04. E' Compito Mio

Middas, 3° della Gelata, anno 257 della Terza Era

Mentre rimontavano a cavallo, la mattina seguente, per lasciare la tenuta di Lakeview e tornare a Whiterun, Keiko fissava le montagne a Sud, i boschi di sempreverdi in cui era immersa Falkreath. Il suo sguardo, benché tentasse di mascherarlo, superava le colline e le rocce che lo dividevano dalla città, tormentato dal dubbio.

"Non era esattamente questo che avevamo in mente di farti fare" commentò Ria in uno sbuffo. Anche Farkas la pensava così. Dopo una notte di tormenti passata a tenere a freno il suo sangue Mannaro, sembrava stanco e affaticato. Tuttavia, negli anni aveva dimostrato di essere, tra tutti i Compagni, il più fidato e onorevole, e vedere il Precursore così teso non poteva lasciare il Nord indifferente.

"Cosa ti turba, Precursore? Il tuo sguardo indugia verso luoghi oscuri"

Keiko arrestò la sua cavalcatura dal manto color crema e la rivolse verso Sud, senza dire nulla.

"Vuoi tornare laggiù, vero? – disse la ragazza, rivolgendo lo sguardo verso Sud – Siamo stati chiamati per risolvere i disordini alle fattorie e non possiamo andarcene senza aver fatto nulla" Keiko assottigliò lo sguardo, concentrato. Farkas, che finalmente aveva capito qual'era il problema, arrestò il cavallo di fronte agli altri due.

"Difendere chi non può difendersi da solo è la nostra missione, Precursore. Noi siamo ai tuoi ordini"

Il Khajiit si riprese e, sempre con la stessa espressione, si rivolse alla ragazza.

"Hai detto che sei nata e cresciuta a Helgen. Venivi mai da queste parti?"

Ria fece avanzare il suo giovane cavallo pezzato.

"I miei nonni si erano trasferiti a Falkreath. Non li venivamo a trovare spesso. Che hai in mente?"

"Voglio parlare con la resistenza. Dobbiamo superare gli Imperiali e raggiungere i Manto della Tempesta" Ria avanzò, superando una serie di massi per raggiungere una zona più alta e uscire dagli alberi. Finite le robuste palizzate della città, il terreno cominciava immediatamente a inclinarsi in linee spezzate, fatte di rocce e alberi, che salivano veloci verso le alte vette a Sud.

"Potremmo farcela. Non con i cavalli però"

"Lasceremo i cavalli alla tenuta" suggerì Farkas. Keiko continuava a fissare quei boschi, intravvedendo i riflessi del cammino che gli aspettava attraverso le sue cornee brillanti.

"Partiremo stanotte" sentenziò infine lisciandosi i baffi e facendo girare il cavallo.

"Possiamo andare anche ora" disse Farkas per tutti e due i Compagni.

"No – replicò con tono duro il Khajiit senza fermare il passo – Tu devi riposare e Ria deve fare dei giri di ricognizione"

Farkas e Ria rimasero a guardarlo superare la collina. Il Nord allargò leggermente uno dei suoi rari sorrisi.

"Keiko. Ora comincio a riconoscerlo"

Middas, 3° del Focolare, anno 253 della Terza Era

Doveva ancora abituarsi a quelle segrete mascherate da alloggi. Era passato un anno da quando si era trasferito nelle camere del Precursore, da poco aveva portato le sue ultime cose dalla Tenuta, e anche ora che il legno e la pietra avevano un odore più simile a casa sua, non riusciva a prendere sonno. Il suo istinto gli suggeriva che quel posto era ben isolato dal pericolo, mentre la sua ragione lo metteva in guardia sui pericoli di vivere in una tomba. Una battaglia che non lo aveva abbandonato mai, nemmeno quando era diventato una Blade, ma che ora, con il carico sbilanciato di quella responsabilità sulle spalle, rischiava di schiacciarlo.

Sentì la porta dell'anticamera aprirsi di schianto e i pochi passi decisi di Vilkas verso la sua porta. Prima che bussasse, Keiko era già in piedi.

Quando aprì, trovò il solito sguardo torvo e oscuro, incendiato dalla luce tremolante di una candela.

