Una seconda occasione
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Novembre 2024 [presente]
Ci vollero parecchie ore perché dall'interno della casa giungesse il segnale che Rose stava aspettando con impazienza: la prova che al numero dodici di Grimmauld Place fossero tornati i suoi giovani e maligni parassiti. Era stato il bagliore di un Lumos ad attirare la sua attenzione, apparso dalle finestre buie del terzo piano per un istante di troppo.
La ragazza aveva attraversato la strada in gran fretta, lieta di fuggire da quell'orribile vicolo che sapeva di morte per andare a suonare al campanello dell'appartamento numero dodici.
Stavolta aveva deciso di fare le cose per bene e per questo aveva rinunciato a Materializzarsi dentro casa di nascosto. Non solo perché sapeva che i Sensori l'avrebbero fatta scoprire di nuovo, ma soprattutto perché voleva dimostrare a quei demoni di essere migliore di loro. Nondimeno, sentiva di star commettendo un grosso sbaglio.
La ragazza suonò al campanello. Nessuno le aprì, e lei riprovò con insistenza. Chiunque fosse in casa, doveva capire che non se ne sarebbe andata senza prima incontrarli.
Draco non sapeva che lei fosse a Londra, e con un po' di fortuna non lo avrebbe mai scoperto. Quella missione era soltanto sua, sebbene avesse creduto di avere ormai chiuso con le fughe notturne da casa.
"Devo parlare con Albus." Affermò Rose, alla porta d'ingresso che iniziava ad aprirsi lentamente, dopo l'ennesimo lungo trillo del campanello.
Dietro, però, non c'era nessuno. Si era aperta per magia, e la luce di un lampione allungò l'ombra di Rose sul pavimento. La ragazza rinunciò ai convenevoli ed entrò. La porta si richiuse alle sue spalle, costringendola ad abituare gli occhi al buio denso della casa.
"Al non c'è." Affermò una voce dolciastra. "Ha un'esercitazione con gli Auror. Se è importante, puoi parlarne a me."
In cima alle scale, con un braccio teso in avanti a portare luce con il Lumos, era Calypso. Pallida lei stessa come una fantasma, quel giorno aveva scelto di indossare una lunga tunica da strega, bianca e ricamata, che la copriva fino ai piedi, allargando la sua figura. Sembrava una gran dama d'altri tempi. Il suo sguardo attento era privo di ostilità.
"Sei sola?" Le domandò Rose, la quale pensò che Albus e Calypso si stavano comportando come se vivessero già al numero dodici. Era tarda notte, e lei stava ancora aspettando il ritorno del suo amato.
"Nessuno ti attaccherà." Rispose condiscendente la ragazza bionda. "Stasera sei mia ospite."
Sentirsi definire "ospite" da un'estranea che si era offerta di accompagnarla nel salotto che lei stessa aveva pulito insieme alla zia Ginny, aveva infastidito Rose, che però aveva tenuto il pensiero per sé. Detestava quella ragazza anche più di quanto ne odiava il fratello. Calypso aveva la bisbetica malignità delle donne, corrosiva quanto una Maledizione. Come Albus si fosse innamorato di lei non riusciva davvero a comprenderlo, ma si disse di dover accettare una volta per tutte che il cugino fosse in realtà anche peggiore.
Entrando in salotto, la compagna Slytherin serrò le finestre e accese il lampadario. Rose venne invitata ad accomodarsi, ed entrambe presero posto sui divani verdi, l'una di fronte all'altra. Sapeva di non essere in pericolo di vita. Calypso appariva tranquilla e ben disposta ad ascoltarla.
"Sarò diretta. Sono qui per chiedervi una tregua." Affermò Rose. "La situazione che si è creata tra voi e Draco è paradossale. Siete dalla stessa parte! Nessuno di voi vuole avere impicci con gli Auror e a nessuno di voi conviene averne. Neanche a me. La lotta per il potere è tutto ciò che ci divide, ma non è necessaria."
"Spiegati meglio."
