Cinque
«Cosa diavolo succede li?» Sìron si stava ancora strofinando gli occhi quando le fate volarono via.
Tadiel impallidì guardando nella direzione del ragazzo e boccheggiando cercò di dire qualcosa.
«Cosa?» le intimò il ragazzo «Parla, così non ti capisco.»
Tadiel cominciò a fare segno a Sìron di avvicinarsi.
Lui la osservò dubitando della sanità mentale della ragazza. L’aveva vista perdersi su una strada dritta, parlare con delle strane luci e ora gesticolava senza emettere suoni. Tadiel intanto continuava a mimare con la bocca: “Vieni avanti lentamente”, spaventata e intimorita dal grosso animale alle spalle di Sìron. Ecco perché le fate erano fuggite, dovevano averlo notato anche loro. Il corpo era viscido e lungo diversi metri, avanzava lentamente scendendo dalla pianta alle spalle di Sìron. La lingua biforcuta sibilante e i suoi occhietti neri erano fissi sul ragazzo. Doveva essere un serpente, aveva visto qualche rappresentazione sul suo libro di Scienze e, se non ricordava male, un morso poteva essere addirittura mortale.
Il serpente sibilò alle spalle di Sìron, finalmente anche lui lo udì e sentì il sangue raggelarsi nelle vene.
«Non girarti!» gli urlò Tadiel perdendo l'autocontrollo e ritrovando la voce.
Intanto l'animale, sceso dalla colonna, con movimenti ondulatori si avvicinò pericolosamente ai piedi del ragazzo.
Tadiel si guardò attorno e adocchiò una pietra abbastanza grossa. Non aveva mai avuto una buona mira, ma non sapeva cos'altro fare: «Appena lo tiro tu corri in avanti ok?» affermò decisa guardando Sìron negli occhi.
Lui annuì mentre sentiva l'ansia farsi largo tra i pensieri. Tadiel cercò di prendere bene la mira. Non voleva ferire Sìron e neppure mandare il colpo a vuoto. Fece un grosso respiro e lanciò il masso verso la testa dell’animale. Questo andò a colpire l’essere sibilante, non esattamente dove aveva sperato Tadiel, ma comunque a segno. Sìron corse verso Tadiel e finalmente poté voltarsi a guardare il serpente incastrato sotto la pietra.
I due si portarono fin dietro l’edificio, a una distanza di sicurezza dall’animale.
La vecchia costruzione si affacciava su un giardino non troppo grande, delimitato da un piccolo torrente dall’acqua cristallina. Le lucciole si muovevano sul pelo dell’acqua illuminando i tenui contorni dei fiori che vi crescevano sulla riva.
«La prossima volta potresti anche essere più chiara!» esordì Sìron.
«Oh ma prego, non c'è di che!» rispose Tadiel allontanandosi da lui.
Un ingrato e rozzo continuava a ripetersi scuotendo la testa.
Tadiel e Sìron si chinarono sulla riva del piccolo fiume a rinfrescarsi un po' il viso e a bere quell'acqua limpida.
Era così fresca e profumata che Tadiel avrebbe voluto tuffarsi dentro, come a poter rinascere, una nuova persona senza più tutte quelle cicatrici e quel grigiore nel cuore. Desiderava solo essere felice, perché la felicità doveva essere sempre così sfuggente e timida nei suoi confronti?
In quel momento si sentì egoista anche solo per aver accarezzato il desiderio di avere una vita migliore. Non voleva più andar via da Fydre. Eppure quel luogo aveva inghiottito Marsh. Il dolce bambino dal viso rubicondo sembrava essere scomparso e Tadiel si sentiva impotente. Doveva accertarsi che stesse bene e che tornasse a casa. Casa la cupola? Era così fredda e inospitale, mentre Fydre avrebbe potuto fare da riparo a tutti e tre, accoglierli e custodirli.
Anche se l’idea di dover condividere poi la sua vita con Sìron le faceva storcere il naso.
Tadiel vide Tarassaco comparire all’improvviso e fiondarsi tutto concitato nella sua direzione. Per poco la fata non si schiantò contro il viso della ragazza, si fermò a un palmo di naso da Tadiel sbattendo le ali freneticamente per arrestarsi. La ragazza batté più volte gli occhi facendo volar via dalle sue ciglia la polverina luminescente che le era rimasta incastrata.
