10
Raggiunto il gigantesco portone, Zeus bussò tre volte e attese, perfettamente a suo agio.
Si udì un rumore all'interno, come un flap flap; cosa che stupì molto Auxis. Insomma immaginava che quelle porte fossero molto spesse... Come si poteva udire un rumore dall'esterno?
Le porte si aprirono contemporaneamente con uno scatto metallico svelando la fonte del rumore strano che si sentiva.
Ermes, sospeso in aria dalle ali ai suoi piedi, si stagliava in mezzo alle due ante, con le braccia allargate e un gioviale sorriso sul volto.
~ Zeus! Non ti attendevo così presto. Guarda guarda chi è tornata, la piccola Auxis!~ esclamò andando loro incontro.
Appena le si avvicinò, Auxis poté studiare i particolari del suo viso; aveva i capelli ondulati castano scuro e gli occhi marrone quasi nero. Il viso era allungato e molto giovanile ma comunque dall'espressione controllata e posata. Aveva la pelle abbronzata e il bianco della tunica la faceva risaltare. Notò che gli mancava poco per raggiungere Zeus in altezza, ma dubitava che un altro dio fosse più alto di lui.
La ragazza sorrise educata quando lui le prese il viso tra le mani, studiandolo di rimando.
~ Beh, la Terra è stata abbastanza clemente. Non ti sei rovinata troppo.~ commentò facendo scattare gli occhi su ogni particolare della sua faccia.
~ Prego?~ fece lei ridacchiando.
~ Bene, Ermes. Ora devo portarla nella sua stanza.~ disse Zeus concludendo così la breve conversazione.
Un po' le dispiacque di non poter continuare a parlare con lui. Le sembrava simpatico, ma sicuramente l'avrebbe rincontrato.
Prendendola per le spalle Zeus la guidò attraverso gli ampi corridoi color marmo, anche se Auxis aveva ancora in testa l'immagine della bellissima scalinata che si ergeva alle spalle di Ermes. Sopra ad essa c'era un lungo tappeto cremisi largo quanto la scalinata che proseguiva su seguendo tutte le biforcazioni della scala principale. I corrimano sembravano di gesso bianco ed erano costituiti da tante piccole colonnine bianche che si susseguivano l'un l'altra e attorno alle quali si avvolgevano dei rami d'edera fatti d'oro.
Lungo il corridoio, a intervalli regolari, c'erano delle finestre alte almeno due metri e larghe uno costituite interamente da mosaici di vetri colorati, mentre dal lato interno c'erano diverse porte di quello che sembrava legno di betulla o di acero.
Zeus la fece salire per una scalinata sempre decorata come quella all'ingresso anche se più piccola e salirono per quelli che parevano quattro o cinque piani.
Lì, la fece andare a destra lungo un altro corridoio. Questa volta osservò le porte e notò che vi era scritto qualcosa sopra, a lettere dorate. Solo che con la luce che entrava dalle finestre non riusciva a leggere le parole a causa del luccichio.
Vide che in fondo al corridoio c'era un'altra porta; ed è lì che lui la condusse.
Strizzò gli occhi per leggere la scritta e ci riuscì, visto che non era girata verso la luce. In alto, a caratteri svolazzanti e molto aggraziati c'era scritto "Auxis".
~ È questa la mia stanza?~ chiese voltandosi verso Zeus.
~ Ma quanta perspicacia...~ commentò lui.
~ Ma quanta simpatia...~ rispose lei.
~ Dai, entra.~ la incitò.
Auxis piegò la raffinata maniglia in tinta con la scritta ed aprì la porta entrando nella camera.
~ Oh, porco wow!~ gridò appena ebbe varcato la soglia.
Cominciò a girare la testa a destra e a sinistra per ammirare tutta la meraviglia presente lì dentro.
Capì subito perché la porta era girata da un altro verso: la stanza era situata in uno degli angoli del palazzo; quindi era anche probabilmente più grande delle altre.
Le due pareti esterne erano a vetri, con delle ricche tende bianche a ogni estremità.
