3.
Il pomeriggio possono scegliere da soli come passare il tempo. Fino alle sei rimane a letto, le mani lungo i fianchi, immobile. Il livido sulla tibia si è fatto più scuro, quasi nero. Però almeno nel pomeriggio l'artrite si fa meno dolorosa.
Pensa. È così strano che la sua intera vita sia legata a un evento che ora le appare lontano, nebuloso. Le sembra quasi di aver buttato via i suoi anni. Le piacerebbe avere almeno qualche segno, di quei tempi. Magari anche qualcosa di orribile, è sufficiente che le ricordi che non tutti i suoi sforzi sono stati inutili. Ci pensa a lungo, prova a rievocare qualcosa. Sente un gorgoglio nello stomaco e una tristezza pervaderla tutta. Niente, però. Una caligine che odora di amaro avvolge tutto. All'improvviso le sembra di non conoscersi più, e la sensazione di aver buttato via i suoi anni si fa più forte.
Alle sei si alza. Non sente dolore alle giunture. Solo, quando poggia il piede, una fitta alla tibia. Prova a far più peso sull'altra gamba, nonostante sappia che quella notte se ne pentirà.
Sapeva di trovarlo lì ed è felice quando scopre di aver ragione. Michele è seduto su una delle poltroncine viola. Con le mani, stira le pieghe che ci sono sui suoi pantaloni, senza riuscirci mai del tutto. Scomparsa una, infatti, ecco che se ne forma subito un'altra. Anna, poggiata allo stipite della porta, rimane a fissarlo per un po', con un sorriso che fatica a nascondere. Al fianco di Michele c'è una boccetta di Amuchina. Ogni tanto la prende, se la versa sulle mani e se la strofina per qualche secondo. Poi toglie il gel in eccesso con un pezzo di carta.
A un certo punto lui alza lo sguardo e si accorge di Anna. Si fa rosso in viso, infila le mani in tasca e le apre e le richiude. Anche Anna arrossisce, forse perché è stata scoperta a spiarlo, ma non ne è sicura. C'è qualcosa nel suo petto che si è risvegliato. Un vento fresco, forse, o qualche cosa che gli fa il solletico: un brivido piacevole le attraversa la schiena.
«Che fai?» dice lei.
«Oh, niente... Pensavo».
«A cosa?»
«A... no, niente di particolare». Le labbra gli tremano, gli occhi sbattono.
«Volevo chiederti una cosa. Ti va di finire quel discorso di ieri?»
«Sì, certo. Usciamo fuori?»
«Va bene». Michele fa un sorriso largo, afferra la sua Amuchina e il rotolo di carta e si alza dalla poltroncina.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top