46. SEMBRI UN PRINCIPE

"SEMBRI UN PRINCIPE"

Stavamo finalmente tornando a Darwin per le vacanze accademiche della seconda sessione. Questa volta dovevamo rimanere circa una settimana nella nostra città natale e sentivo sempre più la voglia di riabbracciare il mio amato e dolce caldo. Dire che mi era mancato era poco, ma ero felice del fatto che in poche settimane sarebbe passato l'inverno a Sydney, aprendo così le porte alla primavera. Tornare a Tamarama Beach era una cosa che ambivo da molto tempo, le grigliate e la compagnia dei miei nuovi amici e di quelli vecchi di Xavier mi era nostalgica, non vedevo davvero l'ora.

Comunque anche per questo viaggio i miei genitori si preoccuparono di pagare il biglietto a Samuel, facendolo sentire ancora più in debito verso i nostri confronti, ma ero sicura al cento per cento che mia mamma aveva insistito tanto al cellulare con il mio coinquilino solo perché voleva rivederlo e perché le faceva solo piacere pensare a lui come un terzo figlio, quindi la leggerezza delle sue tasche in un certo senso veniva ripagata. Per di più ogni volta che la sentivo mi chiedeva di passargli il suo adorato Sam invece che chiedermi "come sta tuo fratello". Era impressionante quella donna.

Ne approfittarono a venire anche Brooke, Matthew, Suwa e Danielle oltre a noi tre, e per quest'ultima il mio fratellone era felicissimo. Era da quando iniziammo l'università che lei non vedeva Darwin e oltre a lui eravamo tutti entusiasti all'idea di poter passare le vacanze con lei. Il problema di cui solo io mi preoccupai era il dove sarebbe andato a dormire Sammy dato che Danielle era con noi questa volta, ma mia madre diceva che una soluzione l'avrebbe trovata e che dovevo solo chiudermi la bocca. Si poteva dire che era stata molto simpatica e fine nei miei confronti.

Al nostro arrivo Darwin non era proprio cambiata, il caldo della stagione umida governava come sempre le giornate del tropico, facendomi amare ancor di più quella sensazione di pace e di calore. Addio freddo di Sydney, e per di più quando sarei ritornata sarebbe sparito facendo tornare le belle giornate, e se non calde almeno decenti. Mi era mancato stare a casa, con l'oceano a pochi passi e gli amici tutti nella stessa zona in cui io abitavo senza spostamenti disumani da Ultimo a Surry Hills. Era come tornare indietro nel tempo.

«Samuel!» urlò mia madre dall'ingresso appena lo vide.

Sì, aveva visto solo lui, precipitandosi ad abbracciarlo e a stritolarlo per bene come una vecchia zia psicopatica. Poi salutò Danielle con entusiasmo e alla fine vide me e mio fratello.

«Ciao anche a voi figli.»

Che saluto del cavolo, infatti con Xavier ci scambiammo un'occhiata che diceva "siamo alle solite".

«Samuel, ho parlato con Anthony e mi ha detto che puoi stare da loro a dormire, c'è ancora la tua stanza intatta, ho controllato io quando sono andata a fare pulizie.»

La guardai storto non capendo. «Sei andata dai Sampson a pulire la loro casa?»

Lei si voltò verso di me come se fossi io tra le due quella che diceva cose senza senso. «Certo, pensi che Mikayla ha tutto questo tempo per pulirla? Ha due bambini piccoli, deve pensare a loro prima. Io ho solo dato un semplice contributo.»

«Sì mamma, ma credo che riesca ad arrangiarsi, è una donna di casa, non vive più con i suoi genitori» intervenne Xavier aiutandomi ad affrontare quella battaglia.

«Voi non potete capire» e con questo se ne ritornò in casa.

Ci voltammo entrambi verso Sammy e lui sembrava contento della cosa. Io invece dovevo tornare a dormire da sola, il che mi fece rattristare. «Perché quelle facce? Ora che sto di là sarà come quando eravamo piccoli, solo che abbiamo sette anni in più.»

