Cap 3

L'aria fuori dalla serra era meno umida e più fredda.

"Cleve Backster... il nome non mi è nuovo, ma potrei sbagliare...", commentò sorprendentemente la donna. "Era un investigatore americano del secolo scorso, per caso?"

"Era un ex dipendente della CIA, per la precisione, e intorno agli anni '60 dirigeva un Istituto di ricerca a New York, istruendo funzionari di polizia sull'uso del poligrafo, il nome ufficiale della macchina della verità", annuì compiaciuto l'uomo, arricciandosi un baffone generoso, segno che aveva gradito molto l'interesse di lei per l'argomento.

"Sì, allora è la persona che pensavo", sorrise Harriet, "se non erro, quest'uomo decise di collegare delle piante al suo strumento, ricavandone risultati che sollevarono interesse in tutto il mondo".

"Interesse non è il termine esatto, miss Dixon", argomentò l'anziano:"indubbiamente i risultati dei primi esperimenti di Backster misero a rumore il mondo scientifico, ma presto si spinsero talmente avanti da provocare una violenta chiusura nei suoi confronti.

Gli venne contestata una scarsa ripetibilità degli esperimenti e fu prontamente emarginato, proprio mentre i giornali di mezzo mondo gli dedicavano titoli sensazionalistici e richiedevano interviste a beneficio della gente comune, avida di particolari da fantascienza.

Questo interesse del pubblico, naturalmente, si esaurì rapidamente e presto gli esperimenti che Backster continuò a condurre per decenni persero attrattiva. Essendo le sue teorie ripudiate dalla scienza ufficiale, le sue scoperte sono rimaste ignorate dai più ed egli stesso fu pubblicamente deriso e ritenuto un delirante, fantasioso sognatore".

"Una vicenda triste", commentò la donna.

"Alquanto, sì. Una severa lezione, per chi ritenga di sapere cose di grande importanza che potrebbero però scontrarsi con gli interessi della scienza ufficiale".

Il professore aprì la porta finestra dell'ufficio e invitò Harriet a rientrare.

"Lei giudica che quelle di Backster fossero autentiche scoperte e che la scienza le abbia negate per interessi economici?", chiese la giovane donna, sinceramente presa dall'argomento.

"Io ritengo che Backster ci abbia messo sulla strada per conoscere aspetti della nostra Terra di straordinaria importanza", le rispose il professore richiudendo la porta sul parco. "Ritengo che la comunità scientifica, in particolare quella occidentale, l'abbia respinto violentemente non per espliciti interessi economici, ma ancor peggio, perché le sue scoperte andavano prospettando la necessità di rivedere la nostra visione della vita in modo radicale.

Più che questione di soldi, credo sia stata questione di etica, di fede, di incapacità di aprirsi a una dimensione più spirituale del mondo. Backster è stato rinnegato perché apriva interrogativi sulla nostra presunta assoluta superiorità su tutte le creature terrestri".

"Questo suo discorso mi affascina, professor Murray. Ma quindi, se intendo dove esso conduce, nei tre mesi che lei finanzia gli studenti conducono esperimenti che riprendono le teorie del sig. Backster".

Il vecchio professore sorrise, dondolando il capo.

"E i precisi contorni di questi esperimenti non sono pubblicizzati", continuò la donna, "per non incorrere nella scomunica della comunità scientifica".

"La comunità è stata parzialmente informata, in verità", precisò il professore sedendosi nella poltroncina di prima e agitando una campanella.

"Posso offrirle una bevanda dissetante Miss Dixon?", chiese mentre la governante arrivava con un vassoio già pronto, su cui troneggiavano due alti bicchieri e una brocca sudata, colma di quella che doveva essere un'aranciata appena spremuta.

Quando la donna, compitissima, ebbe offerto loro il succo e si fu ritirata, l'uomo sorseggiò assorto accarezzandosi sovrappensiero il panciotto tirato, mal nascosto dalla veste da camera, da cui Harriet si sarebbe attesa di veder spuntare un orologio a cipolla.

Le evocava assolutamente l'immagine del garbato gentiluomo inglese innamorato delle sue rose da esposizione; forse un po' retrò, vista la fobia per la modernità e la crociata contro i cellulari e i computer ma...

"Non ritenevo moralmente possibile nascondere delle informazioni che ritenevo vitali, anche se immaginavo l'ironia che ne sarebbe discesa", interruppe le sue riflessioni il professore, riprendendo il discorso interrotto.

"Ed è, immagino, con i giudizi espressi da alcuni eminenti studiosi, miei contraddittori sulle teorie che ho formulato, che sarà stata corredata l'istanza presentata in tribunale".

"È possibile, professore", ammise Harriet.