"Devi venire, ci sono problemi"

"Di che tipo?" Vilkas rimase a fissarlo. Al Nord sarebbe venuto più facile ammazzare una dozzina di Troll piuttosto che riuscire a mascherare il suo disprezzo.

"Ha importanza?" chiese lasciando il precursore al buio.

Keiko risalì in fretta. Tutti e sedici i Compagni erano assiepati all'ingresso, compresi Farkas, Vilkas e Ria. Al di fuori sembrava ci fosse un discreto concitamento. Un vociare confuso veniva già sovrastato dalla voce squillante di un uomo che inneggiava alle sventure che occorrono a coloro i quali sfidano l'ira di Talos.

"Sembra sia successo qualcosa alla Torre d'Osservazione Occidentale" lo accolse un serafico Farkas. Dal patio antisante poteva vedere oltre le mura e le torrette del cancello principale, alle tenebre che si estendevano sulla prateria a Ovest. Il fuoco divampava alto in quella direzione, voci concitate si mischiavano al clangore delle lame d'acciaio, portate dal vento in rapide folate. 

"Cosa sarà successo?" chiese Farkas per tutti. Nel piccolo chiostro oltre la scalinata di Jorrvaskr si era assiepato un capannello di curiosi, spaventati e confusi da quei rumori che conoscevano così bene.

"...Pentitevi dunque, e Talos riconoscerà coloro che lo hanno sostenuto, i suoi più veri servitori, coloro che non hanno ceduto alla mano bianca dell'Impero, guidato dai Thalmor..."

"Fai stare zitto quell'uomo" Ria si mosse immediatamente all'ordine secco del precursore. Poi fece qualche passo, scendendo un paio di scalini prima di parlare.

"Signori, vi prego, mantenete la calma"

"Precursore, che sta succedendo?" chiese Jorn.

"Keiko, ti prego, dicci che succede" lo pregava Isilde.

Il Khajiit puntò ancora gli occhi verso la battaglia.

"Non lo so, mi dispiace. Vado a informarmi dalle guardie, voi intanto tornate nelle vostre case..."

"I Manto della Tempesta sono fuggiti" si annunciò Eorlund. Keiko si guardò attorno.

Nessuno sulle torri d'Osservazione, nessuno sulla garitta del cancello. Fu in quel momento che il fabbro gli indicò con un cenno del capo di guardare in alto. Intravide la sagoma nera di Farengar in piedi sulla sommità della scalinata di Dragonreach. Il mago non usciva quasi mai dalla fortezza, a ogni parola proferita a forza risultava evidente la sua determinazione a rimanere esterno a qualsiasi evento accadesse alla città. Di rado si avventurava al di fuori del limitare della fortezza, per le stradine di Whiterun, per dirigersi all'emporio o da Arcadia. La guerra era giunta, di nuovo, e infuriava col ruggito di un incendio, e il mago aspettava indifferente di ricevere il nuovo padrone, per continuare le sue preziose ricerche.

"Proteggeremo noi Whiterun"Vilkas scivolò al suo fianco.

"Finalmente ti sei deciso a fare la cosa giusta?" Keiko si voltò ad affrontarlo. Per lui non era un problema reggere quello sguardo accusatore.

"I Compagni non si schierano dalla parte di nessuno. Whiterun, la popolazione di Whiterun, è rimasta indifesa, contro chiunque tenterà di conquistare o saccheggiare questa città, e dalla parte loro che ci schieriamo, com'è sempre stato" si fece vicino, tanto vicino che i loro nasi si sfioravano.

"Che il pericolo venga dai Manto della Tempesta, dagli Imperiali o altro non ha nessuna importanza. Armatura del Lupo, disponi gli uomini sulle mura, poi raggiungimi al Cancello. Terremo sotto controllo la situazione da lì. Nessuno ingaggi combattimento, se avvistano qualcosa lo segnalano" poi si fece ancora più cupo, i suoi occhi si accesero di un giallo intenso.

"E che sia chiaro ai tuoi uomini: chiunque disobbedirà agli ordini verrà espulso immediatamente da Jorrvaskr" il Nord lo fissò ancora a lungo prima di scivolare via col suo consueto passo leggero.

