimbo; e quando ho scoperto di essere incinta, il mio mondo si è illuminato. Ormai, avevamo lasciato perdere l’idea di averne. Tutti i tentativi falliti ci avevano demoralizzato. Ed è stato in quel momento che tutto è cambiato. Ricordo il dottore quando ci annunciò la gravidanza. Disse che non sarebbe stata facile e che sarei dovuta rimanere a riposo, ma noi eravamo comunque felici. Nonostante il passato ci aveva già portato alla perdita di un bimbo, noi eravamo pronti. L’idea di perderne un altro mi logorava di nuovo, lo ammetto. Ma non potevo permetterlo e avrei fatto qualsiasi cosa per questo nuovo esserino dentro di me. Anche stare ferma a letto dei mesi. I giorni ed i mesi passavano e il pancione diveniva sempre più grande. Strano per un unico bimbo. Così quando entrai nel quinto mese, decidemmo di andare assieme per eseguire un’ecografia. Oddio… di nuovo quel terrore e quella paura, ma nonostante tutto sapevo che tu eri al mio fianco. Perdere il mio fagiolino era terribile, ma volevo sapere cosa stava succedendo al mio corpo e quindi con tutta la forza che avevo mi feci coraggio, mentre ero sul lettino e tu mi stringevi forte la mano sussurrandomi di stare tranquilla. Mi amavi e questo colmava il mio cuore accelerato e angosciato riempiendolo di amore. Durante l’ecografia il dottore si annunciò gioiosamente che saremo stati in quattro. Erano due gemelli. “Ed ecco scoperto, l’aumento del peso e della mia pancia ormai in esplosione”. Eravamo così felici e anche se non sarebbe stato facile gestire tutto, con la nostra forza e il nostro amore ci saremo riusciti. Non eravamo persone ricche e lavoravi solo tu. Veniamo da un paesino sperduto tra le montagne, ma questo non ci ha fermato. “ Vero, amore?” Io e Charles ci siamo conosciuti quando avevo appena diciannove anni. All’epoca ero una ragazza molto rigida e sulle mie. Non davo confidenza agli uomini. La maggior parte di loro, ai miei occhi erano una massa di deficienti almeno parlando di quelli che vedevo o conoscevo in paese. I miei genitori, non mi permettevano di uscire di casa se non per commissioni varie o per andare la mattina presto, a vendere il latte. Ricordo perfettamente quel giorno di Agosto del 1979. E’ stato il giorno in cui ho conosciuto Charles. Mio fratello Frank, aveva trovato lavoro, presso una carrozzeria di macchine. L’officina, era situata in un paese vicino e per arrivare a destinazione ogni mattina correva per non perdere l’autobus. Mio fratello all’epoca aveva solo quindici anni e perciò conoscere qualcuno con cui fare lo stesso tragitto assieme non era semplice. Beh, almeno fino a quel giorno. Un giorno in officina si presentò un ragazzo moro e che sapeva il fatto suo e non passarono molti giorni, da quando i due fecero subito un amorevole amicizia. Dai racconti di Frank, Charles appariva come Dio sceso sulla terra. Per lui è stato sempre il fratello maggiore che i miei genitori non gli hanno potuto dare. Era più grande di undici anni rispetto a Frank e in passato aveva già lavorato a Seattle, come carrozziere. Disse che era tornato in paese per dei problemi familiari e quindi si era ritrasferito solo per un breve periodo; giusto il tempo di sistemare le cose e a quel punto sarebbe ripartito. Tutti i giorni veniva a prenderlo per andare assieme a lavoro. Questo non aiutò me. Almeno così pensavo a quel tempo. Data la mia scarsa dimestichezza sul genere maschile eccetto se non che per mio padre o per mio fratello, non ero molto sciolta nel parlare e non to affamati. lleravo averli attorno come lupi Ricordo che o gni mattina scendeva dalla macc hina e appena aveva l’occasione, “importunarmi” cercando di s veniva a cambiare qualche parola con me, nella speranza che rispondessi alle sue lusinghe. Per quattro mesi fu così, f ino a quando un giorno, smisi di essere la ragazza più scorbutica e ostile sulla faccia della terra. U scita per una commissione, me lo ritrovai di fronte. Sulla via di casa mi si sentii se guire. Era quasi buio in strada e s intravedere in lontananza, i poteva le poche case che incominciavano ad illuminarsi a poco a poco. Fin da piccola l’idea di stare Difatti da sola al buio, mi terrorizzava. dormivo assieme a mia sorella maggiore, Elsa. Lei non aveva paura di niente, ad eccezione degli insetti, ma quello anche io. Elsa era davvero la sorella che tutti vorrebbero avere. Mi difendeva sempre e mi proteggeva dalla mamma quando combinavo