La stanza era quadrata e il letto a baldacchino dai colori vivaci stava attaccato al centro della terza parete esterna.
C'era un morbidissimo tappeto verde che ricopriva tutto il pavimento e dava l'impressione di camminare sulla stessa erba che aveva visto all'esterno del palazzo.
Nell'angolo tra le due pareti a finestre c'era un divano a L di un tessuto mai visto prima, color indaco e davanti al quale c'era un tavolino di vetro stranamente moderno.
Alla sua destra si trovava quella che sembrava una scrivania di legno, molto antica e ben conservata, con una sedia riccamente decorata a motivi floreali adiacente all'immensa libreria stracolma di libri sorprendentemente grossi e dalle copertine colorate. Era alta quasi fino al soffitto (circa sei metri) di legno in tinta alla scrivania.
E, come tocco finale, l'armadio più grande su cui avesse mai posato gli occhi. Bianco avorio, a cinque ante e ad angolo; quindi con una specie di cabina.
In sintesi, era spettacolare.
Il suo viso era bloccato in un'espressione stupefatta, con la bocca aperta e gli occhi spalancati.
Zeus scoppiò a ridere dandole una manata sulla schiena.
~ Beh? Ti eri dimenticata una bellezza simile?~ chiese ridendo conoscendo già la risposta.
~ Evidentemente fai bene il tuo lavoro...~ mormorò lei come in trance.
~ Bene. Quello che dovevo fare l'ho fatto; ora immagino tu voglia stare un po' qui per riabituartici.~
~ Beh sì, magari. Ho solo una domanda...~ disse Auxis dirigendosi verso l'armadio.
~ Dimmi.~
~ Cosa dovrei indossare domani?~ chiese.
Lui con la mano le indicò l'armadio, invitandola ad aprirlo. La ragazza eseguì e rimase ancora più incredula nel trovarci tutti i suoi vestiti perfettamente piegati e sistemati ordinatamente.
~ Che ci fa qui la mia roba?~
~ Mentre dormivi non abbiamo certo poltrito.~ rispose lui come fosse ovvio. ~ Che tu ci creda o no eri molto amata qui prima dell'esilio. E sicuramente lo sarai ancora, adesso che sei tornata fra noi.~ aggiunse cambiando tono.
Auxis sorrise abbassando istintivamente lo sguardo. Non sapeva cosa aspettarsi dagli dei e dai semidei nell'Olimpo una volta che fosse tornata, ma sperava sinceramente che la trattassero bene o che quantomeno non la riempissero di insulti. E sentire Zeus dirle che come l'hanno amata prima l'avrebbero amata anche in quel momento le diede un'enorme gioia.
~ Aspetta qui, va bene?~ le disse dandole un buffetto sulla guancia.
Lei annuì e si andò a sedere sul letto mentre il Padre degli Dei usciva.
"Era un sorriso quello?!" si chiese ripercorrendo gli ultimi momenti.
Abbassò lo sguardo sul letto morbido grande più di due piazze sul quale era seduta e non resistette alla tentazione: si alzò; prese la rincorsa e vi si lanciò sopra rimbalzando sul materasso.
Si concesse una risata e dopo un momento di respiro decise di guardare quali libri avesse nella libreria.
Sembravano tutte storie molto interessanti, di quelle che piacevano molto a lei. Quando lesse in un titolo la parola "vestiti" le venne in mente di cambiarsi, ma declinò l'idea subito dopo essersi resa conto che di lì a poco sarebbe tornato Zeus e farsi trovare in mutande non avrebbe certo sistemato la sua reputazione di esiliata.
A proposito, ancora non riusciva a comprendere come gli dei avessero potuto esiliarla per un motivo così futile. E poi era quasi convinta di non poter essersi innamorata di questo qui... Il figlio di Afrodite o chi cavolo era...Giusto?
Buona domenica a tutti, bellissimi!
Eccovi il nuovo capitolo. Spero vi piaccia anche se è poco movimentato, ma tranquilli, l'azione arriverà presto😉
Bacioni❤️
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