"Farkas, prendi due uomini e fa si che questa gente resti in casa, poi raggiungetemi al cancello" il gigante Nord annuì e scese il resto della scalinata. Sotto le ampie fronde del Verdorato, i Compagni disperdevano la piccola comunità impaurita.

Keiko scese al trotto le scale che lo dividevano dal mercato, e in pochi minuti fu al cancello. Di fronte a lui si apriva la campagna del feudo, immersa nell'oscurità. I rumori erano cessati, quasi d'improvviso, un vuoto che metteva ancora più paura. Alzò una mano e richiamò la magia, come gli aveva insegnato il Sangue di Drago. Una flebile fiammella violacea rifulse nel palmo e, nello stesso istante, una leggera patina dalle stesse sfumature oniriche gli velò le cornee. Era da tempo che non usava quell'incantesimo, e mantenerlo per pochi minuti gli costò uno sforzo considerevole. Nelle ombre della notte buia vide la sagoma azzurra di un coniglio schizzare tra l'erba, lontano, delle alci brucavano pacifiche, e nulla più.

Interrotto l'incantesimo, rimase a fissare l'oscurità coi suoi occhi felini, in attesa.

Middas, 3° della Gelata, anno 257 della Terza Era

Ria li fece risalire la strada a Est per diverse centinaia di metri. Col favore delle tenebre e l'incantesimo di Alterazione di Keiko, riuscirono agilmente a superare le ronde e le sentinelle Imperiali, l'unico rallentamento, era la mole di Farkas e il suo enorme spadone forgiato da Eorlund appeso alla schiena. Scivolarono leggeri e rapidi nel rado sottobosco, infilandosi tra le rocce e i ruscelli. La parte difficile fu proseguire direttamente verso Sud, di fronte agli schieramenti Imperiali. Le ronde aumentavano sempre più, e fu solo grazie al fiuto e alla magia di Keiko che riuscirono a passare inosservati. Tuttavia, ora le strette gole della zona montuosa li costringeva a un percorso tortuoso e obbligato, che spuntava diretto sul canalone che immetteva al territorio controllato dai Manto della Tempesta. Quando giunsero alla meta, dovettero fermarsi dietro a dei massi coperti di muschio.

L'ampia mulattiera che si inerpicava a Sud era di fronte a loro, e, al centro, un fuoco da campo a una mezza dozzina di soldati dell'Impero.

"Dev'essere lo snodo principale degli scontri, il punto più delicato del territorio" sussurrò Farkas cercando conferma delle sue parole da Ria. Keiko stava già valutando le loro possibilità. Le armature imperiali di cuoio e acciaio sembravano visibilmente usurate, due spade corte alla cintura, archi e frecce d'acciaio. A quello più vicino spuntava un'enorme ascia d'ebano agganciata alla schiena. Erano ancora tutti svegli, infreddoliti dalle temperature che ormai scendevano inesorabilmente, ma vigili e attenti a svolgere il loro compito con la massima determinazione.

"Tre contro sei" sbuffò irritata Ria.

"Sette" la corresse Keiko che aveva individuato la sentinella di ronda tra gli alberi.

"Se vuoi spaccare qualche testa va bene – aggiunse Farkas – Anche se dovresti calcolare che questi sono soldati, addestrati e pagati per questo, non sono fabbri e contadini come i Manto della Tempesta"

Keiko stava ancora valutando le varie opzioni, quando Ria richiamò la sua attenzione su un punto di fronte a loro, oltre gli Imperiali.

"Laggiù c'è un passaggio, se riusciamo ad infilarci li aggiriamo, e un'ottima alternativa"

Keiko concentrò il suo sguardo su quel punto. Un sentiero scendeva ripido verso il fondovalle, immergendosi nelle fitte foreste di sempreverdi a Ovest di Falkreath. Il Precursore sfidò le tenebre oltre il ciglio della mulattiera. Anche da lì, concentrando il suo Magicka, poteva percepire l'ordalia di bisbigli provenire dal sottobosco. Sapeva bene cosa celava quella foresta, tra ruscelli e tronchi caduti e ricoperti di Funghi Bianchi e Belladonna.

"Un incauto viaggiatore intraprese la strada che al passo sembrava sicura, e del suo canticchiar sereno non rimase altro che il ronzar delle mosche" sussurrò Keiko.

