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Quando Josie tornò nella stanza con due bomboloni al cioccolato Auxis si fiondò letteralmente su quello più grosso e con più zucchero, lasciando l'altra a bocca aperta.

~ Hey! Era mio, quello!~ si lamentò.

~ Hai avuto un calo di zuccheri? No. Quindi a te va quello piccolo.~ rispose lei leccandosi il cioccolato sulle labbra.

Un po' si sentiva in colpa. Stava mentendo alla sua migliore amica, ma d'altronde non poteva dirle la verità. Nemmeno lei la conosceva la verità, quindi cosa avrebbe potuto dirle? Ma sentiva di approfittarsi di lei, con quel bombolone.
Finirono i due dolci chiacchierando, anche se in realtà i pensieri di Auxis erano tutti per l'uomo misterioso e per quello che le avrebbe raccontato.

~ Auxis? Auxis, mi ascolti?~ chiese Josie ad alta voce.

~ Eh? Ah, si, scusami.~ balbettò.

~ Non mi stavi ascoltando.~

~ Scusa, Josie. Credo...~ disse guardando di sfuggita l'orologio.

Erano quasi le quattro.

~ ...di avere bisogno di un po' d'aria.~

~ Non posso venire. Devo fare dei compiti.~

~ Tranquilla, non svengo più.~ assicurò lei ridendo con un occhiolino.

~ Va bene. Ci vediamo dopo.~ la salutò Josie.

Auxis si alzò dal letto e si infilò le scarpe, pronta per uscire e sentirsi raccontare la verità.
Era tesa e nervosa, oltre che spaventata. Quando il malessere che provava era sparito subito dopo il contatto tra le sue dita e il suo viso, aveva compreso che era stato lui; intenzionalmente.
Questo l'aveva terribilmente agitata. E l'ustione al braccio che poi era svanita nel nulla non faceva che aggravare la situazione.
Il braccio era la prima cosa di cui si era preoccupata appena sveglia ed era rimasta incredula vedendo che non c'era alcun segno.
Non era il tipo di persona che credeva nel sovrannaturale, ma era costretta ad ammettere che tutto ciò che era successo dall'incontro con quell'uomo in poi non era stato normale.
Scese le scale davanti all'atrio e girò nel giardino in cerca dell'uomo misterioso.
Lo trovò dopo qualche minuto seduto su una panchina sotto a un salice e gli si sedette accanto.

~ Tutto apposto, Auxis?~ chiese gentilmente.

~ Si, si. Dunque comincia a parlare o no?~ domandò sbrigativa incrociando le braccia.

La sua espressione era seria e decisa, anche se dentro alla sua testa si affollavano milioni di pensieri, preoccupazioni e indecisioni.

~ Non perdi tempo, eh? Bene, ti racconterò la storia ma ti prego di ascoltarmi fino alla fine e di credermi, magari.~

~ Va bene.~ rispose lei facendo spallucce.

~ Dunque, che tu ci creda o no, esistono degli dei che...~

~ Degli dei?!~ lo interruppe lei.

~ Sì, degli dei.~ fece lui un po' irritato per l'interruzione.

~ Come...Gesù?~ chiese incerta, corrugando la fronte.

~ No, i famosi dei della mitologia greca. Esistono realmente, da secoli.~

~ Ah...Continui, mi scusi.~

~ Questi dei, come i normali umani, hanno dei...ecco...bisogni, diciamo...~

~ Intende che anche loro fanno sesso?~ domandò sarcastica roteando gli occhi.

~ Sì, volevo dire quello. Comunque capita che a volte nascano dei figli tra un dio o una dea e un umano. Questi figli sono semidei, immortali come i loro genitori dai quali ereditano alcune capacità.~

~ Va bene, ma...questo cosa c'entra con me?~ chiese cercando di assimilare le sconvolgenti parole di quell'uomo.

~ C'entra perché tu sei una di quei figli; sei una semidea.~ rispose serio.

~ I-Io sono cosa?~ fece balbettando.

~ Una semidea, Auxis. Lo so che è difficile e che farai fatica ad accettarlo, ma è la verità...~ disse lentamente a voce bassa.

~ N-Non...non è possibile...~ mormorò scuotendo la testa.

~ Auxis non sai quanto sono dispiaciuto di raccontartelo così, ma non posso fare altrimenti.~

~ Va bene. Io...continui...~

~ Tu sei nata sedici anni fa e sei la figlia del Dio della Guerra.~ ricominciò guardandola negli occhi.

