34.

《Mi mancherai tantissimo!》
Sorrido stringendo le braccia intorno al corpo di Iris《anche tu, ma ti aspetto eh... fatti sentire tesoro》

Ho sempre odiato e amato il momento dei saluti.
C'è quella sensazione di tristezza mista a felicità, sei giù di morale perché la vacanza è finita, sei obbligata a salutare le persone che hai conosciuto con la consapevolezza che non hai la minima idea se li rivedrai oppure no, ma con quel briciolo di speranza che un giorno li potrai incontrare nuovamente.

Dall'altra parte sei felice, torni a casa tua, in quel posto dove tutto profuma di famiglia e amore.
Dopo due settimane passate lontano dai miei genitori devo ammettere che mi mancano da impazzire, mi mancano le frittelle di mia mamma, il profumo dell'ammorbidente che si espande in tutta la casa, mi manca papà e il suo sorriso contagioso, le sue parole dolci o il suo vocione quando fa finta di arrabbiarsi per qualcosa.

E la mia stanza... cavolo quanto mi manca la mia stanza, il mio angolo segreto che soltanto io conosco a fondo.

《Hey, angelo della morte!》
E a queste parole non posso fare altrimenti che girarmi con un sorriso enorme stampato in faccia.

Una chioma riccia e bionda mi si para davanti, non pensavo sarebbe arrivato in tempo per salutarmi, infatti è dovuto correre in aeroporto per poterlo fare.

《Ti ho aspettato questa mattina, ma non potevo perdere il volo-》vengo interrotta dalle sue mani che mi afferrano con bisogno e mi attirano contro il suo petto, in un abbraccio così caloroso da farmi scappare un sorriso gigante.

《E pensare che il primo giorno ho rischiato di ucciderti, avrei fatto l'errore più grande della mia vita!》esclamo ridacchiando. Gli mollo un bacio sulla guancia mentre Liam sorride e si allontana di poco, giusto per guardarmi un attimo
《Sei stata una bella scoperta Cherie, spero di rivederti presto, dico sul serio》

《Anche io Liam, grazie di tutto. E scrivimi ogni tanto》aggiungo in un sorriso che viene più che ricambiato.

Non avrei mai pensato di affezionarmi così tanto a questo gruppo di scalmanati.

Con un buco all'altezza del petto e la mano alzata che dondola a destra e sinistra, li saluto tutti quanti avendo dietro un fardello di ricordi che mi porterò per sempre dentro al cuore.

-

《Avete rotto le palle! Ve lo dico a nome di tutte le persone che sono su questo aereo!》sibilo irritata.

Carly e Dylan smettono di litigare quando intravedono la mia faccia tra i sedili davanti a loro.
Si, ovviamente questa vacanza doveva finire con loro due dietro di me che discutono e si prendono a parole.

Anche se tengono un livello di voce basso danno comunque fastidio e sono insopportabili.

Li fulmino con lo sguardo prima di girarmi e infilarmi le cuffie nelle orecchie, non ho più voglia di sentire le stronzate che Carly rifila a Dylan, e lo stesso vale per lui e le sue risposte menefreghiste e annoiate.

Chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi un minimo, e la musica pare riuscirci da subito.
Ma poi li riapro per guardare fuori dal finestrino l'infinità di nuvole che avvolgono l'aereo, le forme più disparate che queste possono prendere.

Sorrido, nelle nuvole ho sempre visto animali, persone strambe, draghi che sputavano fuoco o oggetti che pian piano svanivano via. Gli altri bambini mi prendevano per matta quando stavamo sdraiati sull'erba a fare questo gioco, perché il massimo che loro riuscivano a vedere tra quelle nuvole bianche erano delle cose inesistenti, forme senza un senso logico. Io, in quelle nuvole, ci vedevo un mondo intero, una storia da raccontare per far sì che prendessero vita anche per loro.

E se prima mi davano della matta, poi restavano a bocca aperta, le orecchie tese ad ascoltare ogni singola parola che pronunciavo, e che ci crediate oppure no anche loro pian piano riuscivano a vedere quello che vedevo io.

Tranne Dylan, lui vedeva tutto subito, come me. E mi aiutava, mi aiutava tantissimo nel raccontare quelle storielle inventate che rapivano tutti, e ognuno di volta in volta aggiungeva particolari che magari qualcun'altro non aveva ancora visto o immaginato.

Era bello quando il massimo di cui dovevi preoccuparti era guardare le nuvole e sorridere.

Bastava un parco, gli amichetti di scuola e un cielo limpido come il mare della Grecia.