Rose prese un respiro profondo, e continuò. "Voi Figli di Salazar siete in possesso dell'Invincibile. Non sono qui per discutere degli esseri umani che sono dovuti morire perché voi poteste averla, anche se devo dirvi che spero un giorno pagherete per quello che avete fatto. No, voglio soltanto proporvi un accordo. La Bacchetta resterà in mano vostra fino a quando riuscirete a tenervela. Vi prometto che né io né Draco ci intrometteremo tra voi e gli Auror. L'unica cosa che voglio in cambio, è un prestito."
"Un prestito?"
"Sì. Potete prestarci l'Invincibile, oppure fare il lavoro al posto nostro. Tu sai a cosa mi riferisco. Draco rivuole suo figlio, è la sua unica ragione di vita, e voi lo state ostacolando! Sono stufa di questo clima di minacce e terrore. Se accettate questo prestito, avremo tutti ciò che vogliamo."
Calypso l'aveva ascoltata con attenzione.
"Oh Rose, mi piacerebbe tanto poterti aiutare." Le rispose con la sua peggiore vocina stucchevole. "Ma vedi, non crediamo affatto in questo sconsiderato delirio di onnipotenza del tuo... datore di lavoro? C'è chi dice che siete amanti, ma a me sembra che tu sia piuttosto la segretaria di Draco Malfoy. Ad ogni modo, finché persisterà in questa follia della Resurrezione, non potrà esistere alcuna alleanza tra noi e voi."
"Perché no? Cosa vi importa se Scorpius ritorna? Siete avvezzi a ben altro tipo di mostruosità!"
Calypso mostrò un sorriso glaciale, che ricordava con precisione quello del fratello. Osservandola meglio, Rose ebbe l'impressione che fosse più rotonda rispetto all'ultima volta che l'aveva vista. Il viso era tirato e le occhiaie più scavate, come se fosse cresciuta di qualche anno in poco tempo.
"Smettiamola di prenderci in giro, ti va?" Rispose con freddezza. "Noi vogliamo Scorpius sottoterra, ora più che mai. Non vi aiuteremo, né tantomeno permetteremo che ritorni. Qualcuno lo considererebbe un conflitto di interesse."
"Ho capito che vi ha fatto qualcosa." Ammise Rose, ripensando a Trevor e ai discorsi ascoltati a Grimmauld Place. "E so che siete stati voi a scagliare il Mangiamorte contro Scorpius. Non so come ci siete riusciti e non credo di volerlo sapere. D'altra parte, Draco l'ha compreso fin dal primo istante che si era trattato di un vostro trucco, e io mi fido di lui. Già che siamo in vena di confidenze, potresti spiegarmi qual è stato l'errore di Scorpius per cui ha dovuto pagare. A me aveva nascosto di essere un assassino, ma per voi cosa può esserci di peggio?"
Calypso strinse gli occhi malefici, carichi di un odio viscerale che Rose non aveva mai visto, se non sul volto di Dorian.
"Si può tradire in tanti modi." Iniziò a spiegare, a denti stretti. "Nessuno vuole essere governato da un tiranno instabile ed egoista. Lui non ci ha più rispettati e noi non abbiamo più rispettato lui. Detto in altre parole, se l'è cercata."
Non era sorprendente che fosse quasi lo stesso discorso che Rose aveva ascoltato da Aster e Stella, il giorno in cui li aveva incontrati al Ministero. Doveva essere la verità. Scorpius era diventato un personaggio scomodo, aggressivo, li aveva provocati, come precisato da Trevor, e per questo era stato eliminato.
"Quindi non volete nessuna tregua? Ci attaccherete, ci ucciderete e poi passerete al prossimo obiettivo come se nulla fosse?"
"Se non ci darete altra scelta, sì, è esattamente quello che faremo. Non troverete mai l'Invincibile, ma sappiamo che il giorno in cui Draco se ne renderà conto sarà anche quello in cui deciderà di vendicarsi, e parlerà di noi agli Auror. Pensa che scandalo sarebbe, per il nostro Al! Il figlio di Harry Potter, accusato pubblicamente di essere un Mago Oscuro e un assassino... No, non possiamo permettervi di arrivare a tanto."
