~72~
Mentre le stava dietro, Chuuya chiamò i rinforzi per far prendere Ihara e sistemare la situazione con il corpo di Shusaku. Una volta fuori dal cimitero, Fumiko arrestò la camminata e quasi Chuuya non le finì addosso per la brusca fermata. Indietreggiò un po' e aspettò che parlasse.
«Perché mi hai seguita?» mormorò la donna, rivolgendogli ancora le spalle.
«Adesso dovrei vendicarmi e ucciderti.»
«Va bene.»
Fumiko si voltò, con gli occhi lucidi e la mascella stretta.
«Va bene? Ti sta davvero bene?»
«No che non mi sta bene, ovvio!» strillò il rosso, ma si interruppe lì.
Non sentiva di doverle dare spiegazioni. Lei non si era mai aperta da quando si era presentata, fin dall'inizio aveva chiuso nel fondo della sua anima le sue emozioni e aveva deciso di mantenerle lì, mostrandosi imperturbabile e composta, intervenendo con fermezza e mai mettendo in mezzo i sentimenti. Per lui, Fumiko non era stata altro se non l'innesco per far barcollare la tranquillità che con sudata fatica aveva ripreso dopo la morte di Shizuka. Niente di positivo, e poco di personale. Chuuya non voleva più esporsi tanto con lei come quella fatidica notte aveva deciso di fare; ora toccava a Fumiko fare qualche passo per perdonarlo e aprirsi un po'.
Se mi vuole uccidere ci provi pure, ormai sa come agisco io. Non credo più che abbia il diritto di conoscere ciò che provo e che sento, se vuole andarsene senza dirmi nulla lo faccia, se vuole lasciarmi con qualche minaccia che mi lasci così.
«Le sue parole...» Fumiko cambiò totalmente atteggiamento.
Sembrò rilassarsi e fare qualche passo verso Chuuya, come a fargli capire che avrebbe voluto solo sfogarsi, non per forza essere compresa. Lei stessa capiva perfettamente di essersi chiusa per il bene della propria vendetta, ma adesso, com'era finita? Solo Shusaku era morto, e gli altri? Ihara Saikaku, colui che odiava di più, e quel Doppio Nero di cui tanto aveva sentito parlare e del quale aveva visto la fine dentro un vecchio capanno rimesso a nuovo, ecco, loro che fine avrebbero fatto per lei? Era davvero ancora convinta di dover vendicare Shizuka dopo tutto ciò che le era capitato?
Non era mai stata la sorella forte. Shizuka ne aveva sempre preso le difese, assumendosi la responsabilità di tutti gli errori commessi dai genitori; era entrata a far parte della port-mafia sacrificando la sua bellezza e, come aveva affermato Ihara, mettendola a servizio di quell'organizzazione, pensando poco alla libertà di cui si era privata e più alla salute e al bene di sua sorella. L'aveva difesa soprattutto nel male, diventando la prima dirigente donna, poi era morta, e Fumiko si sentiva in dovere di ricambiare. Ma l'incontro con Chuuya l'aveva scossa fin dall'inizio. A vedere la sua reazione davanti a una falsa Shizuka che lo stava attaccando in un vicolo vicino al suo appartamento, e la successiva calma nel rivederla prendere le proprie sembianze: ne era rimasta sconvolta, e nemmeno l'aveva lasciato intravedere.
La sua compostezza aveva vacillato per tutto questo tempo e adesso, fuori da quel cimitero, era crollata completamente.
«Dannazione.» strinse i pugni, e non riuscì ad evitare le lacrime «Le sue parole mi hanno fatto così male da non sapere come reagire. Mi ha distrutta.» nonostante la voce che tremava, i suoi occhi brillavano di luce propria.
Neri come le ombre, neri come il petrolio, splendenti come le stelle immerse nel buio del cielo notturno, erano rimasti così dopo tutto il dolore provato. Sprigionava la forza per cui sua sorella era tanto amata e nemmeno se ne rendeva conto. Chuuya rilassò i muscoli del viso studiando i micro movimenti di quello di Fumiko.
«Dimmi, Chuuya, ho il diritto di sparire, adesso?»
«Direi che hai fatto tutto ciò che potevi fare. Da questo momento in poi a Ihara ci pensiamo io e quel bastardo con le bende.»
Era una concessione. Le stava donando un'opportunità per rifarsi una nuova vita lontana da lì. Non aveva più bisogno di ucciderli perché le stavano facendo un favore. O almeno, era quello che voleva farle credere, pur sapendo che lei stessa comprendesse la forzatura di quella scusa.
Fumiko non rispose, perché arrivarono degli uomini della port-mafia e, su ordine di Chuuya, entrarono dentro il cimitero per raggiungere Dazai e occuparsi di ripulire. A quel punto, la donna riprese il discorso.
«Vi occuperete di Ihara... Significa che morirà?» le sue parole risultarono contraddittorie.
