Pánta rheî
A quanto pare gli Americani, dopo l'eclissi del 21 agosto scorso, si sono svegliati il mattino seguente con una profonda tristezza.
La psicologia insegna che dopo un evento carico di emozioni ci sentiamo proprio così, come se fosse tutto finito.
Secondo gli esperti questo stato d’animo è provocato dalla diminuzione improvvisa del livello di cortisolo nel sangue: questo ormone, chiamato anche ormone dello stress, è responsabile del senso di euforia, di onnipotenza e grande energia che caratterizza i momenti particolarmente intensi della nostra vita.
Il fenomeno sembra legato a un comportamento inconscio noto come effetto di contrasto:
Finito il momento speciale, tendiamo a valutare la nostra quotidianità paragonandola a ciò che abbiamo appena vissuto.
Praticamente ogni cosa è messa a paragone a ciò che è passato non arrivando, però, a quei livelli.
Ed ecco, anche, perché il rientro dalle vacanze ci sembra tanto più duro quanto più ambita e piacevole è stata la vacanza, o perché la solita riunione con i colleghi ci sembra spaventosamente noiosa se paragonata al fascino di un fenomeno astronomico come l’eclissi.
Questo fenomeno applicato alle cose citate rende tristi per un po', poi passa, ma purtroppo lo facciamo anche nelle relazioni con gli altri esseri umani e lì il discorso è più complicato.
Quando incontriamo qualcuno che ci rende felice, che ci fa provare forti emozioni, che ci aumenta il cortisolo, che è paragonabile alla bellezza e all'emozione di una eclissi, ma poi quel qualcuno va via..beh..fa male.
Purtroppo tendiamo a paragonare, nel tempo successivo, le emozioni provate con quel qualcuno alle emozioni provate con chiunque.
Chiunque non sarà mai QUEL qualcuno ed ecco che scatta la trappola.
Ci incastriamo in un meccanismo mentale dove persino le cose belle non sono poi così belle poiché esse non sono come quel qualcuno.
Le emozioni forti non sono poi così forti poiché esse, ahimè, non sono paragonabili alle emozioni provate con quel qualcuno.
Io lo so, ho vissuto questa cosa infinite volte ed essa mi ha portato a non sentire più niente per nessuno poiché tanto, alla fine, non sentirò mai ciò che ho sentito con quel qualcuno.
O almeno è ciò che penso al momento, ma sbaglio.
Non parlo solo d'amore ma dei rapporti in generale.
Un amico incredibile che smette di essere tale sarà, indirettamente o direttamente, la misura con la quale misureremo tutti gli amici che verranno, ed anche se, alcuni, saranno perfino migliori dell'amico passato questo non cambierà nulla.
Non saranno quell'amico.
Fa male.
Un amore intenso, forte, meraviglioso, profondo e bello che però, purtroppo, cessa di esistere sarà il metro con la quale misureremo gli amori avvenire ed ecco che, stupidamente, per una questione mentale, nonostante la possibilità di ottenere e di vivere un nuovo amore saremo bloccati nel ricordo di ciò che, secondo noi, non vivremo più.
È quello il punto, non vivremo più quel che abbiamo vissuto.
È vero.
Ma sapete una cosa? Non vuol dire niente.
Eraclito, filosofo greco, usò una frase famosa grazie ad una canzone recente:
“Pánta rheî” che tradotto significa “tutto scorre”.
Il suo ragionamento, che per altro condivido, era questo:
Se metti la mano in un fiume, la togli e poi la rimetti dentro, l'acqua che ti sfiorerà, la seconda volta, non sarà la stessa che ti ha sfiorato la prima volta.
Questo perché il fiume scorre e l'acqua cambia.
Stessa cosa nella vita.
Un amore, che corrisponde alla mano nel fiume la seconda volta, non sarà mai come l'amore precedente e cioè la mano nel fiume immersa la prima volta ma questo non vuol dire nulla.
Solo perché le cose cambiano, solo perché gli amori cambiano, o noi cambiamo, non dovremmo più amare? Solo perché abbiamo provato emozioni forti dovremmo privarcene per il resto della nostra vita per paura di non provarle più in quel modo? Certo che non le proveremo in quel modo, le proveremo in altri e mille modi.
E allora?
Non priviamoci di immergere di nuovo la mano in un fiume solo perché l'acqua che ci toccherà non sarà mai più la stessa, concediamoci nuova acqua.
Pánta rheî.
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