"Draco vi odia, ma non vuole rischiare di infangare il ricordo di Scorpius. È l'unica cosa a cui tiene più di se stesso."
"Stai sottovalutando la disperazione di un uomo che ha perso ogni speranza."
"Non vuole altro che suo figlio!" Insistette Rose. Non riusciva ad accettare il rifiuto. "Se lo aiutate, vi garantisco che Scorpius vi lascerà in pace. Me ne occuperò io personalmente, vi do la mia parola! Solo, non fategli del male!"
"Ti importa così tanto di lui?" Domandò la ragazza bionda, dopo averla studiata con curiosità.
"Io lo amo." Ammise Rose con orgoglio.
"Mi riferivo a Draco."
"Lo so."
Calypso cambiò del tutto espressione. Sembrava che Rose si fosse appena guadagnata il suo rispetto.
"Beh, è inaspettato. Chi l'avrebbe mai detto? Rose Weasley e il padre di Scorpius. Chissà cosa ci vedete in quell'uomo, tu e tua madre..." Calypso non aveva attaccato per colpire. Si portò una mano alle labbra, consapevole di avere parlato troppo.
"Non importa, non è questo il punto." Disse Rose, con poco entusiasmo. Si domandò in che modo i Figli di Salazar avessero scoperto di sua madre, cosa conoscessero di preciso, e concluse di volerlo ignorare. "Draco non sa che sono qui. Si tratta di una mia iniziativa e non me ne andrò fino a quando non troveremo un accordo!"
Calypso si fermò a riflettere. Aveva ancora la stessa espressione pregna di rispetto. Rose non ne conosceva la ragione, ma lo ritenne un buon segno.
"Per tua fortuna, non sono insensibile al fascino degli amori impossibili." Affermò la Slytherin con serietà. "Convincerò Al a risparmiare entrambi, ma a queste condizioni: non avrete la Bacchetta e non dovrete cercarla mai più. Vi dimenticherete tanto di noi quanto dello Sparviero. Perché sì, sappiamo che lo conoscete e che lo state cercando. Draco dovrà rinunciare a Scorpius e all'Invincibile. In caso contrario, se non rispetterete queste regole, morirete."
"Ma potrebbe volerci del tempo." Obiettò Rose. Non era questa la risposta che aveva sperato di sentire."Come faccio a fargli cambiare idea? Senza suo figlio non ha più una famiglia, né un futuro. È normale che pensi a lui soltanto. Non posso rischiare che venga ammazzato solo per avere preso delle iniziative che vanno oltre il mio controllo!"
"Allora dovrai essere convincente." Ribadì Calypso con durezza. "Credi che per me sarà facile distogliere Al dal suo proposito? Si preoccupa per tutti noi, e ha ragione. Se Draco ci attaccherà o farà qualcosa che possa mettere a rischio la nostra esistenza, la pagherà cara. E tu con lui, se proverai a opporti."
Rose ritornò al Manor quando era già molto tardi. Non potendo Materializzarsi in casa, era riapparsa fuori dalle mura e aveva percorso il vialetto fino alla porta sul retro, di cui possedeva le chiavi. Draco gliele aveva consegnate personalmente, spiegando di non voler essere disturbato al suo rientro, ma entrambi sapevano che con quel gesto era cambiato tutto. Rose non era più soltanto un'ospite. Lui, insieme alle chiavi, le aveva donato la sua fiducia.
Rientrata nel grande maniero, buio e silenzioso, salì le scale, scorgendo la luce dietro la porta chiusa del salotto. Draco doveva essere lì dentro, da solo. All'interno vi era silenzio, se non per il tintinnio della bottiglia che ogni tanto sbatteva contro il bicchiere, segno che il padrone di casa si trovasse in una delle sue solite fasi di brilla autocommiserazione.
Rose aveva scoperto questa sua abitudine per caso, quando, qualche sera prima, l'aveva spedita a letto dopo avere a lungo elaborato con lei il piano per l'imminente trasferta a Hogsmeade. Era tornata indietro mezz'ora dopo per fargli una domanda, e l'aveva beccato a bere. Talmente forte era stato l'odore dell'Ogden Stravecchio su di lui, che sembrava averci fatto il bagno.
