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Nicole si gettò di peso sul letto, senza nemmeno preoccuparsi di togliere le cuffiette che le invadevano il corpo di una musica rilassante, sentì una piacevole sensazione di relax e si stiracchiò nel suo pigiama morbido.
Era molto stanca, era stata una giornata molto pesante; prima una verifica di greco e poi un paio di ore di grammatica italiana, inutile dire che non aveva seguito niente. Infine, i pesanti allenamenti di danza l'avevano distrutta definitivamente, si sentiva uno straccio.

Allungò le braccia per sciogliersi la coda di cavallo che aveva iniziato a pizzicarle.
Non vedeva l'ora di affondare la faccia nel cuscino e piombare in un sonno profondo e, magari, fare anche un bel sogno.

Nicole aveva quasi una fissazione per i sogni, li amava, le piaceva rifugiarsi in essi e adorava immergervisi completamente, tant'è che spesso la mattina si svegliava, sperando di chinarsi e trovare ancora il cagnolino che aveva sognato; le piacevano soprattutto perché nei sogni lei era la padrona di tutto ciò che accadeva.

Intendiamoci, non che non avesse mai incubi, ma anche se si ritrovava in una foresta buia, le bastava schioccare le dita per risvegliarsi di nuovo in riva ad un lago dai riflessi argentei, con un sole splendente sopra di lei.
In poche parole, nei sogni poteva avere la vita che aveva sempre desiderato: facile, felice e senza problemi di alcun tipo.

Non che avesse una vita triste o dura; i soliti problemi delle ragazze della sua età, problemi che a volte sembrano piccoli e futili, ma che, quando hai sedici anni, s'ingrandiscono fino a diventare montagne invalicabili.

Nicole si tirò il cuscino sulla testa per isolarsi completamente, ma il rumore della musica di suo fratello le arrivava comunque alle orecchie, sebbene ovattato, infastidendola particolarmente.
Decise di ignorarlo, nella speranza di assopirsi velocemente; se anche si fosse alzata, suo fratello non l'avrebbe ascoltata.
Christian era più grande di lei di quattro anni, ma, nonostante la differenza di età,sembrava essere lui il più piccolo, coi suoi modi di fare così infantili e la sua voglia di contestare sempre ogni scelta.

Cercò di cancellare anche il rumore dei passi di sua sorella che, qualche stanza più in là, stava cullando suo figlio, dondolandolo su e giù; le solite coliche notturne, ormai si erano abituati tutti in casa.
Nicole apprezzò il tentativo di Margherita di cercare di fare meno rumore possibile, ma imprecò tra sé e sé verso ilparquet, che faceva rimbombare ogni singolo passo in tutta la casa.

Sua sorella aveva diciannove anni, un fidanzato lontano ed un figlio adorabile.
Era una madre molto giovane ma, al contrario di quanto si potesse pensare, non era una ragazza irresponsabile.
A soli quattordici anni si era fidanzata con il padre di suo figlio, e, cinque anni dopo, era nato Eric.
Poi però Edoardo, il suo ragazzo, aveva deciso di partire per alcuni mesi per andare a lavorare su una delle tante piattaforme petrolifere, ma con la promessa di ritornare e veder crescere il proprio figlio. Un'azione degna di lode e piena di buon senso per un ragazzo di soli ventitré anni.

La musica sembrava finalmente essere finita, probabilmente Christian aveva deciso di mettersi le cuffie. Nicole, perciò, lanciò lontano il cuscino che aveva in testa; lo sentì sbattere contro la scrivania, facendo probabilmente cadere un paio di penne, ma non se ne curò granché.

Lentamente s'assopì e piombò in un sonno dolce e leggero, un sonno restauratore che sicuramente l'avrebbe portata in un bel sogno.

Si risvegliò, circondata da una strana foschia. Strana se non fosse stato per il fatto che si trovava in un nuovo sogno.

La nebbia si dileguò lentamente, lasciando spazio ad una stanza completamente bianca; anzi, non era una stanza.

La ragazza poggiò una mano a terra e, facendo forza, si rialzò; anche nel sogno sentiva le gambe pesanti e stanche, come la sera prima.

Stando in piedi,poteva ammirare il luogo dove si trovava.
Era uno strano posto,completamente bianco, ma non aveva una forma definita, non era delimitato da alcun tipo di barriere.

Nicole fece qualche passo avanti, avrebbe potuto continuare a camminare per ore e ore, senza incontrare alcun ostacolo, ma il paesaggio sarebbe rimasto lo stesso: una distesa bianca infinita.

Si sedette a terra, abbracciandosi le ginocchia e cercando, con la schiena, un ipotetico muro cui appoggiarsi, senza alcun risultato.
Non ne capiva il senso.
Di solito, i suoi sogni erano o belli o brutti, capiva subito se si trattava di un incubo oppure no, non le era mai capitato uno del genere; non c'era nulla lì, insomma poteva essere definito un sogno senza senso.

Si ritrovò a sperare in un bel sogno.
Si rialzò, arrivando alla conclusione, che stando a terra, esso sarebbe rimasto solamente un'immensa distesa bianca e non sarebbe diventato nient'altro.
Fece una veloce piroetta su se stessa, notando che dietro di lei era comparso qualcuno; lo guardò da lontano, cercando di riconoscere in lui qualche tratto famigliare. Una volta Margherita le aveva detto che le persone sognano solo qualcuno che hanno già visto, perché il cervello non è in grado di creare e definire nuovi lineamenti.
Nicole strizzò gli occhi, ma non riconobbe nessuno di famigliare.
Probabilmente, era un ragazzo che aveva visto di sfuggita, magari in un altra classe; oppure, non si sa mai, al bancone del McDonald's.

Era un ragazzo bruno, i capelli che parevano infinitamente morbidi ed il ciuffo diritto sulla testa, tenuto probabilmente in posa da un sacco di gel.
Da così lontano non poteva notare null'altro, se non il fatto che era in pigiama, esattamente come lei, un semplice pigiama grigio a quadri.
Si avvicinò ancora con molta cautela, era piuttosto imbarazzata; poi, però, ricordò che era solo un sogno e che quel ragazzo non era nient'altro che frutto della sua mente, perciò iniziò a camminare a passo spedito verso di lui; il ragazzo era ancora di spalle.
Nicole gli poggiò una mano sulla spalla, delicatamente, poi, con meno delicatezza gli chiese:
-Mi dai un bacio?-

Era pur sempre tutto finto.

***

Ecco il primo vero capitolo della storia, spero riesca ad appassionarvi. Ditemi cosa ne pensate.

-Vittoria

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