«Avevi ragione! Un altro umano è arrivato prima di voi!» affermò affannato Tarassaco.
Sìron rimase pietrificato, con la bocca leggermente schiusa per lo stupore e le sopracciglia aperte in un’espressione sbigottita. Si avvicinò a Tarassaco afferrandolo per le ali e la girandolo verso sé.
«Hey! mollami!» sbraitò la piccola fata.
«Cosa sei?» domandò il ragazzo.
«Una fata! Ora mollami perdincibacco.»
«Tadiel non bere l'acqua: provoca allucinazioni!» se ne uscì Sìron.
Tadiel scoppiò a ridere. Era così buffo vedere quell'espressione stravolta sulla faccia del ragazzo.
La fatina liberata dalle dita ruvide di Sìron tornò verso Tadiel. «Non provare più, nemmeno per sogno, a sfiorarmi» disse imbronciandosi verso il ragazzo. La luce intorno a lui si colorò di rosa, come il suo viso arrossato dalla rabbia.
«Mi stavi dicendo di un altro umano...» gli ricordò Tadiel.
«Sì, giusto!» disse la fatina scuotendosi gentilmente le ali raddrizzandole, come fossero una veste spiegazzata «È stato preso da uno dei quattro guardiani, per questo non abbiamo fatto in tempo a vederlo.»
«Chi sono i guardiani?» intervenne Sìron.
«Sono dei druidi messi a guardia della Valle in modo che nessuno possa oltrepassare il confine tra il vostro mondo e il nostro.»
«E allora perché noi non li abbiamo incontrati?» chiese Tadiel.
«Perché i Guardiani sono solo quattro, uno a guardia di ogni accesso. Se siete entrati dallo stesso accesso dell'altro umano vuol dire che il Guardiano era appena andato via con l'intruso. Non arriva mai nessuno, come ci si poteva aspettare che in un giorno ne arrivassero ben tre?»
«Come lo ritroviamo Marsh? Sai dove può averlo portato?» domandò Sìron in preda all’agitazione.
«Sicuramente il Guardiano lo avrà portato da Galathil, colei che mantiene l'ordine nella valle!»
«Allora è lì che dobbiamo andare. Dove si trova Galathil?» chiese Sìron pronto per andare a prendere il suo mezzo fratellino.
«Galathil vive al confine Nord della Valle, sulla cima più alta della montagna innevata ma solo i druidi hanno la forza necessaria per scalarla e arrivare fin lì!»
«Non possiamo lasciarlo da solo! Ha solo me al mondo, devo andare da lui!» Tadiel leggeva la supplica negli occhi del ragazzo, «Puoi aiutarci ad arrivare fino al confine Nord?»
«Mi dispiace ma non è mio compito, non avrei nemmeno dovuto informarvi di tutto ciò» disse la fatina «Se Myriel, druido del vento e fata Madre, lo viene a sapere mi toglierà le ali... Poi che fata sarei senza ali?» la luce che circondava il piccolo essere si affievolì.
«Puoi almeno mostrarci da che parte andare?» Tadiel provò ad insistere.
«Sempre dritto davanti a voi, dovete arrivare al confine. Saprete di essere lì perché vi troverete uno sconfinato deserto davanti, e se riuscirete ad attraversarlo vi aspetterà la scalata sulla montagna... Io vi consiglio di fare tanta scorta di cibo e acqua, il viaggio non è breve e fate attenzione: non tutti gli esseri che vivono qui sono amichevoli» affermò Tarassaco.
Tadiel si sporse verso di lui e gli baciò la punta del capo. «Grazie, sei stato tanto prezioso.»
Di nuovo la luce della fata si fece rossastra, come il suo viso, poi volò via.
Un brivido di terrore percosse la schiena di Tadiel. Non era mai stata una persona molto coraggiosa. Guardò gli occhi azzurri di Sìron e vide la determinazione e la forza che nascondevano. Non era un tipo molto simpatico però Tadiel sapeva che poteva contare su di lui. In quell'istante Sìron incrociò le iridi verdi della ragazza. «Allora? Tu vieni o rimani qui?» chiese incamminandosi verso il fitto della foresta.
Tadiel dondolò per un attimo sui piedi e si addentrò nel bosco seguendo Sìron.
Revisione a cura di NinaBlueStar
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top