Rose era stata strigliata duramente per la sua insolenza, al punto che da quella notte si era guardata bene dall'andare in giro. Si era spaventata. Non aveva mai visto un uomo ubriaco, a parte certi parenti babbani della mamma che quando bevevano in compagnia diventavano simpatici e chiassosi. Per Draco era l'opposto: nervoso e insofferente, usava l'ubriachezza per fare i conti con le sue paure.
A Rose dispiaceva sapere che per ritrovare una pace effimera avesse bisogno di ridursi in quello stato. Prima o poi gli avrebbe parlato, ma non tanto in fretta. Che bevesse pure, se gli era di conforto, se l'alcol poteva aiutarlo ad accettare che Scorpius e la Bacchetta dovevano essere barattati con la propria vita. Rose aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile, perché non sapeva ancora come dirglielo. Era assurdo pensare che Draco potesse abbandonare i suoi propositi solo per compiacere lei o addirittura qualcuno come Calypso.
Pensierosa, lo lasciò a malincuore insieme ai suoi liquori e risalì in camera. Un elfo domestico sedeva davanti alla sua porta. Canticchiava una melodia improbabile, schioccando i pollici per darsi il ritmo e muovendo su e giù la grossa testa glabra.
"Aiden?" Lo chiamò Rose, perplessa. "Hai bisogno di qualcosa?"
L'elfo scattò in piedi con uno sbalzo energico.
"Io non ho bisogno di nulla!" Esclamò, puntando l'indice in alto. "Sono io che devo servire i miei padroni! Ed è quello che sto facendo! Il padrone mi ha mandato ad assicurarmi che saresti tornata a casa. Ha detto che non hai mai fatto così tardi, ed era..."
"Ubriaco?"
"Preoccupato! Possiamo sapere dove sei stata?"
Per quanto distratta dal pensiero che a Draco importasse di lei, non le sfuggì l'uso del plurale. Aiden era davvero un fedele servitore dei Malfoy.
"Da un'amica. Si chiama Mary. Come sta il padrone? Ho visto che si è chiuso di nuovo in quella stanza."
Incupito, l'elfo iniziò a torcersi le mani. Zampettò fin sotto ai piedi della ragazza e si confidò con lei a bassa voce:
"Oh, signorina Rose, vorrei che tu potessi aiutarlo... Lui non sta bene. Non sempre... a volte beve fino a stare male e sviene su quei divani... Io non lo so di cosa ha bisogno, ma la mamma dice che se avesse una moglie non si ridurrebbe così."
"Tua madre è Daisy." Affermò Rose. Lo aveva già sospettato e ora ne era sicura. "Ogni mattina mi portava da mangiare, ma da quando Draco le ha parlato di me non è più tornata. Spero non si sia offesa."
"La mamma pensa ancora che sposerai il padrone." Rispose Aiden, con un cipiglio serissimo. Aveva, nei confronti della madre, la stessa considerazione che aveva per i Malfoy. "Dice di te che quando non sei impegnata a fare la ribelle, hai le stesse buone maniere della povera padrona Astoria. È convinta che il padrone finirà per innamorarsi di te così come si era innamorato di lei."
"Vorrei che fosse così semplice." Disse Rose sospirando, andando a sedersi per terra di fronte a lui. "Aiden, io credo di amare davvero il tuo padrone, ma temo che lui non riuscirà mai a vedermi come qualcosa di diverso dalla figlia di Hermione."
Aiden strinse i grandi occhi azzurri in un'espressione confusa. Parlare di sentimenti non era il suo forte.
"Se si innamorasse di te sarebbe felice?" Le domandò, intontito da discorsi che non capiva.
La ragazza penso alla risposta giusta e a un modo semplice per esprimerla. Aiden aspettava paziente la spiegazione, ma questa non arrivò. Una folgorazione aveva colpito Rose, annullando ogni altro pensiero e conducendola alla soluzione che stava cercando: ora sapeva come salvare Draco. Si rialzò da terra traballando, mentre la sua testa macchinava da sola un piano perfetto.