Aveva ragione, sarebbe stato come ai vecchi tempi, e la cosa non mi dispiaceva affatto nonostante ero consapevole del fatto che mi sarebbe mancato averlo nello stesso letto. Ero abituata a dormire tra le sue braccia, a sentire il suo respiro sulla mia pelle e ad addormentarmi velocemente dato che sapevo che lui era con me. Anche se non ricambiava i miei sentimenti pace, un giorno avrei trovato un uomo che sarebbe riuscito ad amarmi come io avrei amato lui, ancora ero giovane, no?

Ammettilo, ti si spezza il cuore a pensare a qualcuno che non è Sammy.
Mi pare ovvio. Con lui tutto è diverso, persino Darwin, ora che andrà nella sua vecchia casa sarà come tornare indietro di sette anni, proprio come ha detto lui.
Ma come siamo dolci.
Ma smettila.

«Ehi nanetta, perché quell'espressione? Ammettilo, ti mancherò» disse con quella faccia da sbruffone.

Gli diedi un colpetto sul petto sorridendo debolmente, mi sentivo come se dovesse andare chissà dove e invece bastava attraversare una stupida e banale strada. «Non ti darò questa soddisfazione Watusso.»

«Come vuoi tu» e con ciò mi scompigliò i capelli, prendendo successivamente le sue cose e incamminandosi verso la sua vecchia dimora.

«Ehi, guarda che tra due minuti torna di qua, ti pare che rimane lì?» mi spintonò amichevolmente Xavier, ovviamente non capendo il perché mi sentivo in quello stato. Forse. «Era praticamente sedici ore su ventiquattro a casa nostra, le altre otto le passava a dormire di là e basta.»

Quella sua osservazione mi fece ridere. Aveva ragione, stupida la mia testa che credeva a chissà che cosa.

Effettivamente venti minuti dopo, il tempo di mettere a posto le cose, Sam suonò al campanello. «Sto entrando!» sentii poi urlare dal piano di sotto, facendomi capire che si era aperto da solo. Esattamente come sette anni prima.

Mi affacciai due secondi sul corridoio e lui stava salendo le scale non sentendo nulla provenire dalla sala. «Le abitudini vedo che non sono sparite» gli feci notare con un sorriso stupido sul volto.

Lui mise in evidenza le sue fossette passandosi una mano fra i capelli.
Ora svengo.
No ti prego, resisti.

«Eh già, comunque tuo fratello dov'è?» mi domandò appoggiandosi alla soglia della porta mentre io finivo di sistemare dei libri.

«È uscito con Danielle poco fa, ha detto che andavano a mangiare dai suoi zii» gli risposi intenta a mettere un maledetto volume nel piano in alto.

Odiavo quando non arrivavo, mi sentivo più bassa di quel che già ero, anche se a dirla tutta ero nella media.

Samuel con un piccolo sorriso si avvicinò a me, fermandosi alle mie spalle e aiutandomi a sistemare il libro. La sua mano si appoggiò successivamente alla mia e alzando lo sguardo notai che aveva la testa piegata verso il basso, intento a guardarmi. Io sentii le mie guance bruciare e il cuore cominciò a battermi in gola.

Bacio, bacio, bacio.
Non riesco a muovere un muscolo e tu mi dici di baciarlo??
Sei la persona più stupida dell'universo.

«Grazie» riuscii a dire e mi meravigliai di me stessa.

Mi soffermai ad ammirare i suoi occhi, perdendomici completamente. Erano una sorta di calamita, quella barriera corallina che si ritrovava era un'attrazione che mi lasciava senza parole e senza pensieri, facendomi concentrare solo su di lui e nient'altro.

«Basta chiedere nanetta» rispose divertito.

Ecco, io mi imbambolavo e lui si divertiva. Quando sarebbe finita quest'agonia?
Finisce quando cresci. Forse. Sai, con Sammy non si sa mai.

Lui si allontanò e si sedette sul puff come se fosse la persona più stanca al mondo. «Comunque Anthony vi ha invitati a cena, dato che l'altra volta ci avete ospitati voi volevano ricambiare. Devi avvisare tua mamma prima che inizia a torturarsi nel pensare a cosa può preparare.»

Cominciai a ridere sedendomi sulla scrivania, anche se in realtà avrei voluto sedermi sulle sue gambe. Non riuscivo a capire il perché, ma trovavo invitante l'idea di stare su di lui mentre mi abbracciava a sé.