Erano stati effettivamente prodotti al giudice articoli in cui il lavoro di Murray veniva sconfessato con decisione e tacciato come farneticante.

"Posso chiederle come giudicherà se sono folle miss Dixon?", l'interrogò amaro l'uomo a questo punto.

"Se fossi stato un fisico, ad esempio, come avrebbe giudicato lei, un medico, se una mia teoria fosse pazzesca, senza conoscere nulla della quantistica?"

Harriet gli rispose che in effetti un medico avrebbe espresso un giudizio su tutt'altro.

"È palese, professore, che una qualunque teoria scientifica può rivelarsi errata senza affatto implicare che il suo formulatore sia pazzo. Similmente non sono qui a giudicare se è pazzia la sua ipotesi che le piante siano esseri senzienti".

Non le pareva il caso di fingere d'ignorare almeno la sostanza più evidente delle teorie di Murray, avversate dalla comunità scientifica.

"In tal caso", sorrise l'uomo, "i miei consanguinei hanno già perso la causa, perché la sola follia di cui potrebbero accusarmi è questa, ritengo".

Ma Harriet replicò con aria seria, non volendo ingannarlo circa la gravità della situazione: "In effetti, il problema potrebbe essere invece l'entità delle spese che i suoi familiari denunciano, spese che lei motiva con queste sue ricerche poco ortodosse".

"Il vero problema, allora, è se sia legittimo chiedere a un uomo di giustificare le sue spese", reagì il professore, abbandonando improvvisamente la sua bonarietà.

Era evidentemente un argomento che lo toccava troppo sul vivo, e lo sguardo si fece severo.

"Le faccio presente che le spese che sostengo potrebbero non dipendere affatto solo da un progetto scientifico; se non desiderassi che alla mia morte si arricchissero, con le mie sostanze, persone che non stimo e che anzi reputo pessima gente? Non sono forse nel diritto di destinare le mie cose come voglio?"

"Per questo e per destinare il suo patrimonio a usi che ritiene meritevoli basterebbe far testamento, professore", gli rispose la donna.

Ma l'anziano ora aveva del tutto abbandonato l'aria del nonno arrendevole.

"E se non mi fidassi, di un testamento?", le replicò cupo.

"Se temessi che riuscissero ad aggirare le mie ultime volontà, magari corrompendo qualcuno? E se preferissi veder realizzato oggi, ciò che vorrei fosse l'uso del mio denaro, e che temerei mal concretizzato senza la mia diretta supervisione?

Come protesterei, ormai dall'aldilà, che non si rispetta il mio volere? La ritiene davvero così sbagliata la mia volontà di usare il mio, secondo i miei intenti, finché posso vederne con i miei occhi il risultato?"

Harriet fissò attenta quegli occhi decisi e ripensò alle velate argomentazioni con cui le era stato fatto intuire che la sua perizia era urgente e importante.

"No", rispose, "ciò che argomenta è ovviamente ragionevole ma... i suoi parenti sostengono che i suoi progetti siano quelli di un visionario. E io sono incaricata di valutare se la sua percezione della realtà è alterata.

Sono stati forniti al tribunale suoi documenti 'pubblici' che hanno riscosso il totale scetticismo della comunità scientifica e dai quali emerge, obiettivamente, una visione apocalittica del futuro che la spingerebbe alle spese spropositate che stanno prosciugando il suo patrimonio.

Non le chiedo di convincermi di una qualche teoria scientifica, ma mi metta in condizione di darle il beneficio del dubbio. Mi parli almeno di come sono nate le sue convinzioni e di quale obiettivo perseguono i corsi trimestrali che finanzia".

L'uomo scosse la testa, sospirando, tornando ad adagiarsi nella poltrona con una postura meno rigida di quella che aveva assunto poco prima.

"Avrei preferito rimanere più sul discorsivo Miss Dixon", ammise poi, controllando l'ira che aveva brillato nel suo sguardo all'idea di dover rendere conto a un giudice di come spendeva il suo denaro.

"Ma immagino che se rifiutassi questo confronto sul tema, lei mi attribuirebbe una scarsa ragionevolezza e mi porrei da me in una condizione debolissima, vero?", proseguì fissando bene negli occhi la donna, che annuì dispiaciuta.

"Vero, professore", confermò.

L'istintiva simpatia dell'uomo e l'impressione che fosse tutt'altro che squilibrato doveva poggiarla su dati più obiettivi, che il proprio istinto.

"Allora non mi resta che mostrarle alcuni documenti dai quali è scaturita quell'ipotesi che definisce 'apocalittica' e che sta alla base del mio progetto", e l'uomo si alzò un po' a fatica e si chinò a frugare nel cassetto della bella scrivania di stile coloniale, di mogano scuro. Scartò diverse cartelle e infine ne aprì una sul piano e le porse dei documenti.

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