CAPITOLO 1 - OGGI - GALVESTON BAY

Galveston Bay

Texas

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Bianca Delgado stentava a credere ai propri occhi, eppure quella sagoma indistinta che stava visualizzando sull'enorme schermo LCD della sala riunioni, pareva davvero una nave corazzata della guerra di secessione americana.

Certo la scansione del fondale da cui era stata tratta quell'immagine non sembrava proprio ad alta risoluzione e i contorni apparivano ancora poco nitidi, ma nel complesso non ci potevano essere molti dubbi in proposito. La linea affusolata troppo simile a quella di un siluro e il grande fumaiolo centrale non lasciavano adito a fraintendimenti, ma, se ancora ce ne fossero stati, i boccaporti per i cannoni che si potevano notare sulla fiancata di sinistra e che apparivano quasi biancastri alla luce vivida dello schermo, spazzavano via ogni velleità in proposito.

Come poi fosse possibile che una nave da trivellazione l'avesse riportata alla luce senza danneggiarla minimamente, quello era un mistero ancora da risolvere.

«Allora?» le domandò a un tratto la dottoressa Parker distogliendola bruscamente dai suoi pensieri. «Che ne pensi, Bianca?»

«Che Nora aveva ragione» fece lei un respiro, ancora incredula. «Si tratta di un'Ironcled, Grace, ne sono certa.»

«E' quel che credo anche io. Battaglia di Galveston, quindi.»

Bianca annuì. «Per forza. Quel che ci resta da capire adesso è se siamo in presenza di una corazzata unionista o piuttosto dell'esercito confederato.»

Grace appoggiò la schiena alla sedia. «E se facessimo una nuova scansione, magari più dettagliata?» suggerì. «Potremmo identificarne il nome, no?»

«Forse, ma credo che sarebbe comunque meglio andare a dare un'occhiata di persona, specie se vogliamo tentare di riportarla in superficie.»

Grace abbozzò un sorriso. «Perciò sei convinta che un recupero sarebbe sul serio fattibile...»

«Perché no?» le rispose muovendo la testa in senso vagamente affermativo, ancora troppo concentrata nel tentativo di sondare i misteri di quella nave.

«Dì un po', cos'hai in mente di preciso?»

«Un'idea, nulla di più. Osserva un attimo quelle linee laterali tracciate sullo schermo» le indicò. «Non pare anche a te come adagiata in una specie di conca?»

Grace inforcò gli occhiali e osservò il punto sullo schermo. «In effetti... sì. Potrebbero essere delle pareti di roccia quelle che vediamo o qualcosa di molto simile a una grotta in cui la nave potrebbe essere precipitata prima di essere ricoperta dai sedimenti.»

Bianca annuì. «Proprio ciò che stava pensando. Oltretutto, almeno dai rilevamenti, il fondale non mi pare molto profondo in questo preciso punto» chiarì ancora leggendo le cifre a lato dell'immagine «per cui se trovassimo il modo di estrarla da quella specie di culla, sì, penso proprio che sarebbe fattibile riportarla in superficie. Ma, come ti accennavo, è necessario andare a dare un'occhiata più da vicino per poter essere sicuri al cento per cento.»

«Va bene. Posso sentire Nora se riesce ad organizzare una spedizione subacquea, sempre che abbiano a bordo l'attrezzatura necessaria.» Si tolse gli occhiali. «In fondo sono qui per cercare giacimenti di gas metano non per fare archeologia marina.»

«In realtà, dovrebbero» la smentì invece Bianca. «Sulle navi da trivellazione che io sappia ci devono essere sia bombole che tute per immersioni rapide. Sai, nel caso in cui capitino intoppi ai macchinari per l'estrazione del gas. Mi è già capitato altre volte in passato, per questo ne sono sicura. E poi venti metri non sono una profondità eccessiva, Grace. Possiamo raggiungerli anche senza l'ausilio di un mezzo sottomarino. Se non verifichiamo com'è la reale situazione là sotto non possiamo prendere nessuna decisione. La nave potrebbe essersi incagliata in qualche roccia sotto lo scafo, per esempio, qualcosa che con lo scanner non potremmo mai individuare e allora il recupero diventerebbe non solo estremamente oneroso, ma anche piuttosto complicato. Rischieremmo di danneggiarla o, nella peggiore delle ipotesi, addirittura di romperla.»

Grace rifletté per un istante su quelle parole, fissando l'immagine sfocata dell'Ironcled. «D'accordo» disse poi con fare risoluto. «Facciamo come hai suggerito.» Si alzò dalla sedia. «Vado a cercare Nora, tu aspettami qui.»

«Cosa avresti suggerito senza di me?» fece a un tratto una voce da dietro le spalle della dottoressa mentre lei si allontanava rapida dalla sala.

«Il recupero della nave, no?» gli rispose Bianca afferrando una tazzina di caffè. «Grazie, ne avevo davvero bisogno.»

«Ancora stanca, eh?» le domandò Thiago mettendosi a sedere accanto a lei e aprendo una lattina di red bull.

«Distrutta, se proprio devo essere sincera.» Sorseggiò un po' di quella bevanda calda e si sentì subito meglio.

Era vero.

Non aveva chiuso occhio durante le quasi otto ore di volo da Halifax fino a Houston troppo eccitata all'idea di ciò che l'avrebbe attesa sulla nave, e l'ultima ora e mezza di macchina attraverso il Bayou l'aveva trascorsa al telefono con la collega di Grace, Nora Leighton, che l'aveva messa al corrente dei vari dettagli della scoperta nel tentativo di guadagnare tempo prezioso.