~ Ares?~ azzardò tentando di recuperare qualche informazione dalle passate lezioni di storia.

~ Esatto; tua madre è una donna che ora vive a New York e devo ammettere che ti assomiglia molto.~ disse con un piccolo sorriso che gli incurvava le labbra.

~ Me ne può parlare?~ domandò timidamente.

Sua madre proprio non se l'aspettava. L'aveva sempre incuriosita ma mai abbastanza da rivolgersi a tutti i centri adozioni per poi scoprire che era morta chissà come e chissà dove.

~ Il suo nome è Dominique ed è la donna più bella che abbia mai visto, quasi comparabile ad Afrodite. Ha lunghi capelli rossi e gli occhi verdi, un viso gentile dalla carnagione chiara e un fisico sottile e slanciato. È dolce ed educata, dal carattere allegro, quasi come una bambina. La sua innocenza lascia il sorriso sul volto e la dolcezza nel cuore.~

Auxis ascoltò attentamente la descrizione di sua madre, tentando di immaginarla, di creare un'immagine con lei sorridente che la salutava.
Osservò il viso dell'uomo mentre parlava di Dominique; guardava fisso davanti a sé, accarezzando con lo sguardo le aiuole di rose colorate.

~ Ha detto "è"... Quindi è viva?!~ domandò lei strabuzzando gli occhi.

~ Sì è viva.~ rispose lui come fosse un concetto semplicissimo.

~ Quindi non sono orfana.~

~ Direi proprio di no.~

~ Mia madre è francese?~ chiese.

L'atmosfera si era decisamente calmata. Non avrebbe mai immaginato una cosa del genere, ma sentirlo parlare di sua madre la stupì piacevolmente e la calmò.
Le uniche cose che la costringevano a credere a quell'uomo erano le due stranezze successe al bar; il brusco miglioramento delle sue condizioni e l'apparente ustione provocata solo con il contatto le tenevano spalancati gli occhi sulla verità.

~ La sua famiglia sì.~

Ci fu una pausa durante la quale entrambi pensarono molto, ma nessuno disse nulla finché a Auxis non tornò in mente una cosa che le aveva detto lui.

~ Quali capacità avrei ereditato del Dio della Guerra?~ domandò curiosa.

~ Beh, a occhio direi forza, agilità...e un bel temperamento.~ rispose squadrandola.

~ Ed è una bella cosa?~

~ Il tuo caratterino non è esattamente piacevole, ma se sei la figlia di Ares devi pur assomigliargli.~

~ Dove vivono gli dei?~

~ Nell'Olimpo.~

~ Dentro al monte?!~

~ No, nel grande tempio dell'Olimpo. Tutti i semidei usano il tempio presente sul monte per accedere all'Olimpo dalla Terra e per andare sulla Terra dall'Olimpo.~

~ Quindi...l'Olimpo dove vivono gli dei è un luogo a parte, collegato alla Terra tramite il tempio presente sul monte in Grecia.~ ricapitolò Auxis.

~ Sì, esattamente.~

~ Dove vivono i semidei?~

~ Nell'Olimpo insieme ai loro padri o alle loro madri.~

~ Davvero gli dei e i semidei vivono tutti in questo posto?~

~ Certo. È grande, sai.~ rispose in tono ironico.

Auxis ridacchiò e dopo si accorse che qualcosa era cambiato. Ora vedeva quell'uomo in modo diverso; non era più spaventata, era come parlare ad un amico. Un amico gentile e educato, seppur duro, che sembrava non avere problemi a rispondere a tutte le sue domande.

~ Bene; ora che abbiamo chiarito chi sono io, chi è lei?~ chiese con un delicato sorriso che finalmente poteva incurvarle le labbra.

Era decisamente più tranquilla, ma probabilmente non aveva neanche lontanamente compreso quello che le era stato detto. Comunque avrebbe dovuto farlo presto.
Rivolse lo sguardo e l'attenzione all'uomo di fianco a lei, che la guardava come se non si fosse minimamente aspettato una domanda del genere.
Esitò. Non sembrava voler rispondere o almeno non sapere come farlo.

~ Ecco...non so se è una buona idea...~

~ A questo punto deve dirmelo.~ rise lei.

~ Sono Ares, tuo padre.~

Hey! Piaciuto il capitolo? L'identità dell'uomo era scontata? Vabbé ragazzi, dai.
DIN-DLIN! Consiglio! Bene, vi suggerisco di leggere una storia nuova nuova che si chiama Fantasmi Dal Passato😊
Baci❤️

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