È perché ti piace scema.
Già.
E perché non lo fai?
Perché sarebbe imbarazzante.
Questo sarebbe il minimo, hai fatto cose molto più imbarazzanti di questa senza ombra di dubbio. Ti devo ricordare la palpata di pacco?
No grazie, me la ricordo perfettamente... madonna che vergogna.
Tu sei una vergogna.

«La chiamo dopo, ora è al lavoro. A proposito, vuoi mangiare qua a pranzo? Oggi sono da sola dato che sono tutti fuori.»

Scaaarleeeett. Da quand'è che ne approfitti per stare sola con Sammy?
Da quando mi annoio a mangiare senza avere nessuno con cui chiacchierare.
Sì, certo.

Lui annuì e guardò l'ora al cellulare. «Sono le dodici, se vuoi possiamo andare già a preparare qualcosa.»

Lo vidi alzarsi e avviarsi verso le scale, quindi non persi tempo a seguirlo. «Tu non dovevi farmi provare la tua cucina?»

Lo sentii ridacchiare mentre scendeva gli scalini. «Vero, hai ragione. Allora proverai le mie degustazioni italiane» e con quel tono si poteva capire benissimo che stava cercando di vantarsi.

«Sicuramente sarai meno bravo di Jensen» tentai di dargli fastidio.

Lui sbuffò, segno che ci avevo azzeccato. «Sempre a Jensen stai a pensare, se proprio ci tenevi a lui potevi portartelo qua a Darwin.»

All'ultimo suo scalino gli saltai sulla schiena e mi allacciai al suo collo con le braccia mentre lui come d'istinto mi prese per le gambe. «Che fai, il geloso?» lo presi in giro affossando un mio dito nella sua guancia, solitamente la situazione era al contrario.

«Pfff, io? E perché dovrei esserlo, solo perché cucina da urlo non significa che è meglio di me» sbottò.

In quel momento l'ingresso si aprì, mostrandoci un Xavier sorpreso appena mi notò in spalla al suo migliore amico. Danielle al contrario sorrideva felice, e per un secondo mi sembrò di vedere in lei Brooke. No, quest'ultima avrebbe lanciato persino delle occhiatine se non sparare direttamente una delle sue cavolate.

«Capisco che siamo a Darwin e che sembra tutto come se fossimo tornati in dietro nel tempo di sette anni, ma per la miseria siete grandi e vacinati, certe cose dovrebbero essere già passate.»

«Recuperiamo il tempo perso» ci giustificò Sam facendomi ridere.

Mio fratello scosse la testa e si avviò in cucina con delle buste della spesa. Scendendo da Samuel lo seguii curiosa di sapere cosa avesse comprato, tirando fuori i suoi cereali preferiti e il latte.

«E poi saremo noi quelli infantili» sbottai.

«Ohh,» pronunciò Sammy sorpreso, «terzo tempo da parte di Scarlett Willoughby, in rimonta dal fratello Xavier! Grandissima piccoletta, batti cinque» e mostrandomi il palmo glielo battei ridacchiando con i lati della bocca incurvati verso l'alto.

Danielle scoppiò a ridere. «Te la sei cercata tesoro.»

E nonostante il suo ragazzo si fosse offeso sorrise, mettendo a posto le sue cose e riavviandosi verso la porta d'entrata. «Noi ora andiamo, fate i bravi.»

«Ciao ragazzi!» ci salutò lei con la mano e noi tornando in cucina cominciammo a preparare sotto la musica che Sam aveva messo in riproduzione dal telefono tramite le casse.

Alla fine cucinò veramente lui e dire che non me l'aspettavo. Con quello che ci ritrovammo ad avere in frigorifero e negli sportelli, Sam optò per fare la pasta alla carbonara, cosa che mi mancava da molto tempo. Mi sentivo come aver fatto un tuffo nel passato.

«È pronto nanetta, dimmi che ne pensi» disse sorridendo e posando due piatti sulla tavola.

Sedendomi sulla sedia sentii il profumo invadermi le narici e avevo l'acquolina che aumentava di secondo in secondo. Girai la forchetta nel piatto non vedendo l'ora di mangiare e mi portai gli spaghetti in bocca. Nell'assaggiarla ci rimasi di sasso con gli occhi che pizzicavano dall'emozione.