qualche guaio. T utt’oggi è speciale per me. Si può dire che mi ha cresciuto lei in qualche modo. Mia madre è stata sempre troppo presa con i lavori nel campo. Doveva guadagnare per far mangiare i suoi quattro figli e il marito. So che non era semplice, però sentivo la mancanza di una sua carezza e quelle poche volte che compiva un gesto simile, era per una festa o per la salute. Ma anche se non faceva gesti dolci o affettuosi, sapevamo benissimo che eravamo importanti per lei. In fin dei conti era la nostra forte e coraggiosa mamma e nonostante quel carattere severo e brusco era il nostro mondo. E noi il suo. << Ehi, bellissima come mai tutta sola? >> A quella domanda così altezzosa non mi voltai neanche a rispondergli. Lì per lì non mi resi conto che fosse lui, così furiosa mi voltai e vidi quel suo sorriso bello, roseo e luminoso che odiavo e amavo al tempo stesso dall’ora non mi ero mai soffermata a d . F ino a osservarlo così da vicino. Di solito mi limitavo a sfuggirgli frecciatine irritabili . Q o gli tiravo uel mio comportamento scontroso e distaccato , era solo dipeso dalla Forse la paura era semplicemente , paura . che riuscissi a poter amare. Ricordo che iniziò lui a parlare, dicendomi esattamente questa frase, che ancora oggi mi irrita : << Adoro il silenzio. Sono un uomo di poche parole ma tu mi spingi a parlare e questa cosa per la prima volta mi piace. Inoltre , di >> solito non mi mostro così disponibile, lo sai? << Davvero? Allora perché sei qui. Perché mi segui e mi fai gli appostamenti continuamente? >> << Perché ho preso una bella cotta per una ragazza mora e scontrosa. >> << Beh, fattela passare. Con me n on hai speranza. >> << Nemmeno un pochino? Dai esci con me? >> << Uscire con te? Dissi , scoppiando in una grassa risata. Non uscirei con te, nemmeno se fosse rimasto l’unico uomo sulla faccia della terra. >>
<< Lo sai in questo momento sei dannatamente bella. Incazzata e scontrosa. Sappi che ti conquisterò e diverrai mia. Non mi arrendo. >> A quelle parole il mio viso avvampò e non dissi nulla per l’imbarazzo. Quell’uomo che diceva di essere così timido e sile era visto ai miei occhi: risoluto e con una nzioso tale sicurezza, che nemmeno Louis, mio padre era riuscito in trent’anni di matrimonio ad avere. Quel giorno mi eri dannatamente bello e sexy solo per quelle parole dette. Potei ammirare la tua è stato lì che mi tenacia e la forza nel volermi. E innamorai perdutamente. tu, O tto mesi d dopo esserci fidanzati in casa e ufficializzato la cosa tra le famiglie, mi 1980, divenni per co tua feci la proposta. Il 7 Dicembre del moglie e mi trasferii anch’io a Seattle, minciare un futuro assieme. a piangere al tuo capezzale. Ed oggi, eccomi qui << Amore mio non scorderò mai quel giorno. Quando ho lasciato la mia famiglia per vivere la mia vita con te. Quel giorno ci siamo giurati amore eterno, promettendoci di sostenerci l’un l'altro per il resto della nostra esistenza. Sono qui al tuo a piangere e ad attendere l’ultimo tuo respiro. Ti prego amore ricordati di me. Anche quando sarai in paradiso, ricordati della tua Ellie e della tua piccola e tenera Emma. Ric ordati i nost felici. R ri momenti icordati l’amore che sentivamo in ogni nostro gesto. Ricordati di non cancellarmi mai dalla tua anima. Non smetterò di amarti nemmeno un giorno. Tu vivrai per sempre nei miei ricordi ed io nei tuoi. Trasmetterò il nost ro amore alla picc racconterò la no ola di casa e stra storia giorno per giorno. gli E’ una promessa. >>
Tra le lacrime di quei ricordi, fisso il suo volto bianco e pallido e la macchina che lo tiene in vita purtroppo emette quel lungo ed estenuante bip che segna la sua fine. Ormai rotta da un irrefrenabile pianto, lascio andare la sua mano ed esco da quella stanza ormai vuota. I medici corrono alla svelta in camera per me fredda e dalla luce lugubre. Spengono quel suono troppo fastidioso alle orecchie di chiunque, ed escono anche loro. Piango la sua perdita ormai da tempo, ma oggi queste lacrime sono dovute alla fine di qualcosa di ancora più grande. Il nostro amore ormai è giunto al termine, mi rimane solo l’amore e l’affetto della mia piccola. Ormai ho solo lei e grazie a lei combatterò. Per Emma, sfiderò gli ostacoli più difficili, ma ci dovrò riuscire anche per me. Come Charles aveva fatto con me, io farò per lei. Essere forte.
Spero vi sia piaciuto 🌹
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