46 Capitolo
IL DOTTORE CHE MI CONOSCE!
Ero nel corridoio e sentito le urla dei bambini, delle persone adulte. Mi dirigo verso la porta dell'appartamento e la trovo semichiusa. Mi affretto ad entrare e li trovo svenuti. Mi affretto a stenderli sul loro letto e preparo qualcosa che possano mangiare.
La gente povera deve soffrire perché i ricchi non fanno altro che pensare a se stessi. Questo fatto non lo capisco, ma ormai fa parte della società.
Cerco negli armadi e trovo delle coperte strappate. Allora prendo un plaid che mi sono portata e li ho coperto insieme.
Mi sono diretta in cucina e ho messo a cuocere la loro cena, per probabilmente sarà anche parte della loro colazione.
Mentre il tutto era a fuoco medio, prendo dalla mia valigia una scatoletta con al suo interno gli strumenti per la cucitura. Prendo un pezzo di stoffa e copro tutti i buchi nelle loro coperte.
Ad un certo punto i miei occhi incominicarono a farmi male, che ho dovuto fare una pausa per riprendermi. Mi strofino gli occhi e continuo ad osservare l'ago.
Una mano si poggia sulla mia spalla, facendomi fare un piccolo, leggero, urlo. Mi accarezza la spalla e capisco che si tratta della donna. Gentilmente mi dice: "Non so veramente come ringraziarti per quello che ci hai fatto. Sono veramente senza parole, anche perché non me lo aspettavo da una persona come te"
Io: "Come ha fatto a sapere che non sono come voi? Cosa le ha fatto pensare questo?"
Donna: "Il tuo abbigliamento, prima di tutto. Poi c'era anche la tua disponibilità nel pagare immediatamente la somma che per noi era abbastanza alta. E poi è un mio intuito. Ora vai a riposarti. Continuerò io col tutto. Grazie ancora per il tutto"
Io: "Capisco. Ti ringrazio anche io. In effetti devo riposare un po'!"
Mi sdraio sul divano e nel giro di pochi secondi mi sono già trasferita nel mondo dei sogni. Questo perché ero appena scesa da un viaggio lungo, non tanto faticoso.
Mi sveglio alla mattina, ritrovando l'intera famiglia sveglia. Ero sorpresa che la bambina si sia ripresa velocemente, ma tutto è possibile.
Mi invitano a fare colazione e dopo colazione mi dirigo dal dottore, per prendere i medicinali che ci aveva promesso. Il suo ufficio si trova in un edificio apparentemente distrutto, ma al suo interno è tutto ristrutturato, con le pareti di color celeste.
Esso si trova nel primo piano e una volta giunta davanti alla porta, busso. Si era creato un silenzio tombale e subito viene rotto con un richiamo da dentro l'ufficio, che mi invitava ad entrare.
Entro e chiudo la porta dietro di me. La stanza è circondata da libri di tutte le dimensione e spessori e accanto alla scrivania c'è una porta chiusa. Mi avvicino alla scrivania e saluto il dottore.
Dottore: "Salve Edvige. Accomodati pure!"
Io, sedendomi: "Grazie tante dottor..."
Dottore: "Dottor Duji. Piacere" e mi porge la mano. La stringo e gli chiedo i medicinali.
Dottor Duji: "Questi sono i medicinali - porgendomi un sacchetto con delle scatolette - che aiuterebbero la bambina a riprendersi velocemente. Mi raccomando informa la famiglia che deve prendersi cura di se stessa, non fino ad arrivare allo stato in cui erano ieri. Ogni tanto le farò visita, che ovviamente sarà gratis solo per tuo volere"
Io: "Scusi se la interrompo dottore, ma non mi ha spiegato come conosce già il mio nome. Per caso ha conosciuto mia..."
Mi interrompe e annuisce col suo capo. Sorrido, perché immagino che mia mamma abbia avuto una varietà di conoscenza, che mi lascia perplessa e al tempo stesso sorpresa. Continuo a pensare alla cassetta che mi aveva lasciato, ma il dottor Duji mi riporta alla realtà dei fatti.
Dottor Duji: "Dunque, la spesa sarà gratis"
Io, sorpresa: "È sicuro della scelta?"
Dottor Duji: "Sì. Ci ho pensato ieri sera e ho deciso di fare dei cambiamenti. Continua pure col tuo viaggio col pensiero leggero, dato che ci sarò io qua!"
Io: "Non so proprio come ringraziarla, dottore. Immagino che anche mia madre avrebbe risposto allo stesso modo"
Dottor Duji: "Effettivamente mi ricordi tantissimi tua madre"
Ridiamo e poi ritorno alla famiglia, dandoli i medicinali e le ho detto ciò che il dottore si aspetta da loro.
Alla sera decido di andare e tutta la famiglia mi saluta, con un abbraccio caloroso della bambina.
Così lascio quel quartiere e mi dirigo verso un'abitazione che mia zia mi aveva detto che apparteneva a mia mamma.
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