«Allora?» mi incitò a parlare usando forchetta e cucchiaio nel mangiarla.

«È buonissima Sammy!» esclamai con entusiasmo e facendogli comparire le sue fossette.

Era da quando se ne erano andati che non ne mangiavo una così buona, mia mamma raramente la preparava e quando la faceva era meno saporita di quella dei Sampson, non capivo ne il perché ne il come avendo la ricetta.

«E poi Jensen sarebbe più bravo di me» si pavoneggiò continuando a mangiare.

«Sì certo, come no» e presi un altro boccone.

Lui sbuffò bevendo un sorso d'acqua. «Nanetta, non esiste cosa che io non riesca a fare, mettitelo bene in testa.»

Al contrario suo io ero sicurissima che ci fosse qualcosa che non gli riuscisse bene, il problema era scovarla. «Invece esiste.»

«E cosa sentiamo» mi sfidò.

«Non lo so ancora, ma prima o poi lo scoprirò.»

Lui scoppiò a ridere e dopo aver finito di mangiare e di sistemare se ne andò dicendo che doveva andare ad aiutare Anthony per la cena di quella sera.

Quando uscì dalla porta mi sentii come sola. Avrei voluto che rimanesse ancora un po' di tempo con me ricordando la nostra infanzia. Ripensando ai quei momenti abbozzai un sorriso nostalgico. Erano stati davvero dei giorni bellissimi, adoravo il ricordo della mia infanzia e tornare a Darwin con lui nella sua vecchia dimora era come se non ci fossimo mai separati. Il tempo passato a Sydney era servito a farci legare ancor di più, in modo strano, ma comunque eravamo molto stretti.

Il cellulare prese a squillare e andandolo a prendere in sala risposi scacciando i pensieri. «Ciao Brooke.»

«Scar, io questa sera con Matt e Suwa vado al cinema, tu e gli altri volete venire con noi?» mi chiese con aria speranzosa.

«Mi spiace, ma i Sampson ci hanno invitati a cena» le riferii e un gridolino mi ruppe i timpani.

«Davvero andrete da loro?» e da qui potevano iniziare le sue domande. «E dimmi, ti vestirai bene, vero? Devi mettere uno dei vestiti che ti ho regalato così lo conquisterai.»

Sbuffai non potendone già più. «Non conquisterò proprio nessuno.»

«No no no, non devi dire assolutamente queste cose, dai Matt, diglielo anche tu!»

«Non mettermi in mezzo» gli sentii dire e la sua ragazza cominciò a frignare.

Era possibile che ogni volta doveva fare la sceneggiata?

······

«Scarlett, com'è che sto? Mi fa troppo grassa?» continuava ad importunarmi mamma, entrando di continuo in camera mia con ogni volta un vestito diverso dal precedente.

Eccone un'altra che faceva lo spettacolino. Perché ero circondata da questi soggetti?

«Mamma, stiamo andando dai Samspon, sono nostri vicini da... anni, che te frega di come dobbiamo vestirci?» le risposi secca.

«Scarlett Willoughby, devi vestirti bene per sta sera, non vorrai fare brutta figura! Specialmente con Samuel!» mi sgridò lei con le mani sui fianchi.

Roteai gli occhi e ritornai a guardarla nelle pupille. «Ti sembro vestita male?»

Avevo dei blue jeans, una maglia bianca a maniche lunghe e liscia e un paio di vans nere, non sapevo cosa c'era che non andava.

«Devi assolutamente cambiarti, mettiti un vestito carino» lei si fiondò nel mio armadio e cominciò a tirare fuori roba a caso. «Questo che ti ha regalato Brooke ad esempio è molto bello.»

E mi porse quello che mai avrei messo per andare a mangiare dai Sampson. Era nero, attillato e a tubo, con una scollatura sulla schiena, non profonda, ma lasciava a desiderare.

Invece è perfetto!
E perché mai?
Beh, Sammy ti salterebbe addosso, letteralmente. Gli istinti di un uomo sono sempre gli istinti di un uomo, specialmente se sei una bella ragazza.
Senti, ti devo ricordare che sono come una sorellina per lui?
Devi smetterla di ripeterlo. Ti brucio viva se lo dici un'altra volta, non sto scherzando.

