Capitolo 1: Quando dici che non ti importa. Ma in realtà ti importa


«I tell myself you don't mean a thing
And what we got, got no hold on me
But when you're not there, I just crumble
I tell myself I don't care that much»

Non avevo mai pensato che un nome potesse fare così male.

Ammetto che i nomi che conoscevo potevo contarli sulle dita di una mano, non conoscevo molte persone.

La cosa non mi era mai pesata, probabilmente perché ero io stessa quella che odiava la società, la socialità, la socializzazione, insomma tutto quello che contiene la parola sociale era of limits per me.

Ora, il punto è questo: non ho un punto.

Di solito so sempre cosa fare, insomma, io so tutto.
O così credevo.

Il problema si presenta chiaro come il Sole, ma forse sto correndo troppo.

Sicuramente vi starete chiedendo «Mercoledí Addams che parla di Sole? Ma tutto okay?».
Già, vi capisco fin troppo bene.

Mi do fastidio perfino da sola, fate voi.

Quindi credo che sia il momento di fare qualche passo indietro (o forse più di uno in effetti)
Ritrovandoci dove tutto è iniziato, nel luogo che tutti conoscete, il luogo dove sono morta (quasi morta, mi correggo).

La Nevermore...

14 Settembre, Nevermore Academy

Poggio la macchina da scrivere sulla scrivania con aria annoiata.
Enid non è ancora arrivata, ma credo che fra poco sarà qui, figuriamoci se si perderebbe l'occasione di 'salutarmi' (o almeno è quello che dice lei).

Per ora cerco di godermi la mia splendida solitudine, cosa che stranamente mi riesce piuttosto complicata in questo momento, il problema è: perché?

Esatto, perché? Ormai è la parola che dico più spesso, io che di solito so tutto.

Pensavo davvero di avere ormai tutte le mie risposte, ma la verità è che..non è vero.

Ammetto di star solo rimandando una cosa che dovrei fare da più o meno un mese, (okay, forse più di un mese), pensando che questa tattica possa davvero funzionare.

Qui si pone l'ennesimo problema, che ormai associo ad un altro perché?

Perché ho così tanta paura di fare qualcosa?

La paura.

Un'emozione che non avevo mai provato in vita mia, va bene, forse quando hanno quasi-ucciso Mano posso dichiarare di averne avuto un assaggio, ciononostante la paura non ha per nulla un buon sapore, anzi, è piuttosto amara.

Come una vendetta.


Ma d'altronde, non pensavo neanche che io fossi in grado di provare qualcosa, figuriamoci la paura.

«Ciao!».

Il mio poetico monologo interiore si interrompe dopo due minuti e trentaquattro secondi per colpa di Enid, o meglio, della voce di Enid, fastidiosa come sempre.

«Non mi saluti?» mi fa i suoi soliti occhioni dolci, una delle tante cose che non sopporto di lei.

«Perchè dovrei?».

Okay, forse mi è uscita un po' male, ma poco importa.
Come da manuale lei mette il broncio, quella sua tipica espressione di profonda offesa che mi fa sperando che possa provocare qualche briciolo di affetto nei suoi confronti, ma forse non ha capito che si sbaglia.

Il poco affetto che ho provato mi ha quasi portata alla morte.
Probabilmente la colpa è anche mia: mi sono fidata della persona sbagliata, che ora chiameremo mr. Occhi Dolci.

Credo che tutti abbiate capito di chi sto parlando, non è vero? Anche perché non ci tengo a pronunciare ancora quel nome, il nome di quella persona.

In realtà qui alla Nevermore (e non solo) viene soprannominato Lucifero ma io credo che sia un nome troppo nobile e raffinato per essere associato ad un essere così insignificante come lui.

Esatto, è lui quello che dovrebbe andare all'Inferno.

Per questo motivo l'ho chiamato mr. Occhi Dolci, sperando che sia abbastanza dispregiativo, se così non fosse, prenderò i dovuti provvedimenti.

Non preoccupatevi, è tutto sotto controllo.

«Mi ascolti?» volto leggermente la testa per guardare Enid.
«No, ripeti» lei mi rivolge un'occhiataccia, «Guarda, lascia perdere che è meglio. Ora ho lezione, ci vediamo dopo». Sbatte forte la porta lasciandomi sola.

Meglio così, e comunque avrei dovuto andare anche io, ho lezione di scherma fra cinque minuti.

E io odio arrivare in ritardo.

***

«Ciao, Mercoledì» affretto il passo roteando gli occhi, oggi non è giornata.

«Xavier, vattene» sbuffo irritata, ma lui non demorde.

Ci mancava questa oggi.

«Per te non è mai giornata!» apro l'armadietto e ripongo lo zaino al suo interno.
«Ho da fare e sono in ritardo, ti basta?» lui mi lancia un'occhiataccia, «Questa scusa l'ho già sentita» prendo la tuta da scherma senza guardarlo in faccia.

«Devo cambiarmi, e in fretta» lo squadro, infuriata.

«Beh, che c'è? Vuoi anche lo spogliarello?!».

