Non lasciarmi proprio ora...

AUTRICE: AnnaTStories


Se ne sta così, con le mani rivolte a terra, mentre il freddo le scivola addosso senza che lei possa reagire. Il suo cuore freme, tuona, implora l'ascolto. I suoi capelli sono sciolti, le bende e il nastro sono abbandonati sul suolo impolverato e del colore del sangue versato, caduti nell'impotenza delle sue lacrime. Le sembra di non poter respirare, non ha quasi più voce, gli occhi sono sbarrati e paonazzi nei bordi, improvvisamente si sente sfiorita, appassita, privata d'ogni senso. Le ginocchia sono piegate contro i sassi, le fanno male ma questo è nulla rispetto a quel che il suo cuore prova in questo istante.

«Perché?» sussurra, stremata. Biascica questa domanda fino ad urlarla, accentua le consonanti, le sue mani si sbucciano nel ripeterla e nel percepirsi, la nebbia inoltre si diffonde davanti ai suoi occhi come una coltre profonda e oscura, seppur così chiara e inevitabile da abbagliare chi in essa s'imbatte.

Intorno a lei, le altre donne cercano di trattenerla in questa ingestibile disperazione.

Continua a perpetrare in sé questa dolorosissima perdita. Ora è sola, guarda il cielo della sua patria distrutta da mani nemiche, sente le voci ovattarsi lontane e opache, i volti delle ancelle si fanno più bui mentre il tramonto si avvicina. Tende la mano verso il corpo del suo amato, sperando che non se ne vada mai, che non la lasci sola con un figlio ad ascoltare del suo popolo le urla che provengono dalla torre. «Perché adesso? Perché il tuo orgoglio ti ha spinto a tanto? Quale tra gli dei che hanno vasto il cielo ti può aver indotto a sfidare la sorte? Sapevi che sarebbe andata così, lo sapevamo tutti ma tu più di tutti!».

Si ferma, guarda oltre le mura, verso quel mare da cui i nemici sono arrivati. Si butta a terra, stramazza nella polvere purpurea accanto all'unico uomo che sarebbe potuto esser per lei e per loro figlio una salvezza, affonda le mani nella ghiaia. Rialzando lo sguardo, nota Agamennone che protende lo sguardo altezzoso e prepotente verso il tempio di Atena: è la fine.

«Perché adesso? Perché non hai pensato a nostro figlio Astianatte? Come lo vedranno i suoi coetanei? Senza padre, disonorato, disgraziato. A cosa è servita la tua morte?».
Ecuba laggiù si lancia in singhiozzi e in richiami agli dei, mentre lei si rialza e si sistema i capelli per l'ultima volta, pronta per la schiavitù.

Ora, in un istante, è divenuta una donna qualsiasi, o forse perché non lo è mai stata si sente così. Ad ogni modo osserva la sua terra: tutto sta crollando addosso a lei senza che lei percepisca nient'altro se non un grande dolore al petto, lancinante e ricorrente.

«Non so più se credo negli eroi, non lo so più. Però vorrei solo che il tuo amore non mi lasciasse, mio amato Ettore. Non te ne andare.»

Mentre sussurra queste parole viene trascinata via. Nel cielo le nuvole schiamazzano impotenti, come le dicessero: «Andromaca, può lasciarti l'amato, ma la sofferenza per amore mai.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top