"Ho bisogno di andare a letto." Disse all'elfo, barcollando fino alla porta della sua camera. Prima di entrare, si voltò e chiese: "Ti ricordi di quando abbiamo discusso della morte della padrona Astoria? Avevi ragione tu, vero? Scorpius non ha mai visto morire sua madre. Io ero convinta di sì, perché non trovavo altra spiegazione al fatto che a scuola potesse vedere i Thestral. Ma ora so il motivo. Li vedeva perché ha ucciso qualcuno."
L'emozione la sconvolse nel pronunciare le ultime parole. La diffidenza di Aiden, dovuta al fatto che lei non era una Malfoy, si era attutita da che Rose aveva ammesso di amare Draco. Ma lui restava l'elfo fedele di Scorpius.
"Il padroncino era uno straordinario Mago Oscuro." Precisò. La sua vocina acuta si era fatta minacciosa. "Uccidere non è peccato. Se la Magia più antica e preziosa andasse perduta per sempre, quella sì che sarebbe la vera colpa di voi maghi e streghe."
La guardò impettito, a testa alta, come a sfidarla ad affermare il contrario. Rose, inorridita, provò una profonda tristezza nel vedere quanto il giovane elfo avesse metabolizzato delle idee di Scorpius. Il che la fece ragionare sul fatto che quelle parole dovevano essere state pronunciate in primo luogo da lui. Aiden le stava solo ripetendo. Era quasi come ascoltare Scorpius dall'oltretomba. Come se avesse bisogno di altre prove per sapere di essere stata con un vero mostro, o di altri motivi per non volerlo rivedere mai più.
"Perché l'ha fatto?" Gli domandò, tra le lacrime che scivolavano silenziose, senza un gemito. "Puoi dirmelo?"
Non si aspettava davvero una risposta e infatti non arrivò. Aiden continuò a fissarla con aria di sfida.
"Non svelerò mai i segreti del mio padroncino. Quando tornerà in vita, potrà raccontarlo lui stesso. Che grande Mago Oscuro, è stato. Che onore averlo servito! Che giorno glorioso, quello che segnerà il suo ritorno!"
*
L'indomani mattina, Rose andò a sistemarsi nel consueto posto in giardino, vicino alla siepe di rose rosse. Seduta con la schiena poggiata al muro, leggeva una lettera di suo padre. Ron non nominava né Malfoy né Hermione, ma le domandava se "qualcuno" stesse facendo il suo dovere e le assicurava che "tutti" alla Tana stessero bene. Rose era felice di leggere le sue parole, ma non aveva tempo per rispondergli.
Stava per andare a Hogsmeade a incontrare Trevor. Draco aveva atteso quel giorno con ansia, Rose invece covava dei dubbi già da prima di parlare a Calypso. Indagare sullo Sparviero era pericoloso per entrambi.
"Eccoti, finalmente." Disse Draco, arrivando dal vialetto. "Ti cerco da un pezzo."
Aveva le guance arrossate, Rose non sapeva se a causa della ricerca incessante o della sbronza della sera precedente. Spesso evitava di farsi vedere durante le prime ore del giorno, forse proprio per nascondere gli effetti dell'ubriacatura.
"È qui che mi metto, ogni mattina. Adoro queste rose." Commentò la ragazza con semplicità, accennando al roseto spinoso accanto a lei. Ripiegò la lettera di suo padre e la infilò in tasca.
"Anch'io." Rispose Draco, ma scosse la testa e si grattò il collo come se avesse detto qualcosa di sconveniente. "Ieri sera hai fatto tardi. Eri a casa tua?"
"No. Non ho ancora voglia di tornarci." Ammise lei, abbassando lo sguardo per un attimo. "Perché non vieni a sederti con me?"
Draco analizzò la terra umida sulla quale sedeva Rose, e non sembrava sicuro di volerla imitare, ma alla fine l'accontentò.
"Sembra passata una vita intera dall'ultima volta che mi sono seduto per terra con una ragazza." Commentò lui, quando si fu sistemato al suo fianco.
