Capitolo 49 - ancora attese e sogni strani
Da quando sono qui le giornate passano abbastanza lentamente e con la stessa monotonia di sempre, aspetto con ansia il giorno in cui rientrerò in Sardegna, ma per il momento mi devo adattare.
Ricevo chiamate da Sonia e lettere da Anna spesso e volentieri, e mi fa piacere non aver perso il rapporto con loro. Anna mi dice che da lei è tutto come sempre, ormai; mentre ogni volta che mi chiama Sonia, mi manda i saluti da Mirco, che io ricambio molto volentieri, mi ha detto che non si è più sentito con nessuna e che ogni tanto parte per lavora, ma che non sa dove.
Stavo programmando, insieme alla mia amica Lori, di venire in Sardegna per le feste di Pasqua, lei era d'accordo ma doveva ancora parlarne con i genitori, quindi ora sono qui ad aspettarla e a sapere se hanno acconsentito.
Sento il campanello del portone suonare, così mi precipito alla porta, vedendola in piedi leggermente infreddolita «ciao Ju» mi sorride dolcemente, disfandosi del giubbino in pelle, le faccio spazio per entrare e subito lei si mette affianco alla stufa per riscaldarsi.
«Allora» prendo il discorso mentre vado in cucina a preparare la cioccolata calda «glie l'hai detto?» le chiedo, riferendomi ai suoi genitori, mentre mi affaccio al salottino dove si trova lei.
«Sì» la sento sospirare
Non mi piace per niente...
«E...?» domando, incitandola a continuare «e nulla Juli» abbassa la testa osservando le sue scarpe «mi hanno detto che non posso andare fino a quando non avrò diciotto anni» mi avvicino a lei porgendole la tazza piena di cioccolata «non fa niente» le sorrido «vorrà dire che scenderemo per le vacanze di ferragosto» le afferra la tazza titubante e mi guarda incredula «ma tu...» inizia a balbettare «tu non puoi aspettare così tanto tempo, insomma...» la interrompo «non preoccuparti» sospiro, prendendo un sorso di cioccolata bollente «l'ho aspettato per anni, sono stata sempre lontana da lui» continuo «si tratta solo di un paio di mesi» concludo, mentre lei riabbassa lo sguardo «però tu ci tenevi tantissimo» mi giro verso il tavolo, andandomi a sedere «sì, ma aspetterò» cerco di tranquillizzarla, alla fine non è colpa sua.
Quando Lori va via rimango finalmente sola, Fati è al catechismo, Alessio è in giro con gli amici e mamma e papà ancora a lavoro. Decido di andare a farmi una doccia calda per rilassare i muscoli, mi metto già il pigiama così sono già pronta per andare a dormire, poi esco nel balconcino per fumare una sigaretta.
Quando butto la cicca nel posacenere, rientro e sento il telefono di casa squillare, vado nel corridoio e rispondo «pronto?» giro il filo tra le dita, annoiata «ciao Juli, sono Sonia» alzo la testa «ehi»
Mi appoggio al mobiletto dove si torva il telefono «come stai?» mi domanda.
«Abbastanza bene, tu?» le rispondo annoiata «come al solito» me la immagino alzando le spalle.
«Ho parlato con Lori oggi, riguardo la partenza» inizio a dirle «e cosa ti ha detto?» alzo le spalle «non può venire fino a quando non farà diciotto anni» ammetto.
«E tu che farai?»
«Niente, la aspetto» le rispondo con ovvietà
«Quindi...» la interrompo, anticipandola «quindi scendo per le vacanze di ferragosto» concludo.
«Ah»
Sospiro, aspettando che Soni si degni di rispondermi decentemente «quindi per Pasqua...» nuovamente non le faccio terminare la frase «sì, la passo qui» ripeto «vabbè» fa una breve pausa «tanto come riscendo lì da voi, sono sicura che riusciremo finalmente a stare insieme» riprendo il discorso, dando voce alle mie speranze.
«Beh, potrebbe essere come non potrebbe» mi cadono le braccia a terra
Ecco, la solita stronza!
«Ascolta fai una cosa» faccio sentire il più possibile il mio tono arrogante, mentre lei sta in silenzio «non mandarmi più i suoi saluti, io lo voglio sentire» inizio, mentre lei continua a mantenere il silenzio «quindi la prossima volta che mi chiami, è perché ci sarà lui al tuo fianco» concludo.
«Va bene, allora ci sentiamo»
Sorrido «sì, ciao» chiudo il telefono con nervosismo
Glielo faccio vedere io.
Sono sempre stata un po' perplessa su Sonia per queste cose, in realtà, ho sempre avuto come l'impressione che fosse gelosa di me, soprattutto quando si trattava di lui.
In ogni caso, spero davvero con tutto il cuore che lei si sbagli, per quanto lei sappia che io sono stata male continua a fare battutine di merda del genere che, tra l'altro, sa che mi danno particolarmente fastidio. Lei ora è fidanzata, quindi perché continuare a nutrire rancori nei miei confronti? Dovrebbe essere lei a motivarmi, a incitarmi che andrà così, e invece dà voce solo alle stupidaggini.
Mi addormento mente penso alla conversazione con Sonia e con ancora le cuffie alle orecchie.
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Sono davanti casa di Mirco, percorro le scale ed entro dentro, la casa è buia e io lo aspetto. Attorno a me è pieno di gente che io non conosco, la sala è semi buia e io continuo a cercarlo e ad aspettarlo. Le persone intorno a me hanno volti spenti e seri, m'incupisco. Decido di andare in cucina, e qui incontro la madre, lei si gira verso me e mi osserva «dov'è Mirco?» le domando mentre mi trema la voce «lo stiamo aspettando tutti» il suo viso spento mi mette in agitazione.
Lo aspetto seduta in un angolino della casa, con le mani sul viso, nascosta nella penombra e invasa da gente che non conosco, in quella casa dove io sono entrata solo una volta, anni fa.
Mi sveglio d'improvviso madida di sudore, mentre ripenso al sogno che ho appena fatto. Mi tocco la faccia, rendendomi conto di essere sveglia ora.
Mi ricorico confusa, nel sogno, lui non è mai arrivato.
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