Il vago dispiacere di Fumiko a quell'affermazione colto da Chuuya, però, sembrò plausibile. Come se in realtà la morte di Shusaku avesse davvero risolto tutto, messo in pari i conti di ogni persona che ne avesse avuto a che fare. Tutto il resto sembrava superfluo, inutile; Ihara e il Doppio Nero adesso dovevano essere lasciati in pace. Nonostante ciò, Fumiko non voleva proprio andarsene e lasciarli così. Con il ricordo impresso in mente di due nemici che vogliono essere diversi l'uno per l'altro, ma non si concedono la comprensione che potrebbero meritarsi; di due partner che si distruggono a vicenda e che evitano con ogni forza in loro possesso la verità. Di due demoni che sanno di esserlo ancora più fortemente quando sono insieme.
«E a voi, invece, chi ci penserà?» continuò Fumiko, guardando dritta gli occhi chiari di Chuuya, che aveva mutato l'espressione seria in una divertita.
«Il tempo?» rispose il rosso con un tono ironico, allargando le braccia.
«Chuuya, prima di dirti addio, vorrei sapessi questo.»
Come un gatto dal colore della notte si sposta senza lasciar rumore, e le zampe lasciano gli artigli uscire per afferrare la preda puntata già da un po', mentre le pupille si allargano per osservare meglio al buio e il corpo si fa contratto pronto a muoversi, così Fumiko avanzò verso di lui, felina, con i capelli neri che danzarono nell'aria per lo spostamento repentino e i vestiti aderenti al suo corpo che non fecero alcun suono, mentre le sue iridi lasciarono posto a un colore ancora più cupo e la sua distanza con Chuuya si fece spaventosamente minore. Chuuya fece un passo indietro colto alla sprovvista, ma Fumiko non gli diede tregua e, proprio come il predatore tiene il fiato sul collo della sua preda, si avvicinò ancora tanto da sfiorargli l'intero corpo. Le loro figure combaciavano in altezza e corporatura, come due calamite opposte che non possono stare più lontane di così.
«Qualunque cosa Ihara ti abbia detto quando vi siete incontrati per la prima volta, aveva ragione su te e Dazai. Ha avuto sempre ragione su tutti, fin dall'inizio.» mormorava come fosse stata fruscio del vento tra le fronde degli alberi, sensuale e abile a confondere il più attento degli assassini con la sua voce.
«Cosa intendi?» Chuuya deglutì, non spaventato ma scosso dalle azioni di quella pericolosa donna che adesso aveva quasi su di sé.
«Spero solo, Chuuya, che lui vi farà pensare a ciò che avreste fatto se quella notte, invece di ammazzarvi come due idioti dentro a quel capanno, non aveste deciso di non dargli retta ed essere liberi.» una mano prese leggera il viso di Chuuya «Perché adesso l'ho capito, Chuuya. La prima volta che vi ho visti insieme l'avevo solo percepito, quell'odio e quell'amore che voi provate ancora a vicenda, ma non lo avevo accettato, mi sembrava assurdo. Voi siete in una gabbia oscura e finché non troverete la chiave per liberarvi, non vedrete mai la luce fuori da quella.» adesso le labbra della donna sfioravano quelle dell'esecutore.
«Io la mia chiave l'ho trovata.»
Un ultimo respiro, prima di realizzare il desiderio che costante si era insinuato nel vortice dei pensieri di Fumiko in quelle ultime ore.
«E sei tu.»
Fu un leggerissimo tocco, timido e vorace allo stesso tempo. Chuuya si ribellò, tradito fin nel profondo, colpito dritto al cuore da quella rivelazione. Non durò che qualche millesimo di secondo, la sensazione di impotenza da lui provata e quella invece invincibile di Fumiko, prima che la sagoma del demoniaco prodigio non li raggiungesse tra nebbia leggera, apparendo quasi furiosa. Fu solo una sensazione, ma Fumiko si distaccò rapida da Chuuya forse turbata da una tremenda presenza poco distante da loro, lasciando però ancora sul rosso la percezione della sua mano sul suo volto e il calore del proprio corpo su quello dell'esecutore.
«Fumiko-» Chuuya provò a parlare, ma dietro di lui Dazai lo sovrastava più potente che mai.
Chuuya allora si girò verso il compagno e lo spinse indietro, infastidito dalla sua vicinanza.
«Che diavolo di problemi hai, Dazai di merda?»
«Libertà.» proferì il demone.
«Fumiko, non saremo mai liberi, per quanto conosciamo la chiave che ci renderebbe tali.»
No, non era buono, quel mostro che le parlava. Non era clemente e nemmeno altruista. La sua voce indifferente le stava gelando il sangue nelle vene, il suo sguardo vacuo scavava nell'anima della donna pozzi profondi di nulla. La stava svuotando della sua sicurezza; e nonostante questo Fumiko non cedette un solo attimo di fronte a lui. Immobile lo guardava, ancora leggermente vicina a Chuuya, sfidando la pazienza di quel demone.