«No mamma, non ci penso nemmeno, è anche troppo serio.»

Uno sbuffo uscii dalla sua bocca e ne pescò un altro. «E quest'altro che ti ha regalato?»

Dovevo ammettere che la maggior parte di quelli che avevo me li aveva regalati la mia migliore amica, era il suo marchio di fabbrica, se non mi regalava un vestito significava che non ne aveva trovati di decenti in giro ed era grave. Questo che tirò fuori mia madre era già più semplice, bianco con qualche ornatura floreale e con le maniche a tre quarti. «Questo è già meglio» ammisi.

Lei contenta me lo lanciò e cominciò a frugare tra le scarpe. «Queste» decise e mi porse delle scarpe semplici, basse e bianche. Lo aveva fatto per farmi contenta, lo si vedeva lontano un miglio.

Mentre cominciai a cambiarmi lei si guardò prima allo specchio, poi si sedette sulla mia sedia. «Allora, ti trovi meglio con Samuel?» mi domandò d'un tratto.

Feci scivolare il vestito lungo il corpo e avvicinandomi a lei mi feci aiutare a chiudere la zip, dandole le spalle e spostando i capelli. «In che senso?»

«Beh, sono passati sette anni dall'ultima volta che vi siete visti e in questi ultimi cinque mesi dovreste aver ripreso il vostro vecchio rapporto, non trovi?»

Mi vennero in mente le figure di merda e i bei momenti passati assieme e un sorriso lieve mi nacque sulle labbra. Poi passò il ricordo dei nostri baci e della mia dichiarazione, e il petto cominciò a tamburellare. Avrei voluto dirle tutto, sfogarmi con lei e vedere cosa ne pensava, ma poi riflettei sul fatto che la sua reazione sarebbe stata troppo esagerata, peggio di Brooke, quindi lasciando stare mi avviai sul puff e cominciai a mettere le scarpe. «Sì, è bello riaverlo incontrato e ora che sta nella sua vecchia casa è come se non fosse mai partito, come se questi lunghi anni senza di lui non fossero mai esistiti. Sembra tutto così... naturale.»

Lei sorrise dolcemente e uscì dalla stanza senza fiatare. Non la capivo, aveva aperto un discorso su Sammy e lei non schizzava? Aveva chiuso veramente la chiacchierata? Non ci potevo credere, quella non era mia madre.

«Scar, andiamo» spuntò mio fratello dalla soglia e seguendolo mi avviai giù per le scale.

«Stai davvero bene questa sera» si complimentò Danielle, ma nemmeno lei era da meno, aveva un vestito nero e bianco a motivi. «Dici che non è troppo serio?» chiese consiglio passandosi le mani sui fianchi come se l'aiutasse a sistemarlo.

Scossi la testa volendola rassicurare. «Per nulla, sei veramente splendida.»

«È la mia ragazza, certo che lo è» intervenne Xavier. «Tesoro sei bellissima, e sicuramente starai simpatica a Mikayla e a Anthony.»

La osservai sorridergli ampiamente e non potevo non credere che fossero una coppia modello. Il mio fratellone era sempre stato un po' timido e dolce, ma lo era più a fatti che a parole, invece Danielle aveva fatto in modo da tirar fuori senza esitazione il suo lato tenero senza vergognarsene.

Arrivati a casa Sampson dopo un tempo di anni sproporzionato, mi sentii emozionata. Mi ricordavo dell'ultima volta che ci avevo messo piede, era stato quando mio fratello aveva avuto una visita medica e mamma mi aveva lasciata a Caitlin facendo così compagnia a Samuel giocando nella casa sull'albero che avevano costruito i nostri papà. Quando suonammo al cancello, lo sentimmo aprirsi e all'ingresso ci fece gli onori di casa Sam, con dei pantaloni grigio scuro e una camicia blu notte. Già sentivo la voce di mia mamma risuonarmi nella testa.

«Oh, ma guarda come ti sei vestito bene Samuel, stai davvero bene, sembri un principe» esclamò con entusiasmo, mentre io e Xavier le scimmiottammo dietro.

«Grazie Caroline. George, non serviva il vino» salutò prendendo la bottiglia tra le mani.

«Ci avete ospitati, mi pare il minimo. Figliolo, i fiori li hai portati?»