Adesso hai tante cose, forse troppe per riuscire a stare al passo con il mondo, con le tendenze, con le persone... più cresci e meno arrivi a sorridere, ti rendi conto che le nuvole sono soltanto nuvole bianche, che un sorriso vero è difficile da intravedere sul viso di una persona, ma quando io ci riesco mi sento una specie di eroina impossibile da fermare.

E resto lì, a pensare "che diamine ci sono riuscita a farlo sorridere davvero, sono stata io a migliorare un attimo della vita di questa persona, non importa in che modo, se con una figura di merda o con un discorso sensato, ci sono riuscita".

Come tutte le volte che l'ho fatto con Dylan, tutte quelle volte in cui lui sorrideva e poi rideva a crepapelle a causa mia, e in quel momento pure la mia felicità schizzava in cielo ed esplodeva in mille fuochi d'artificio.

Invece adesso, mentre mi alzo dal mio posto per scendere dall'aereo e raggiungere il taxi con le mie due valigie, il suo viso rimane serio e impassibile quando incrocia i miei occhi. Come quando intrecci il tuo sguardo in quello di uno sconosciuto che passa al tuo fianco, il niente.

E quindi abbassi la testa e prosegui per la tua strada, proprio come sto facendo io in questo momento.
A testa bassa recupero le mie valigie, a testa bassa sto in mezzo alla folla che non vede l'ora di varcare la soglia delle porte scorrevoli per riabbracciare la propria famiglia o gli amici che non vedono da tempo.

A testa bassa supero tutti e prendo un respiro profondo, e con le cuffie alle orecchie aspetto impaziente un taxi che mi porti a casa mia, nel mio piccolo rifugio che non vedo l'ora di rivedere e respirare.

Questa volta non c'è papà, ha deciso di regalare una crociera alla mamma per passare un po' di tempo insieme e in assoluto relax, e se lo meritano entrambi, io so cavarmela benissimo da sola grazie ai loro insegnamenti.
Ha deciso di farle una sorpresa last minute per l'imminente anniversario di matrimonio.

《Taxi!!》
Mi trascino le valigie con qualche difficoltà ma grazie all'aiuto del taxista posso finalmente entrare in macchina e mettermi comoda.

Mi appoggio al finestrino dopo avergli dato la via di casa, sentendo dopo un secondo il rombo del motore che prende vita, e in quell' istante i miei occhi incrociano lo sguardo perso di un ragazzo con il fiatone, la valigia stretta saldamente nella mano destra, le labbra semi aperte e due pozze azzurre fisse sul mio viso.

《L'hai deciso tu Dyl, io e te abbiamo chiuso, no?》sussurro a me stessa girando il volto dall'altra parte.

-

《Diamine che disastro...》
Sbuffo annoiata mentre afferro scopa e paletta per pulire il casino che ha combinato Rupert.
Non poteva fumare una canna dopo il lavoro? Cosa gli costava aspettare cinque ore?

《Abbiamo buttato via un piatto di polipo per un coglione》sento dire da Carter, e mi ritrovo ad annuire pienamente d'accordo con lui.

《Hey Cherie...》
《Si?》
《Con Dylan ancora niente?》
Mi blocco osservando il pavimento con fare assorto, mi giro lentamente scuotendo la testa per rispondere con un no silenzioso mentre punto gli occhi su quelli di Carter.

《Sono passati sette giorni... Non hai voglia di sentirlo? Di scrivergli?》butta lì in modo cauto, ed io annuisco
《Si, tutti i giorni... Ma sono stanca di dover essere sempre io a rincorrere le persone. Adesso vado, ci vediamo domani sera》annuncio in un sorriso tirato.

Afferro la borsa dal mio armadietto ed esco dal locale ormai vuoto e silenzioso, come la strada che dovrò percorrere fino ad arrivare a casa mia.

I miei genitori mi hanno chiamata oggi e mi hanno detto che torneranno tra cinque giorni. Credo di non aver mai sentito mia madre così felice e rilassata, ma anche papà non era da meno.

Per quanto riguarda Dylan non lo vedo e sento da una settimana, da quando siamo tornati dalla vacanza non ci siamo neanche mai incontrati per caso. Una sola volta ho visto Carly uscire da casa sua, non sembrava felice, piuttosto era arrabbiata e incazzata nera. Credo abbiano chiuso definitivamente.

Corruccio la fronte quando il telefono inizia a vibrare senza un senso logico, scoprendo dopo un attimo che il motivo è causato da un'infinita sfilza di messaggi che non smettono di arrivare.

Dylan: *doc sei,?*
Dylan: *Sei una stornza.*

È ubriaco? I miei passi aumentano senza neanche chiedere il permesso, e dopo cinque minuti sono davanti a casa sua con il cuore che batte a mille e gli occhi fissi su una casa completamente spenta e buia.