«Sei tu che non lo vuoi essere. Vuoi avere il monopolio su ogni persona, e non lasci libero nessuno.»
Chuuya si distanziò da Fumiko, guardandoli entrambi. Sembravano capirsi perfettamente e combattersi senza violenza. Intervenne anche lui.
«Nessuno di voi due ha il diritto di decidere la libertà degli altri.» esordì nervoso «Smettetela di parlare come se poteste risolvere tutti i problemi! Entrambi siete due egocentrici che pensano a loro stessi solamente.» Chuuya strinse i denti.
«Fumiko, non ti credere diversa da lui. Anche tu pensi solo al tuo interesse, e a quello di nessun altro.»
Dazai sentì quelle parole come riferite a lui direttamente. Diresse il suo sguardo sul compagno, e iniziò a scrutarlo, dentro e fuori. Gli sentì l'anima sospirare furiosa contro di lui.
«È così che vuoi dirle addio?» chiese il bendato, senza fare alcuna piega.
Chuuya rimase a pensare qualche secondo. Fumiko gli aveva appena dichiarato ciò che provava per lui, senza forzarlo, ma solo trattenendolo e approfittandosi della sua instabile fiducia. Per quanto fosse stata scorretta, ciò che gli aveva dato più fastidio era il modo in cui l'aveva fatto, e non il gesto in sé. Gli aveva ricordato gli occhi scuri di un uomo senza scopo, e il tocco invisibile di un morto senza anima. Erano riemersi i ricordi dolorosi di ciò che lo aveva fatto infuriare di più in quei giorni. Per questo aveva odiato, anche se solo per poco, la confessione di quella donna. Ma non era sicuro di volerla lasciare andare così, nell'odio.
Non voleva che anche lei fosse un fallimento.
«Scusa, Chuuya. Mi ero ripromessa di ucciderti, ma non sono riuscita a farlo.» Fumiko parlò per prima dopo Dazai, accennando un sorriso.
«Hai avuto la tua vendetta, però.» affermò Chuuya, rilassando l'espressione del suo viso e voltando lo sguardo verso di lei «dovresti ritenerti soddisfatta.» anche lui accennò un lieve sorriso.
No, non la farò andare via nell'odio. Se non ci fosse stata lei, non avrei capito molte cose.
«D'accordo.» annuì la donna.
Sei stato e sarai la mia maledizione, Chuuya. Ti amerò quanto ti odierò per non essere ciò che io vorrei tu fossi. Mi hai confusa e allo stesso tempo mi hai aperto gli occhi su me stessa. E non penso di poterti mai ringraziare per questo.
«Allora addio, Chuuya. Avrei voluto conoscerti prima. Forse le cose sarebbero andate in modo differente. Spero che un giorno anche tu, come me, sarai finalmente libero.»
Ora gli occhi splendenti di Fumiko erano rivolti tutti a quelli vuoti e bui di Dazai.
«E addio anche a te, Dazai Osamu. Spero di non rivedere mai più la tua faccia in vita mia.»
Dazai sogghignò.
«Il sentimento è reciproco.»
Infine, Fumiko diede le spalle ai due mafiosi, e cominciò a camminare via da loro. Quando la sua figura si fece più chiara per via della nebbia, tre parole riecheggiarono fuori dal cimitero riferite a loro, ma anche a qualcosa di più, a gente lontana, a un tempo distante. Fu la sua ultima frase.
Poi svanì per sempre.
«Addio, Doppio Nero.»
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Buonasera.
Non vi sembra vero di ritrovare l'aggiornamento dopo poco più di una settimana, eh? Ho voluto solo recuperare un po' il tempo perso. In realtà, sarebbe dovuta andare così per gli ultimi capitoli di questo caso, cioè pubblicare a distanza di poco, ma non ci sono riuscita, e mi dispiace. Ma è inutile piangere sul latte versato, no?
Vi commento un po' questo capitolo, e poi mi dileguo. Fumiko se n'è andata per sempre, ha lasciato Chuuya dopo avergli fatto capire cosa provava per lui. Ve lo posso dire, ora che siamo alla fine, ma Fumiko, insieme a Ihara, è il personaggio che, da lettrice, mi è piaciuto di più. Credo sia uscita fuori come desideravo io fin dall'inizio, e ne sono molto felice. (Ma comunque tutti gli OC di questa storia sono parte del mio cuoricino ormai).
Ci sono cose rimaste nel silenzio, ed è così che vorrei finisse: le domande su Fumiko sono aperte, un po' come i finali dei film che ti lasciano senza risposta. In ogni caso, le domande aperte sono più curiosità che veri e propri dubbi. Non dimentichiamoci dei soukoku.
Adesso sono da soli. Niente più Fumiko. Niente più Shusaku. Niente più Ihara (per ora).
Vorrei poter dire di più, ma lascerò come al solito parlare voi.
Arrivederci.
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