Poteva riferirsi a chiunque, ma Rose sapeva che stesse parlando di sua madre, e si rabbuiò. Non riusciva a immaginare la figura aristocratica di Astoria preferire la terra umida a una poltrona comoda.
Motivata da un senso di rivendicazione, Rose fece incastrare il suo braccio in quello smagrito e rovinato di Draco, e cercò la sua mano. Poggiò la fronte alla spalla del mago, proprio quando lui le strinse le dita. Entrambi osservarono le loro mani unirsi, una grande e pallida, l'altra piccola e rosea, come se neanche loro riuscissero a credere che fosse reale.
Rose osservava il cielo pumbleo, il vento leggero che faceva danzare le fronde degli alberi, e si sentiva in pace. Accanto a Draco, il mondo appariva perfetto e in ordine.
"Si sta bene, qui."
Lui non rispose, ma strinse più forte la sua mano e lei ricambiò. Poco dopo, la voce severa dell'uomo parlò ancora: "Aiden mi ha detto che avete parlato di Astoria. Di com'è morta."
"Oh no, non avevo pensato che poteva darti fastidio!" Si allarmò Rose, e si affrettò a spiegare: "Non volevo impicciarmi, davvero. Stavamo parlando di Scorpius, di cosa è successo quando lei..."
"Lo so. Aiden ti ha detto la verità. Astoria è morta sul nostro letto, tra le mie braccia. Io e Daisy abbiamo provato a salvarla, ma non c'è stato nulla da fare."
Rose gli accarezzò la mano. "Mi dispiace tanto. Avevi solo trent'anni quando è successo. Mi chiedo se Scorpius si sia mai reso conto che non è stato facile neanche per te, crescere da solo un bambino piccolo, dopo aver visto morire la donna che amavi... Hai avuto più sfortuna di quanta ne meritassi."
"Non ne sarei così sicuro. Ma credo che con Scorpius ho pagato abbastanza."
Lo sguardo del mago era imperscrutabile, ma Rose credeva di conoscerlo bene: gli diede un bacio sulla guancia, si accucciò al suo collo e strinse forte il suo braccio, perché non dubitasse del suo affetto per lui. Draco aveva socchiuso gli occhi senza reagire, e in silenzio avevano continuato a guardare il cielo.
"Hai mai pensato di ricominciare da capo?" Gli domandò Rose, a un tratto. "Intendo dire, trovare un'altra donna, avere altri figli...?"
La domanda lo aveva chiaramente infastidito; ebbe degli spasmi dovuti a impazienza: "Da allora non ho più provato interesse per nessuna donna ancora libera." Tagliò corto lui.
Rose ignorò il riferimento a Hermione, e chiese ancora: "Ma ora che Scorpius non c'è più... Se solo lo lasciassi andare, potresti avere la tua seconda occasione. Credo che la vita abbia sempre qualcosa di buono da offrirci, non importa che età abbiamo e quanti ostacoli crediamo di avere davanti."
Spazientito, Draco lasciò andare la sua mano. Fissò con sospetto la ragazza, intento a valutare le sue intenzioni. Il tentativo di Rose di farla sembrare una conversazione normale era fallito.
"Ascoltami, Rose." Iniziò il mago, seriamente. "Io ho già avuto la mia seconda occasione. Si chiamava Astoria. Non posso averne un'altra. Ogni donna che entra nella mia vita è destinata a soffrire."
"Ma non è vero, stavolta potrebbe essere diverso!" Ribatté Rose, che trovava insopportabile il suo pessimismo. "Perché accidenti ti ostini a farti del male?"
"Ti sei di nuovo messa in testa che tra di noi..."
"Sto solo cercando di aiutarti. La tua vita non è finita, Draco! Voglio che tu lo capisca."
Ma Draco non voleva più stare ad ascoltare. Si alzò in piedi, nervoso, e dall'alto della sua autorità comandò alla ragazza: "Devi essere pronta per le cinque. Non voglio sentirti dire una sola parola fino ad allora."
*
TBC
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