Capitolo 19

- Che cosa è successo? - esclamò la ragazza, mentre un brivido le saliva lungo la schiena.

Se ne stava rendendo conto, anche se non voleva realizzarlo. Era rimasta bloccata nel gioco. Perché non aveva avuto la geniale idea di chiudere a chiave la porta della propria stanza?

- Paura, vero?

La voce che anche pochi secondi prima aveva parlato alla ragazza si fece sentire ancora.

Emy si volto da una parte all'altra, ma in quel buio non si vedeva assolutamente nulla. Aveva già sentito una voce simile.

- Venditore di maschere? - chiese la corvina.

- Sì, la gente mi chiama così - rispose la voce.

- Che ci fai qua? - chiese Emy, senza paura.

Di certo non era per colpa dello strano uomo se doveva sentirsi stressata o terrorizzata. Forse lui sarebbe riuscito anche ad aiutarla.

- Io? Io sono sempre con te, Emy. Diciamo che sei un soggetto molto interessante.

La voce proveniva esattamente da dietro di me, ma Emy non si voltò. Tanto non sarebbe stata capace di vedere il viso dell'uomo in alcun modo.

- Tu... Lo conosci un modo per fuggire? - chiese la ragazza, sperando di poter andare via da quell'infinito spazio nero.

Cercava di non farsi prendere dal panico, ma stava iniziando a sudare freddo, e, come sempre quando era nervosa, a sistemarsi maniacalmente il ciuffo di capelli corvini.

E se non ci fosse stato modo di andarsene? Cosa le sarebbe successo? Sarebbe rimasta lì per sempre?

Un brivido le salì lungo la schiena. Non doveva nemmeno pensarci.

- Un modo per andare via da qui? Oh, certo che c'è.

Emy sorrise, e un sospiro di sollievo uscì dalla sua bocca.

- Davvero? Quindi...

- Ma non potrai tornare a casa.

Emy si voltò di scatto dove sapeva si trovasse l'uomo, anche se non poteva assolutamente vederlo.

- Cosa?

- Se la televisione è spenta non puoi usarla per uscire. Puoi solo tornare dentro al gioco, e fino a quando qualcuno non deciderà di usare il gioco sarai bloccata.

Emy non poteva vedersi in quel momento, ma sapeva benissimo di essere sbiancata. Chissà se qualcuno avrebbe mai riusato Majora's Mask. E nel frattempo lei sarebbe stata dichiarata scomparsa, la polizia l'avrebbe cercata ovunque e i suoi parenti sarebbero stati distrutti.

Chissà quando avrebbe rivisto suo fratello, o sua madre.

Immaginava già Nate, seduto sul suo letto, a guardare le centinaia di foto appese sul muro della sua camera.

Tante di quelle erano foto dei due fratelli, mentre prendevano un gelato insieme, quando erano andati in viaggio in Francia, o tutti i primi giorni di scuola, in cui sua madre si ostinava a volerli fotografare.

E Nate, in quel momento, avrebbe pianto. Ed anche Emy lo avrebbe fatto.

Se solo qualcuno avesse acceso la televisione. Lei sarebbe tornata a casa. Ma a quel punto come avrebbe potuto spiegare tutto?

Emy si prese la testa tra le mani, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

All'improvviso la realtà le si era abbattuta contro. Le possibilità che qualcuno la salvasse erano davvero basse.

- Co-come si fa? - chiese la ragazza, tirando poco delicatamente su con il naso - A tornare dentro al gioco, intendo.

L'uomo non rispose, poggiando le una mano su una spalla - Tieni gli occhi chiusi.

Lei fece come le era stato detto e, seguendo i movimenti dell'uomo, fece alcuni passi nella direzione in cui lui la stava conducendo.

- Metti una mano in avanti.

Così fece, e sentii un leggero strato di qualcosa, che sembrava quasi liquido.

Emy spinse un poco, facendo un altro passo, e riaprii gli occhi, trovandosi dentro la torre dell'orologio.

- Perché mi hai aiutata? - chiese, rivolgendosi al venditore di maschere - Dalla prima volta in cui ci siamo incontrati tu mi hai sempre consigliato. Perché?

L'uomo le passò una mano sulla testa - A volte ti basta vedere una persona, per capire che merita di essere aiutata. Hai fatto tante cose buone nella tua vita, hai aiutato chiunque ti stesse a cuore. Forse qualcuno doveva ricambiare il favore.

La figura sparì, senza che Emy potesse aggiungere altro.

Si voltò, andando verso il punto dove si trovava Ben.

Quando lui la vide la sua faccia divenne improvvisamente sorpresa - Cosa? Ma tu...

Poi notò che le guance di Emy erano paonazze, e gli occhi iniettati di sangue e lucidi.

Corse verso di lei, stringendola forte.

Emy versò le proprie lacrime sulla spalla del fidanzato, cercando di balbettare ciò che era successo.

Ben la fece sedere sul pavimento di pietra, usando la felpa che prima lei gli aveva prestato come una sorta di coperta.

- Ssh, stai calma - disse il ragazzo, prendendole delicatamente il volto tra le mani - Respira, non agitarti.

Emy, dopo aver smesso di singhiozzare, finalmente, riuscì a raccontare, molto brevemente, quello che era successo. Il volto di Ben si incupì, mentre cercava di non dare a vedere la sua preoccupazione.

Emy, però, la notò immediatamente.

- Quindi ora dobbiamo solo sperare che qualcuno utilizzi il gioco. E non sappiamo nemmeno quanto tempo potrebbe passare - concluse Emy, con un pesante sospiro.

Le lacrime si erano ormai asciugati, e gli occhi blu di stavano mano a mano facendo più limpidi.

- Non posso fare molto - commentò Ben - Io controllo il gioco, ma se qualcuno non lo accende siamo finiti.

- Non sei molto rassicurante... - commentò lei, incrociando le braccia.

In tutta risposta Ben le prese il mento con una mano, sollevandolo verso di sé - Ehi. Non posso capire cosa si provi a soffrire per un parente. Non mi è mai importato dei miei genitori. Ma la tua famiglia era bellissima. E so che ora starà soffrendo quanto te. Ma ora non pensarci. Arrjverà il giorno in cui usciremo da qui. E, fino a quel momento io sarò con te.

Emy non si trattenne. Lo prese per il colletto della tunica e lo baciò.



Angolo autrice: Ma salve! Volevo giusto chiedervi come va con i disegni, visto che non me ne sono ancora arrivati... E poi niente, oggi volevo scrivere qualcosa di angst( perché, io scrivo storie senza angst normalmente?)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top