Xavier roteò gli occhi. «Sì papà, ma non credo che li debba dare a Sam.»

I miei genitori entrarono per primi salutando Anthony e sua moglie, noi li seguimmo subito dopo.

«E perché no?» domandò Sammy. «Non sono abbastanza bello per ricevere dei fiori?»

Gli passai davanti e gli diedi due piccole pacche sul petto. «Mi sa che non sei abbastanza gnocca.»

«Tsk, solo perché non ho un vestito come il tuo non puoi permetterti di insultarmi. Ho dei sentimenti» fece finta di soffrire, ottenendo però un calcio sulle gambe da mio fratello.

Mikayla appena ricevette i fiori ci abbracciò uno ad uno, facendo così conoscenza con Danielle, e li mise immediatamente in un vaso. L'arredamento non era per nulla cambiato, forse piccole modifiche con nuovi quadri appesi al posto di altri, oggetti per bambini piccoli e altre cose di poco conto. Il resto era lo stesso, pareti beige, pavimento in legno, divano in bianco panna, cuscini rossi che davano un po' più di colore e tavolino in vetro. Era abbastanza simile a casa mia, solo che loro a differenza nostra sulla parete dove c'erano le scale che portavano al piano superiore erano stati appesi un sacco di fotografie. Buttai un occhio in una che mi era familiare e c'eravamo noi tre da piccoli sulla spiaggia; Sammy si era abbassato ad abbracciarmi mentre Xavier era rimasto in piedi e dietro di noi, facendo il segno di vittoria con un sorriso contento. Quanto tempo era passato da quel momento.

«L'hanno tenuta, hai visto?» contribuì Sam all'osservazione. «Nonostante sia oramai casa loro, hanno tenuto certe foto. Non fa anche a te nostalgia?»

Annuii nel vedere che stavamo pensando la stessa identica cosa. «Sono stati degli anni fantastici.»

Lui si voltò a guardarmi e mi accarezzò una guancia con uno sguardo dolce. «Credo che questo anno sia il migliore in assoluto, non trovi? Dopo anni eccoci qui, a riguardare vecchie foto e ritrovandoci per di più come coinquilini.»

«Me ne hai fatte passare tante Watusso.»

«E questo sarà solo l'inizio nanetta» mi baciò la fronte e mi diede una pacca sul sedere divertito.

«Questa ora me la spieghi» intervenne Xavier, indicando la mano colpevole del suo migliore amico come se volesse farla prendere a fuoco.

«Davvero? Su tutto quello che ci siamo detti tu arrivi quando le ho dato una pacca?»

«Sul sedere» aggiunse mio fratello.

«Forza ragazzi,» si aggregò Danielle prendendo il suo ragazzo per mano e trascinandolo con sé, «ora si mangia.»

Lui stava ancora a guardarci scioccato. «Ma lo hai visto anche tu-»

«Sì, ho visto. E allora?»

A sentire queste parole si pietrificò allibito anche da lei. «Ma-»

«Non è nulla Xavi, andiamo a mangiare adesso.»

«L'hai visto pure tu» sboffoncchiò e seguendola indicò con la mano Sammy che stava vicino a me divertito dalla scena.

«Sì che ho visto e non è nulla di che, di cosa ti lamenti? Tu fai peggio.»

Stranamente Xavier si zittì all'istante e io, percependo secondi dopo il senso che voleva dare la frase, sbarrai gli occhi non credendo che l'avesse detto sul serio.

Sam sporgendosi in avanti per osservarmi mi mostrò il suo solito sorrisetto. «Loro fanno già certe cose, per forza fanno di peggio nanetta.»

«Smettila di prenderti gioco di me Watusso» sputai fuori mentre si incamminò verso la sala da pranzo.

Come se fosse facile non farlo.
Non dargli corda.

A quel punto lo seguii sentendo un buon odorino.

~~~~~~

Aussieee,

Finalmente si ritorna a Darwin!! Come vi è sembrato questo nuovo capitolo?? Contenti del ritorno a casa?? Ihihih

Secondo voi Darwin potrà cambiare le cose tra Scar e Sam oppure rimarrà ancora tutto con un punto di domanda??

Al prossimo aggiornamento ♡♡♡

Bye bye 🐨

~ Niki_Rose

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