Era più che logico che adesso risentisse di tutta quell'enorme tensione.

Però ne era valsa la pena.

Certo lasciarsi alle spalle il ritrovamento dell'Eredità dei Templari e tutta l'incredibile catalogazione dei suoi tesori non era stata per niente una decisione semplice, ma d'altra parte ignorare il forte richiamo dell'avventura, troppo simile a un canto ammaliatore, avrebbe significato andare contro la propria natura.

Così aveva fatto la sua scelta.

Se c'era una cosa, infatti, che aveva imparato piuttosto bene soprattutto negli ultimi mesi, era che niente accade mai per caso e che a volte il destino può far girare la ruota in un modo talmente bizzarro da cambiare, nel bene o nel male, il corso della vita.

E lei ne sapeva qualcosa...

«Sai che non sarà così semplice, vero?» la voce di Thiago la riportò bruscamente alla realtà. «Il recupero intendo.»

«Quando mai lo è» fece lei con un sospiro. Poi finì di bere il caffè e poggiò la tazzina ancora calda sul tavolo. «Ma non sei per niente curioso di conoscerne il segreto? Di scoprire cosa si cela fra quelle pareti corazzate?» lo guardò in tralice di nuovo carica di adrenalina. «Magari di riportare alla luce un altro pezzo di storia americana?»

«Come, non ti è bastato il tesoro di Colombo?» le sorrise. «Stavo scherzando. Comunque, sì, certo che sono curioso, perciò dimmi, cosa mio sono perso? Hai già una vaga idea di come procedere?»

«In parte. Grazie a Grace, Nora mi ha lasciato campo libero, così ho pensato che per prima cosa sarebbe saggio organizzare una piccola escursione subacquea, un breve giro d'ispezione, giusto per valutare come è posizionata sul fondale la corazzata.»

«Mi sembra giusto.»

«Dobbiamo escludere eventuali incastri nelle rocce, Thiago, e valutare la reale portata dell'affondamento. Se poi tutto fila liscio, a quel punto dovremo per forza appoggiarci a qualche società esperta in recuperi.»

«A proposito di rocce, ho parlato con alcuni operai poco fa mentre stavo facendo uno spuntino e, a detta loro, pare che il fondale in questa particolare zona sia piuttosto complesso.»

«Lo immaginavo. Cosa ti hanno detto di preciso?»

«Che ci sono diverse depressioni non sempre ben visibili e soprattutto ad altezze molto variabili. In alcuni punti sono formate da rocce fin troppo friabili, mentre in altri, quelli più profondi, si trovano strati duri come il cemento. Insomma, pare che là sotto sia un vero casino, Bianca.»

«Ecco allora spiegato come mai non sia stato possibile rintracciare l'Ironcled fino a quando la trivella della Blue Sky non ha fatto crollare una parete di sedimenti. Una volta affondata, la corazzata deve essere precipitata in una di quelle cavità, dove poi è stata ricoperta da fango e frammenti di roccia che l'hanno sigillata per quasi duecento anni.»

«I nostri amici ci hanno fatto un bel favore, eh?»

«Già, ma non credo che abbiamo capito fino in fondo la reale portata della loro scoperta. Quando la stampa verrà a sapere cosa giace qua sotto, si scatenerà un'ondata mediatica senza precedenti e tutto si complicherà.»

«Lo credi davvero?»

«Ne sono quasi sicura, Thiago. Tu non hai idea di come nel sud degli Stati Uniti sia ancora molto forte il fervore secessionista.»

«Vediamo allora di essere più che certi di quello che abbiamo tra le mani prima di divulgare qualsiasi notizia in merito.»

Lei annuì.

«E, a proposito di questo» continuò Thiago «tu pensi che la nostra Ironcled sia proprio una delle navi affondate durante la battaglia di Galveston?» Dette un altro sorso alla red bull appoggiando la schiena alla sedia. «Ho studiato anche io, sai» le strizzò l'occhio abbozzando un leggero sorriso nel vedere la sua espressione divertita.

«È possibile, sì.» gli rispose lei tornando seria. «Nel 1863 le acque di questa baia sono state teatro di una furiosa lotta tra la marina confederata e quella unionista per il controllo del porto omonimo. È stato un inferno. Sono morti centinaia di soldati da entrambe le parti e andate distrutte diverse navi. Niente di più probabile, perciò, che questa corazzata sia proprio una di quelle.»

Thiago rimase assorto per qualche minuto, riflettendo in silenzio sulle parole di Bianca, poi le disse. «Voglio venire con te, Bianca. Là sotto, intendo» le indicò la parte blu scura dello schermo. «Stando sempre a ciò che mi hanno riferito gli operai della trivella sembra che il tratto di mare tra Pelican Island e Goat Island sia cosparso di canyons, piccoli avvallamenti, collinette e cavità nascoste, oltre a essere spesso teatro di vortici e gorghi creati dall'incontro tra le acque più fredde del golfo del Messico con quelle più calde della baia di Galveston. Una specie di luna park del fondale, a dirla con le loro parole e non mi piace per niente l'idea che tu vada lì senza di me.» Lei fece per replicare, ma lui la bloccò subito. «Non accetto un rifiuto, Bianca. Non stavolta.»

«Diritto nella mischia, allora?»

Thiago annuì.

«Sei davvero sicuro?»

Lui finì con un ultimo lungo sorso la lattina di red bull e la fissò negli occhi. «Più che sicuro.»

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