***

Una volta cambiata, con una velocità che non avrei neanche immaginato potessi raggiungere, mi reco in palestra.

Probabilmente si vede che non sono di buon umore, perché alcuni studenti fanno finta di non vedermi.

E pensare che io non avrei neanche dovuto esserci qui.

«Sei traumatizzata Mercoledì, lo scorso semestre sei quasi morta!».

Le parole di Enid mi rimbombano in testa.

«Ascoltami, a sei anni seppellivo mio zio e a cinque nuotavo con gli squali, dubito che un coltello possa avermi traumatizzata».

E questa è la risposta che le ho dato.

Ovviamente lei ha tirato fuori il suo lato sentimentale esibendosi in una perfetta tragedia Greca, che avrei voluto davvero evitare.

Le cose qui alla Nevermore sono molto cambiate, come d'altronde lo sono le persone.

Almeno un quarto degli studenti non è ancora tornato, dichiarando apertamente di aver subito un profondo trauma che ha impedito loro di rimettere piede in questa scuola.

Poi ci sono gli studenti che io chiamo, 'studenti lagna' quelli che si lamentano di continuo sputando continuamente lamentele di ogni genere come: lo scherma mi ricorda il duello con la spada, preferirei evitare.
Oppure: la serra mi fa venire in mente la professoressa Thornill, non sono pronto/a a tornarci.

Come se quelle materie non facessero m.edia.

Oh, dimenticavo.
Il duello con la spada l'ho fatto io.
Per non parlare del colpo che mi ha dato Lorel nella serra che mi ha quasi spaccato la testa.

Per questo trovo le affermazioni elencate prima delle vere cavolate.

Facciamo alcuni esempi.

Enid.
Che dire, non so come una come lei possa cambiare, onestamente parlando, ma in qualche maniera la vedo un po', diversa rispetto all'anno scorso. Probabilmente ha iniziato a capire che deve farsi valere, la società è fatta di squali, quindi ha compreso che essere un pesciolino rosso non avrebbe portato a nulla di buono.

Xavier.
Vediamo, non lo vedo diverso dall'anno scorso.
Nonostante si creda chissà chi non ha ancora trovato il coraggio di entrare nel suo atelier.
Preferisce la pittura all'aperto, o almeno è quello che sostiene.

Ajax, di lui non posso dire nulla, non è cambiato per niente, probabilmente si è reso conto che piangersi addosso non avrebbe portato a nulla.

Bianca.
Lei si dedica molto allo scherma, anzi, ormai sembra essere la sua unica ragione di vita.
Si dice che sia diventata addirittura più brava di mia madre, cosa che ha davvero dell'incredibile dato che è stata capitano della squadra per ben tre mesi.
Pensavamo tutti che superare Madre fosse impossibile, invece devo riconoscere le sue abilità.

Parliamo di me ora. In realtà non mi piace molto parlare di me stessa, ma visto che mi sono dileguata in questi inutili discorsi, mi sembra necessario farlo.

Non sono una che si tira indietro, come mr Occhi Dolci.., ma questa è un'altra storia.
Che non vorrei raccontare.

Nonostante io sia quasi morta l'anno scorso mi sento normale, nulla in me è cambiato.

La mia nuova psicologa (già, hanno deciso di assumerne un'altra nonostante le lamentele degli studenti lagna), reputavano strettamente necessario che ci fosse qualcuno con cui condividere le nostre paure.

Torniamo a me, mi sembra meglio.

Mia Madre voleva tagliare un po' i miei capelli, ma io mi sono opposta, neanche morta avrei toccato le mie trecce.

Pensa che questo gesto possa inaugurare un nuovo capitolo della mia vita, un nuovo inizio.

No.

Sorvoliamo, non mi sembra il caso di parlare di questo, adesso.

Non c'è molto da dire su di me.
Sono la Mercoledì Addams che tutti conoscono, fredda, impassibile, priva di qualsiasi emozione.

Sí, ho capito che era molto meglio tornare alla mia modalità no emozioni dopo che Ty-mr Occhi Dolci le rovinasse.

Per quanto riguarda lui, questa è davvero un'altra storia.

Per farla breve, nessuno ha idea di dove sia.

O meglio, gira voce che sia rinchiuso da qualche parte fuori dai confini di Jericho, nemmeno suo padre si è più fatto vivo, hanno dovuto assumere un altro sceriffo.

C'è chi dice che sia morto, c'è chi dice che lo stiano torturando, c'è chi dice che sia a piede libero da qualche parte, e poi ci sono io, a cui non importa niente.

O così pensavo prima che quel maledetto 17 Ottobre arrivasse, quel giorno mi rimarrà impresso per sempre.

Non avrei mai immaginato quello che sarebbe accaduto quel giorno, men che meno, che riguardasse...

Lui.

Spazio autrice

Ciao a tutti!
Eccomi qui, con una nuovissima Fanfiction su Mercoledì.
Chissà cosa sarà successo quel 17 Ottobre di cui parla Mercoledì!
Ci vediamo con il prossimo capitolo per scoprirlo!
Bacioni!
Chiara 💗

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