"E' una foresta di Sprikkan" dedusse con amarezza la ragazza Nord.

"Gli Sprikkan non sono la cosa peggiore che potremmo trovare laggiù" stava dicendo Keiko, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Con quel poco di energia Magicka che gli rimaneva, richiamò un'ultima volta l'Individua Vita.

"Restate giù" sussurrò.

La prima freccia colpì alla testa proprio l'imperiale con la lunga ascia ancorata alla schiena.

I soldati furono pronti a sfoderare le lame. Dal bosco sibilavano le frecce di ferro che una a una sfilavano di pochi centimetri i soldati di Cyrodill. Questi, dopo un attimo di smarrimento, intravidero i loro nemici e partirono all'assalto. Erano abbastanza lontani da Falkreath perché non giungessero altre unità di supporto.

"Come hanno fatto a prenderli di sorpresa?" sussurrò Ria. Keiko era in ascolto, concentrato nell'attesa del momento giusto.

"Hanno ucciso le sentinelle" replicò sussurrando a sua volta.

"Andiamo" disse infine, partendo piegato e risalendo l'ampio sentiero costeggiando la parte opposta. Qualcuno nei boschi ancora combatteva, mentre loro tre cercavano di essere il più furtivi possibile.

Erano quasi usciti dall'arco di luce del fuoco da campo, quando una freccia sibilò ai piedi di Keiko. Non aveva più energie magiche per richiamare incantesimi, doveva contare solo sul suo istinto. Erano tanti, più di quanti avevano lasciato il fuoco da campo pochi minuti prima. Annusò l'aria. Umani, quasi tutti Nord, e un paio di altri sgraditi odori.

I Manto della Tempesta uscirono allo scoperto alla spicciolata, archi d'acciaio puntati. I tre Compagni alzarono immediatamente le mani.

"Il mio nome è Keiko, sono il precursore dei Compagni, non siamo nemici" quelli non sembravano averlo sentito, eppure stavano a distanza, gli archi tesi e le orecchie allerta. Uno di loro, infine, uscì dal sottobosco e si fece avanti con aria decisa.

"Pericoloso aggirarsi per questo posto in piena notte. Se non vi conoscessi, potrei scambiarvi per Imperiali"

Keiko sentì un brivido scendergli lungo la schiena.

"Vilkas" riuscì a dire, mentre lo squadrava da testa a piedi.

"Cosa volete, parlate in fretta" fu Farkas a parlare, frapponendosi fra loro a muso duro.

"I civili sono vittime dei banditi che si aggirano da queste parti, soprattutto ora che siamo in guerra. Ne sapete niente?" Vilkas fissò lo sguardo gentile e determinato di Farkas con la solita insolenza.

"No, fratello. I Manto della Tempesta difendono Skyrim, senza compromessi ne negoziazioni. I miei uomini hanno esagerato un po' di volte forse, questo lo ammetto, ma li ho puniti severamente per quegli errori e non li ripeteranno più"

Farkas, però, aveva perso completamente interesse alla questione che li aveva portato lì.

"I tuoi uomini? Cosa ti è successo, fratello?" Vilkas si umettò le labbra. Ci mise interminabili secondi a trovare le parole, a mantenere in piedi quella scorza da guerriero che lo caratterizzava.

"Ho affrontato i miei nemici, questo mi è capitato. E' sono sempre vissuto per raccontarlo, fratello – a un suo cenno, i Manto della Tempesta abbassarono le armi – I Compagni non sono i benvenuti qui, noi siamo in guerra, combattiamo per Skyrim. Abbiamo fatto una scelta, abbiamo deciso da che parte stare, come si addice a dei veri Nord" Keiko s'accigliò, ma decise di rimanere in disparte.

Turdas, 4° del Focolare, anno 253 della Terza Era

Da qualche ora la prime avvisaglie di un'alba grigia illuminavano Whiterun da Est. Farkas e Vilkas, stretti nei loro pesanti mantelli di pelliccia,osservavano il Precursore mentre sondava le vicinanze con la magia per l'ennesima volta. Era tutta la mattina che ci provava, senza successo.