Cammino avanti e indietro non sapendo cosa fare, se aiutarlo nel caso avesse bisogno oppure lasciarlo per i cavoli suoi a rimuginare sulle stronzate che ha fatto.

Non sono la sua babysitter, ha vent'anni suonati e si è comportato di merda nei miei confronti, se pensa che correrò come al solito verso di lui dimenticandomi di ciò che provo io e di come mi ha trattata, allora si sbaglia di grosso.

Ed è con questo pensiero che inizio a camminare alle due di notte verso casa mia, con il cellulare stretto in mano che non smette di vibrare a causa dei suoi messaggi insensati e sgrammaticati.

Quando entro in casa mi sfilo le scarpe e vado dritta in camera mia, mi lancio sul letto a pancia in giù ma quando riesco a decifrare uno dei suoi messaggi mi affretto a rispondere
*Non ho bisogno di un passaggio, sono già arrivata a casa*

《Ci manca solo che ti metti alla guida ubriaco! Coglione!》biascico iniziando a spogliarmi, afferro il necessario per una doccia prima di mettere il telefono in carica e dirigermi verso il bagno.

Solo da ubriaco poteva trovare il coraggio di scrivermi, di farsi sentire.
Chiudo gli occhi godendomi l'acqua calda che mi scivola addosso, che sembra portare con sé nello scarico un'altra giornata senza sorrisi.

È che... mi sento vuota.
Mi sento svuotata di tutto senza la sua presenza a farmi compagnia, a farmi ridere o a farmi arrabbiare.
Mi manca tutto del tempo passato insieme a lui, mi manca Dylan.
Mi manca come l'aria che respiro, mi manca come ad un fumatore senza neanche una sigaretta, mi manca un pezzo di me, perché lui è questo da quindici anni, è parte di me che io lo voglia oppure no e sarà così per tutta la vita.

Non ci riesco nemmeno ad immaginare la mia vita senza di lui al mio fianco, la sua presenza è di vitale importanza per me, non importa il modo il perché o il per come, non ci riesco proprio.

Potreste vivere senza cuore?
Lui è il mio, anche dopo tutto questo casino. Ma questo non vuol dire che perdonerò ogni sua parola o gesto sbagliato nei miei confronti.

Se vorrà tornare a far parte della mia vita dovrà fare anche quello che si reputa impossibile.

《Dannato coglione quante cose hai da farti perdonare!!》sputo tra i denti arrabbiata e frustrata mentre guardo il soffitto sopra la mia testa gocciolante.

《Quante sono?》

L'urlo disumano che esce dalla mia bocca fa spaventare perfino me stessa, tanto che mi ritrovo schiacciata contro il muro vicino alla doccia.

《Ma sei pazzo?? Che problemi mentali hai per entrare in casa mia in piena notte e senza avvisare??》sbraito a pieni polmoni.
Stringo l'asciugamano intorno al corpo mentre guardo Dylan passarsi una mano tra i capelli umidi.

《Ti ho mandato un messaggio venti minuti fa》fa spallucce avanzando verso il wc chiuso dove prende posto un attimo dopo.

《Ecco il motivo per la quale non ti ho risposto! Adesso, se non ti dispiace, fuori da questa casa!》annuncio categorica.

《No.》
《Come scusa?》Mi giro lentamente per poterlo guardare.

Lo trovo piegato su se stesso, i gomiti puntati sulle ginocchia, la testa china e le mani tra i capelli.

《Ho detto di no. Non vado via.》

《È casa mia, e se ti dico che te ne devi andare allora lo devi fare!》

《Smettila Cherie.》

《No Dylan. Forse non ci siamo capiti, forse sei ancora leggermente ubriaco e non comprendi nel modo corretto...》punto un dito verso la porta del bagno socchiusa, arrabbiata per questo suo essere testardo e menefreghista《ti voglio fuori da questa casa. Adesso.》

Lo scatto con la quale si alza e mi arriva di fronte mi fa sobbalzare contro la porta. Si chiude di scatto per il mio peso unito a quello del ragazzo che ormai mi ha intrappolata.

《Smettila di essere stronza. Smettila di evitarmi. Smettila di trattarmi così, Cherie》

《Perché dovrei?》domando a bruciapelo, senza nemmeno riflettere o pensare, e non ricevendo una risposta mi ritrovo a chiederglielo di nuovo《Perché dovrei, Dylan?》.

Oh oh😱

Siamo forse alla resa dei conti?
Chi lo sa... ma le avventure della nostra Cherie non sono finite😈 c'è ancora qualcosina che la nostra piccola donna deve fare...🤭🤭❤

Addio Grecia, grazie per tutto il disagio😈😂❤

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