Tra i Compagni c'era stanchezza, tensione. Qualcuno aveva ceduto e si era addormentato al suo posto di vedetta. Keiko valutava, ragionava, impassibile sulla garitta di vedetta. Erano rimasti solo loro tre, e il suo secondo, come ormai succedeva sempre, aveva una sua idea ben precisa di cosa dovesse essere fatto, e, come al solito, le loro idee divergevano.

Videro i quattro cavalieri avanzare lentamente verso i cancelli della città. Uno di loro portava lo stemma della mano bianca su una lunga staffa. Avanzavano in formazione, un graduato davanti, due uomini di scorta sui fianchi e il porta vessilli alle spalle. Keiko si stava per muovere dal suo posto, quando vide, lontano, le prime linee dell'esercito imperiale avanzare lentamente sulla strada che passava per le fattorie di Whiterun, centinaia di uomini dalle faccia sporche di polvere e le armature ammaccate e ricoperte di sangue scuro, avanzavano sulla larga strada principale, lentamente.

I quattro cavalieri si fermarono fuori dal cancello. Nel silenzio dell'alba che emergeva dalla Gola del Mondo, il generale e il Precursore rimasero a studiarsi.

"Il mio nome è Baston Brinn, Generale della Legione Aryion, chi è in comando qui?"

Anche lui aveva la faccia sporca di polvere, una ferita rattoppata alla meglio sullo zigomo e lo sguardo di chi vorrebbe essere in ogni parte del mondo tranne che lì.

"Aprite i cancelli" ordinò Keiko avviandosi a scendere dalla garitta. Vilkas si mosse verso di lui con un impeto di rabbia.

"Apri i cancelli ai nostri nemici?" Keiko, che fino a quel momento aveva cercato di mantenere la calma, perse definitivamente la pazienza. Afferrò Vilkas per la pettorina e lo sbattè contro la pietra.

"I nemici dei Compagni sono coloro che non rispettano la gente che non si sa difendere da sola. Li hai visti i migliaia di soldati imperiali che stanno marciando verso Whiterun? Vuoi combatterli in sedici?" Gli occhi neri di Vilkas brillavano d'odio.

"Di sicuro non li faccio entrare a casa mia come una puttana"

Keiko lo lasciò andare, ma rimase a fissarlo con uno sguardo di fuoco. Vilkas stava per replicare, mettendo mano all'elsa di Zanna di Lupo, quando suo fratello minore si frappose tra loro. I due fratelli si guardarono a lungo.

"Va a fare il tuo lavoro, Precursore. I Compagni ti copriranno le spalle" si limitò a dire Farkas.

Keiko fece i primi scalini, mentre i fratelli ancora si sfidavano. Era una questione di famiglia, una cosa tra sangue Nord.Il Khajiit continuò a scendere mentre parlava.

"Vilkas,quando avrai chiarito da che parte stai, voglio che prendi le tue cose e te ne vai da Jorrvaskr"

Due Compagni aprirono gli ampi portali di Whiterun e si misero in guardia al centro dell'apertura.

Keiko avanzò fino a trovarsi di fronte al generale. Baston non scese da cavallo, si limitò a valutarlo dalla sella e nulla più.

"Nessuno è al comando qui, le guardie sono fuggite, e immagino valga lo stesso per lo Jarl e tutta la sua corte, ci sono solo civili disarmati" il generale, visibilmente affaticato, si poggiò stancamente sul pomello della sella, strofinandosi gli occhi arrossati.

"A giudicare dalla lama d'ambra che ti esce dalle spalle non si direbbe"commentò col suo forte accento del Sud.

"Mai sentito parlare dei cento compagni di Ysgramor?" a quelle parole, il generale alzò la testa e assottigliò lo sguardo.

"Una leggenda di queste parti, un gruppo di guerrieri con sangue Mannaro" concluse squadrandolo con sguardo perplesso.

"La città è vostra, potrete farne quello che volete, basta che i tuoi uomini non si facciano prendere la mano con i civili, o dovremmo intervenire"

Il generale Brinn si mise dritto e si guardò attorno. Ci mise qualche minuto per rispondere.

"Non posso garantire che nessuno farà niente, ma se non ci sbarrate il passo, proseguiremo per Falkreath appena possibile" Keiko si mosse di lato, tenendo lo sguardo fisso sull'umano.

"Le porte sono aperte"

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